15 aprile 2011

La nota del mattino del 15 aprile 2011.


1. VITTORIO ARRIGONI E’ MORTO. UN ITALIANO HA PAGATO CON LA VITA NELLA STRISCIA DI GAZA PERCHE’ I SALAFITI POTESSERO DIMOSTRARE CHE SONO PIU’ ESTREMISTI DEI MILITANTI DI HAMAS.
Vittorio Arrigoni è stato trovato morto. L’operatore umanitario italiano era stato fatto prigioniero da un gruppo di militanti di un gruppo salafita, che ha così voluto sfidare Hamas nella striscia di Gaza. Non si capisce perché, per ottenere la liberazione di alcuni dei suoi uomini arrestati dalle milizie di Hamas, il Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc) abbia scelto di rapire un volontario italiano. Vittorio Arrigoni era giunto a Gaza nel 2008 e rimasto li come operatore umanitario della ong Movimento per la Solidarietà internazionale. I rapitori, in un video lanciato in rete, hanno attaccato in un colpo solo l`Italia: «Attacca i musulmani» (dove e quando non è specificato), Vittorio Arrigoni: «Diffonde vizi occidentali» e il leader di Hamas Ismail Haniyeh: «E` uno che opera contro la sharìa (la legge islamica) e che va abbattuto». Probabilmente Hamas non si aspettava questo tipo di attacco-ricatto da islamici ancor più radicali.

2. BERLUSCONI NON LASCIA, RADDOPPIA. DOPO LA PRESCRIZIONE BREVE, LE INTERCETTAZIONI E LA MODIFICA (IN PEGGIO) DELLA LEGGE ELETTORALE. ALFANO GIA’ MOLLATO. I RESPONSABILI A BOCCA ASCIUTTA. E ADESSO SI RICOMINCIA AL SENATO.
Chissà che cosa scriveranno nei prossimi giorni i quotidiani internazionali che qualche giorno fa avevano rilanciato in tutto il mondo l’intenzione di Silvio Berlusconi di lasciare la guida del governo e di lanciare come delfino il ministro della Giustizia Angelino Alfano. In poche ore di quelle angeliche dichiarazioni non è rimasto niente. Come previsto, Berlusconi non lascia niente. Anzi raddoppia: ieri in un incontro con i vertici dei gruppi parlamentari è stato chiaro: dopo il processo breve deve toccare alle intercettazioni. E non solo. Secondo alcune ricostruzioni di stampa, il premier intenderebbe ritoccare (in peggio) la legge elettorale (la porcata, come l’ha chiamata il suo artefice, il leghista Roberto Calderoli), inserendo al Senato un meccanismo come quello della Camera per assicurare al governo il controllo assoluto. Il presidente del Consiglio sente odore di elezioni politiche, dopo le amministrative. E intende preparare un percorso di guerra, con altri acquisti di parlamentari in modo da formare alla sua sinistra un partito di centro che sfidi il Terzo Polo di Casini, Fini, Rutelli.
Anche i cosiddetti responsabili per il momento sono rimasti a bocca asciutta: ottenuto il voto alla Camera, Berlusconi ha rinviato la loro nomina a sottosegretari.
La prossima settimana intanto si ricomincia con il processo breve al Senato. Il presidente Napolitano ha assicurato che valuterà con attenzione le norme di questo provvedimento, quando sarà il momento in cui lo avrà in mano per promulgarlo.

3. ECONOMIA. GLI INDUSTRIALI QUESTA VOLTA PARLANO: GLI INTERVENTI DEL GOVERNO SONO UNA SCATOLA VUOTA. FMI E BANKITALIA CONSIGLIANO PIU’ CRESCITA, COME DICE IL PD. I TAGLI DI TREMONTI ORA SI CHIAMANO MANUTENZIONE.
Altro che Piano nazionale delle riforme: quello presentato dal governo è il Piano Nazionale della Rassegnazione. La battuta è di Stefano Fassina, responsabile economia della segreteria del Pd, e spiega bene il contenuto dei provvedimenti sull’economia varati dal governo e scritti dal ministro Giulio Tremonti. Questa volta perfino gli industriali non sono riusciti a tacere: Montezemolo e Emma Marcegaglia hanno criticato duramente l’assenza di concretezza del governo. Come ha più volte segnalato il Pd con le sue proposte per il suo piano Nazionale delle Riforme, uno studio della Banca d’Italia rileva che senza una forzatura della crescita dell’economia almeno al due per cento l’anno (ora viaggiamo intorno all’1,1 per cento) alla fine anche i conti pubblici non terranno, perché la quantità delle entrate dello Stato dipende ovviamente dalla quantità di ricchezza prodotta (meno se ne produce, meno imposte incassa lo Stato, meno spese si possono finanziare). Secondo la Banca d’Italia la mancanza di crescita ci costerà da qui al 2016 35 miliardi di euro in tagli di spesa. Già quest’anno ci saranno manovre. “Tremonti parla di manutenzione” ha spiegato ieri Pier Luigi Bersani “ ma è chiaro che la traduzione è manovra economica e tagli”.
Il Fondo monetario internazionale indica nel lavoro il problema da mettere in cima a tutte le preoccupazioni in ogni paese.

