20 dicembre 2010

La nota del mattino del 20 dicembre 2010

Le principali notizie politiche del giorno.

DESTABILIZZARE PER STABILIZZARE.
Le Proposte del senatore Maurizio Gasparri di avviare arresti preventivi in vista delle manifestazioni studentesche previste per martedì e mercoledì a Roma, mentre al Senato si discuterà della riforma Gelmini, sono la dimostrazione concreta di tre fatti drammatici.

Il primo: il governo ha la tentazione di provocare la rissa per nascondere i propri fallimenti e per avviare una fase di stabilizzazione. E’ tecnica consolidata nei secoli: si accendono gli animi, si fa scoppiare la rissa, i bravi cittadini si mettono paura e accettano la mano pesante del principe. Come hanno spiegato ieri Massimo D’Alema (in Tv da Fabio Fazio) e prima ancora Andrea Orlando, del Pd, nei commenti a caldo: per isolare i violenti la cosa migliore sarebbe dialogare con i giovani che in buona fede protestano contro i provvedimenti previsti per la scuola e l’Università. Se li si spinge tutti in un angolo, c’è invece il rischio della contaminazione.
Il secondo fatto: il fascismo è rimasto la cultura di fondo di questa gente.
Il terzo fatto: ancora una volta, questo governo dimostra di essere un pericolo per il paese e non uno strumento per l’uscita dalla crisi.

L’ANNO DELLA QUARESIMA. LE PREVISIONI ECONOMICHE 2011: DISOCCUPAZIONE AL TOP.
Le previsioni economiche per il 2011 uscite in questi giorni sono inequivocabili. Il Sole 24 Ore: "Crescita troppo lenta: la disoccupazione toccherà l’apice nel prossimo anno e comincerà a scendere solo nel 2012". La Repubblica (supplemente Affari&Finanza): "Sarà l’anno della Quaresima". Tito Boeri: "Per tutti questi motivi la disoccupazione è destinata a diventare nel 2011 il problema numero uno. Sarebbe giusto che il lavoro venisse riconosciuto come la priorità di politica economica".

L’EUROPA SCRICCHIOLA SOTTO IL PESO DEL DEBITO. E L’ITALIA PAGA GLI ERRORI DI TREMONTI.
L’economista Francesco Giavazzi su Il Corriere della Sera: "Il Consiglio europeo non ha convinto i mercati….I mercati temono che alcuni Paesi siano diventati insolventi perché osservano che le loro economie non crescono, e non capiscono come possano ricominciare a crescere. E senza crescita è molto difficile che questi Paesi riescano a far fronte ai propri debiti. La Spagna ad esempio. Con un tasso di sviluppo prossimo a zero, anche se fosse protetta dalla speculazione e tutti i suoi titoli fossero garantiti dall`Europa, per stabilizzare il proprio debito pubblico essa dovrebbe ridurre il deficit di un ammontare pari a 6-7 punti di Pil. Difficile pensare che ciò sia possibile con la disoccupazione al 20%. Solo una ripresa della crescita può rendere credibile l`aggiustamento dei conti pubblici spagnoli…... Se non trova rapidamente il modo di aumentare la produttività, la Spagna ha solo due strade per ricominciare a crescere e convincere i mercati che è ancora solvente: ridurre i salari o svalutare…..L`attenzione alla crescita rischia di accostare l`Italia ai Paesi oggi nell`occhio del ciclone. Prima della crisi crescevamo la metà dei Paesi dell`euro; nel 2008 la nostra economia è caduta di più (meno 6% contro meno 3,4%) e ora stiamo uscendo dalla crisi più lentamente. È vero che i nostri conti sono migliori di quelli spagnoli, ma il debito pubblico è molto più alto".
Massimo Riva su La Repubblica (Affari&Finanza):" Il 2011 sarà l`anno della prova del fuoco per quella "messa in sicurezza" dei conti pubblici di cui Giulio Tremonti non perde occasione di vantarsi. Purtroppo per lui -ma soprattutto per il paese – la congiuntura economica non promette granché….. Fra tutti il punto più caldo sarà quello del debito pubblico. Entrando in carica nella primavera 2008 il governo Berlusconi ha ereditato una montagna pari a 1.648 miliardi di euro. Pur non avendo dovuto fare finanziamenti straordinari per salvare le banche 1` occhiuto Tremonti lo ha fatto correre a briglia sciolta con il bel risultato che alla fine dello scorso ottobre la suddetta montagna ha raggiunto il picco storico di 1.867 miliardi: quasi 220 in più nell`arco di una trentina di mesi, che si tradurranno in minori servizi o in maggiori imposte negli anni a venire. Un incremento di queste proporzioni non solo fa cadere ogni maschera sulla solidità della pretesa "messa in sicurezza" dei conti pubblici".
Oggi il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo saluto annuale alle alte cariche dello Stato, ricorderà che in queste condizioni la stabilità e la governabilità sono un bene fondamentale.

