9 febbraio 2011

Nota del mattino del 09/02/'11

A cura dell'Ufficio Circoli nazionale del PD.

1. LA SCOSSA ALL’ECONOMIA ERA TALMENTE FINTA CHE HA FATTO FLOP PRIMA ANCORA DI ESSERE DECISA DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI.
Il tentativo di coprire i guai giudiziari del premier e di far vedere che il governo è attivo sul piano del fare (strategia inventata da Giuliano Ferrara) ha fatto rumore sul piano mediatico grazie ai telegiornali di proprietà e a quelli compiacenti della Rai. Ma nemmeno i quotidiani più buoni con il governo oggi sono riusciti a nascondere che la famosa scossa all’economia è già un flop. Perfino Il Foglio di Giuliano Ferrara lo ha scritto nero su bianco oggi, scaricando la colpa sul ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. La scossa si è dunque ridotta così: un progetto di riforma dell’articolo 41 della Costituzione (almeno un anno di iter parlamentare); il punto sul progetto di revisione degli incentivi alle imprese nel sud, destinato se va tutto bene ad entrare in vigore nel 2012; un po’ di polverone sulle liberalizzazioni con un unico punto concreto sui benzinai; l’elencazione delle opere pubbliche previste e per larga parte ancora lì; il piano casa approvato più di una volta e mai decollato. Tito Boeri, su La Repubblica, ha ricordato oggi il vero segno lasciato dal governo sul tema delle liberalizzazioni: la cancellazione delle liberalizzazioni varate da Bersani.

2. IL PD PRESENTA LE SUE “VERE” 41 LIBERALIZZAZIONI.
Le caratteristiche degli annunci sulla scossa all’economia hanno spinto il Pd a fare un’opera di verità su un tema che ha visto il segretario Pier Luigi Bersani impegnato personalmente da anni, fin dal primo governo Prodi, in una battaglia dura contro le lobby e le corporazioni. Oggi, in una conferenza stampa, Bersani presenterà le 41 liberalizzazioni necessarie al paese per aprire le finestre della concorrenza e della crescita. Liberalizzazioni vere.

3. IL GIORNO DELLE PROCURE.
La Procura della Repubblica di Milano presenterà oggi le carte per chiedere il processo immediato a Silvio Berlusconi per i reati di concussione (la telefonata alla questura per Ruby) e prostituzione minorile. Gli avvocati del presidente del Consiglio sostengono che con questo atto i magistrati milanesi abbiano violato le regole, considerato il voto espresso dalla Camera sullo spostamento della vicenda al tribunale dei ministri. Deciderà il giudice per le indagini preliminari. Ma altrettanto preoccupante per Berlusconi sarà anche la ripresa, l’11 marzo, del processo Mills, dove è accusato di corruzione in atti giudiziari: il coimputato Mills è stato condannato; la posizione di Berlusconi era stata congelata grazie allo scudo del legittimo impedimento. La Corte Costituzionale ha depotenziato lo scudo, perché in parte illegittimo. Dunque il processo riprenderà, sempre a Milano.

4. LA VIA MAROCCHINA AL FEDERALISMO NON CONVINCE LA LEGA. BOSSI INCONTRA NAPOLITANO.
Lo scambio tra Bossi e Berlusconi (la Lega manda giù lo scandalo della ragazza marocchina minorenne e però ottiene il federalismo subito) comincia a suscitare
perplessità nella Lega. Il problema lo ha sollevato ieri il ministro Calderoli, sempre attento alle tattiche parlamentari: pur avendo in aula la maggioranza alla Camera, in molte commissioni parlamentari dove devono passare i decreti di attuazione del federalismo la maggioranza è in parità con le opposizioni e in qualche anche in minoranza. Dunque non è chiaro come si potranno approvare in tempi brevi i provvedimento del federalismo. Oggi comunque Umberto Bossi ha annunciato che vedrà il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

