17 maggio 2018

Anche a Sulbiate è una realtà

Lombardia, regione leader nel commercio equosolidale
Redazione di Vita.it

81 organizzazioni, 139 punti vendita e un giro d’affari di oltre 60 milioni di euro i dati del primato lombardo. Presentata la ricerca “Lombardia equa e solidale” che affronta anche il tema del “domestic fair trade”

La Lombardia è la regione italiana dove ha maggior successo il Commercio Equo e Solidale. Sono infatti 81 le organizzazioni censite dalla ricerca realizzata da Altreconomia per la Regione Lombardia, che vantano sul territorio non meno di 139 punti vendita (le cosiddette “Botteghe del mondo”) e fatturati per oltre 16 milioni di euro. È possibile stimare che i lombardi spendano oltre 60 milioni di euro in prodotti del fair trade.
Distribuzione provinciale di punti vendita e organizzazioni (fonte ricerca "Lombardia equa e garantita")
La maggior parte delle organizzazioni -tutte non profit- sono associazioni di volontariato o cooperative, per un totale di oltre 12mila soci e 2.400 volontari impegnati. Sia tra i volontari sia tra i lavoratori (circa 160 in totale) prevale nettamente la presenza femminile. Non solo, le migliori clienti sono soprattutto le donne di oltre 45 anni con titolo di studio elevato. I prodotti più venduti nelle botteghe sono gli alimentari. Mentre, nel campo dell'artigianato, un ruolo preponderante lo riveste la vendita delle bomboniere.

I dati arrivano dalla ricerca “Lombardia equa e garantita”, commissionata dala Regione e curata dalla rivista “Altraeconomia” che è stata presentata a Palazzo Lombardia.
Sempre sul fronte dei dati emerge che la Città metropolitana di Milano è quella che presenta il numero più alto di organizzazioni (21) e di punti vendita (36). Seguono nella classifica le province di Sondrio, Como, Lecco, Monza. Da osservare, inoltre, che alla luce dei dati emersi, l’impatto economico del commercio equo e solidale in Lombardia nelle conclusioni della ricerca si legge: «Possiamo affermare che, nell’insieme di tutti gli ambiti, i lombardi spendano tra i 61 e i 65 milioni di euro l’anno in prodotti del commercio equo (compresi quelli a marchio Fairtrade): in bottega, in un supermercato, in altri punti vendita specializzati, in mensa, al bar o al ristorante, in ufficio, in eventi particolari. Sono dunque meno di sette euro per ciascuno degli oltre 10 milioni di abitanti: il margine di crescita è evidentemente molto alto». Pur se è difficile collocare la Lombardia nel panorama italiano mancando ricerche recenti e dettagliate a livello regionale sempre nelle conclusione della ricerca si sottolinea come: «Osservando però i dati forniti da Equo Garantito, Altromercato, Fairtrade Italia e altri, possiamo spingerci ad affermare che alla Lombardia -18% del territorio nazionale, 16% della popolazione italiana, 21% del PIL del Paese- è probabile sia attribuibile non meno del 25% del mercato “equo e solidale” italiano».

L’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessandro Mattinzoli partecipando all’evento ha osservato che «L'impegno di Regione Lombardia per il commercio equo solidale ha come base la Legge 9 che è stata approvata nel 2015 (la più recente legge di una regione italiana in materia – ndr.) e che si sviluppa con dei bandi a sostegno del settore. Bisogna cercare assolutamente - ha aggiunto - di non confinare questo settore in una nicchia, ma aiutare il commercio equo solidale ad entrare nelle grandi catene di distribuzione, senza però snaturare quella che è la purezza dei due aggettivi che lo caratterizzano ovvero: “equo” e “solidale”».

Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, in occasione della presentazione ha ossevarto che: «La sostenibilità dei mercati è necessaria alla loro stessa sopravvivenza e le Camere di Commercio lombarde vogliono contribuire a dinamiche di mercato più eque e sostenibili; avere mercati più giusti ci riguarda tutti: come istituzioni, come imprenditori e come consumatori. Abbiamo fatto il punto sul reale stato del comparto del commercio equo e solidale e sulle reali dinamiche in corso, come parte parte delle attività congiunte tra Regione Lombardia e Camere di Commercio, per capire meglio dove stiano andando i mercati e come meglio procedere per dare vigore a questo nostro impegno».

Tra i punti della ricerca anche il tema del “domestic fair trade” (la possibilità di considerare produttori di commercio equo anche soggetti del Nord del mondo), oggetto di grande dibattito. L’ultima conferenza mondiale di WFTO, tenutasi sul finire del 2017 a Delhi, ha confermato ufficialmente che anche produttori del “Nord” potranno diventare soci, purché siano considerati “svantaggiati”. È in atto dunque nel movimento mondiale una sorta di transizione verso un’economia “responsabile” di cui il commercio equo e solidale diventi sistema distributivo, ma non solo. Alla riflessione – conclude la ricerca - va aggiunta la possibilità che le organizzazioni diventino sempre più esse stesse “produttrici” sul territorio, e che si apra anche tutto il fronte dei servizi “responsabili”, e non solo dei prodotti.

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