28 luglio 2011

Nota del mattino del 27 luglio 2011.


1. ECONOMIA 1. GLI USA ALLA RICERCA DI UN ACCORDO A POCHE ORE DAL BARATRO. L’EUROPA CHE SI MUOVE AL RALLENTATORE. I MERCATI CHE ATTACCANO. LA GRECIA RI-DECLASSATA. E L’ITALIA CHE RISCHIA.
Anche oggi borse in tempesta. Negli Usa ancora non si è riusciti a trovare un accordo tra repubblicani e democratici sul livello che deve avere il debito pubblico. Il 2 agosto scade il termine oltre il quale lo Stato non potrà più emettere titoli per trovare i soldi per il proprio funzionamento.
In Europa la lentezza con la quale si sta realizzando il piano salva-Grecia e un nuovo declassamento della Grecia da parte delle agenzie di rating sono diventate la nuova occasione per gli attacchi della speculazione.
L’Italia rischia di pagare il conto salato della caduta di credibilità del governo. Si è di nuovo ampliata la distanza tra i rendimenti che gli investitori attendono dai nostri Bpt rispetto agli interessi offerti dai più sicuri Bund tedeschi. E oggi si svolge nuova asta dei Btp.
Da Il Corriere della Sera. Massimo Mucchetti: “Feroci ribassi. Repentine risalite. Nuove, scoraggianti cadute. Le azioni delle banche italiane, cuore della Borsa di Milano e architrave dell`economia, tracollano sotto il peso della speculazione sulle obbligazioni degli Stati periferici dell`Eurozona e anche, ormai, su quelle nazionali. Un banchiere ieri osservava come il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi sia ora analogo a quello della Grecia di 18 mesi fa. Deutsche Bank ha pressoché azzerato il rischio Italia nel suo portafoglio. E mentre infuria questa tempesta, al di là dell`Atlantico i Treasury bond vanno ancora bene, nonostante l`euro venga scambiato con il dollaro al 23% in più rispetto agli esordi, nonostante il dissidio tra Congresso e Casa Bianca minacci di provocare l`insolvenza tecnica dell`amministrazione federale e nonostante l`agenzia Egan-Jones abbia ridotto il rating del debito del Tesoro Usa, forse perché la pagano gli investitori e non i venditori di titoli. Tutto fa emergere la subalternità di molti soggetti di mercato, che erano e vorrebbero restare padroni del mondo, alla politica nel momento in cui, paradossalmente, la politica mostra la propria impotenza di fronte ad altri soggetti, che scommettono contro. E l’Italia vi aggiunge l’inadeguatezza del governo. La European Banldng Association aveva sottoposto 91 banche agli stress test per chiarire quali fossero sottocapitalizzate e quali no: un esercizio privato per soluzioni di mercato. Eppure, le azioni bancarie sono state vendute a piene mani prima e dopo l`esito degli esami. Perché? I test tenevano conto solo dei titoli di Stato detenuti per il trading, pari, dice Mediobanca Securities, a non più del 18% del totale messo a libro in media dai banchieri. Dunque, nascondevano la reale dimensione del rischio potenziale in situazioni avverse. Unicredit, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi, per stare in Italia, hanno in casa titoli di Stato domestici ben oltre i propri patrimoni di vigilanza. La frana dei titoli bancari sembrava poter essere fermata dall`accordo Merkel-Sarkozy sul finanziamento del Fondo salva Stati e salva banche. Come il Tesoro Usa rassicurò Wall Street impegnandosi a evitare altri crac Lehman, così i governi dell`Eurozona cercavano di tranquillizzare le Borse stendendo un cordone sanitario attorno alla Grecia. Ieri l`industria finanziaria era stata salvata dagli Stati, oggi gli Stati salvano uno di loro sperando che tanto (o tanto poco?) basti a fermare il contagio e con ciò salvando per la seconda volta l`industria finanziaria. Ma l`operazione zoppica. L`effetto dell`accordo europeo è durato lo spazio di un
mattino. Perché? Le spiegazioni tecniche non mancano. Intanto, quello di Merkel e Sarkozy è soltanto un pagherò e fino a quando l`assegno vero non viene staccato la Banca centrale europea s`impegnerà poco a comprare i titoli spazzatura: il suo bilancio ha limiti precisi; le garanzie degli Stati alla Bce valgono in quanto diventano reali. L`Eurozona fatica a passare dal dire al fare, perché il senso di giustizia si declina all`interno di uno Stato in modo diverso da come si declina tra Stati associati ma indipendenti. Dentro il singolo Stato far pagare i ricchi può essere un atto di giustizia sociale; nelle relazioni interstatali viene visto come un premio ai furbi e ai fannulloni. Imporre virtù è sempre arduo, ma dentro uno Stato lo è un po’ meno che tra Stati. Eppure, l`Eurozona impotente ha tuttora conti pubblici assai migliori e più trasparenti di quelli degli Usa. Nell`Eurozona, il debito pubblico comprende sia le obbligazioni emesse o garantite dal Tesoro che le obbligazioni degli enti locali. Il debito pubblico italiano al 12% del Pil tutto questo comprende. Il debito pubblico americano di cui oggi si parla, invece, è solo quello del Tesoro di 14.342 miliardi di dollari. Ma poi ci sono anche 2.446 miliardi degli enti locali e circa 5 mila miliardi delle agenzie governative che finanziano l`edilizia. Il debito pubblico americano vero è pari al 144% del Pil. E a fronte di questa montagna c`è un debito delle famiglie e delle imprese nettamente superiore a quello europeo. Moody`s, S&P e Fitch sembrano usare due pesi e due misure. Giustificano il giudizio ancora eccellente sul debito americano con la possibilità che venga rimborsato stampando dollari che, grazie alla potenza politica e militare dello Stato emittente, vengono tuttora accettati nel mondo. Una specie di imperialismo, a questo punto, straccione. E tuttavia l`Europa disunita sul piano politico e senza un`idea condivisa di società sarà ancora più debole. E l`Italia dal governo inesistente in balia degli eventi. Si può sperare ancora che la speculazione si fermi alla Grecia? Forse. Ma come garantirlo se non si mettono in campo risorse di capitale davvero enormi? Gli eurobond saranno ottimi, ma sempre di debiti si tratta. E le banche non possono contrastare la crisi dei grandi debiti sovrani a colpi di aumenti di capitale. Ma fino a quando la politica non si darà l`obiettivo di smontare la frenetica industria finanziaria che deve macinare milioni di operazioni senza perdere tempo a valutare i rischi, non cambierà nulla e le tre agenzie bugiarde saranno sempre credute. E come potrebbe essere diversamente se i loro rating privati hanno corso legale nei bilanci dove servono a qualificare i titoli anche ai fini della Vigilanza? Si potrebbe eliminare questo appalto improprio? Sulla carta sì. E una pluralità di agenzie aiuterebbe. Ma come farebbero le grandi imprese e gli Stati a emettere obbligazioni senza rating sui mercati dei capitali aperti e che effetto avrebbero rating fortemente contrastanti? Forse sta arrivando il momento di cercare una risposta coraggiosa alla questione di fondo rimasta fin qui inevasa: si può uscire dalla Grande Crisi, indotta dall`eccesso di finanza e di debito privato, che è all`origine degli attuali eccessi pubblici, con le vecchie politiche dei primi anni Novanta, appena un po’ riverniciate?

