L'associazione ambientalista chiede all'assessore Cattaneo di ridimensionare le opere stradali per non tagliare i treni.
La Lombardia decida di puntare su una mobilità collettiva efficiente, anche rinunciando a nuovi nastri d'asfalto. I tagli non li vuole nessuno, ma Cattaneo adesso che è diventato padrone delle ferrovie regionali non può solo atteggiarsi a vittima, dopo che per vent'anni la Regione Lombardia non ha fatto altro che sviluppare impossibili “project financing” per riempire il territorio di autostrade.
Lo sforzo di riduzione del debito pubblico deve partire anche da una cura dimagrante per progetti, come BreBeMi, TEM, Pedemontana o terza pista di Malpensa, destinati a pesare per anni sulle casse dello Stato, perché impostati su piani di finanziamento privato che non possono stare in piedi.
“Siamo dalla parte delle Regioni che contestano i tagli insostenibili ai servizi pubblici, e diciamo che un ulteriore aumento di tariffe per il trasporto pubblico sarebbe inaccettabile – dichiara Damiano Di Simine, presidente Legambiente Lombardia - Ma con questo non perdoniamo vent'anni di errori e spese insostenibili per costruire nuove autostrade, né le inefficienze del monopolista ferroviario lombardo. La Regione Lombardia rischia di pagare, insieme ai tagli, anche la mancanza di una strategia per la mobilità, troppi progetti e troppe risorse vincolate in autostrade hanno tarpato le ali al sistema della mobilità collettiva rimasto inadeguato a rispondere alla domanda di trasporto: occorre concentrare le risorse per aumentare l'efficienza di tutti i mezzi pubblici, perché è questo il più grande investimento per lo sviluppo di una regione metropolitana come la Lombardia”.
Per impedire che i tagli ai trasporti facciano esplodere il traffico automobilistico, occorrono scelte coraggiose, come la realizzazione di una low emission zone che preveda, come da tempo avviene in Svizzera, che risorse dalle tariffe autostradali e dalle accise sui carburanti vengano trasferite al sostegno della mobilità collettiva, che non è solo un servizio essenziale, ma una vera e propria “infrastruttura per lo sviluppo”. Garantire una mobilità collettiva economica, puntuale e capillare è l'unico modo per rendere competitiva la metropoli lombarda, che da tempo, su questo fronte, non regge il confronto con le altre grandi regioni europee.
15/09/2011
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