19 gennaio 2013

Formigoni o Maroni cosa cambia? Ambrosoli intervistato da Europa.

Il candidato del centrosinistra Umberto Ambrosoli ospite in redazione. Per parlare di una campagna elettorale in salita ma ancora aperta.





EUROPA. La Lombardia è sempre stata una terra ostile per il centrosinistra. Di recente l’aspettativa si è capovolta: ci si è illusi che si possa vincere facile. Oggi, invece, dai sondaggi scopriamo che lo scontro per il Pirellone è molto incerto. Com’è possibile che, dopo 17 anni, i lombardi possano ancora essere tentati dal voto alla coppia Maroni-Formigoni?
UMBERTO AMBROSOLI. I primi sondaggi non registravano la sostanziale coesione del centrodestra e il fatto che la campagna elettorale non fosse ancora partita. Nell’ultimo mese e mezzo, poi, Milano e molte città della regione sono state tappezzate di manifesti di Maroni, ai limiti dell’imbarazzante, tra l’altro con slogan accattivanti come “il 75 per cento delle tasse deve rimanere nelle tasche dei lombardi”. Alla questione fiscale la Lombardia si è sempre mostrata sensibile perché la tassazione è pesante e incide in modo oneroso, soprattutto se i servizi – come quelli ferroviari – non sono all’altezza. Nonostante tutto il dato concreto oggi ci dice che in regione Lombardia il centrosinstra ha la possibilità concreta di vincere. In queste ore stanno perquisendo gli uffici della Lega in via Bellerio per lo scandalo delle quote latte. Non è un fatto nuovo, ci sono state anche delle sentenze in merito. Forse l’entusiasmo ci aveva fatto pensare che potesse essere tutto facile. Quando ho accettato questo impegno ero pienamente consapevole che la strada fosse in salita perché conosco i miei limiti, anche dal punto di vista territoriale, e so che non basta presentarmi con la mia faccia nelle valli bergamasche per avere il consenso. I sondaggi dicono che tutto è possibile. Una parte consistente dei cittadini non ha nessuna intenzione di credere ancora a delle promesse mancate. E se guardiamo a un’esperienza importante come quella di Pisapia, che certo non risolve l’intera Lombardia, i sondaggi non avevano minimamente percepito la volontà di cambiamento dei milanesi.

