27 dicembre 2010

La nota del mattino del 27 dicembre 2010.

Le principali notizie politiche del giorno secondo il PD.

1. DAL 10 AL 23 GENNAIO IL GOVERNO DI NUOVO IN GIOCO: MOZIONE BONDI, CONSULTA SUL LEGITTIMO IMPEDIMENTO, RIMPASTO, FEDERALISMO.
Il fatto che la mozione di sfiducia non sia passata il 14 dicembre non ha chiuso affatto la partita
sulla sopravvivenza del governo della destra. Oggi, la maggioranza sulla quale può contare Silvio
Berlusconi alla Camera ha solo tre voti di differenza dall’opposizione. In questo modo non potrebbe affrontare i problemi del paese e governare. Lo sanno benissimo anche Berlusconi e Umberto Bossi, leader della Lega, i due capi dei partiti di maggioranza. Per questo, al di là delle parole, delle promesse, delle favole che Berlusconi sta raccontando ogni giorno, Natale incluso, bisogna guardare i fatti. E i fatti dicono che vi sono scadenze decisive. Primo fatto: il 10 gennaio verrà in discussione la mozione di sfiducia presentata dal Pd contro il ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi. Questa volta, oltre a Pd e Idv, voteranno a favore della sfiducia anche Fli e Udc. Bondi rischia di essere spacciato e sta pensando di dimettersi, provocando così l’ennesimo smottamento nel governo dopo le dimissioni di tanti ministri e i mal di pancia delle due ministre Carfagna e Prestigiacomo. Secondo fatto: l’11 gennaio la Corte costituzionale si pronuncerà sul legittimo impedimento, la legge che consente a Berlusconi di non presentarsi mai ai suoi processi, in particolare a quello per corruzione (processo Mills), dove i suoi coimputati sono già stati condannati. Secondo Federico Geremicca de La Stampa, la Corte dirà che il legittimo impedimento non è incostituzionale, se non è automatico, se cioè lascia al magistrato la valutazione sulla effettiva veridicità degli appuntamenti che impediscono al premier di presentarsi in aula. Quindi, sia pure con qualche eccezione, il presidente del Consiglio dovrà comparire in aula. Terzo fatto: il presidente del Consiglio deve presentare il rimpasto di governo. Con questa mossa da un lato avrà la possibilità di premiare qualche uomo fedele, ma dall’altro perderà almeno una parte dei doni preziosi che può offrire nelle trattative per rimpolpare la maggioranza. E gli esclusi sapranno che per loro non ci sarà nulla. Quarto fatto: il 17 e il 23 gennaio si discuteranno in parlamento altri due decreti sul federalismo. La loro importanza è testimoniata da un’intervista rilasciata dal ministro della Semplificazione
Roberto Calderoli e pubblicata oggi da La Repubblica, pronto ad offrire la riforma costituzionale e
della legge elettorale in cambio del federalismo: “C`è un passaggio cruciale. Nella settimana tra il
17 e il 23 arriveranno alle commissioni Bilancio e alla Bicamerale il quarto e il quinto decreto,
federalismo municipale e autonomia impositiva. Se non passano, sarà guerra. Ma io vedo
un`alternativa». «Anche a quelli che non sostengono il governo conviene votare il federalismo,
perché a quel punto, dopo aver fatto 30 potremmo fare 31». «A federalismo approvato, sarà più
facile affrontare insieme, maggioranza e opposizione, la madre di tutte le riforme: quella
costituzionale. E parlare anche di una nuova legge elettorale, visto che dovremmo introdurre il
Senato federale. Se ci riuscissimo, la legislatura potrà durare fino al 2013». Gennaio sarà dunque un mese decisivo. Il giorno 13 si riunirà la direzione del Pd per discutere e preparare il partito alle prossime battaglie.

