23 marzo 2011

Nota del mattino del 23 marzo 2011



1. LIBIA. OGGI VOTO IN PARLAMENTO. BERLUSCONI “QUAL PIUMA AL VENTO” HA NOSTALGIA DI GHEDDAFI. LA BARRA FERMA DEL PD.

Per descrivere l’atteggiamento e la ponderazione con la quale l’Italia ha preso le proprie decisioni sul tema della Libia Pier Luigi Battista, editorialista de Il Corriere della Sera, è stato costretto a ricorrere a un tono quasi poetico: “Cambi di alleanze. Giri di valzer. Cambi in corsa di casacche. Brucia sulla pelle di Berlusconi l`oltraggioso epiteto lanciato addosso dal Raìs non domato: «Traditore». Ora la tentazione del freno. La nostalgia. Le campagne di stampa dei giornali governativi contro Sarkozy «l`anti-italiano». Le alleanze che vacillano un`altra volta. I distinguo…”.
Come nella nota aria della “donna è mobile”, Berlusconi “qual piuma al vento” sta facendo fare all’Italia l’ennesima figura barbina. Addirittura ha lasciato trapelare la possibilità di far fare all’Italia un tentativo di mediazione con il dittatore libico che sta sparando missili sulla propria gente. E intanto, preoccupato solo della propria sopravvivenza e di seguire personalmente la battaglia per ottenere leggi ad apersonam, pressato dalla lega che spinge per chiudere le frontiere e ossessionato dai sondaggi secondo i quali molti italiani non vedono di buon occhio l’intervento in Libia, ha deciso di non partecipare personalmente alla discussione parlamentare sulla mozione che riguarda la Libia.
Come dire, l’Italia nella mani di una banderuola indecisa a tutto. Di fronte a questo stato confusionale, la segreteria nazionale del Pd ieri ha ribadito con forza la posizione del partito in una nota: “La segreteria nazionale del Partito democratico, riunitasi questa mattina a Roma, ha espresso forte preoccupazione per lo stato di incredibile confusione del governo italiano e della sua maggioranza nel pieno della crisi libica: da parte di membri del governo si susseguono contraddittorie e sconsiderate dichiarazioni che oscillano tra disimpegno, bellicismo o addirittura accenti di nostalgia per Gheddafi. Si assiste al risveglio improvviso sulla questione della catena di comando dopo un nostro totale mutismo al vertice di Parigi. Si ascoltano inoltre ministri che esprimono preoccupazioni sul terrorismo ed altri che li smentiscono. Si lascia marcire l’emergenza di Lampedusa in un paese che ha saputo affrontare, in modo ordinato e umano, ben altre emergenze, come quella dei Balcani. Si è preferito fino ad oggi agitare il problema piuttosto che operare per risolverlo con l’aiuto delle regioni italiane e quindi chiedere credibilmente e ottenere una giusta solidarietà europea. Nell’insieme il governo sta portando l’Italia in un’allarmante irrilevanza nelle sedi europee e internazionali, con una caduta di ruolo drammatica e senza precedenti. Il Pd chiede che il presidente del Consiglio venga in Parlamento e che in quella sede si ristabilisca una posizione italiana leggibile e solida, rigorosamente e univocamente riferita ai contenuti e ai limiti della risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Una linea che il Partito democratico ha più volte precisato con coerenza e che ribadirà nel dibattito parlamentare”.
Nel dibattito parlamentare, che questa mattina sarà preceduto dalla riunione del coordinamento al vertice del Pd e poi dalla riunione dei gruppi parlamentari, questa sarà la linea: intervento rigidamente nell’ambito della decisione dell’Onu, volto a difendere i civili. Il resto appartiene all’iniziativa politica e alla diplomazia. Il passaggio alla Nato del coordinamento del comando per le iniziative in Libia viene considerato un fatto positivo. Ma niente pastrocchi sul tema dell’immigrazione, come vorrebbe la Lega.
Due interviste da leggere. Massimo D’Alema su Il Corriere della Sera e Dario Franceschini su Europa.
Franceschini nell’intervista affronta, partendo dall’intervento in Libia e del pacifismo, anche il tema della posizione e della condizione dei cattolici nel Pd. Domanda. Ma c`è disagio o no? Recentemente ci sono stati altri abbandoni...Risposta:” A me dispiace, ogni abbandono è un dolore... Ma sono sempre gli stessi casi che si contano sulle punte delle dita di una mano. Si vuole dare la sensazione che i cattolici ci stiano male, nel Pd. Ma da noi 100 parlamentari su 300 vengono dal cattolicesimo politico, di più di quanti ce ne siano in ogni altro partito. Direi che si è raggiunto un equilibrio: poi, certo, la situazione non è mai ottimale, ma se ad ogni difficoltà uno se ne va, alimentando un dibattito tutto mediatico, si sbaglia. E guardi che non è un problema che c`è con Bersani, nel Pd c`è stato da subito”. Domanda: Quindi è infondato l`allarme per una deriva a sinistra e simili? Risposta:” Non esiste. Ripeto, se ogni volta che perdi un congresso o non ti piace il segretario ti alzi e te ne vai commetti un errore. Il nostro è un caso unico al mondo. Area Democratica si ritrova a Cortona nel fine settimana”. Domanda: ”Per dire che? Risposta:” Per dare un contributo di idee al partito. AreaDem è la prova del mescolamento, abbiamo tutti provenienze diverse: dopo la scissione che abbiamo avuto, quella dei 75, noi non abbiamo rinunciato e non intendiamo rinunciare alle nostre idee ma le mettiamo al servizio di tutto il partito”.

