1. SI SCRIVE PRESCRIZIONE BREVE, SI LEGGE AMNISTIA. DA OGGI 190 VOTAZIONI ALLA CAMERA PER FAR SALTARE IL PROCESSO MILLS ( E QUALCHE ALTRO MIGLIAIO DI PROCEDIMENTI). BERLUSCONI ARRINGA LA FOLLA CONTRO I GIUDICI. E PERFINO IL CORRIERE DICE BASTA.
Dopo l’incredibile arringa contro i giudici pronunciata ieri dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, davanti al palazzo di Giustizia di Milano, oggi prende il via la battaglia finale della destra per far approvare alla Camera il cosiddetto processo breve e, più in particolare, le norme sulla prescrizione breve per gli incensurati. L’obiettivo è di chiudere la partita entro la settimana, per poi passare al Senato e provare ad approvare definitivamente la norma che farebbe saltare da subito il processo Mills contro Silvio Berlusconi: un procedimento per corruzione dove il corrotto (l’avvocato David Mills) è già stato condannato, non avendo scudi e legittimi impedimenti da far valere; e dove ora è più che probabile la condanna dell’accusato di corruzione (Berlusconi), con l’aggravante inevitabile di una pena accessoria che si chiama interdizione dai pubblici uffici, dato che le udienze sono riprese dopo che la Corte Costituzionale ha fatto venir meno scudi Alfano e legittimi impedimenti anche per il premier. Il Partito Democratico e le altre opposizioni daranno battaglia palmo a palmo contro quella che viene definita da tutti una legge vergogna: pur di salvare Berlusconi dai suoi processi, la maggioranza si appresta infatti a forzare la legge introducendo una norma che rischia di far saltare migliaia di processi, salvando migliaia di delinquenti. Basti pensare che con la prescrizione breve si chiuderebbero senza esito anche alcuni processi per disastro colposo (per esempio quello di Viareggio, con 31 morti causati da un deragliamento). Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, parla di «legge vergogna perché introduce una vera e propria amnistia». Ben 190 saranno le votazioni da oggi a fine settimana. I tempi a disposizione dell’opposizione sono contingentati. Ma il Pd si prepara a trasformare l’aula di Montecitorio in un Vietnam per il governo e i partiti che lo sostengono. Il centrodestra ha paura, dopo le dimostrazioni di incapacità e debolezza mostrate nelle scorse settimane. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha chiamato a raccolta tutti i deputati. Sarà una battaglia durissima. Fuori dall’aula di Montecitorio, nelle piazze di diverse città, in primo luogo Roma, vi saranno manifestazioni di protesta, presidi per la democrazia. E in particolare verranno a Roma a manifestare la propria indignazione i familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio. Ancora una volta, insomma, il paese sarà dilaniato dalla battaglia sui problemi personali di Berlusconi, mentre bisognerebbe occuparsi di tutt’altro, a cominciare dal lavoro che manca. Perfino Il Corriere della Sera, finora molto accomodante con il governo di Berlusconi, oggi ha in prima pagina un fondo su queste lacerazioni che si conclude significativamente così: “Stavolta c`è bisogno di una svolta vera, altrimenti non si vivacchia ma si sprofonda. E le elezioni potrebbero risultare il male minore”.