5. NAPOLI: I RIFIUTI SI RIFIUTANO DI SCOMPARRIRE. ROMA: MARONI NON COPRE PIU’ LE MAGAGNE DI ALEMANNO. BONDI E’ SCOMPARSO DAL MINISTERO. E IL GOVERNO PENSA SOLO AL PROCESSO BREVE.
L’immobilismo in cui la destra ha bloccato il paese è oggi rappresentato da tre notizie emblematiche. A Napoli è tornata l’emergenza rifiuti. A Roma, dopo l’ennesima tragedia dei bambini Rom morti nel fuoco, Alemanno ha denunciato la scarsità dei fondi e la mancanza di sostegno, cercando di scaricare sul governo le proprie responsabilità (dopo aver fatto da candidato sindaco una straordinaria campagna propagandistica sul tema della sicurezza e dei rom). Ma il ministro leghista Roberto Maroni gli ha tolto qualsiasi copertura. Il Corriere della Sera: “È uno scontro frontale, di quelli che lasciano ferite. Roberto Maroni, ministro dell`Interno, risponde a brutto muso alla lettera del sindaco di Roma Gianni Alemanno e del prefetto Giuseppe Pecoraro, nella quale Comune e prefettura - all`indomani della tragedia dell’Appia dove sono morti 4 bambini rom - chiedono al ministro «altri trenta milioni per il piano nomadi», poteri speciali perché il commissario (lo stesso Pecoraro) possa «agire in deroga a vincoli archeologici e urbanistici» e «500 tende dalla Protezione civile per allestire una struttura di transito». Il Viminale ci mette poche ore a replicare. Dal ministero si parla di «sorpresa per le richieste di Alemanno», si ricorda «che il Lazio ha già preso 20 dei 60 milioni stanziati dal governo per l`emergenza nomadi in tutta Italia (Lombardia, Campania, Veneto, Piemonte hanno avuto di meno, ndr) e altri 13 milioni sono arrivati da Comune e Regione» e si fa presente che «la richiesta appare immotivata, perché il piano nomadi è stato approvato e finanziato da tempo e fino a ieri non è stata segnalata alcuna nuova esigenza». Infine, terza notizia: da Natale Sandro Bondi non ha più messo piede al ministero: i beni culturali e la cultura, il vero asse vincente della società italiana nel mondo, sono da mesi senza una guida di governo.

6. STATI VEGETALI: LA CROCIATA ANTI ENGLARO.
Nell’anniversario della morte di Eluana Englaro la destra ha organizzato la giornata degli stati vegetali. E’ con tutta evidenza non solo la manifestazione di una posizione molto radicale sul tema della fine vita, ma anche una provocazione politica per sollevare un problema da campagna elettorale con il quale accompagnare l’ormai vicino dibattito parlamentare sul tema del biotestamento.

