11 ottobre 2019

11 ottobre 2018 - 11 ottobre 2019


Ciao Gino
un anno fà ci hai lasciato e siamo rimasti un pò orfani.
Sarebbe istintivo piangerci addosso, ricordando situazioni del passato. 

Ma la prima cosa che ci hai insegnato è quella di andare sempre oltre e guardare al futuro!
Non ci si può fermare alle incomprensioni, alle diversità di vedute, anche se hai pagato di persona.
E' vero, siamo chiamati a costruire il futuro con passione, coerenza e determinazione, per rispetto ai giovani.
Cosa hai lasciato ai più giovani ?
Tante belle cose...
Non accontentiamoci delle informazioni approssimative, superficiali, ma ricerchiamo sempre la verità.
Non cerchiamo cose grandi da fare, perchè è nelle piccole e quotidiane che si costruisce il mondo migliore.
Ci hai insegnato che interessarsi degli altri, delle loro esigenze, delle loro difficoltà, è anche bello.
Certo il momento che stiamo vivendo, non aiuta: ma credere che comunque valga la pena, è fonte di speranza.
Grazie Gino per averci accompagnato lungo questa strada!

Migranti. Caso Bija, il sottosegretario Sibilia: «Ora verifiche su scambi con scafisti»

Angelo Picariello 
Intervista all'indomani della rivelazione di Avvenire: il trafficante di uomini libico seduto allo stesso tavolo degli 007 italiani. «Ma sui migranti il governo ha voltato pagina»
 
Grande risonanza sui media di tutto il mondo ha avuto l'inchiesta di Nello Scavo sulla presenza al Cara dei Mineo in Sicilia, l'11 maggio 2017, del trafficante di uomini libico Bija al tavolo dei negoziatori con gli 007 italiani. Obiettivo dell'incontro era "studiare il modello Mineo". L'Italia stava allora negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Bija, nel mirino dell'Onu per le sue attività di schiavista, è ancora tra i capi della Guardia costiera libica.

«Andremo certamente a fondo. La meritoria inchiesta giornalistica di Nello Scavo si riferisce al 2017, dovremo essere certi che non vi sia alcuno scambio con gli scafisti. Non è certo questa la maniera di risolvere la questione dei migranti irregolari». Parte subito con un impegno netto Carlo Sibilia, riconfermato sottosegretario all’Interno (lo era già nella gestione Salvini): eliminare anche solo i sospetti che vi siano trattative con chi traffica esseri umani.

«Ci stiamo adoperando in una direzione chiara, perché siano accelerate le procedure di rimpatrio di quanto non hanno diritto di stare nel nostro Paese. Adesso, con il nostro decreto, c’è uno strumento in più», afferma il sottosegretario. Che conferma, poi, il cambio di passo nell’approccio, prima ancora che nella normativa, avvenuto con l’arrivo al Viminale di Luciana Lamorgese: «Abbandonata la linea della propaganda i fatti ci stanno dando ragione. C’è chi ha deciso di scappare di fronte alle responsabilità e chi se le è assunte, neutralizzando l’aumento dell’Iva», è l’attacco di Sibilia a Salvini.

10 ottobre 2019

La trattativa nascosta. Dalla Libia a Mineo, il negoziato tra l'Italia e il boss

Nello Scavo - Avvenire.it
Le foto dell’incontro nel 2017 tra il numero uno dei trafficanti di esseri umani, Bija, e delegati inviati dal governo. Il viaggio del boss in Italia: Bija visitò altri centri migranti.

L’incontro di Mineo del maggio 2017 cui prese parte il trafficante libico Bija, l'unico con il volto non pixellato, a sinistra con la barba (foto Avvenire)

Quando il minibus coi vetri oscurati entra nel Cara di Mineo, solo in pochi conoscono la composizione della misteriosa delegazione da Tripoli. È l’11 maggio 2017. L’Italia sta negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Oggi sappiamo che quel giorno, senza lasciare traccia nei registri d’ingresso, alla riunione partecipò anche Abd al-Rahman al-Milad, il famigerato Bija. (IL PROFILO)

Le numerose immagini ottenute da Avvenire attraverso una fonte ufficiale, documentano quella mattinata rimasta nel segreto. Accusato dall’Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità italiane a studiare «il modello Mineo», da dove in questi anni sono passati oltre 30mila migranti. Accordi indicibili che proseguono anche adesso, nonostante le reiterate denunce delle Nazioni Unite.