2. IMMIGRAZIONE. LE DESTRE AL GOVERNO IMPONGONO ALL’EUROPA LA LINEA DEGLI EGOISMI NAZIONALI. L’ITALIA PAGA ANCHE LA PROPRIA IMPRESENTABILITA’ E L’INCAPACITA’ DEL GOVERNO. BERSANI: FUORI DALL’UE? E DOVE NELL’UNIONE AFRICANA? Ieri il Consiglio dell’Unione europea ha considerato prematura l’attivazione della direttiva 55 del 2001 sulla protezione temporanea per i profughi dai paesi del Nord Africa. Come dire: ha bocciato la richiesta italiana di concedere visti provvisori per poter poi spedire i profughi e immigrati nel resto d’Europa. La ragione? I numeri sono gestibili. Se il governo italiano non ci riesce è perché non vuole o non è capace. In effetti, quando ci fu l’arrivo dei profughi dal Kosovo i numeri furono il doppio di quelli attuali e allora (Centrosinistra al governo) non si verificarono i drammi ai quali gli italiani assistono ormai tutti i giorni. “A Lampedusa questo governo non è stato in grado di allestire nemmeno i bagni chimici” ha detto Bersani. In secondo luogo, l’Italia aveva una forte politica europeista e dunque difficilmente sarebbe stata ostacolata dagli altri paesi. Infine, in Europa ancora non aveva prevalso il vento di destra che ha portato molti governi, a cominciare da quello italiano, a chiudersi nell’”ognuno pensi a se stesso”. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ieri ha commentato la riunione europea chiedendo apertamente se abbia ancora un senso restare in Europa. Un altro strappo insomma. Pier Luigi Bersani ha commentato: “Vogliono portarci fuori dall’Europa. E dove? Nell’Unione africana?”. Numerose le prese di posizione dei rappresentanti del Pd, da Livia Turco a Lapo Pistelli, da Piero Fassino ad Anna Finocchiaro. "L'antieuropeismo del governo è pari solo alla sua incapacità nell'affrontare l'emergenza immigrazione che viene dalla crisi dei regimi del Nord Africa" ha detto in particolare la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro. "Ascoltare Berlusconi e oggi Maroni e Frattini fare affermazioni antieuropee perché l'Europa non accetta le scelte compiute dal governo italiano farebbe un po' sorridere se non fosse per la gravità della situazione. Questo governo, e la Lega soprattutto, hanno bistrattato, deriso e ignorato l'Europa per anni. E oggi il paradosso è che la destra italiana accusa la destra europea delle stesse sue colpe. Se oggi l'Europa è così riluttante ad assumersi le sue responsabilità su una questione così importante come quella dei flussi migratori dipende dal fatto che in gran parte dell'Europa ci sono governi di destra che su questo tema sono molto molto ostili e praticano purtroppo le stesse politiche fallimentari che il governo italiano ha praticato in questi anni". Senza contare che scene come quelle di un presidente del Consiglio che arringa la folla contro la magistratura, hanno fatto notare ieri Turco e Pistelli, contribuisce a bruciare la credibilità italiana di fronte alle altre nazioni democratiche europee.
3. IL PD ALL’ATTACCO SULL’ECONOMIA: DA TEMPO IL PARTITO HA APERTO UN TAVOLO DI CONFRONTO CON LE PARTI SOCIALI SULLE PROPRIE PROPOSTE DI RIFORMA. SE CONFINDUSTRIA VUOLE, VENGA A DISCUTERE CON NOI. INTERVISTA DI BERSANI A LA REPUBBLICA. Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, ha detto ieri che gli imprenditori sono stati lasciati soli. Ieri lo ha ripetuto l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Di fronte a queste affermazioni il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha rilasciato ieri una lunga intervista a La Repubblica per rilanciare l’affondo del partito sui temi dell’economia, avendo il Pd predisposto le proprie proposte per il rilancio del paese e già avviato con numero incontri il confronto su questi temi con le parti sociali. Da La Repubblica. «Emma Marcegaglia ha descritto la realtà. Ma deve fare ancora un passo avanti perché non si può non vedere che l`ostacolo che impedisce di cambiare rotta è questo presidente del Consiglio, avvitato intorno ai suoi problemi». Domanda. La Confindustria dovrebbe chiedere le dimissioni di Berlusconi? «Dovrebbe chiedere la rimozione dell`ostacolo. Non pretendo che dica via Berlusconi e dentro Bersani, ma che dica quello che tutti gli imprenditori che