7 marzo 2011

Nota del mattino del 07/03/2011.

A cura dell'Ufficio Nazionale Circoli del PD.

1. PARLA PIER LUIGI BERSANI. LA FASE POLITICA E SOCIALE E’ LA STESSA, LA LINEA PURE: LA STRATEGIA NON SI CAMBIA OGNI GIORNO. CI VUOLE TENUTA, GRINTA, PROGETTO. LA MOBILITAZIONE PER LE FIRME TRAMPOLINO PER LE PROSSIME, DECISIVE AMMINISTRATIVE.
L’idea che il venir meno della prospettiva ravvicinata di elezioni politiche debba far cambiare linea al Partito democratico è sbagliata. Se non è cambiata l’analisi di fondo sulla quale poggia la strategia che è stata proposta dalla segreteria nazionale del Pd e approvata dalla direzione nazionale, perché dovrebbe cambiare la linea? Ne ha parlato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in un’intervista pubblicata oggi su La Repubblica (per il ragionamento più di fondo sull’analisi e la strategia di lungo periodo si legga l’intervento di Bersani pubblicato nell’ultimo numero di Micromega).
La Repubblica: “Domanda. Fini è sicuro che quest`anno non ci saranno le elezioni anticipate. Lo pensa anche lei? Risposta. «Non faccio previsioni. So però che le fasi non cambiano ogni 15 giorni. E la fase che stiamo vivendo è quella del tramonto berlusconiano. Sarà un crepuscolo che creerà tensioni drammatiche sul piano politico e istituzionale. Berlusconi si difenderà con tutte le energie per sopravvivere e alla fine del ciclo la ricostruzione democratica avrà bisogno di un concorso di forze. Sono parole che ho pronunciato un anno e mezzo fa. Non ho cambiato idea». Domanda. La "linea della fermezza", dopo la sconfitta del 14 dicembre e il voto più lontano, rischia di farle pagare un prezzo anche nel Pd? Risposta. «Sfortunatamente l`idea che le fasi cambino a ogni pie’ sospinto fa breccia anche nel centrosinistra. Pur non facendo pronostici, credo che il governo non arriverà alla fine della legislatura. Allora dico che il nostro campo si deve reggere su tre parole-chiave: tenuta, grinta e progetto. Berlusconi userà tutta la sua determinazione. Noi dobbiamo avere più grinta e più tenuta, non di meno. Nonostante la sua tenacia i sondaggi dimostrano che sta perdendo la presa sull`opinione pubblica mentre l`opposizione migliora la sua capacità di parlare ai cittadini. E poi si vota, altro che. A maggio dieci milioni di italiani vanno alle urne per le amministrative. A loro diciamo: vota per la tua città ma anche per il tuo Paese». Domanda. Ha detto che sarà un test nazionale. Se l`esito fosse negativo, si dimetterà? Risposta. «Non ci penso nemmeno a un esito negativo. So che si voterà in universo politico trasformato rispetto a cinque anni fa. Ma mi aspetto un buon segnale rispetto ai dati delle politiche, delle Europee e delle regionali. Sarebbe un messaggio nazionale». Domanda. Ci sono dubbi sull`autenticità dei dieci milioni di firme contro il premier. Online sono tantissime quelle taroccate. «Fra quelle già raccolte e quelle che arriveranno ai milioni di moduli distribuiti alle famiglie l`obiettivo è raggiunto. Sapevamo che su Internet ci saremmo esposti alla goliardia del centrodestra. Ma chi vuole metterla in burla sbaglia. Abbiamo una certa esperienza di banchetti: non è mai stato così facile raccogliere adesioni. Il nostro compito adesso è tenere viva questa straordinaria partecipazione. I sondaggi confermano che per gli italiani Berlusconi è l`ostacolo alla soluzione dei problemi. E non parliamo dell`immagine all`estero. Nei rapporti con certi regimi ci vuole il senso della misura. Il baciamano a Gheddafi è parso l`omaggio a un
dittatore non alla Libia. Oggi rischiamo di pagare un prezzo salato nel rapporto con quei popoli». Domanda. Il progetto del Pd è oscurato dalle incertezze sulle alleanze? Risposta. «Ho sempre detto che prima delle alleanze c`è il progetto di governo e che il Pd ha la responsabilità di proporlo. Abbiamo un pacchetto di riforme sociali e sulla democrazia. Da lì partiamo. La proposta politica del partito resta assolutamente ferma, si rivolge ai moderati e ai progressisti. Al momento giusto tireremo le somme. L`importante è che il Pd abbia questa impostazione generosa e aperta che ora viene compresa dai cittadini più ancora che dalle forze politiche». Domanda. La riforma della giustizia non è una legge ad personam. Il Pd può almeno aspettare il testo prima di emettere la sentenza? Risposta. «Le carte vanno viste, per carità. Il punto è che da 17 anni non vediamo mai niente di accettabile. Io non mi aspetto niente di buono. E nel frattempo ci sono nell`aria e in Parlamento ipotesi di ulteriori leggi ad personam che vanno inquadrate in un`offensiva generale del premier contro la magistratura alla quale ci opporremo. E la solita bandiera populistica di Berlusconi, il solito modo di non andare ai problemi concreti, la solita chiamata a un giudizio di Dio sulla sua persona. Le chiacchiere non possono nascondere che la giustizia è l`unico settore che non ha visto uno straccio di cambiamento a favore dei cittadini. La riforma è solo un gran de diversivo e la ricerca di un terreno di scontro». Domanda. Sui referendum il Pd ha le idee chiare? Risposta. «Sì all`abrogazione del legittimo impedimento. Si all`abrogazione della legge sul nucleare non per ragioni ideologiche ma perché siamo contro il piano del governo. Peraltro l`esecutivo ha appena fatto un danno alle energie rinnovabili, uno dei pochi settori in crescita, mettendolo nell`assoluta incertezza. Sull`acqua valuteremo. Abbiamo un progetto contro la privatizzazione, l`esito referendario ci porta verso una soluzione non convincente». Domanda. 23 parlamentari del Pd hanno abbandonato il partito in questi tre anni. Non è preoccupato? Risposta. «Mi dispiace molto. Ma registro che nel Paese siamo compresi meglio. Lo dicono i sondaggi». Domanda. Scegliere subito il candidato premier darebbe una mano all`opposizione? Risposta. «Quando ci saranno le elezioni sarà chiaro lo schieramento e verrà definito il leader che come in tutte le democrazie deve emergere da un processo politico. Anche negli Stati Uniti si decide il candidato in ragione della scadenza elettorale. Una certa deformazione del concetto di leadership è il riflesso del berlusconismo che è in noi, come diceva Gaber». Domanda. Lei è sempre in campo? Risposta. «Non escludo affatto la mia candidatura. Per il leader del maggior partito di opposizione oltre che un problema di volontà è un dovere d`ufficio esserci. Questo non significa mettere la persona davanti al processo politico».