LA POLITICA DEL "ME": BERLUSCONI PENSA AL CALCIO MERCATO, LA LEGA AL VOTO, VENDOLA ALLA LEADERSHIP DEL CENTROSINISTRA, IL CENTRO A STABILIZZARSI.
Mentre il paese sta per affrontare forse l’anno più difficile della crisi, il presidente del Consiglio continua a preoccuparsi solo della propria sopravvivenza personale (dato che il governo con due o tre voti di differenza alla Camera certo non potrà governare) cercando di incrementare con il calciomercato la maggioranza di qualche unità. Obiettivo: resistere fino a quando sarà chiaro se la Corte Costituzionale depotenzia o no lo scudo contro i processi contenuto nella legge sul legittimo impedimento (impedimento a partecipare alle sedute per impegni istituzionali) e fino a quando sarà più basso il pericolo che eventuali dimissioni del premier aprano a un governo tecnico. Nei fatti, Berlusconi si sta dimostrando il più forte fattore di instabilità e di ingovernabilità per il paese.
Umberto Bossi, leader della Lega Nord, ha invece fretta di incassare il previsto aumento dei voti a favore della Lega e spinge per le elezioni anticipate.
Nichi Vendola, leader di Sel, formazione non rappresentata in Parlamento a causa della legge elettorale voluta in fretta e furia dal centrodestra quando era chiaro che avrebbe perso le elezioni contro Romano Prodi nel 2006, ritiene necessario passare subito alla conta interna al centrosinistra per stabilire quale leader guiderà lo schieramento alle prossime elezioni (ieri, scontro a distanza con Massimo D’Alema in Tv: Vendola ha posto il problema della leadership da Lucia Annunziata, D’Alema, ospite da Fazio, gli ha risposto: ma prima non dovremmo decidere su quali proposte?).
Fini, Casini e Rutelli stanno lavorando alla stabilizzazione della nuova formazione, già sottoposta a enormi pressioni. Anche ieri sui quotidiani (su La Repubblica) vi erano pronunciamenti delle gerarchie ecclesiastiche favorevoli, di fatto, al sostegno da parte dell’Udc al governo.

IL PD OFFRE LE SUE PROPOSTE DI RIFORME A TUTTE LE FORZE POLITICHE DELL’OPPOSIZIONE, DI SINISTRA E DI CENTRO, MA ANCHE ALLE FORZE SOCIALI, PER COSTRUIRE INSIEME UN’ALLEANZA CAPACE DI DARE RISPOSTE ALLA CRISI, BATTERE BERLUSCONI ALLE ELEZIONI E AVVIARE IL SUPERAMENTO DEL BERLUSCONISMO. LA PROPOSTA AL DI LA’ DEL POLVERONE DEI MEDIA.
La riflessione del segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, su La Repubblica di alcuni giorni or sono, è stata accolta e stravolta da un polverone di interpretazioni e di polemiche. La proposta in realtà non guarda solo al centro, come ha interpretato una parte della stampa e una parte dei commentatori, né cancella le primarie come strumento.