2. PRIMI CONTI FEDERALI: I COMUNI PERDERANNO 445 MILIONI DI EURO.
Dopo i conti sui tagli indiscriminati a scapito delle Regioni decisi dal ministro dell’Economia, Giulio
Tremonti, e che provocheranno drastiche riduzioni dei servizi in particolare per i pendolari o
cospicui aumenti delle tariffe, sono arrivati i primi conti sugli effetti del federalismo sui comuni, in
particolare sui comuni capoluogo di provincia. Il Corriere della Sera: “Tra i 92 comuni italiani
capoluogo di provincia, 52 otterranno benefici dalla proposta di riforma del federalismo fiscale e
4o verranno invece penalizzati….Complessivamente, ci saranno 445 milioni di euro in meno di
risorse statali per i servizi comunali. La nuova situazione metterà i comuni «penalizzati» con le
spalle al muro e davanti a un bivio: o la necessità di aumentare la tassa comunale onnicomprensiva, l`Imu, oppure quella di gestire meglio i propri conti e le proprie spese…L`allarme per il possibile arrivo di una vera e propria stangata (il salasso, per quelli che ci perdono è fino al 6o%) è stata lanciata da una proiezione del senatore pd Marco Stradiotto, sulla base di dati della Copaff (la commissione paritetica sul federalismo fiscale che lavora al ministero dell`Economia). Un taglio drastico delle risorse riguarderà il comune dell`Aquila (-66%) che perderà 26.294.732 euro, rispetto alle somme percepite dallo Stato nel 2010 (comprensive degli aiuti post terremoto), seguito di poco da quello di Napoli (-61%) che perderà, sempre rispetto al 2010 quasi 400 milioni (392.969.715). Napoli - è bene chiarirlo subito - è però il comune che riceve i trasferimenti statali più alti rispetto a tutti gli altri capoluoghi italiani (668 euro per abitante di fronte a una media di 387 euro). I cittadini napoletani sarebbero i più tartassati dalla nuova imposta municipale unica. Il gettito per abitante delle tasse e delle imposte devolute nella città partenopea sarebbe di 669 euro per abitante. A seguire i più colpiti sarebbero i bolognesi con 555 euro annui per abitante e gli aquilani (548 euro per abitante). L`Imu più bassa è invece quella di Brindisi (166 euro annui per abitante), seguita da Benevento (176 euro) e Catanzaro e Reggio Calabria (179 euro per abitante). Al centro sud sono distribuite le altre città più penalizzate. Nonostante lo status di Capitale, Roma perderà 129 milioni (-10%), e Palermo 185 milioni (-55%), mentre Catania avrà 62 milioni in meno. In percentuale, andrà male anche a Potenza (-55%), Messina (-59%), e Taranto (-50%). Ma anche Torino «perderà» il 9 per cento. Chi invece può sorridere è Olbia, che segna il record di incremento con il 180% in più, dai 9 attuali ad oltre 25 milioni.... Si piazza al secondo posto Imperia,con un più 122% di gettito «devoluto» rispetto ai trasferimenti attuali. Genova, invece, perderà il 22 per cento.
Anche Milano avrà un saldo positivo di 169 milioni (+34%). Le altre città beneficiate si ritrovano
sempre al Nord: Parma (+105%o), Padova (+76%), Treviso (+58%) e Venezia (+ 26%)”.

3. MIRAFIORI. L’ACCORDO PORTA UN MILIARDO DI EURO A TORINO, MA METTE A RISCHIO LA LIBERTA’ SINDACALE. IL REFERENDUM A GENNAIO.
Tra il 18 ed il 20 gennaio si dovrebbe svolgere il referendum a Mirafiori sull’accordo raggiunto tra la Fiat, la Cisl , la Uil e Fismic. L’intesa prevede nuove norme sulle pause, la malattia, gli orai, ma ciò che suscita più dibattito + il fatto di prevedere che possano essere eletti nelle rappresentanze sindacali aziendali sono i rappresentanti dei sindacati firmatari. Da qui, soprattutto, il dibattito che si sta sviluppando nel mondo politico, all’interno di tutto il centrosinistra, e nel mondo sindacale.
Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil, ha accusato in un’intervista su La Repubblica
l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, di essere “antidemocratico, illiberale e
autoritario”, portatore di una visione retriva destinata a mettere in crisi tutto il sistema della
rappresentanza, anche quello degli imprenditori. Di questo tema si discute anche nel centrosinistra. Da tempo il Pd indica da tempo la legge sulla rappresentanza sindacale (e l’unità
sindacale) come un passaggio fondamentale in questa fase di transizione per affrontare anche con
coraggio il cambiamento e i nuovi assetti produttivi, ma tenendo fermi i principi della democrazia.

4. RIFIUTI & RICOSTRUZIONE. I MIRACOLI DA NON DIMENTICARE.
“Tre giorni”, “una settimana”, “dieci giorni”: il dramma dei rifiuti a Napoli aiuta a valutare quanto valga il richiamo della sirena Berlusconi.Lo stesso vale per la ricostruzione a L’Aquila. Devono diventare l’ancora alla realtà, in mezzo alla prossima bufera della propaganda sul governo del fare.

5. LE PAROLE DELLA SINISTRA.
Su La Repubblica oggi speciale su le parole della sinistra: uguaglianza, libertà, solidarietà, scuola.

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