2. IMMIGRAZIONE. DOPO DUE SETTIMANE IL GOVERNO INCONTRA LE REGIONI E TROVA L’ACCORDO.
A distanza di due settimane dalla disponibilità dichiarata dalla conferenza delle regioni, e dopo aver fatto gonfiare con l’immobilismo il problema degli immigrati a Lampedusa, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha finalmente incontrato ieri i rappresentanti delle regioni, delle province e degli enti locali, raggiungendo un accordo per affrontare l’emergenza profughi. L’intesa prevede la gestione potenziale di un afflusso fino a 50 mila immigrati. “Le Regioni sono pronte a dire sì al piano di emergenza umanitaria” ha confermato il presidente dell’Emilia-Romagna e della conferenza delle regioni, Vasco Errani, come aveva fatto già due settimane or sono: “E’ una forma di cooperazione interistituzionale che risponde all`appello del capo dello Stato”.

3. LA RIFORMA EPOCALE DELLA GIUSTIZIA E’ ARRIVATA: PRESCRIZIONE BREVE PER BERLUSCONI E CONFLITTO DI ATTRIB UZIONE SU RUBY PER EVITARE I MAGISTRATI DI MILANO.
La commedia sulla riforma epocale della giustizia è finita ieri, come previsto. I testi delle riforme costituzionali non sono nemmeno stati presentati dal governo. Gli avvocati-parlamentari di Berlusconi hanno impresso una fortissima accelerazione a tutte le iniziative di legge e di voto per salvare Berlusconi dalle condanne ed evitare che il presidente del Consiglio possa finire anche una sola volta a tu per tu con i magistrati di Milano. Ieri, in particolare, l’on. Paniz ha blindato la maggioranza in commissione ed ha ottenuto che passasse la cosiddetta prescrizione breve (per gli incensurati), norma studiata per far fermare quasi subito, per scadenza del tempo trascorso, il processo Mills (David Mills, il corrotto è stato condannato, di conseguenza Berlusconi, accusato di essere il corruttore, sarebbe sicuramente condannato). Nello stesso tempo è stata avviata la procedura per passare all’ufficio di presidenza della Camera, e subito dopo all’aula, del voto sul conflitto di attribuzione per chiedere che passi al tribunali dei ministri il processo Ruby. “Ecco la riforma epocale” ha dichiarato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. Gli ha fatto eco il responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando: “Prescrizione
breve: ecco la riforma epocale della giustizia targata destra. Ancora una volta le esigenze del premier hanno prevalso su tutto il resto, con buona pace del confronto e dei tanto vantati toni dialoganti. Come è sempre accaduto in questi anni, alla fine hanno prevalso i falchi e non è stato possibile spostarsi dalle leggi ad personam. Il tentativo di passare ad una fase che almeno nella propaganda guardasse davvero ai temi della giustizia non solo è entrato subito in contraddizione con la pessima qualità della proposta presentata dal governo, ma oggi ha anche registrato l’impossibilità di andare oltre i problemi personali di Berlusconi. Mi auguro che chi ha tuonato contro indulti e amnistie, penso in particolare alla Lega di Bossi, Maroni e Calderoli, abbia oggi la coerenza di disapprovare anche questa amnistia di fatto”.
4. NUCLEARE. LA FURBA MORATORIA PER AGGIRARE IL REFERENDUM E LASCIARE IN PIEDI IL PIANO DEL BUSINESS.
La sindrome giapponese innescata sul rischio referendum ha trasformato l`idea di una «pausa di riflessione» sul nucleare annunciata l`altro giorno dal ministro Paolo Romani in una «moratoria di un anno». La deciderà oggi il Consiglio dei ministri che dovrebbe però escludere dal provvedimento le procedure per individuare il sito sullo stoccaggio delle scorie nucleari.
Dichiarazione di Stella Bianchi, responsabile ambiente della segreteria nazionale del Pd “Il governo sembra voler prendere tempo per salvare se stesso, spinto questa volta dalla preoccupazione che i cittadini possano far sentire la propria voce nel referendum del 12 giugno… Quello che serve al paese non è un disegno sbagliato di ritorno al nucleare né vuote parole di rassicurazione, ma piuttosto un piano energetico nazionale che ancora manca, una strategia per il futuro che metta al primo posto efficienza energetica e rinnovabili con l'impegno alla ricerca e alla salvaguardia dell'ambiente come il presidente della Repubblica Napolitano ha sottolineato con la saggezza e la lungimiranza che tutti gli italiani gli riconoscono”.