Eccone i punti essenziali:

Il paese versa in una crisi gravissima e rischia un degrado strutturale, sia dal punto di vista della tenuta democratica, sia dal punto di vista economico, con migliaia di giovani e non senza lavoro, imprese in difficoltà, famiglie sempre più alle strette.
Questo governo e questa maggioranza hanno dimostrato non solo di non saper affrontare i problemi, ma di voler restare attaccati al potere e di trarne tutti i favori possibili, grazie a una distorsione delle regole democratiche.
Da qui la predisposizione di una piattaforma di proposte da parte del Partito Democratico (ci sono già quelle messe a punto nei mesi scorsi di lavoro e sancite dalla assemblee nazionali di Roma e di Varese, a gennaio il lavoro sarà concluso con l’assemblea di Napoli. Dal fisco alla riforma elettorale, dalle norme sul lavoro a quelle per la riforma costituzionale, dalla pubblica amministrazione all’immigrazione, le liberalizzazioni…) e l’offerta di questa piattaforma al confronto con tutte le forze politiche dell’opposizione, di centro e di sinistra, ma anche a tutte le forze sociali, al paese, per costruire un’alleanza vasta che veda insieme tutti coloro che sono interessati a una fase fondativa per una riforma repubblicana e un’alleanza per la crescita e il lavoro.
Qualora la situazione politica precipitasse e si dovesse andare al voto con l’attuale legge elettorale, quell’alleanza potrebbe costituire la base per affrontare la sfida per la salvezza del paese dal berlusconismo.
Delle primarie per la guida di questa alleanza si potrà parlare solo quando e se ci sarà.
Questa proposta sarà al centro della riunione della direzione del Pd che si svolgerà la mattina del 23 dicembre. Oggi, in vista della direzione del 23, si svolge l’assemblea di MoDem, l’area democratica di riflessione e di proposta fondata da Veltroni, Gentiloni, Fioroni.

IL DIBATTITO SULLE PRIMARIE.
In base allo statuto del Pd delle primarie di coalizione si parlerà solo quando, raggiunto un accordo sui contenuti del programma e quindi sulle alleanze, vi sarà una coalizione.
Sulle primarie a livello locale si è aperto un dibattito che riguarda non lo strumento in sé ma come utilizzarlo per ottenere lo scopo previsto. Le primarie servono, nell’ispirazione originaria del Pd, ad allargare, ad includere la società civile e le forze migliori delle altre forze politiche. Nella realtà si stanno invece dimostrando uno strumento che provoca divisioni all’interno del Pd, rende difficile il coinvolgimento di personaggi di spicco della società civile e il coinvolgimento di altre forze politiche. Da qui, l’idea di una riflessione sul loro funzionamento, sulle regole delle primarie.

FIAT, IL TEMPO SCORRE.
Prima di Natale si potrà raggiungere un accordo, dice sollecito il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Solo che non spiega come. Le posizioni sono rimaste ferme ai blocchi di partenza. E il governo si sta limitando a pure esortazioni.

ESTERI. NELL’EUROPA DELL’EST SI RAFFORZA IL POPULISMO.
La Repubblica. "Bielorussia, vince Lukashenko. L` opposizione assalta il Parlamento. Il presidente al quarto mandato. Ferito il suo avversario": "L`ultimo dittatore d`Europa resta al potere con la forza dei manganelli e dei fumogeni della sua polizia che ha occupato militarmente le strade di Minsk per fermare la protesta disperata degli oppositori….Ieri sera l`annuncio dell`ennesimo trionfo elettorale del presidente Lukashenko accreditato dai primi exit poll di oltre l`80 per cento dei voti. Elezioni fortemente sospette e dall`esito scontato che hanno fatto scattare la protesta".
La Repubblica. Russia: "Una legge ha restituito i beni alla Chiesa ortodossa russa. E Putin ostenta sempre più una fede per anni tenuta segreta".

Nessun commento:

Posta un commento