All’incontro, partecipavano anche delegati nordafricani di alcune agenzie umanitarie internazionali, probabilmente ignari di trovarsi seduti a fianco di un signore della guerra dedito alle peggiori violazioni dei diritti umani. Non deve essere un caso se, pochi giorni dopo, le Nazioni Unite in un durissimo rapporto del Consiglio di sicurezza denunciavano: «Abd al-Rahman Milad (alias Bija) e altri membri della Guardia costiera sono direttamente coinvolti nell’affondamento di imbarcazioni migranti utilizzando armi da fuoco». Si chiede il congelamento dei beni e il divieto di viaggio di Bija al di fuori della Libia. Nel dossier quel nome viene citato per sei volte: «È il capo del ramo di Zawiyah della Guardia costiera. Ha ottenuto questa posizione grazie al supporto di Mohammad Koshlaf e Walid Koshlaf». Questi erano a capo della “Petroleum Facilities Guard”, controllavano la locale raffineria disponendo di una milizia di almeno duemila uomini.
Sembra impossibile che le autorità italiane non sapessero chi era l’uomo seduto al tavolo dello strano convegno.

9 ottobre 2019

Via libera al taglio dei parlamentari: tutto quello che c'è da sapere sulla riforma

Il disegno di legge costituzionale giunto al quarto e ultimo passaggio è stato approvato a larga maggioranza. Elimina di netto 345 seggi, riducendo a 400 i deputati e a 200 i senatori elettivi
di MONICA RUBINO (Repubblica) 08 ottobre 2019

La legge costituzionale sul taglio dei parlamentari è sbarcata in aula alla Camera è ha ottenuto il via libera definitivo con 553 Sì. Il provvedimento, cavallo di battaglia del M5s, punta a ridurre il numero dei deputati a 400 dagli attuali 630 e dei senatori a 200 dagli attuali 315: in tutto si tratta di 345 seggi eliminati di netto. Questo taglio decorrerà dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della riforma. Trattandosi di una proposta di legge di modifica della Costituzione, l'esame ha previsto quattro letture parlamentari (una doppia lettura conforme di Camera e Senato). Oggi per l'appunto c'è stato l'ultimo e definitivo passaggio del provvedimento.

A seguito della riforma, il numero degli abitanti per deputato aumenta da 96.006 a 151.210. Il numero di abitanti per ciascun senatore cresce da 188.424 a 302.420. Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi con un'altra legge.

Nei successivi tre mesi, come recita l'articolo 138 della Costituzione, dal momento che la legge ha ottenuto la maggioranza assoluta dei due terzi alla seconda votazione soltanto alla Camera (e non al Senato), il testo può essere sottoposto a referendum confermativo. Il referendum può essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera, da 500 mila elettori o da cinque consigli regionali. Se questo dovesse avvenire, si voterebbe a maggio-giugno 2020 e da lì, nel caso in cui il testo venisse confermato, scatterebbero i 60 giorni concessi al governo per ridisegnare i collegi.

Le forze di maggioranza hanno inoltre messo nero su bianco il documento sulle riforme che faranno da contrappeso al taglio degli eletti, con tanto di impegni concreti e precisi sui singoli interventi e scandito da un timing concordato, che si svilupperà attraverso tre step:

1-  entro il mese di ottobre, gli emendamenti da presentare al ddl costituzionale sul voto ai 18enni per l'elezione del Senato, all'esame di palazzo Madama.

2-  entro dicembre, la riforma costituzionale per modificare la platea che elegge il presidente della Repubblica, con la riduzione dei delegati regionali, e la modifica dell'elezione del Senato non più a base regionale.

3- sempre entro l'anno, l'avvio della riforma elettorale. La maggioranza, cioè M5S, Pd, Italia Viva e Leu, si è impegnata a bilanciare il taglio dei parlamentari con una nuova legge elettorale da presentare entro dicembre. Si va verso un sistema elettorale proporzionale corretto, con premio di maggioranza per garantire la governabilità. Mentre Matteo Salvini ha depositato in Cassazione il quesito per un referendum per introdurre un maggioritario spinto.

