14 dicembre 2011

Parchi e Parcheggi.


Ricevo, e volentieri pubblico, da un lettore del blog, uno spunto in "risposta" al mio primo testo.


Ma un bel parco, ma …

A parte la battuta ad effetto, ma inesatta, che  respirare = consumare, perché l’effetto del respiro non è un consumo ma lo uno scambio tra esseri viventi eterotrofi e autotrofi di ossigeno e anidride carbonica; infatti  per diverse centinaia di migliaia il processo non ha consumato proprio niente.

La domanda concreta e politica è perché si consuma territorio.

Se la risposta è lo scambio di oneri contro la possibilità di fare affari magari sfruttando manodopera ricattabile e in nero, con il risultato di appartamenti vuoti, io non ci sto.
 Se invece si tratta veramente di fornire una abitazione dignitosa a nuove famiglie locali o anche provenienti da lontano è un’altra questione.
Chiediamoci se i nostri costruttori sono benemeriti che garantiscono quello che dovrebbe essere un diritto (la casa) o qualcosa di differente.

Il  “consumo di suolo” è veramente un consumo, perché una volta usato è restituibile solo con altro consumo inoltre stravolge drammaticamente l’equilibrio della natura di cui il respirare di prima è un esempio.

Un caso devastante di consumo di suolo è la pedemontana (a prescindere che serva o che non serva) costruire ai suoi lati è consumo di suolo da evitare (ricorda l’outlet che avrebbe probabilmente aperto una prassi malefica). Non è questa, l’arrivo di pedemontana, una sfida per la Sulbiate futura?
Ma ci servono proprio tutti i supermercati sul territorio?

Il consumo di suolo zero esiste ed è molto concreto: un esempio a Lissone (non c’è spazio per costruire perché si è costruito ovunque) un altro a Cassinetta di Lugagnano (non si costruisce per scelta). Scegliamo, o almeno tendiamo, tra i due il modello a cui tendere  nella  “Sulbiate che vorrei”.

Se è vero che il suolo, l’acqua, l’aria, l’energia (e molto altro) sono beni comuni, non solo dei viventi, ma soprattutto di quelli che verranno il nostro comportamento etico dovrebbe essere ben differente da quello di cavallette parassite.

Per quanto riguarda i parchi lo slogan della Sulbiate che vorrei è : more parks less car parks.
Ma non per la gioia degli immobiliaristi di specularci attorno.

Carissimo, quello che dici è corretto: se qualcuno ha da fornirci un esempio di costruttore che non cerchi il profitto ce lo dica (soprattutto mi faccia sapere se esiste la chimera di un costruttore che non pretenda di essere pagato in tutto o in parte in nero)!
Visto che con queste realtà dobbiamo convivere, è giusto che anche loro vengano "invogliate" o indottrinate.
Per fare un esempio concreto, un comune potrebbe (può? deve?) concedere il permesso a edificare solo nel caso in cui l'edificio venga costruito in classe energetica A+, nulla di meno, e solo con determinate caratteristiche energetiche (pannelli solari e fotovoltaici obbligatori, caldaie a condensazione, chi più ne ha più ne metta).
Sul consumo "zero" mi trovi in parte daccordo, soprattutto nel fatto che il concetto di riciclo dovrebbe essere applicato in prima istanza alle abitazioni e strutture. Secondo me è da irresponsabili consentire la nascita di una nuova costruzione se prima non si sono ampliate, sistemate, elevate di classe le strutture attuali.
Probabilmente questi esempi di ristrutturazione avvengono solo nei luoghi dove il consumo territoriale è già stato portato al limite, oppure dove c'è stata una decisione politica presa a monte.
Per la Sulbiate che vorrei, la visione di crescita e il piano di sviluppo dovrebbero tendere proprio a questo. Con i piedi per terra si può ammettere un consumo del territorio ma che sia il minimo possibile, e più intelligente possibile.

Una volta definite le aree "intoccabili" della città, il consumo diventa per forza limitato a quanto rimane.
Ci torneremo presto.

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