7. FIAT. PRODI PUNTA IL DITO SUL GOVERNO. IN GERMANIA AUMENTI DI SALARI NELL’AUTO. SUBITO ESULTA IL PARTITO DI MIRAFIORI (MA LI I LAVORATORI STANNO NEL CONSIGLIO DI SORVEGLIANZA).
Risalto da prima pagina su ,molti quotidiani oggi, in particolare su Il Corriere della Sera (primo azionista Mediobanca, secondo azionista Fiat) sugli aumenti salariali del 4,2 per cento ottenuti dai dipendenti della casa automobilistica tedesca Vw. Peccato che negli articoli non si ricordi che in Germania operai e impiegati hanno propri rappresentanti
nel consiglio di sorveglianza, organo di indirizzo che sta sopra al consiglio di amministrazione, mentre in Italia si pone ancora il problema della rappresentanza sindacale. Nelle pagine interne, poi, si scopre che la cancelliera Angela Merkel ha avviato una riflessione sull’orario di lavoro, da rendere sì più flessibile ma per adattarlo alle esigenze delle famiglie.
Sul tema della Fiat, del processo industriale e di quanto sarebbe importante che il governo avesse una politica industriale è intervenuto oggi Romano Prodi con un lungo articolo su Il Messaggero: “La Fiat è la più grande impresa manifatturiera italiana. Anzi è l`unica grande impresa manifatturiera rimasta in Italia. Non solo il suo passato si intreccia con la nostra storia ma il suo futuro è condizione del nostro futuro. Non dobbiamo perciò stupirci se da anni, in ondate successive ma sempre più avvicinate ed intense, si parla del presente e del futuro della Fiat. Dato che la confusione è tanta sarà bene chiarire i punti di partenza del problema. 1) Era vero e ben noto che la Fiat, quando la prese in mano Marchionne sei anni fa non aveva la dimensione e le economie di scala per resistere alla nuova concorrenza internazionale. Dopo diversi tentativi, il matrimonio con la Chrysler è rimasta l`unica ipotesi realistica ed essa è stata portata magistralmente in porto da Marchionne. 2) II matrimonio è stato reso possibile dalle risorse messe a disposizione della politica di soccorso al settore automobilistico del presidente Obama e il legame con la Fiat è stato approvato dai suoi esperti perché le due imprese erano attive in mercati diversi e le piattaforme e i modelli Fiat ben si integravano con quelli del partner americano. 3) Le sinergie e le cooperazioni fra le due imprese sembrano funzionare ma i risultati economici sono ancoramoltodiversi:la Fiat-Chrysler guadagna molto in Brasile e qualcosa in Polonia, progrediscemaancora arranca negli Stati Uniti e perde moltissimo in Italia sia in termini economici che in quote di mercato. E’ doveroso a questo punto ricordare che l`industria automobilistica riveste ancora un’importanza fondamentale per l`occupazione (diretta e nell`indotto), per la bilancia commerciale e, oggi più di ieri, per il progresso tecnologico di una nazione. Tra í grandi Paesi europei solo l`Italia ha un deficit enorme e crescente, nella bilancia commerciale del settore, sia a causa della scarsa produzione nazionale sia per l`assoluta mancanza degli investimenti stranieri, che persino la Gran Bretagna è stata in grado di attrarre. Ed è altrettanto necessario sottolineare come i grandi Paesi produttori, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Spagna alla Germania, abbiano messo in atto una politica industriale a favore del settore, condizionando l’aiuto pubblico a precisi comportamenti da parte delle imprese e dei sindacati. Tutto questo è mancato in Italia e abbiamo assistito a mesi e mesi di scontri senza che vi fosse un responsabile in grado di arbitrare il conflitto,s tabilire (come ha fatto la Francia per gli investimenti della Renault) gli obiettivi e gli interessi nazionali e condizionare a questi i comportamenti dei sindacati e delle imprese, soprattutto riguardo alla flessibilità degli orari di lavoro e le conseguenze positive sulle remunerazioni, come è avvenuto in Germania. Di fronte a questo stato di incertezza l`ipotesi, anche se poi smentita, di un trasferimento del cervello della Fiat a Detroit ha suscitato una "bagarre". Mi sembra perciò che sia ora di riprendere il filo del discorso con alcuni necessari chiarimenti ed un punto fermo. Riguardo ai chiarimenti, mentre appare evidente la necessità di adeguare la produttività e i costi dei nostri stabilimenti a quelli dei concorrenti, non riescoafarelo stesso ragionamento riguardo alle strutture tecniche e dirigenziali. Nonostante le lunghe traversie la Fiat ha infatti dimostrato, anche nel recente passato, di possedere capacità tecniche di alto livello, capacità che si sono concretizzate in molte innovazioni del settore, a partire da quelle di assoluto primato mondiale nei piccoli motori diesel e a benzina.
La rete dei fornitori italiani è inoltre mediamente efficiente e competitiva e, in molti casi, fornitrice di componenti raffinati alle case tedesche e francesi. Resta inoltre assodato che la risorsa che si trova a minore costo in Italia sono proprio gli ingegneri, sulla qualità media dei quali nessuno nutre dubbi, tanto che ora sono richiesti e corteggiati dalle aziende tedesche a stipendi che si avvicinano al doppio dei nostri. Ci si deve chiedere perché non dovrebbero nascere in Italia le strutture indispensabili per le future innovazioni, a partire dalla tanto attesa auto elettrica, che il governo francese ha imposto, dopo un adeguato negoziato, che fosse localizzata in Francia. L`ultimo interrogativo riguarda il flusso dei nuovi modelli, senza i quali non è possibile né riacquistare le quote di mercato perdute né saturare gli impianti rimasti. Sono convinto che, se il governo, con la presenza e i mezzi necessari, aprirà finalmente un`ampia trattativa, Marchionne sarà in grado di dare una risposta soddisfacente e adeguata alle promesse da lui portate avanti ad alle attese che si sono in lui concentrate.
Rimane tuttavia il punto fermo: l`Italia non può permettersi di perdere, oltre a una buona parte dei muscoli, anche il cervello ed il cuore della Fiat. E nemmeno accontentarsi che essi vengano frammentati fra il Brasile, Detroit, la Cina e Torino. Capisco infatti che ì comportamenti di un impresa multinazionale debbano tenere conto dei diversi mercati in cui essa vende e produce ma debbo anche constatare che tutte le case europee che sono diventate multinazionali, dalla Volkswagen alla Renault-Nissan, dalla Mercedes alla Peugeot non solo hanno conservato ma hanno rafforzato le strutture di ricerca e di innovazione presso la casa madre. Il futuro dell`Italia passa anche attraverso questa scelta: ne tengano conto il governo, la Fiat e i sindacati”.

8. LA RIVOLUZIONE ARRIVA DALLE DONNE. E CONTINUA LA RACCOLTA DELLE FIRME DEL PD CONTRO BERLUSCONI.
Le manifestazioni in preparazione per il 13 febbraio sono un passaggio importantissimo per il risveglio e la riscossa dell’Italia. Anna Finocchiaro, presidente del gruppo parlamentare Pd del Senato (L’Unità): “Berlusconi può cadere anche grazie alla dignità delle donne. Alla loro presa di coscienza. Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, a Repubblica Tv parla ovviamente di politica. Dunque delle 117 piazze che domenica saranno unite da un coro: "Se non ora, quando?". La mobilitazione cresce di giorno in giorno. «E` un grande fatto politico. Per le dimensioni, perla sua natura spontanea, perché non ci sono patronati di partiti. In passato il movimento delle donne ha pagato le divisioni, oggi invece ciascuna firma l’appello dell`altra, prevale la necessità di fare massa critica». Cosa vuol dire per l`Italia? «La dignità delle donne corrisponde per una volta a quella del Paese. La loro identità, faticosamente costruita, le donne vogliono difenderla. Sono in fondo la parte più vivace della società, lo dimostra qualsiasi statistica su scuola e professioni. E` per questo che un tale movimento può portare il presidente del Consiglio alle dimissioni».
La raccolta delle firme per le dimissioni del presidente del Consiglio sta procedendo a passi da gigante in tutta Italia da parte dei militanti e dei simpatizzanti del Pd. L’obiettivo è di raccogliere 10 milioni di firme da scaricare di fronte a Palazzo Chigi

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