30 settembre 2019

SettegiorniPD in Regione Lombardia

     La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia

L'Editoriale Servilismo istituzionale

A disposizione. Non si può definire altrimenti l’atteggiamento della maggioranza che regge Regione Lombardia di fronte al leader della Lega Matteo Salvini. Dal palco sovranista di Pontida è arrivato il diktat: entro due settimane 5 regioni approvino il referendum sulla legge elettorale. Puntuale la Lombardia ha risposta all'appello, incurante del fatto che sarebbero state necessarie diverse forzature del regolamento del Consiglio e che il quesito proposto è tutt'altro che compatibile con la Costituzione.
Non possiamo però stupirci più di tanto, in tempi caratterizzati da un potere assoluto da parte di chi ha letteralmente occupato le istituzioni in nome di un popolo che viene invocato solo per confermare la propria propaganda. Salvo poi rifugiarsi nel palazzo per ottenere il referendum elettorale invece di percorrere la più lunga e faticosa strada della raccolta delle firme dei cittadini.
Abbiamo chiesto di risparmiare questa servile umiliazione al Consiglio regionale, ma la Lega ha tirato dritto, trascinando con sé anche alleati poco convinti, ma costretti ad obbedire.
Vedremo se il quesito referendario sarà considerato valido, di certo sarà utile alla Lega per avere qualcosa da dire nella campagna elettorale per le imminenti elezioni regionali in Umbria ed Emilia Romagna.
Ci auguriamo ora che il Consiglio torni ad occuparsi di temi ben più rilevanti per i lombardi.
L’elenco è lungo e, spesso, drammatico, ve ne diamo conto, come ogni settimana, qui di seguito.

26 settembre 2019

LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA


Lunedì, 23 Settembre 2019
Il PD è Vivo

A distanza di un mese, oggi la Direzione Nazionale del PD è tornata a riunirsi. Se l’ultima volta erano bastati pochi minuti per approvare la proposta del segretario di dare il via libera al governo giallorosso, oggi la discussione è stata lunga ed approfondita.
In queste settimane sono accadute molte cose: la nascita del governo, appunto, la nuova Commissione Europea con la rappresentanza italiana affidata a Paolo Gentiloni, la scissione di Italia Viva.
Materiale sufficiente per farci sopra ben più di una riunione, tant’è che la Direzione è riconvocata per prossima settimana.
Provo a tematizzare le tre vicende sopra richiamate.

Il governo. Sulla opportunità della scelta fatta non ci sono ripensamenti. Io stesso, che avrei favorito un diverso esito, oggi ne sostengo convintamente le ragioni. Ne colgo infatti le opportunità, alcune delle quali già manifestatesi col cambio di atteggiamento verso l’Europa, con la discesa dei migranti dalle navi, con la chiusura (si spera) di una stagione all’insegna dell’odio e dell’intolleranza.
Tuttavia abbiamo ben presente chi siano i nostri attuali alleati e personalmente nutro forti perplessità sul fatto che possano mutare pelle. Con loro, è inevitabile, sarà una competizione condizionata anche dai numeri ancor più ridotti della nostra rappresentanza parlamentare dopo la scissione. Come ha ben detto nella sua introduzione il vice segretario Orlando il M5S è la radiografia dei nostri limiti: è cresciuto alimentandosi di molti nostri errori (anzitutto di supponenza) utilizzati poi in salsa populista. Con loro sono possibili convergenze su questioni significative: lotta alla povertà, sostenibilità ambientale. Ci sono forti distanze in campo istituzionale, sulla democrazia rappresentativa. Quanto alle alleanze locali, data per fatta quella umbra, nessun automatismo.

24 settembre 2019

IL PD, LA CASA DEI RIFORMISTI, LA SFIDA DEL GOVERNO


SettegiorniPD in Regione Lombardia

     La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia

L'Editoriale Pieni poteri

Li invocava a livello nazionale, ma ha avuto solo l’effetto di perdere quelli che aveva. Pieni poteri, però, Matteo Salvini li ha mantenuti e rafforzati sui governatori del Nord che gli obbediscono a bacchetta. Ne è testimonianza la fretta con cui in tutta l’ormai ex Padania, da Trieste e Genova, la Lega si è precipitata a presentare la proposta di referendum per cancellare la quota proporzionale della legge elettorale nazionale. Pur di approvarla entro il 30 settembre, data in cui si chiude la finestra annuale per chiedere i referendum abrogativi, la Lega ha messo in atto forzature regolamentari poco degne di chi dovrebbe servire, e non usare, le istituzioni. Gli alleati obbediscono servili, pur manifestando molti dubbi sul contenuto della proposta.
E’ tutta propaganda, finalizzata ad avere argomenti per condurre le prossime campagne elettorali nelle regioni, visto che il quesito proposto non ha alcuna possibilità di passare indenne il vaglio della Corte Costituzionale.
Non possiamo tacere il disagio per l’annuncio della costituzione di nuovi gruppi parlamentari composti, in grande maggioranza, da eletti nelle liste del Partito Democratico. Nessuno di noi consiglieri regionali lombardi aderirà a “Italia Viva”, ma lo sconcerto che serpeggia tra molti nostri sostenitori è evidente e più che comprensibile. Il modo migliore per uscire da questo imbarazzo è dimostrare che il Governo è solido e capace di provvedimenti utili all’Italia. Anche dalla Lombardia, lavoreremo per questo.