21 giugno 2013

Convenzione di Istanbul

Si riparte da Istanbul: per aiutare le donne

Il Senato ha approvato in via definitiva la ratifica della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza alle donne. Il provvedimento, già passato alla Camera

Femminicidio  Femminicidio
È finita con un lungo applauso e l'approvazione in Senato, con 276 voti a favore e un astenuto, la discussione sulla ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza alle donne siglata a Istanbul nel maggio del 2011.



Il provvedimento, già passato alla Camera, è stato approvato in via definitiva ed è legge, entrando nell'ordinamento giudiziario del nostro Paese, ma servono le ratifiche di altri 5 Paesi perché possa entrare in vigore.

Prima della votazione, l'Aula ha osservato un minuto di raccoglimento per ricordare, tutte le donne, ragazze, bambine che hanno subito violenza fisica e psicologica.

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"L'approvazione definitiva della ratifica della Convenzione di Istanbul è una grande vittoria del Parlamento più femminile della storia della Repubblica italiana e delle tante donne che dentro e fuori le istituzioni hanno combattuto per veder realizzato questo risultato", commenta Roberta Agostini, Responsabile Donne PD

"L'Italia è uno dei primi Paesi Ue a recepire la Convenzione ed il Parlamento oggi ha dato un segnale forte. Ora contro la violenza sulle donne occorre non fermarsi: c'è bisogno di prevenzione, monitoraggio e risorse, servono misure legislative e politiche concrete che recepiscano i contenuti della Convenzione ed e' necessario che, sulla spinta di una efficace sollecitazione della comunità internazionale, si raggiungano le ratifiche necessarie da parte degli stati europei per permetterne la piena entrata in vigore".

'E' un atto importante, che impegna questo Parlamento a realizzare misure concrete, come il finanziamento dei centri antiviolenza'', ha dichiarato la vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, che ha proposto di lavorare su tre punti per rendere gli obiettivi della Convenzione effettiva: stereotipi, linguaggio, educazione.

"I primi due punti - ha osservato la senatrice del PD - sono costruzioni sociali radicate, fino a divenire idee stabili che si tramandano tra generazioni, nelle famiglie, nelle scuole. Le cose hanno iniziato a cambiare da quando il movimento femminista e femminile ha proposto una diversa idea della donna. Ma adeguare il linguaggio e superare la banalizzazione delle scorciatoie cognitive è difficile e lento, e siamo molto indietro", ha osservato Fedeli. "Per quel che riguarda l'educazione, è il mezzo più potente per cambiare il mondo e per produrre una società più giusta e con meno violenza''.

"Siamo giustamente fieri della nostra legislazione in materia di violenza sessuale, stalking, maltrattamento, tratta. Però evidentemente, se ancora ieri sera una donna, a San Giovanni Natisone, è stata accoltellata a morte dal marito davanti ai suoi figli di 8 e 5 anni, non abbiamo fatto abbastanza". Lo ha ricordato la senatrice Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali, nella dichiarazione di voto per il Pd sulla ratifica della Convenzione di Istanbul. "Servono prevenzione, informazione, educazione, affermazione della libertà femminile. Ma c'è una questione politica di primo rilievo: i diritti delle donne sono diritti umani, quindi la loro violazione è violazione di diritti fondamentali e conduce ad una responsabilità del nostro Paese di fronte alle istituzioni internazionali", ha concluso.

"È un passaggio importante - ha commentato la deputa democratica Federica Mogherini - che arriva dopo tanto lavoro che abbiamo portato avanti con tenacia dentro e fuori dal Parlamento, in Italia e a Strasburgo, con le tante associazioni e movimenti che quotidianamente sono al fianco delle tante, troppe donne vittime di violenza ed i loro bambini, doppiamente vittime.

"Storie di soprusi, di maltrattamenti, di omicidi le cui vittime sono donne costituiscono una realtà ormai diffusa nella nostra società. È quindi doveroso da parte delle Istituzioni farsi carico di un’opera di contrasto seria e concreta, che tuteli la donna e la sua dignità". Così in una nota il senatore del PD Bruno Astorre.

"L'Italia adesso ha il compito di convincere altri cinque partner europei a fare lo stesso affinché la Convenzione entri definitivamente in vigore. L'impegno preso in tal senso dal ministro Bonino fa ben sperare", ha evidenziato Valentina Paris, deputata del Partito Democratico.

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La ratifica della Convenzione di Istanbul, il trattato contro la violenza sulle donne, con l'ok del Parlamento, detta le misure per fermare la mano assassina del femminicidio.

Primo passo importante è mettere la parola fine a questa scia di sangue che, negli ultimi anni, è uscita dal silenzio e si è manifestata attraverso episodi di estrema ferocia.

Nel provvedimento, che punta molto su prevenzione e formazione, le linee guida per arginare il triste e grave fenomeno che semina quotidianamente vittime. Per queste ultime, la Convenzione riconosce il soccorso immediato. E se la mano armata dalla violenza è quella di un genitore, il provvedimento tutela il minore stabilendo la possibilità di incontri futuri solo dopo un'attenta valutazione di rischi.

Uno dei primi passi fondamentali resta il riconoscimento della violenza maschile sul corpo e sulla psiche delle donne, avviando così un percorso di prevenzione per contrastarla. Un modo questo per archiviare una vecchia mentalità che ha reso il femminicidio un tabù per troppi anni. Un fenomeno che si è alimentato con il silenzio delle vittime e proseguito la sua marcia con un passo sempre più veloce.

Ed è qui che si inserisce il ruolo fondamentale di scuole ed università che, attraverso l'introduzione di vere e proprie discipline, possono veicolare messaggi volti ad educare e sensibilizzare al tema.

Con il testo si pone particolare attenzione anche all'uso che i mezzi di comunicazione fanno del corpo femminile anche solo per pubblicizzare prodotti. Per questo si fa appello ai governi che sottoscrivono il documento affinchè possano indirizzare anche i media verso il rispetto delle donne. Ed ancora si vuole potenziare e dare sostegno ai centri addetti al sostegno delle vittime di violenza. Strutture che attraverso il supporto psicologico fanno emergere anche altri aspetti discriminatori che ostacolano il percorso delle donne, in primis il lavoro.

La Convenzione impone agli Stati aderenti di punire, con conseguente risarcimento dei danni, una serie di comportamenti di violenza nei confronti delle donne. Ne fanno parte lo stalking, la violenza fisica, lo stupro, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali, l'aborto o la sterilizzazione forzati e le molestie sessuali
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Foto di Andrea Vismara

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