2. ECONOMIA 2. IMPRESE E LAVORATORI CHIEDONO DISCONTINUITA’.
Con una iniziativa straordinaria, tutte le organizzazioni rappresentative degli imprenditori e dei lavoratori, con l’unica eccezione della Uil che ha ritrattato, hanno chiesto ieri di aprire una nuova fase per la salvezza del paese. Un patto corale per la crescita capace di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione. E’ la conferma più plateale dell’incapacità del governo e della scarsa credibilità di Berlusconi. E testimonia la preoccupazione del mondo dell’economia e del lavoro per il futuro.
Il Pd ha apprezzato il passo di industriali, banchieri, cooperatori, artigiani, commercianti e lavoratori dipendenti, chiedendo che il governo si dimetta e si apra una nuova pagina della storia italiana.

3. ECONOMIA 3. MENTRE INFURIA LA BUFERA E GLI ITALIANI RISCHIANO DI PAGARE PREZZI SALATI IL GOVERNO PENSA AGLI UFFICI DEI FINTI MINISTERI Al NORD E AL PROCESSO LUNGO PER SALVARE BERLUSCONI.
Di fronte ai problemi degli italiani ed alla bufera che incombe sui mercati il governo pensa ad altro. Ieri Berlusconi ha presentato due nuovi ministri, tra cui Nitto Palma alla Giustizia. Primo obiettivo: portare a casa il processo lungo, le norme per vanificare il processo Ruby. Non solo. Per far contento Bossi, il presidente del Consiglio ha consentito alla Lega di mettere in scena il trasferimento dei ministeri al Nord. Anche se si tratta, materialmente, di un paio di camere, questo passaggio è stato dal punto di vista istituzionale un pasticcio così ingarbugliato da spingere il presidente Giorgio Napolitano ad intervenire. Oggi in Consiglio dei ministri sarà il principale argomento all’ordine del giorno. Semmai ce ne fosse stato bisogno, è l’ulteriore prova dell’inadeguatezza di questo governo e della necessità di una vera e profonda discontinuità. L’Italia ha bisogno di andare non solo oltre Berlusconi, ma anche oltre il berlusconismo.