2. DOMANI CENTO ANNI DI BATTAGLIE PER L’8 MARZO. I DANNI PROVOCATI DAL GOVERNO. I PROGETTI DEL MOVIMENTO DELLE DONNE. LE PROPOSTE DEL PD.
Domani, 8 marzo, compie cento anni la giornata internazionale della donna. In Italia è il momento per verificare i danni provocati dal governo Berlusconi, che non sono stati irrisori. La stampa. «Per alcuni anni ci si è illusi che ci fosse uguaglianza e che tutti gli articoli della Costituzione fossero attuati - spiega Valeria Fedeli, sindacalista, e fra le fondatrici del movimento «Se non ora quando» - Ora sappiamo che non è così e, quindi, l`8 marzo torna ad avere un ruolo centrale. Infatti le nostre manifestazioni parleranno di lavoro». Porteranno
in piazza tre richieste. Innanzitutto l`introduzione della legge 188 voluta dal governo Prodi e abrogata dal governo Berlusconi che cancellava le dimissioni in bianco, un foglio di dimissioni fatto firmare senza data al momento dell`assunzione che il datore di lavoro usa nel momento in cui la donna va in maternità per sbarazzarsene. Poi, un assegno di maternità universale per cinque mesi a tutte le madri, dipendenti o autonome, stabilì o precarie, a carico della fiscalità generale e non di un fondo Inps. Infine, il congedo obbligatorio (non solo facoltativo) per i padri retribuito al 100% per quindici giorni, come previsto dalla legge approvata dal Parlamento Europeo lo scorso ottobre. Le richieste delle donne del «Snoq» arriveranno domani pomeriggio da piazza Vittorio a Roma. Sul palco operaie tessili, giornaliste, insegnanti, sportive, scrittrici, migranti, studentesse, insieme a Claudia Pandolfi, Valeria Golino, e Carmen Consoli. II loro simbolo una coccarda rosa. Ma le sigle in piazza saranno molte, a conferma dell`importanza della giornata. All`interno del «Snoq» sono nati comitati di settore come le Donne e informazione che raggruppa le donne che si occupano dei mass media italiani. Oppure le donne dello sport capitanate dalla campionessa olimpica Josefa Idem. Ci saranno le donne dell`Udi con le mimose a spiegare che «il rito serve ancora», e le sigle più radicali, i collettivi. «L`Italia è un Paese in cui il lavoro delle donne viene considerato ancora non indispensabile - continua Valeria Fedeli - se vengono licenziate 300 lavoratrici, come è accaduto all`Omsa, ne parlano in pochi e non suscita alcuno scandalo. Se avessero perso il lavoro 300 uomini che sarebbe accaduto?». C`è ancora molto da fare, e dopo l`8 marzo le donne intendono andare avanti. «Non si torna più indietro ormai - racconta Francesca Izzo, docente universitaria, una delle fondatrici del «Snoq».

