6 aprile 2012

La nota del mattino del 06/04/2012.

1. LAVORO. COME PREVISTO, I FALCHI FAVOREVOLI ALLA ROTTURA ORA VORREBBERO
ARMARE UNA CONTROFFENSIVA. CONFINDUSTRIA PROTESTA. PDL SULLE BARRICATE.
MONTI E FORNERO REPLICANO. IN PARLAMENTO SARA’ BATTAGLIA.
Come previsto, la sconfitta brucia. Tutti coloro che avrebbero gongolato per uno strappo e la
divisione dei sindacati, per mostrare lo scalpo della Cgil sui licenziamenti ai mercati finanziari,
da ieri sono in fibrillazione per tentare una controffensiva: Confindustria, falchi Pdl, corifei
della flessibilità come panacea di tutti i mali.

Emma Marcegaglia, presidente ancora per poco della Confindustria, in un’intervista al
Financial Times ha detto: “Pessima riforma”. “Fino a tre mesi fa ve la potevate solo sognare” le
ha risposto il presidente del Consiglio Mario Monti, mentre tutti i falchi del Pdl, a cominciare
dall’ex ministro delle divisioni Maurizio Sacconi, annunciano battaglia parlamentare.
Il Passaggio in Parlamento non sarà una passeggiata. Ma bisognerà reggere. Il Pd ha vinto con
la ragionevolezza. Ora occorre fare presto e bene per chiudere questa fase e aprire quella degli
interventi per creare lavoro.
2. CRISI 1. DA ANNI BERSANI E GLI ECONOMISTI DEL PD AVVERTONO SULLO SCIVOLAMENTO
INDIETRO DELL’ITALIA. PER ANNI LE FAVOLE BERLUSCONIANE SONO STATE PRESE PER
BUONE DAI GIORNALI CHE HANNO SPARSO OTTIMISMO E ANCHE OSCURATO ANALISI E
PROPOSTE DEL PD. ORA SI SCOPRE CHE RISPARMI, REDDITI E CONSUMI DELLE FAMIGLIE
SONO AL LIVELLO DI 17 ANNI FA. E CHE BISOGNA RILANCIARE LA CRESCITA.
Gli italiani non sono più le formiche del risparmio ma stanno diventando cicale, più per
necessità che per scelta. Lo dice il dato sulla propensione al risparmio delle famiglie che nel
2011 è crollata al 12%, il livello più basso da11995. La diminuzione sull`anno precedente
è stata dello 0,7%. La crisi ha portato indietro di 17 anni le lancette dell`orologio per molti
italiani. I numeri li ha presentati l`Istat che ieri ha diffuso l`indagine su «reddito e risparmio
delle famiglie e profitti delle società» spiegando anche che il potere di acquisto delle famiglie
nel 2011 è diminuito dello 0,5% anche perché nel 2011 i redditi sono cresciuti meno
dell`inflazione. Stando alle rilevazioni dell`Istituto centrale di statistica, lo scorso anno il
reddito disponibile in valori correnti è aumentato del 2,1%. Nell`ultimo trimestre ha registrato
un aumento dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dell`l,l% rispetto a quello
corrispondente del 2010. Negli ultimi tre mesi del 2011 la riduzione è stata dello 0,3% rispetto
ai tre mesi precedenti e dell`1,9% rispetto al quarto trimestre 2010. I segnali di difficoltà sono
arrivati dall`Istat proprio mentre l`Ocse registrava, per il nostro Paese, una contrazione dei pil
dello 0,7% nel quarto trimestre dell`anno passato, dopo un -0,2% registrato nei precedenti tre
mesi dell`anno. E se le famiglie soffrono, alle aziende non va meglio. Secondo l`Istat, la quota
di profitto delle società non finanziarie si è attestata al 40,4%, il valore più basso dal 1995, con
una riduzione di 1,1 punti rispetto al 2010. Nel quarto trimestre, è stata pari al 40,3%, (-0,6
punti percentuali sul trimestre precedente e -0,9 punti sul corrispondente periodo 2010). I numeri su risparmio e reddito si vedono anche nelle scelte di consumo degli italiani che, alle prese con i conti di ogni mese, hanno cambiato abitudini al supermercato. L`effetto immediato delle difficoltà è un ulteriore taglio agli acquisti, non solo quelli superflui ma anche quelli di prima necessità come gli alimentari. Lo ha detto la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, commentando il rapporto diffuso dall`Istat ieri. Nel 2011, infatti, i consumi di cibo e bevande sono diminuiti del 2%. Gli italiani continuano a comprare poco e, quando lo fanno, passano per sconti e promozioni commerciali o cercano il massimo risparmio nelle cattedrali del «low-cost». Nell`anno, ha ricordato la Cia, oltre la metà delle famiglie italiane ha ammesso di aver modificato il menù quotidiano, il 35% di aver limitato gli acquisti e quasi il 40% di essersi rivolto nella maggior parte dei casi a discount e hard-discount. Significa che quasi 10 milioni di famiglie oggi riempiono di meno le buste della spesa, spesso perdendo anche in qualità del prodotto. Di contro, con un aumento record del 53%, a registrare performance migliori dei discount sono solo gli acquisti diretti dal produttore dove, dice la Coldiretti, lo scorso anno hanno fatto la spesa 9,2 milioni di italiani che hanno tagliato le intermediazioni pur di non rinunciare alla qualità dei prodotti.
