1. SU BERLUSCONI LA CHIESA E’ INTERVENUTA. GLI INDUSTRIALI HANNO PARLATO. ORA TOCCA ALLA POLITICA. LA RACCOLTA DI FIRME DEL PD.
La Conferenza episcopale italiana, riunita ieri ad Ancona, ha criticato lo stile di vita del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, pur senza nominarlo; i vescovi hanno detto che le vicende che lo riguardano devono essere chiarite presso le sedi opportune, hanno ribadito che gli uomini che rappresentano le istituzioni devono farlo con onore e dignità, ma hanno anche parlato dei magistrati, degli ingenti mezzi investigativi attivati. Il cambiamento dell’atteggiamento della Chiesa è importante, anche se non significa che le gerarchie ecclesiastiche non considerino più il centrodestra come un interlocutore positivo. La Chiesa ha parlato. Gli industriali pure: Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria,
non ha potuto più tacere sull’inattività del governo, e oggi altri industriali sosterranno questa posizione nelle riunioni di vertice dell’organizzazione. Ora tocca alla politica. Come ha sottolineato la presidente Rosy Bindi nell’intervista pubblicata oggi sull’Unità, nella quale ha ricordato anche la sfida lanciata dal Partito democratico di raccogliere un milione di firme in tutte le piazze italiane per le dimissioni di Berlusconi. “La Chiesa ha fatto il suo compito perché, rispettosa della distinzione delle due comunità, quella ecclesiale e quella civile, ha usato parole molto chiare, che non si prestano a interpretazioni»...«La Chiesa ieri ha svolto in maniera ineccepibile il suo ruolo: richiamare ai valori, al rispetto delle istituzioni, di un popolo e delle esigenze educative per i Giovani». «Non solo ha richiamato la Costituzione, ma ha anche definito "offeso" il comune senso morale del Paese». «Il cardinal Bagnasco con le sue parole ha segnato un punto di resistenza culturale e valoriale nei cittadini e questo è il ruolo della Chiesa. Non spetta certo alla Chiesa chiedere le dimissioni di Berlusconi». ..«Non credo che Berlusconi sia disposto a fare un passo indietro.Le parole della Chiesa però mi rendono serena perché servono a orientare le coscienze. Spetta a noi, adesso, non abbassare il livello di guardia, la situazione è drammatica e il limite è
stato passato. Non c`entrano più neanche le questioni giudiziarie, dal momento che l`attacco alle istituzioni è senza precedenti. Spetta a noi,attraverso la società, con la raccolta delle firme, e attraverso le istituzioni, tenere un comportamento degno della gravità del momento. Non si può passare ad un altro punto dell`ordine del giorno»…« Dobbiamo uscire da questa vergogna, questa è la priorità. Noi dell`opposizione non dobbiamo dare tregua nel Paese e in Parlamento a Berlusconi fino a quando non si dimette. Se ci saranno le condizioni per fare un governo di transizione noi del Pd ci siamo, altrimenti si vada al voto. Di sicuro non
appoggeremo mai un governo con la stessa maggioranza e un premier diverso».
2. PIU’ TASSE PUR DI AVERE IL FEDERASLISMO. LA LEGA LE PENSA TUTTE. MA IL GOVERNO RISCHIA: 64 EMENDAMENTI DA PD E TERZO POLO.
Il quarto decreto legislativo per l’attuazione del federalismo è bloccato in Parlamento. Il voto è stato rinviato al 2 febbraio. E nel frattempo il ministro leghista Roberto Calderoli sta tentando di apportare qualche modifica capace di cambiare l’atteggiamento negativo dei comuni e delle opposizioni. Ieri ha annunciato un altro nuovo testo. Si sa già che proporrà di togliere il blocco alle addizionali Irpef dei comuni per dare alle amministrazioni cittadine la possibilità di riprendersi almeno una parte dei soldi che la legge finanziaria firmata da Giulio Tremonti ha drasticamente tagliato. Tradotto nella realtà questo passaggio significherebbe una sola cosa: un aumento sicuro delle tasse per i cittadini.
La Lega Nord, pur di ottenere il federalismo, a questo punto farebbe qualsiasi cosa. Ma è difficile che riesca ad ottenere il via libera dei comuni e delle opposizioni. Ieri il relatore di minoranza nella commissione bicamerale sul federalismo, il pd Barbolini, è stato chiaro: “Così è solo un pasticcio”. Gli emendamenti presentati sono stati 64 e molti sono comuni a Pd, Udc, Fli e Api.
Se la Lega Nord non riuscirà ad ottenere il via libera è possibile che stacchi la spina al governo, anche se ha confermato finora la propria lealtà verso Silvio Berlusconi. Ieri ne hanno parlato i più importanti dirigenti in una lunga riunione del vertice leghista.
