La Concordia riemerge dalle acque del Giglio.
Gabrielli: "Abbiamo vinto la sfida"
Dopo 19 ore di lavoro, alle 4 del mattino la
nave è tornata in asse: una missione mai compiuta prima e costata 600
milioni di euro. Il capo della Protezione civile: "Il successo ci ha
quasi sorpreso. Lavoro di squadra tra pubblico e privato". Ma è polemico
con le critiche del giorno prima: "È stato detto di tutto. Nella vita
non si è sempre incudine". La telefonata di Letta: "Grande orgoglio
italiano"
di KATIA RICCARDI e PIERA MATTEUCCI
Il 13 gennaio del 2012 era bastata poco più di un'ora per farlo andare a fondo dopo l'inchino davanti a Le Scole, condannato dalla manovra di un solo uomo. Trentadue vittime, due delle quali sono ancora laggiù, da qualche parte. E la priorità continua essere quella di cercarne i corpi: "Quello dei dispersi resta un grande incompiuto: sarà difficile e complicato raggiungerli, i corridoi sono tornati corridoi, ma ci sono aree in cui è ancora difficile arrivare. Appena ci diranno che sarà possibile farlo, ci metteremo a lavoro per cercarli", ha detto Gabrielli.
A fare riemergere la Costa Concordia ci sono volute diciannove ore. Della nave da crociera oggi resta la ruggine marrone, triste, e una ferita mortale sul fianco. Il segno delle rocce sulle quali è stata adagiata per venti mesi.
La missione è compiuta, ma resta ancora tanto lavoro da fare: "La nave sta ancora qua e deve essere portata via, per cui c'è ancora tanto lavoro da fare. Però questo è il primo significativo, evidente, assolutamente incontestabile risultato di un lavoro che è durato venti mesi", ha detto Gabrielli. I due dispersi sono Maria Grazia Trecarichi, che era in crociera con la figlia e un'amica, e Russel Rebello, l'indiano che lavorava sulla nave come cameriere.
In mattinata il capo della Protezione civile ha ricevuto la telefonata di Enrico Letta che ha espresso la sua soddisfazione per il successo dell'operazione. Il premier riceverà Gabrielli a Palazzo Chigi alle 16.
L'isola del Giglio. Alle quattro di notte, quando la sirena della Costa ha suonato, l'intera isola ha capito che la Concordia era stata riportata in verticale, che l'operazione si era conclusa. Ed è stato un susseguirsi di colpi di sirena, campane a festa, applausi rivolti agli uomini che in questi mesi hanno reso possibile l'operazione. La popolazione è rimasta sveglia tutta la notte per seguire le fasi del recupero della nave.
Applausi anche in sala stampa per Gabrielli, il capo della Protezione civile, che ha dato l'annuncio, visibilmente commosso, dell'avvenuta conclusione della "rotazione" della Concordia. "Meglio di così non poteva andare", ha sintetizzato Franco Porcellacchia, uno dei responsabili del progetto per Costa. E anche sotto l'aspetto ambientale non emergono problemi: "Non credo che sarà una bomba ecologica", ha spiegato Maria Sargentini, presidente dell'osservatorio ambientale sulla Concordia.
Il parbuckling, la rotazione per riportarla in assetto verticale, è partito alle 9 di ieri mattina, tre ore in ritardo rispetto al programma originale. La colpa è stata di un temporale inaspettato, imprevedibile e violento (FOTO). "Nessun problema tecnico", ha spiegato Sergio Girotto, responsabile del procedimento per la Micoperi. "Era previsto che la rotazione fosse lenta", ha detto il responsabile del procedimento per la Costa, Franco Porcellacchia. "Sfortuna, sfiga", ha aggiunto più volte nel corso della giornata Gabrielli.
Un altro stop c'è stato otto ore dopo l'inizio, per questioni tecniche. Quattro dei 36 cavi che avvolgevano la nave rischiavano di danneggiare gli altri. E il lunedì sera previsto per la riemersione del relitto, è diventato l'alba di martedì. "Il terzo imprevisto è stato un progresso generale dei lavori più lento di quanto atteso. L'importante è risultato, non i tempi", ha ripetuto più volte Gabrielli. "Vorrà dire che invece del tè faremo la cena", aveva esorcizzato in mattinata. Per poi correggersi: "Andremo avanti a oltranza tutta la notte".
In dodici ore la nave ha ruotato di 13 gradi. E' stata sganciata da due speroni di roccia che avevano in parte penetrato la scavo, impedendo il suo scivolamento lungo la scarpata marina nel mare profondo. A mezzanotte ha raggiunto i 24 gradi entrando nella fase finale, quando gli esperti della Titan Micoperi hanno aperto le valvole per riempire di acqua i cassoni, facilitando così il ritorno in asse. Due valvole per cassone hanno esercitato una spinta verso il basso per appoggiare il relitto sulle sei piattaforme subacquee create appositamente. La Costa Concordia ha per due terzi un fondo piatto, largo nel tratto più ampio trenta metri, adatto ad appoggiarsi e restare stabile. Poco dopo le tre ha superato i 35 gradi, poi è stato tutto più veloce. Il cambiamento della posizione è diventato visibile improvvisamente.
A seguire ogni istante della lenta risalita c'è stato il mondo intero. Giornalisti per dirette non stop in tv e siti internet. Milioni di tweet, foto, commenti. Al Giglio le case che affacciano sul porto sono state illuminate tutta la notte e i tavolini dei bar sono rimasti pieni. Cronisti, testimoni e isolani. Tutti con gli occhi puntati verso il mare. In attesa che l'orizzonte tornasse senza l'ombra di un relitto a metà.