4. FREQUENZE DIGITALI E DISTRAZIONE DI MASSA. MENTRE TUTTI I RIFLETTORI SONO PUNTATI DA UN’ALTRA PARTE PARTONO LE GARE PER LE NUOVE FREQUENZE DEL DIGITALE TERRESTRE. E MEDIASET E’ IN PRIMA FILA PER PRENDERLE GRATIS.
Da L’Unità. L`eterno Natale di Mediaset porterà ad una strage digitale. Una strage di tv locali, per la precisione, che subiranno quello che si configura come un vero e proprio esproprio di frequenze televisive. Non solo. Alle emittenti verrà negato il diritto di ricorrere alla giustizia amministrativa: chi si ribella, si troverà in casa la polizia, con la prospettiva di tre anni di carcere. Autore di questa nuova trovata «ad aziendam» il ministro Paolo Romani, con un meccanismo che de facto risarcisce l`azienda del premier del maxi-risarcimento dovuto alla Cir di De Benedetti con un cadeau da 300 milioni di euro, il tutto a scapito dell`emittenza locale. Il meccanismo è semplice (e, a suo modo, feroce): a settembre si terranno due gare per l`ulteriore assegnazione di frequenze digitali, di cui la prima riservata agli operatori di telefonia mobile, mentre la seconda è un beauty contest (cioè un "concorso di bellezza" al posto di un’asta competitiva) per sei super-frequenze digitali, in grado di trasportare ciascuna sei canali televisivi. In pratica, saranno i concorrenti dai punteggi più alti per quel che concerne requisiti tecnici e commerciali ad accaparrarsi (gratuitamente) l`ambito premio: è del tutto evidente che si tratterà di Mediaset e Rai. «A scapito degli editori emergenti», rileva il deputato Pd Vinicio Peluffo, membro della commissione dì vigilanza Rai. Che mette il dito nella piaga: «Le tv locali sono beffate due volte: i nove segnali destinati a essere venduti all`asta agli operatori di telecomunicazione erano stati assegnati alle tv locali solo sei mesi fa. Un regalo che vale 300 milioni. Pari alla metà della somma pagata all`Ingegner De Benedetti». A fronte dell`esproprio, il ministro Giulio Tremonti - in un`ottima concertazione interna all`esecutivo ha previsto un indennizzo che Peluffo definisce «poco più che simbolico», ossia 240 milioni da suddividersi tra tutti. E nell`ultima manovra appena varata il responsabile dell`economia ha pure inserito una norma che blocca la possibilità delle tv di ricorrere al Tar: «E se non saranno acquiescenti - spiega Peluffo - la polizia interverrà a blindare gli impianti, con l`avvio di procedimenti penali con reclusione di tre anni, addebito di danni e interessi nonché privazione del risarcimento. Una follia. Praticamente non si trattano così nemmeno gli squatter». Appunto. Ora, secondo le associazioni di settore l`esproprio riguarderebbe circa 200 emittenti. Le quali, nel loro complesso, sono già duramente segnate dal passaggio alle meraviglie del digitale terrestre. La
promessa era stata quella di più spazio per tutti, con la magnifica prospettiva di maggiore pluralismo. Figurarsi: Rai e Mediaset hanno occupato l`occupabile, le tv locali sono state spinte nel fondo più buio della galassia digitale, più o meno alle cifre triple del vostro telecomando. Con un conseguente calo di ascolti e, in sovrappiù, una vistosa flessione dei fatturati pubblicitari, fagocitati pur’essi da Publitalia: che, avendo molto più spazio da offrire, spalmato su più canali, evidentemente ha allargato la sua concorrenza agli ambiti che finora erano di pertinenza delle private. Una storia di straordinaria sopraffazione. Dove ha un suo ruolo anche un ulteriore convitato di pietra: la legge italiana, che stabilisce con chiarezza che un terzo delle frequenze digitali debbano essere destinate alle tv locali. Peluffo ride amaro: «Certo, è ovvio che così si apra la strada ad una caterva di ricorsi, perché siamo di fronte ad un vero e proprio mostro giuridico. Un`ennesima dimostrazione del conflitto d`interessi e dei provincialismo italiano in campo televisivo, a fronte di un`Europa che ogni giorno ci chiede di aprire il mercato, non certo di introdurre ulteriori elementi discorsivi della libera concorrenza. Per questo, come già avanzato da Paolo Gentiloni, chiediamo al governo di assegnare queste frequenze agli operatori locali, già costretti a liberare la banda destinata all`accesso a Internet». Chissà se Paolo Romani si ricorda dei bei tempi in cui gestiva Tvl Radiotelevisione Libera, la seconda emittente libera d`Italia, e poi quando, dal 1976 al 1985 fu il direttore generale di Rete A, o quando, dopo esser passato da Telelombardia, finì a dirigere Lombardia7 fino al 1995. Oggi, che spesso viene accusato di essere un po` troppo vicino agli interessi di Mediaset, fa parlare di sé come aspirante strangolatore delle tv libere. Che dire: forse è solo la malattia senile del berlusconismo”.