Oggi l’Italia si trova dunque a fare i conti con una crisi durissima. Da anni il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, così come tutti gli economisti non proni alle lusinghe del governo di Silvio Berlusconi, ricordava che da tutte le statistiche economiche l’Italia risultava scivolare sempre più indietro, fino al punto che alcuno hanno cominciato a parlare di declino.
Berlusconi, Tremonti, Bossi, Brunetta e tutti gli altri sorridenti hanno invece raccontato che non era vero, che noi stavamo meglio degli altri. Che non c’erano problemi.
I grandi giornali e le tv hanno per anni sostenuto quelle favole, per larga parte oscurando anche le analisi e le proposte per uscirne del Pd.
Ora si scopre che il Pd aveva ragione. E se la crisi fosse stata affrontata per tempo non staremmo in questa situazione. Certo anche l’Italia vivrebbe le difficoltà dovute alla crisi internazionale provocata dalla finanza, ma non così grave, non così peggiore rispetto agli altri paesi.
Non bisogna dimenticarlo. Anzi, bisogna ricordarlo anche a coloro che o sono stati convinti prima, o hanno fatto finta di non vedere, non sapere, non capire, mentre vedevano, sapevano e sentivano benissimo. C’è una responsabilità ineliminabile delle classi dirigenti italiane. Le stesse che mettono in questi mesi la politica sul banco degli accusati.
3. CRISI 2. LA SPAGNA FA PAURA. IL TANTO INNEGGIATO PREMIER DI DESTRA RAJOI AVRA’ FATTO UNA RIFORMA DRASTICA SUL LAVORO, MA STA ANDANDO A FONDO. METTENDO A RISCHIO L’EUROPA. UN’ALTRA PROVA CHE ABBIAMO RAGIONE NOI.
La crisi finanziaria della Spagna fa paura. Il premier Mariano Rajoy, campione della destra e indicato come vero riformatore dai falchi italiani per la riforma del lavoro a strappo, con conseguenti proteste nelle piazze di tutta la Spagna, è diventato l’appestatore d’Europa, a causa del deficit fuori controllo. Ieri lo spread tra i bonos spagnoli e i bund tedeschi è tornato sopra quota 400, finendo per mandare sotto pressione anche l’Italia.
Semmai ce ne fosse ancora bisogno, questa vicenda dimostra due cose incontrovertibili. La prima: o l’Europa cambia politica economica, e lancia una politica continentale per la crescita oltre che per il rigore dei conti pubblici (come sostengono i progressisti europei, da Hollande a Bersani, fino al tedesco Gabriel), o il rischio resta altissimo. La seconda cosa che la vicenda di
Rajoy dimostra riguarda da vicino il dibattito sulla riforma del lavoro: non è vero che se fai una riforma che mette sotto scacco i sindacati e libera i licenziamenti i mercati ti guardano con rispetto. Questa è solo ideologia. La realtà è un’altra cosa.
4. PARTITI. E’ ORA DI VARARE UNA RIFORMA PER METTERE SOTTO CONTROLLO I BILANCI COME PROPONE E FA GIA’ IL PD.
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha inviato ieri a Pierferdinando Casini e Angelino Alfano una lettera per sollecitare una immediata iniziativa per approvare in tempi strettissimi una legge che metta sotto controllo i bilanci dei partiti e garantisca trasparenza. “Credo – ha scritto Bersani - che in queste ore possiamo condividere una forte preoccupazione. I fatti gravissimi evidenziati dalle recenti inchieste giudiziarie in relazione alla gestione delle risorse pubbliche attribuite ai partiti rendono ormai improrogabile il cambiamento delle normative che regolano la trasparenza e i controlli dei bilanci dei partiti. Su questi temi sono state depositate in Parlamento da diverse forze politiche proposte di legge che prospettano soluzioni largamente condivide. Mi pare ci siano dunque le condizioni politiche per approvare in tempi brevissimi una legge di pochi articoli che abbia una corsia di assoluta priorità. Tale legge, considerate le proposte in campo e un loro possibile comune denominatore potrebbe prevedere a mio avviso:
1) L’obbligo di sottoporre i bilanci dei partiti alla verifica e alla certificazione da parte di società di revisione esterne e indipendenti;
2) L’attribuzione alla Corte dei Conti del controllo dei bilanci dei partiti;
3) La pubblicazione dei bilanci dei partiti sui siti internet dei partiti stessi e sul sito istituzionale della Camera dei Deputati;
4) La riduzione a cinquemila euro della soglia oltre la quale è obbligatoria la dichiarazione congiunta per le erogazioni liberali ai partiti;
5) Il rafforzamento delle sanzioni, prevedendo una decurtazione dei rimborsi elettorali proporzionata alla gravità delle irregolarità riscontrate, fino a concorrenza dell’importo dei rimborsi dovuti per l’anno in corso.
Sono convinto che su questi ed eventuali altri punti sia possibile costruire un ampio consenso tra le forze politiche presenti in Parlamento, rispondendo con rapidità ed efficacia alla forte domanda di trasparenza che sale dall’opinione pubblica e che il Presidente Napolitano ha raccolto sollecitando adeguate iniziative in sede parlamentare”.
Immediate le risposte positive di Casini e Alfano.

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