girano il mondo hanno ben capito», risponde Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, il giorno dopo l`attacco della presidente degli industriali all`immobilismo del governo. La Marcegaglia, tuttavia, considera l`intera politica chiusa nel proprio recinto e accusa l`opposizione, quindi anche il Pd, di non incalzare il governo sui temi dell`economia. «Francamente, in tutta amicizia, questa accusa non l`accetto proprio. Mi dica lei quale altra forza d`opposizione in Europa ha presentato il suo programma di riforme, esattamente quello che Bruxelles chiede ai governi. Sono novanta pagine, siamo pronti a discuterne anche con gli industriali. Se poi si riferisce al fatto che non riusciamo a discutere di economia, mi sento la prima vittima perché non ci si diverte "a passare le notti" sul processo breve. Ma l`agenda politica la detta il governo». Nella cui agenda c`è la costituzione di un fondo per salvare l`italianità delle imprese considerate strategiche come la Parmalat. Lei è favorevole? «Sono assolutamente contrario all`idea che c`è un fondo e che a decidere che fame sarà il ministro dell`Economia. Sono contrario a questa nebulosità. Andrebbe ribaltato l`approccio: si fissano le nuove frontiera per la nostra industria, quella tradizionale e quella innovativa, e poi, dentro le regole europee, si scelgono gli strumenti adatti. In questa logica vanno considerati anche gli interventi di capitali pubblici. Il governo ha invece messo il carro davanti ai buoi, ha fissato una improbabile linea Maginot che, per definizione, non porta da nessuna parte». Ma per lei Parmalat deve restare italiana? «Non mi piace l`idea dello "spezzatino" e temo che dopo due anni di sonno si possa combattere una guerra per il senso di colpa portare alla rovina l`impresa. Bisogna cercare un contrappeso nazionale ai francesi ma soprattutto serve un piano industriale. Lactalis l`ha promesso: dov`è?». Luca di Montezemolo, questa volta, ha apprezzato le dichiarazioni di Marcegaglia dopo averne criticato «l`assordante silenzio». Considera Montezemolo un potenziale alleato o un concorrente per la leadership del centro sinistra? «Ho già detto che se dovesse toccare a me la guida del centro sinistra non metterei il mio nome sulla scheda elettorale. E’ finita l`epoca dell`uomo solo. Le leadership si fanno sui progetti e sui percorsi collettivi come nelle altre democrazie. Dopodiché tutte le energie sono benvenute». La caduta di Geronzi segna davvero una svolta nel capitalismo italiano? «Vedremo, certo la novità c`è. Bisognerà aspettare per capire se si tratta di un semplice ribaltone o di un cambiamento. L`importante è che ciascuno faccia il proprio mestiere: gli assicuratori, i banchieri, gli imprenditori e i politici stessi. Quando i mestieri si mescolano il cambiamento non c`è». Le dimissioni di Geronzi sono una sconfitta anche per Berlusconi? «Certo Berlusconi non ci sarà rimasto bene. Non credo che non sapesse nulla. Penso, piuttosto, che sarà stato distratto dalle sue cose...». La Cgil ha proposto una patrimoniale sui superricchi. E’ d`accordo? «Abbiamo un`altra idea. Penso che, pur comprendendone le finalità, gli svantaggi siano superiori ai vantaggi. Noi proponiamo di spostare il peso della tassazione dal lavoro e le imprese alle rendite finanziarie e mobiliari. E riteniamo che serva una seria operazione contro l`evasione fiscale. Per questa via si arriva a risultati ben comparabili con quelli indicati dalla Cgil». Se fosse al governo, cosa metterebbe nel Piano nazionale per le riforme? «Tre priorità: la riforma fiscale, le liberalizzazioni, la lotta alla precarietà». Si può pensare di ridurre il dualismo nel mercato del lavoro senza ritoccare anche le tutele previdenziali dei lavoratori con contratto standard? «La questione clou è far pagare meno il lavoro stabile e di più quello precario. A chi ripropone ancora un presunto conflitto tra padri e figli consiglio di andarsi a fare un giro nella realtà e di liberarsi delle ideologie. La realtà è che, in questa epoca, il lavoro è dovunque vulnerabile, a parte il pubblico impiego. Il che non significa che non si debbano fare dei passi per un diritto comune del lavoro a cominciare dai precari».