5. LA FABBRICA DEL FANGO. BERSANI E TUTTO IL PARTITO FANNO MURO. UN CONTO SONO LE INCHIESTE CHE VANNO RISPETTATE. UN CONTO E’ LA GIUSTA SEVERITA’ VERSO SE STESSI. UN ALTRO CALUNNIE E MONTATURE AD ARTE. QUERELE CONTRO IL GIORNALE E LIBERO CHE PARLANO DI UN PARTITO DI LADRI E DI PIZZO. SONO GLI STESSI GIORNALI DEL METODO BOFFO.
Noi democratici siamo giustamente severi con noi stessi. Abbiamo chiarito fino in fondo che abbiamo rispetto massimo per il lavoro della magistratura. Abbiamo dimostrato fino in fondo di saper riflettere e affrontare le critiche che riceviamo. Le nostre regole interne sono già più severe rispetto a quelle di altre formazioni politiche e proponiamo a noi stessi e a tutti gli altri ulteriori passi in avanti. Ma di fronte a calunnie e alla macchina del fango con le quali si sta tentando di frenare l’iniziativa politica del partito e di sporcare tutti i militanti, tutti i dirigenti, è giusto reagire duramente. Per questo ieri il segretario Pier Luigi Bersani, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla Camera, ha difeso il buon nome del Pd e annunciato che si sta studiando anche un’azione di massa per la salvaguardia della dignità del partito. “Le macchine del fango in azione, se sperano di intimorirci si sbagliano di grosso. Abbiamo capito cosa sta accadendo”. “Il Pd è totalmente estraneo a tutte le vicende di cui si parla - ha dichiarato Bersani - le critiche le accettiamo, ma aggressioni, calunnie e fango no. Da oggi cominciano a partire delle querele e delle richieste di risarcimento danni. Sto facendo studiare la possibilità di fare queste richieste di risarcimento come ‘class action’ da parte di tutti gli iscritti al Pd – ha aggiunto - perché essendo il partito una proprietà indivisa, una società, gli insulti riguardano ciascun componente.
Il Segretario democratico ha voluto anche ribadire che “queste vicende non faranno chiudere la bocca al PD su quanto sta accadendo da altre parti. Noi ci stiamo muovendo su quattro principi - ha chiarito ai giornalisti - che sono: rispetto assoluto della magistratura; cittadini uguali davanti alla legge; chi è investito da inchieste fa un passo indietro al netto della presunzione di innocenza e
regole più stringenti per la trasparenza e il controllo nei partiti. Piuttosto vorrei capire perché queste cose vengono chieste solo a noi e non ad altri - ha domandato ironicamente il Segretario PD - A guardare i giornali c'è da rimanere allibiti. Se questi principi sono giusti, perché non si chiedono anche a tutti gli altri partiti che invece si comportano all'opposto?".
Bindi, Letta, Finocchiaro, Franceschini e moltissimi parlamentari, membri della segreteria, presidenti di regione e segretari regionali hanno fatto muro ieri sulla linea della giusta severità che il Pd deve praticare verso se stesso, ma anche della difesa intransigente del partito, dei suoi militanti, dei suoi dirigenti da accuse messe in piedi senza motivo dalla macchina del fango avviata da Il Giornale, da Libero, da Panorama (i giornali berlusconiani) per ostacolare l’iniziativa politica del Pd e distrarre l’opinione pubblica dalle malefatte dei dirigenti della maggioranza, dalla iniqua, pesante e sbagliata manovra economica che il governo ha scaricato sui ceti medi e bassi e dal fallimento palese dell’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi

Nessun commento:

Posta un commento