3. SFIDUCIA A BONDI, BRACCIO DI FERRO PER UN RINVIO.
L’Udc ha chiesto un rinvio del voto sulle mozioni di sfiducia nei confronti del ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, presentate dal Pd e dalle altre forze politiche dell’opposizione. Giovedì, giorno del voto, si discute infatti in sede europea della posizione da prendere in difesa dei cristiani. Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto ha respinto in un primo momento la richiesta dell’Udc pensando di ottenere, con l’assenza di alcuni parlamentari del Terzo polo,
una vittoria parlamentare. Ma dato che anche alcuni deputati della maggioranza saranno assenti giovedì, è possibile che oggi nella riunione dei capigruppo fissata per stabilire il calendario dei lavori parlamentari sia spostata la data del voto su Bondi, che è un altro banco di prova per la sopravvivenza del governo al pari della sfida sul federalismo.
4. PRIMARIE. ORA BISOGNA VINCERE LE ELEZIONI. I RICORSI A NAPOLI.
Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha telefonato ieri ai segretari regionali ed ai segretari provinciali interessati alle primarie svoltesi a Bologna ed a Napoli. Bersani ha sottolineato il buon risultato sia dal punto di vista della partecipazione dei cittadini alla scelta dei candidati per le prossime elezioni amministrative, sia l’affermazione dei rappresenti del Pd.
Ma ha anche spronato i dirigenti locali del partito a fare di tutto ora per trovare un percorso unitario tra le varie forze politiche e sociali per vincere la vera sfida, che sarà quella contro i candidati del centrodestra.
A Napoli sono stati annunciati ricorsi contro il voto e denunciati alcuni episodi di broglio. Gli organismi locali preposti a valutare e far rispettare la regolarità delle votazioni si pronunceranno, come è giusto che sia, su queste denunce.
5. I SINDACATI FRENANO FEDERMECCANICA. LEGA, CONFCOOPERATIVE E AGCI PREPARANO L’UNIONE.
Fim-Cisl, Uilm, Fismic e Ugl, cioè i sindacati firmatari degli accordi di Pomigliano e di Mirafiori, hanno incontrato i rappresentanti della Federmeccanica per avviare il negoziato sul contratto di comparto dell’auto, ma hanno subito chiarito: un contro è il contratto a parte per l’auto, un altro il superamento del contratto nazionale, come vorrebbe proporre l’associazione degli industriali metalmeccanici.
Appuntamento di rilievo questa settimana anche per il mondo della cooperazione: le tre centrali cooperative si apprestano da giovedì a rafforzare il percorso unitario che hanno deciso da tempo di intraprendere. La specificità del modo di produrre cooperativo e dei rapporti tra i soci, il legame con il territorio, la solidarietà come base di partenza hanno dimostrato proprio in questi anni di crisi che il modello cooperativo ha la capacità di produrre valore, di mantenere l’occupazione e di reggere la concorrenza in molti casi meglio del modello tradizionale di fare impresa (tutte le ultime ricerche, a cominciare da quella della Fondazione Nord Est, dimostrano questo dato di fatto), anche se non se ne parla molto.
6. IL DIARIO ITALIANO DEL PD.
E’ partito ieri da Marsala il viaggio del camper del Pd organizzato dai parlamentari europei del partito per ripercorrere l’Italia in occasione dell’anniversario dell’unità di Italia. Su l’Unità David Sassoli, capogruppo Pd al Parlamento europeo, tiene un diario giornaliero di questo straordinario viaggio.
7. TENSIONI E ESPLOSIONI: CIRCONDATI DA UN MONDO IN FIBRILLAZIONE.
Ieri il sanguinoso attentato all’aeroporto di Mosca ha riportato in primo piano il problema ceceno e le tensioni del mondo islamico in Russia (si sospetta dell’emiro jihadista Umarov). Ma è solo uno degli episodi, seppure gravissimo, che in queste settimane destano preoccupazione. Molti dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo sono in fibrillazione politica e sociale: nel Nord Africa la Tunisia, l’Algeria, l’Egitto, a causa del costo della vita e della mancanza di speranza delle giovani generazioni; in Medio Oriente il Libano, dove l’ex premier sunnita e filoccidentale Saad Hariri accusa gli Hezbollah sciiti e filoiraniani di volere il golpe (senza
contare l’onnipresente conflitto tra Israele ed il popolo palestinese); nei Balcani l’Albania, dove il premier Sali Berisha accusa l’opposizione di volere il golpe e afferma di avere l’appoggio dell’Italia e dell’Unione europea.
L’Italia e l’Europa non possono restare inerti di fronte al crescere delle tensioni alle porte di casa. Su Il Messaggero articolo di Massimo D’Alema e Hans-Gert Pottering, ex presidente del Parlamento europeo ed oggi della Fondazione Adenauer, sull’intervento europeo nei confronti del caso Israele-Palestina.
sarebbe stato interessante vedere se la chiesa avrebbe preso la stessa posizione nei confronti di Berlusconi nel caso in cui il governo non avesse reintrodotto le tasse per i beni del vaticano...
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