4. DOMANI CONSIGLIO DEI MINISTRI SU FINANZA PUBBLICA E PIANO RIFORME GOVERNO. MA DALL’FMI INTANTO ARRIVA UN AVVERTIMENTO A TREMONTI: BISEGNERA’ FARE UN’ALTRA MANOVRA. Il Consiglio dei ministri è convocato per domani. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, presenterà il Def, documento che getta le basi per poi presentare bilancio e legge di stabilità (l’ex finanziaria), ma anche il piano nazionale delle riforme che l’Italia deve consegnare a Bruxelles entro fine mese. Tremonti, pressato da Berlusconi che vorrebbe esibire uno straccio di proposta di riforma fiscale (non importa che sia attuabile o no) da esibire in campagna elettorale, presenterà documenti con molte promesse e numerose rassicurazioni. Ma il Fondo monetario internazionale lo ha già gelato: “L`Italia avrà bisogno di misure addizionali per raggiungere l`obiettivo di portare il deficit pubblico sotto il 3% del Pil nel 2013, a causa della bassa crescita prevista per il 2011 e il 2012” ha dichiarato ieri l`economista del Fmi, Joerg Decressin, alla presentazione del "World Economic Outlook.
5. MENTRE I RIFLETTORI STANNO PUNTATI ALTROVE, MASI RISCHIA DI AZZOPPARE I CONTI RAI, GIA’ IN ROSSO, PUR DI SMONTARE LE TRASMISSIONI CHE DANNO FASTIDIO ALLA DESTRA. Paolo Ruffini, direttore dei Rai Tre ha già scritto otto lettere per il rinnovo dei contratti che consentiranno la prossima stagione di riavere Ballarò, Report e Che tempo che fa, trasmissioni che producono pubblicità e utili per l’azienda. Ma il direttore generale della Rai Mauro Masi lascia tutto fermo. L’indicazione di Berlusconi di fermare se possibile le trasmissioni considerate ostili al governo o comunque libere dall’informazione preconfezionata a palazzo Grazioli rischia così di danneggiare ancora il bilancio della Rai, che si prevede già in rosso.
6. FUKUSCHIMA COME CHERNOBYL. TONNELLATE DI MACERIE RADIOATTIVE. DAL GIAPPONE UNA STORIA CHE NON VA DIMENTICATA. Un altro, terribile terremoto ha sconvolto ieri il Giappone. Ma soprattutto ormai fa paura il disastro della centrale nucleare di Fukushima per la quale il governo nipponico di appresta a decretare l’allarme massimo, lo stesso livello che riguardò Chernobyl. Basti pensare che oltre alla difficoltà di riportare sotto pieno controllo i diversi reattori nucleari della centrale ormai è chiaro che sono stati contaminati milioni di tonnellate di detriti provocati dalla distruzione dovuta allo tsunami di un mese fa. Da La Repubblica: “Lungo la costa spazzata via dallo tsunami restano tra 80 e 200 milioni di tonnellate di macerie. Mare e fango hanno fuso corpi e detriti con quantità enormi di sostanze tossiche: carburante, vernici, elementi chimici usati dalle industrie, materiale elettronico. Tale magma è stato contaminato dalle radiazioni atomiche di Fukushima e costituisce oggi una montagna di scorie non smaltibili. Nessuno sa dove e come trattare questa nuova immondizia sismica”. 7. COSTA D’AVORIO, LIBIA, SIRIA. IL TERREMOTO CONTINUA. Arrestato ieri da truppe dell’Onu il presidente della Costa d’Avorio Gbagbo, che non voleva lasciare il potere dopo aver perso le elezioni. In Libia i ribelli non mollano e chiedono l’uscita di scena di Gheddafi. In Siria sono riprese le proteste di piazza. Insomma, anche se queste notizie sono passate nelle pagine interne dei quotidiani e non sono più nei titoli di testa dei telegiornali, il risveglio dell’Africa e dei paesi della costa Sud del Mediterraneo non è finito. E l’Occidente industrializzato, a cominciare dall’Italia, ci deve fare i conti.
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