17 luglio 2012

Cosa possiamo fare di più sui rifiuti?

E’ evidente che i rifiuti sono uno dei tanti problemi che l’umanità si è voluta creare.

Solo 100 anni fa non esisteva un “problema” di rifiuti, probabilmente 200 anni fa non ne era nemmeno ben definito il suo concetto. E si che l’uomo è presente sulla terra da 200 mila anni!

Riciclare e riutilizzare i materiali dovrebbe essere una prassi addirittura ovvia. Perché utilizzare la cellulosa dalle foreste quando è disponibile dai giornali vecchi? Perché scavare miniere per i metalli quando sono già disponibili da parti che non utilizziamo? Per quanto siano affermazioni banali non sono invece scontate se su circa 8000 comuni italiani solo circa 1100 sono ricicloni.

Ma il vero e unico modo per risolvere il problema dei problemi è quello di non produrre rifiuti, o almeno di ridurli in modo considerevole.


Questa è una questione culturale e di stile di vita.
  • Per quale ragione devo avere (e pagare) 2 etti di plastica e carta per ogni etto di prosciutto? Nessuna. Mi devo solo rifiutare che il salumiere mi metta un foglio di plastica tra le fette! Che le fette si attaccano è solo un falso alibi.
  • Per quale ragione devo avere una bottiglia di plastica per un litro di acqua? Basta bere quella del rubinetto. Che sia meno buona è una balla della pubblicità che ahimè ha convinto molti.
  • Per quale ragione devo asciugare il tavolo con un rotolo di cellulosa o pulirmi il naso con la carta? Nessuna, uno straccio o un fazzoletto che si lava è anche meglio.
Gli esempi riempirebbero un’enciclopedia: c’è allora la speranza e la possibilità di non dover vivere sommersi dai rifiuti, possibilità che non è del tutto irreale come hanno riportato le cronache.

Ci si può provare!
  • Per esempio comportandoci da consumatori consapevoli: evitare il più possibile la grande distribuzione e i suoi imballaggi, rivolgersi ai negozi di vicinato pretendendo di acquistare solo quello che serve e non le loro confezioni.
  • Chiediamo i detersivi alla spina, la frutta e la verdura senza guanto e sacchetto, facciamo porre il formaggio nel contenitore portato da casa.
Se tutti chiederemo queste cose i commercianti si adegueranno perché “il cliente ha sempre ragione”.

Anche nei programmi elettorali delle scorse elezioni era scritto che fosse necessario incentivare “il commercio di vicinato”… avanti allora incentiviamolo, queste prassi sarebbero un benefit importante di questa incentivazione. No costi per le confezioni, no costi di smaltimento!

E’ questa utopia? E’ questo realizzabile? NO! Alla prima domanda. Si! Alla seconda.

Lo dimostrano tutte quelle persone e famiglie che si aggregano in un GAS (gruppo di acquisto solidale) per fare delle scelte di acquisto consapevoli e rispettose delle persone e dell’ambiente. Inoltre, in un GAS si coltivano anche e soprattutto relazioni tra persone.

Gli acquisti collettivi in un GAS hanno imballaggi minimi; vaschette, vasetti e cassette sono lavate da chi utilizza, e restituite al fornitore per un loro riuso.

Il precedente post di Teorema sui comuni ricicloni (Si può fare di più) evidenziava come l’indice di gestione fosse il parametro per misurare la propensione ambientale di un comune rispetto ai rifiuti. Più è bassa la produzione pro capite di rifiuti più si innalza il valore dell’indice, ecco quindi alcuni suggerimenti per risalire un po’ la classifica dei comuni ricicloni (oltre che a socializzare) senza impegnarsi maggiormente con la percentuale di riciclo.

Giores Ciborish


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