Uno slogan suo – che possa rispondere a quello che anche lei definisce efficace del “75 per cento delle tasse nelle tasche dei lombardi” – quale sarà?
Non ho slogan perché li trovo ingannatori. Partiamo dalla consapevolezza che il governo della Lombardia non è stato capace di contenere la crisi che si è abbattuta su tutto il territorio nazionale. Se la Lombardia è una regione migliore delle altre avrebbe dovuto contenerla meglio delle altre: non è così. Anzi, ha fatto peggio. E se ci confrontiamo con il resto d’Europa il potere d’acquisto dei cittadini lombardi è crollato esattamente come quello del resto d’Italia. Creare sviluppo e lavoro è il nostro primo obiettivo. Per questo abbiamo pensato alla creazione di un veicolo, una Banca regionale di sviluppo, capace di raccogliere – attraverso la Banca europea degli investimenti, la Cassa depositi e prestiti, le fondazioni bancarie – risorse da destinare a settori innovativi capaci di creare posti di lavoro duraturi e sostenibili. Noi siamo sanzionati regolarmente dall’Unione europea per la qualità dell’aria in regione. Perché non investire più risorse nella green economy? Il veicolo cui pensiamo è destinato a creare fiducia nel sistema creditizio e a riattivare un volano che non si limita ai settori nei quali investe. Potrebbe anche supportare le grandi aziende delle infrastrutture (aeroporti e autostrade) senza cadere nei limiti del patto di stabilità.
Alle perquisizioni in via Bellerio Maroni e gli altri big della Lega sembra abbiano opposto l’immunità parlamentare. Cosa ne pensa?
Mi sembra un comportamento antitetico rispetto alla trasparenza che è dovuta ad ogni cittadino e mi sembra perfettamente sintomatico di ciò che ci aspetta se dovesse governare loro. Ma non accadrà.
Oggi “Europa” si è rivolta all’Agcom perché faccia rispettare la parità di presenza in tv tra lei e Maroni. Uno squilibrio evidente sia a livello di tg nazionali che regionali. Che ne pensa?
Sono contento di unirmi alla vostra richiesta. Io parlo lo stesso a tutti i cittadini lombardi ma pretendo di avere le stesse possibilità degli altri. Oggi ho notato che Maroni ha iniziato la sua attività politica l’anno in cui sono nato iscrivendosi al movimento marxista-leninista. Fa politica da quarant’anni, gode di una notorietà maggiore, non ha bisogno di regali in televisione.
Lo schieramento che la sostiene è composto solo da militanti e gruppi dirigenti o si sta allargando? E i partiti hanno un ruolo?
Io ho sempre guardato i partiti da fuori, da cittadino, anche con un certo spirito critico, per esempio rispetto alle tematiche della legalità, che magari coinvolgono l’1 per mille di chi milita nei partiti ma che possono travolgerne l’immagine intera. Quando mi è stata proposta la possibilità di candidarmi ho ritenuto possibile farlo solo nel caso vi fosse stato un mondo civico sufficientemente coeso da bilanciare la forza dei partiti. In questi mesi ho visto che il mondo civico c’è, non lo è ma va organizzato, mentre quello dei partiti l’ho apprezzato soprattutto per lo spirito volontaristico. Le primarie regionali si sono celebrate il weekend successivo rispetto a quelle nazionali: una macchina messa in piedi da seimila persone, tutti volontari, che hanno lavorato sotto la pioggia e nel freddo. Quello spirito sta animando sia i militanti che i vertici in questa campagna.
Il Pd nazionale ha aperto una questione sulla candidatura di Albertini. Condivide quell’atteggiamento?
La sua presenza arricchisce il confronto. Stop. per il resto la candidatura Albertini rappresenta la seconda candidatura che il Pdl offre in regione. Albertini non è il rappresentante del movimento voluto da Monti. Fino a dieci giorni prima chiedeva di essere il candidato del Pdl. Ho la sensazione che sia l’ultimo a credere nel senso di quello che sta facendo. Il suo è un progetto radicalmente diverso dal nostro: noi nasciamo dalla contestazione a Formigoni, lui l’ha avuto come suo sponsor.
Oggi (ieri per chi legge, ndr) la "Stampa" descrive una Comunione e liberazione divisa su Maroni e il sostegno alla Lega. La sua impressione è che finirà per stare con Formigoni, con il quale divide le responsabilità di alcune scelte clientelari?
Io conosco molto poco la realtà concreta di Cl. Ne conosco alcune realtà di impegno sociale che vedo antitetiche rispetto a una gestione del potere molto fino a se stessa come quella dell’ex governatore.
Sappiamo che il peso di uomini di Cl nella gestione del potere in regione Lombardia è stato determinante ed è stato reso possibile da notevoli capacità di mobilitazione dell’elettorato. Ricordo il disappunto con cui, pochi mesi fa, alcuni appartenenti alla base più sociale di Cl commentavano il comportamento di Formigoni, sottolineando quanto lontano fosse dai valori che pensavano lui interpretasse. Non so se la dimenticanza è un’abitudine. Non so se la libertà di scegliere alternative sia un elemento marcato in Cl. So che esiste un disagio, che è stato manifestato anche sui media dai vertici spirituali del movimento e che avrebbe una sola occasione per rappresentarsi.
Il budget della regione è rappresentato in gran parte dalla sanità. In quasi tutte le regioni italiane la sanità è un mezzo disastro. Guardando la Lombardia da fuori non si ha la stessa impressione.
La sanità in Lombardia è di altissimo livello da ben prima dell’avvento di Formigoni. Questo non ha evitato che, proprio per la gestione del governatore e del suo entourage, si verificassero condizioni che rischiano di cambiare il giudizio sulla sanità lombarda e comprometterne la sostenibilità. Mi riferisco alla vicenda della clinica Maugeri che ha caratteristiche simili al caso San Raffaele, con conseguenze che stanno pagando tutti i cittadini lombardi. Dall’altro lato c’è il caso Santa Rita, che dimostra come il sistema dei controlli non sia stato sufficiente a evitare certi rischi. Ma anche il sistema di controllo sui soggetti accreditati evidentemente non funzionava. Quando è saltato il San Raffaele Formigoni si è premurato di far sapere che la regione non aveva i titoli per guardare dentro i bilanci della struttura sanitaria.
Ma come, continui a foraggiare una realtà che non puoi controllare? Il problema principale della sanità lombarda lo ha espresso il medico personale di Umberto Bossi, divenuto assessore alla sanità in Lombardia, il quale ha candidamente dichiarato che vi deve essere una coerenza tra il risultato delle urne e le nomine dei direttori generali. Il problema di fondo è il senso del merito rispetto alla salute e alle persone. L’altro giorno parlavo con un’ex studentessa universitaria la quale, giustamente, si lamentava di non aver trovato un posto di lavoro. «Sono stata la migliore alle elementari, alle medie, ho preso ottimi voti all’università, ho imparato le lingue, ho fatto tutto quello che mi hanno chiesto di fare». Cosa le rispondiamo? Ti manca una cosa: la tessera del partito? Questo è quello che davvero distrugge il sistema lombardo.
Cos’è successo con i Radicali?
Credo che dobbiamo riconoscere ai Radicali il merito di tante battaglie. Per esempio, per restare alla Lombardia, i referendum ambientali, la pretese di trasparenza, l’impegno sulla vicenda delle firme false di Formigoni. A loro si deve molto. Però la sensazione di vedere utilizzata la campagna per le regionali per portare l’attenzione su un tema che nulla ha a che vedere con i poteri di una regione mi è sembrata non coerente con questa coalizione.

(a cura di Giovanni Cocconi)

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