3. DOMANI LA CONSEGNA DELLE FIRME CONTRO BERLUSCONI A PALAZZO CHIGI. LO SFORZO DELLA DESTRA PER SMINUIRE L’INIZIATIVA NON E’ RIUSCITO A NASCONDERNE LO STRAORDINARIO SUCCESSO.
Domani, in occasione della giornata internazionale della donna, il Partito Democratico scenderà in piazza con una manifestazione (piazza di Pietra a Roma alle ore 16,00): sarà una tappa fondamentale nella mobilitazione per la raccolta delle firme per le dimissioni del presidente Berlusconi. In Piazza parlerà il segretario Pier Luigi Bersani. Poi una delegazione del Pd porterà le firme a palazzo Chigi, sede della presidenza del Consiglio.
Gli attacchi (anche materiali, con interventi sul sito del Pd) e l’attenzione ossessiva dei giornali del centrodestra indicano una cosa sola: lo straordinario successo dell’iniziativa che ha visto coinvolti i militanti e i simpatizzanti del Pd in tutta Italia ha dato un enorme fastidio a Berlusconi, al punto da far scattare il meccanismo difensivo della solita fabbrica del fango.

4. GLI IMPEGNI DEL PRESIDENTE. RIFORMA “EPOCALE” DELLA GIUSTIZIA PER ESORCIZZARE LE FOTO DI ARCORE. RIMPASTO PER PAGARE I DEBITI DEL CALCIOMERCATO. E DIFESA DEGLI INTRECCI CON I SOLDI LIBICI.
Questa settimana l’appuntamento più importante per il governo sarà la riunione del Consiglio dei ministri di giovedì: vi si discuterà la riforma costituzionale della giustizia. Una riforma “epocale” come ha preannunciato Berlusconi. Se tutto gli andrà per il meglio questi disegni di legge potranno diventare legge a causa dei tempi tecnici di discussione e voto
parlamentari verso la fine della legislatura ( il governo ci arriverà?). Ma intanto il battage pubblicitario ha uno scopo immediato: tenere sotto botta i giudici che devono intervenire nei confronti di Berlusconi. Il presidente del Consiglio fa la faccia feroce. In realtà ha paura. In questi giorni, per esempio, teme che le foto allegate ai fascicoli del caso Ruby possano venir fuori.
Prosegue intanto il lavorio per il rimpasto del governo che doveva servire a pagare i debiti del calciomercato in Parlamento ma che è diventato anche una causa di appetiti e guerre nella destra, anche in vista della ristrutturazione del Pdl. L’ex ministro Scajola avrebbe voluto tornare in campo (quello della casa che gli avevano pagato a sua insaputa), ma dell’Utri (condanna in appello a sette anni per i rapporti con la Mafia) ha detto di no: il Pdl deve restare nelle mani del coordinatore Verdini (anche lui indagato a vario titolo).
Ieri il Pd ha denunciato che il presidente del Consiglio ha investimenti personali insieme ai libici: «Berlusconi recida i legami con i fondi libici». Si tratta della quota del 10 per cento che, attraverso una società con sede a Malta, il fondo sovrano libico Lia detiene in Quinta Communications, la società di cinema e televisione in cui Berlusconi attraverso Fininvest è socio del finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar.


5. SCUOLA. GELMINI DEMOLISCE QUELLA PUBBLICA. BERLUSCONI OFFRE SOLDI A QUELLA PRIVATA. E’ IL PROGRAMMA DELLA DESTRA.
Mentre il presidente Berlusconi sta lavorando, come annunciato da tempo, alla preparazione dei buoni per le scuole paritarie, il ministro Gelmini ha assicurato ieri che la scuola pubblica potrà tranquillamente sopportare il taglio di altri 20 mila insegnanti (dopo il taglio di 87 mila cattedre, la fuoriuscita di 25 mila precari e con la prospettiva di avere a settembre tremila scuole senza dirigenti didattici). Il programma della destra fa progressi, alla faccia delle famiglie, degli insegnanti e del futuro degli alunni.

6. SANGUE E DRAMMI IN LIBIA. MENTRE L’OCCIDENTE FA I CONTI.
In Libia si combatte e Gheddafi spara sui ribelli con carri armati ed aerei. In Occidente ci si interroga sul che fare: iniziativa umanitaria? Intervento militare? Mediazione? L’indecisione regna sovrana.
Veltroni propone una manifestazione straordinaria degli italiani a sostegno del popolo libico.
L’unica cosa che si sta studiando con certezza in Occidente sono i costi. Il Messaggero: “C`è un numero che in queste ore circola in Confindustria: 23 miliardi di dollari. E` il prezzo che l`Italia rischia di pagare per il petrolio che si sta facendo sempre più prezioso. Un prezzo che porta con se una lunga scia di dolori: costi di produzione in salita, inflazione più alta, crescita ridotta, meno occupazione. Una spirale senza fine. I calcoli li hanno fatti gli economisti dì Viale dell`Astronomia. Basta prendere il livello attuale del prezzo del greggio, 115 dollari al barile, e proiettarlo su base annua. Risultato: alla fine del 2011 la bolletta energetica italiana salirebbe da 53 a 78 miliardi. Una mazzata tremenda

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