4. IMMIGRAZIONE, DALLA LIBIA NUOVE MINACCE. E SULL’UNIONE EUROPEA. L’ITALIA SI RITROVA SCHIERATA SULLA LINEA DI LE PEN.
Il colonnello Gheddafi ha liberato decine di migliaia di persone che teneva prigioniere e che provenivano da altri paesi africani. Secondo gli esperti ascoltati al Copasir (la commissione parlamentare sui servizi segreti) c’è il pericolo di un’ondata di arrivi dalla Libia sulle coste italiane. Il governo invece sostiene che il peggio è passato. E ovviamente non si attrezza per gestire l’emergenza.
Intanto, gli attacchi leghisti all’Unione europea hanno trovato un alleato: Marine Le Pen, campionessa dell’estrema destra francese, ha annunciato che proporrà un referendum per lasciare l’Europa.

5. A FORZA DI PARLARE DI SPARI, ALLA FINE SONO ANCHE ARRIVATI. MA IN ITALIA.
A forza di parlare come se nulla fosse di milioni di uomini in armi nella padania, di fucili, di sparare agli immigrati sui barconi, alla fine gli spari sono arrivati sul serio. Ma in Italia.
Ieri è stato ferito uno dei leader del gruppo di destra romano Casa Pound. Chi ha qualche anno sulle spalle ed ha già vissuto la strategia della tensione e gli anni di piombo ha provato un brivido gelido alla schiena. La discesa agli inferi può cominciare anche così. Bisogna tenere alta l’attenzione.

6. L’ESTREMISMO E’ SEMPRE UN’ARMA CHE TI SI RITORCE CONTRO.
Alberto Asor Rosa, intellettuale tra i più prestigiosi in Italia, ha scritto sul Manifesto che occorre che le istituzioni italiane fermino Berlusconi. La sortita dell’anziano professore è stata critica dalle forze politiche di centrosinistra (“sono esterefatto” ha detto Enrico
Letta), ma è stata accolta come una manna dalla destra. Giuliano Ferrara ci ha imbastito sopra una campagna sul tentativo di golpe, finita in onda a reti unificate su tutti i telegiornali direttamente controllati da Berlusconi o a lui vicini.

7. RIFORMA DEI PARTITI. LE PROPOSTE DI SPOSETTI, DI CASTAGNETTI E DI VELTRONI, CHE INSIEME A PISANU RILANCIA ANCHE L’IDEA DI UN GOVERNO DI TRANSIZIONE PER RISCRIVERE LA LEGGE ELETTORALE.
Molti articoli in questi giorni parlano delle proposte di legge presentate dai parlamenti del Pd sul tema dei partiti. I quotidiani hanno parlato solo delle parti che riguardano primarie e finanziamento pubblico, tralasciando altri aspetti anche importanti. Nei giorni passati sono state al centro dell’attenzione le proposte di Castagnetti e di Sposetti, volte ad applicare la Costituzione, a regolare la vita interna dei partiti, a imporre il ricorso obbligatorio alle primarie, pena la secca riduzione dei finanziamenti pubblici. E non solo. Sposetti, accanto all’attuale finanziamento pubblico, aveva previsto il sostegno finanziario a fondazioni politiche. Ieri ha rettificato il tiro, lasciando solo il finanziamento ai partiti e nelle cifre di oggi.
Walter Veltroni ha presentato ieri in una conferenza stampa la sua proposta su questi temi, con l’idea di introdurre obbligatoriamente il ricorso alle primarie e prevedendo una penalizzazione nel finanziamento pubblico per i partiti che non dovessero farlo. Su Il Corriere della Sera oggi Veltroni ha anche firmato un articolo in coppia con Giuseppe Pisanu, senatore del Pdl, per rilanciare l’idea di superare questa fase di stallo della politica con un governo di “decantazione” tra le diverse forze politiche presenti in Parlamento, che faccia la riforma della legge elettorale per tornare poi al voto su proposte alternative.
LA BATTAGLIA DELL’INFORMAZIONE. LA RAI CON I CONTI IN ROSSO FA PESSIMA INFORMAZIONE MA POTREBBE TAGLIARE LE SUE TRASMISSIONI MIGLIORI. E MEDIASET GUADAGNA.
La Corte dei Conti ha messo a nudo ieri il disastro dei conti Rai dopo gli ultimi anni di governo berlusconiano, con l’azienda piegata agli interessi politici del presidente del Consiglio e che ha lasciato molto spazio agli interessi economici di Mediaset. Invece di fare mea culpa, adesso il centro destra si accinge a usare questi dati per tentare di cancellare le trasmissioni di gran successo (ma che Berlusconi non ama) che fanno informazione non subalterna (Fazio, Gabbanelli, Santoro) e che portano una montagna di pubblicità alla Rai. Così oltre alla beffa un altro danno: perché la pubblicità che si perderebbe con queste trasmissioni rischierebbe di finire in casa Mediaset.

Nessun commento:

Posta un commento