Nella "control room", una stanza di sette metri e mezzo per sei, poggiata su una chiatta con il nome di Polluce, gli "11 uomini d'oro" hanno diretto le operazioni (VIDEO). Avevano una maglietta con il logo della Titan Micoperi e la scritta: "determination & love". Nick Sloane, il capo, ha dato via alle manovre. Cinquantaduenne sudafricano con alle spalle missioni di recupero dalla Nuova Guinea al Messico, chiamato anche ad occuparsi delle petroliere incendiate dai pirati davanti alla Somalia. Poi altri nove uomini e una donna. Oltre a Sloane, c'era una squadra di inglesi, tedeschi, belgi e italiani. Due piloti di Rov (Tom Brown e Mauro Stasi) i robot subacquei per fornire ai tecnici le informazioni dal fondo del mare, progettisti (Tullio Balestra) e ingegneri informatici (David Fieuw) che hanno realizzato il sistema di monitoraggio della nave, ingegneri specializzati nel funzionamento dei martinetti idraulici e ingegneri elettronici (Mario Scaglioni, Jorg den Decker, Ben Lemeire, Giovanni Gabrielli, Paolo Cremonini) e la tedesca Inken Fruehling, l'architetto di 29 anni che insieme a due suoi connazionali e colleghi di lavoro (Tim Habekost e Jonathan Huth), si doveva occupare dei sistemi di controllo della zavorra della Concordia.
Il progetto era il loro. E per molti era una follia. Gli imprevisti erano tanti. Le previsioni meteo parlavano di venti in rinforzo dalla notte e progressivamente in mattinata. Ma c'era anche l'incognita delle acque stagnanti contenute nello scafo che si sarebbero potute scaricare in mare. E poi la fiancata sommersa della nave, in condizioni peggiori del previsto. Il che potrebbe ancora mettere a rischio la fase successiva, quella del rimorchio verso il porto finale, Piombino, dove dovrà essere smantellata. Gabrielli ha continuato a dirlo: "La partita non è ancora finita e gli imprevisti possono verificarsi in ogni fase, anche al termine dell'operazione".
Gli 11 esperti sono stati ore e ore a seguire sui monitor ogni piccola variazione rivelata dagli strumenti. Hanno attivato i martinetti idraulici, aperto e chiuso le valvole dei cassoni, seguito le immagini trasmesse dalle cinque telecamere disposte sul ponte più alto su otto monitor. L'hanno fatto attaccati alla Concordia con due cavi che permettevano il collegamento con la nave. Hanno ascoltato il battito del relitto, ogni suono che passava attraverso i 5 microfoni poteva essere l'allarme di una rottura, di una falla. Sarebbe bastato poco a far fermare tutto. Sono andati avanti.
Il capo delle operazioni, Nick Sloane, nuovo eroe del Giglio. "Mi sento sollevato". E' stato questo il primo commento di Nick Sloane, appena giunto in porto all'Isola del Giglio, al termine delle operazioni di rotazione della Costa Concordia. Ha spiegato di essere "un po' stanco" e di avere intenzione di bere una birra e andare a dormire. "Se pensiamo a tutto quello che c'era dentro questo progetto, tra elettronica e acciaio, realizzi che pochi Paesi al mondo avrebbero potuto mettere insieme in così poco tempo un'operazione così vasta". Sloane ha parlato anche dello stato in cui versa la Concordia: "Ci sono molti danni sulla nave e bisogna fare delle verifiche" per capirne l'entità, ha detto. Cori da stadio hanno accolto il direttore delle operazioni del progetto parbuckling della Costa Concordia, Nick Sloane, al suo arrivo nel piccolo porto dall'isola del Giglio, appena sceso dalla chiatta Polluce, sulla quale era montata la sala controllo. Per lui cori di 'bravo bravo', fischi e applausi, da una piccola folla che lo ha aspettato fino alle cinque del mattino per acclamarlo. "Non mi aspettavo questa reazione dalla gente", ha spiegato Sloane. Ha sottolineato però di essere, "come tutto il team molto orgoglioso" dell'impresa portata a termine. E c'è stato anche un piccolo giallo per una telefonata di Sloane a "Silvio". "Ciao Silvio". Con queste parole il direttore delle operazioni ha iniziato la sua prima telefonata appena giunto al porto. La circostanza ha sollevato un piccolo caso. Con ogni probabilità, tuttavia, l'interlocutore all'altro capo della linea non era l'ex premier Berlusconi ma Silvio Bartolotti, general manager della Micoperi, l'azienda che, in consorzio con gli americani di Titan Salvage, ha in carico le operazioni di rimozione della nave.
All'alba di oggi la Costa Concordia poggia su un falso fondale, a circa 30 metri di profondità. E' verticale, ferma, senza più vita. Pronta per andare via. Non subito, ci vorrà ancora tempo, forse la primavera, per fare tutte le verifiche. "La fiancata di dritta fa impressione. Quando avrete modo di vederla con la luce resterete scioccati come sono rimasto io", ha spiegato l'ammiraglio Stefano Tortora, il braccio destro del capo della Protezione civile Franco Gabrielli nel progetto di rimozione del relitto della Costa Concordia.
Ma è stato fatto il primo passo per lasciare l'orizzonte dell'Isola del Giglio, e quello di tutti, di nuovo libero.
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