5. PARMALAT ADDIO. L’ITALIA E’ IL GIARDINO D’EUROPA E UNA TERRA DI CONQUISTA.
Il Corriere della Sera: “In poche ore è già stato coniato il termine Parmalait, amara sintesi del passaggio oltre le Alpi di quanto era stato faticosamente risanato dal disastro del crac di Calisto Tanzi: con Lactalis al 28,9% da ieri la Parmalat, al netto di possibili decreti odierni, è francese”. Dopo Bulgari, dopo Valentino, dopo tante altre imprese, anche Parmalat è stata conquistata. Come nel rinascimento la ricca, ma debole e divisa Italia, è solo un terreno di conquista. Allora per Francesco I e Carlo V. Oggi per Lactalis, Air France o Bollorè, quando no anche per i fondi sovrani dei paesi produttori di petrolio, come i fondi libici.

6. L’UNICREDIT SALVA LIGRESTI E SI RAFFORZA IN VISTA DEL RIASSSETTO DEL POTERE AI PIANI ALTA DELLA FINANZA ITALIANA.
L’Unicredit ha deciso di sostenere il salvataggio del gruppo assicurativo della famiglia Ligresti, indebitato in modo pesante. Alla fine dell’operazione l’Unicredit avrà in mano il 6 per cento del gruppo. Una posizione di maggior forza dalla quale affrontare le scosse di assestamento del potere ai piani alti della finanza italiana, dove è ormai fortissima la tensione tra i diversi gruppi che si contendono il predominio in
Mediobanca (dove l’Unicredit ha l’8,6 per cento e il gruppo Ligresti il 4 per cento) e nelle Generali (principale azionista è Mediobanca con il 13 per cento).

7. IL DECENNIO BERLUSCONIANO LASCIA SULL’ITALIA UNA PESANTE EREDITA’. IL FMI: ITALIA ULTIMA IN EUROPA.
L`Italia va lenta. Troppo lenta non solo rispetto ai paesi emergenti, che stanno facendo da locomotiva all`economia mondiale, ma anche rispetto al resto d`Europa. Secondo il World Economic Outlook che sarà presentato in aprile a il tasso di crescita italiano si fermerà nel 2011 all`1 per cento per poi salire ad un sempre modestissimo 1,3 il prossimo. L`Italia si colloca nel fondo della scala tra i principali paesi europei. Solo Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna cresceranno quest`anno meno di noi. Nello stesso periodo il Pil della Germania salirà del 2,2% e del 2%, quello francese dell` 1,6% e dell`1,8%, e quello Usa del 3,2% e del 2,7%. Il Fondo continua a puntare il dito contro i problemi di competitività di vecchia data che affliggono l`Italia e che «comprimono la crescita delle esportazioni».

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