11 marzo 2018

Politiche 2018. Matteo Renzi spiega le sue dimissioni

Scritto da Redazione PD Monza
Le politiche 2018 hanno emesso il loro verdetto. Matteo Renzi scrive agli elettori democratici. 

Ecco la sua missiva.

Le elezioni sono finite, il PD ha perso, occorre voltare pagina. Per questo lascio la guida del partito. E non capisco le polemiche interne di queste ore.
Ancora litigare? Ancora attaccare me?
Nei prossimi anni il PD dovrà stare all'opposizione degli estremisti. Cinque Stelle e Destre ci hanno insultato per anni e rappresentano l'opposto dei nostri valori. Sono anti europeisti, anti politici, hanno usato un linguaggio di odio. Ci hanno detto che siamo corrotti, mafiosi, collusi e che abbiamo le mani sporche di sangue per l'immigrazione: non credo che abbiano cambiato idea all'improvviso.  Facciano loro il governo se ci riescono, noi stiamo fuori.
Per me il PD deve stare dove l'hanno messo i cittadini: all'opposizione. Se qualcuno del nostro partito la pensa diversamente, lo dica in direzione lunedì prossimo o nei gruppi parlamentari.
Senza astio, senza insulti, senza polemiche: chi vuole portare il PD a sostenere le destre o il Cinque Stelle lo dica. Personalmente penso che sarebbe un clamoroso e tragico errore. Ma quei dirigenti che chiedono collegialità hanno i luoghi e gli spazi per discutere democraticamente di tutto.
Quanto a me: leggo di tutto, ancora una volta.
Qualcuno dice che le dimissioni sarebbero una finta, qualcuno che starei per andare in settimana bianca. Le dimissioni sono vere, la notizia falsa.
Mi stupisce che certe cose diventino l'apertura dei siti, emozionino le redazioni, intrighino i giornali. Parlare di me - ancora - è inspiegabile. Sono altri, adesso, a guidare il Paese: occupatevi di loro, amici dell'informazione. Io ho già detto cosa farò: il parlamentare semplice, cercando di rappresentare al meglio quei cittadini che mi hanno onorato della loro fiducia e tenendomi in contatto con le tante esperienze belle che vivono nella nostra società. Lo farò con il sorriso e lo farò con la consapevolezza di dover dire solo grazie per questi anni bellissimi: nessuno ci porterà via i risultati straordinari raggiunti. E cercherò di fare del mio meglio per il mio Paese anche dall'opposizione.
Basta polemiche, viva l'Italia.

2 marzo 2018

4 marzo. Indecisi?

Prima parte



Seconda parte




E ricordiamo che votare è semplice: basta mettere la croce sul simbolo del PD 
e il voto andrà direttamente ai candidati, sia nel collegio che nel proporzionale. 
La croce sul simbolo del Partito Democratico, basta questo per dare una mano all'Italia.

LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA

In rimonta

Cari amici,

Il 4 marzo si avvicina, portando con sé, insieme al fondamentale derby della Madunina, anche la fine di questa campagna elettorale, che si è caratterizzata per toni esagerati, proposte spesso inapplicabili e una generale e pericolosa crescita di movimenti estremisti o apertamente neofascisti.

Io, nel mio piccolo, ho fatto diversamente. Alle dichiarazioni roboanti e agli attacchi gratuiti ho preferito una campagna all’antica, strada per strada, mercato per mercato, per tutto il collegio che mi è stato assegnato. Una zona bellissima dalla Brianza alla Martesana, lungo il fiume Adda: terre che già conoscevo, e che nonostante ciò hanno saputo stupirmi, e dalle quali ho imparato molto. Dalle splendide vedute di Vaprio d’Adda al castello di Truccazzano, da Ronco Briantino e Bernareggio attraversate sotto il gelo di Burian fino al Comune che dà il nome al collegio, Gorgonzola, ideale centro di queste terre: ovunque ho trovato tante persone interessate alla politica e vogliose di darsi da fare per il bene comune.

22 febbraio 2018

Gori Presidente


Gori Presidente

Buongiorno a tutti!

Mancano 11 giorni al 4 marzo. E questo è un messaggio davvero importante, perché oggi parliamo di cosa fare per vincere.

COSA FARE?

Certo, ci auguriamo tutti che alle elezioni politiche il centrosinistra consegua un risultato migliore di quanto molti osservatori prospettano. Dobbiamo però capire bene e fare capire come funzionano le elezioni regionali. E funzionano così: il candidato che prende anche un solo voto in più degli altri governa, insieme alla sua coalizione. Non solo non esiste doppio turno (e molti elettori non lo sanno), ma, a differenza delle politiche, possibili alleanze dopo le elezioni non mutano il risultato pratico: nelle elezioni regionali, se un candidato prende il 40% dei voti, un altro candidato il 39% e un terzo candidato il 3%, che i due candidati che sono finiti dietro si coalizzino dopo le elezioni non serve a nulla: hanno perso e a loro toccano cinque anni di opposizione.