25 gennaio 2014

Intervista a Zanonato

Zanonato: "Liste bloccate inaccettabili. Giusto affrontare il conflitto d'interessi"

Intervista a Flavio Zanonato di Carlo Fusi - Il Messaggero

di Flavio Zanonato,  
Ormai da settimane, apri i giornali o ascolti i notiziari e alla rubrica "rimpasto", nella casella ministri in procinto di essere sostituiti, campeggia un nome, il suo. Flavio Zanonato, titolare dello Sviluppo economico, bersaniano, entra di diritto nel vastissimo club dei precari. Di lusso, of course. «Cosa le devo dire? Non ho alcun problema ad essere sostituito. Facevo il sindaco (di Padova n.d.r.), ora faccio il ministro, so che non è un impiego per sempre. Se Letta decide di avvicendarmi, lo accetto».

Sì, però non deve essere simpatico leggere nello sguardo di chi hai di fronte l`interrogativo: ma questo ci sarà o no la prossima settimana?

«E` vero. Il fatto di essere costantemente indicato -.e per la verità non ci sono solo io in questa situazione - come soggetto di un possibile cambiamento provoca negli interlocutori una sensazione non positiva. Però io sono un tipo tenace, continuo a lavorare tranquillo. Deciderà Letta: prima bisogna definire l`agenda delle cose da fare, poi si aggiornerà la squadra».

Ma una sostituzione lei la prenderebbe o no come una bocciatura?

(Sorriso tirato): «Prenderei atto che il governo si trasforma».

Si trasforma, ministro, oppure scompare del tutto? Perché ormai è un giornaliero stillicidio di frecciate tra il premier e Matteo Renzi. Ultimo capitolo le preferenze. Letta le vuole, il leader pd no. E allora?

«Vediamo con ordine. Penso che l`incontro tra Renzi e Berlusconi abbia datò un certo dinamismo alla situazione, e considero l`attivismo del segretario un fatto positivo per il Pd. Quanto alla riforma elettorale, è bello il doppio turno che darà autorevolezza alla coalizione che ottiene il premio di maggioranza. Non è stato invece risolto il rapporto tra eletto ed elettore e siamo rimasti in un meccanismo di nominati».

Dunque lei sta con Letta: servono le preferenze...

«Noi del Pd possiamo ovviare con il sistema delle primarie. Il problema è che tutto l`elettorato deve essere messo nella condizione di scegliere i propri rappresentanti, non solo quello del mio partito. E il fatto che Forza Italia non sia obbligato a farle determinerà che Berlusconi potrà nominarsi tutti i suoi parlamentari. Il che gli conferisce una forza sul suo partito che forse sarebbe bene non avesse. Almeno in una logica di maggiore democrazia interna alle forze politiche».

Vuole le primarie per legge, allora?

«Questo o altri meccanismi, non importa. Quel che è giusto è che l`elettore scelga chi eleggere e
non ci siano le liste bloccate».

E le modifiche all`Italicum devono essere fatte prima dell`iter parlamentare o con emendamenti ad hoc presentati dal Pd?

«Non sono un parlamentare. Mi interessa che gli eletti non siano decisi nel chiuso delle segreterie
dei partiti».

Lei ha appena definito positivo l`accordo Renzi-Berlusconi. Veniamo al nodo: il governo Letta reggerà o no a quell`accordo?

«Per anni ho fatto il sindaco e ho capito una cosa: contano i fatti, non i si dice o i gossip. Sto alle cose ufficiali: Renzi ha dichiarato di appoggiare il governo Letta, e Letta si ritiene appoggiato da Renzi. Il segretario - fatto di per sé non negativo - sollecita il governo ad essere più incisivo su alcuni temi e penso che il governo, che ha già fatto parecchio, si impegnerà di più per l`occupazione ed il rilancio della nostra economia».

Già, ma il fatto è che questo rilancio non arriva. I tempi del patto di coalizione slittano...

«Come le ho detto, mi piace stare ai fatti. L`allungamento dei tempi è legato a tempistiche parlamentari
che non si possono banalizzare. Per il resto, mi pare che con la posizione assunta da Alfano, la coalizione di governo sia garantita».

Ministro, il presidente Letta ha sollevato la necessità di una normativa sul conflitto di interessi e i renziani lo accusano di strumentalità: perché proprio adesso, sostengono. E lei?

«Io dico: se non ora, quando? Che in Italia ci sia bisogno di una normativa che disciplini i rapporti tra politica e informazione è risaputo. Che in Italia si sia vissuta una fase di confusione tra potere economico e potere politico lo sanno tutti e sono anni che se ne parla».

Non è una ritorsione contro Berlusconi?

«E perché mai? Il problema si pone a prescindere da Berlusconi. Chi fa politica non deve avere interessi economici».

Lei è bersaniano. Si sente a suo agio nel Pd per come Renzi agisce oppure ritiene che dovrebbe fare meno battute e dare più garanzie alla minoranza?

«Faccio due considerazioni. La prima. Quando un segretario vince, tutto il partito deve darsi da fare per appoggiarlo e non mettergli i bastoni tra le ruote. Vale per tutti, bersaniani compresi. La seconda. Renzi deve darsi da fare perché tutti nel Pd si sentano a casa loro e non degli estranei. Avverto in giro parecchio sconcerto e Renzi se ne deve far carico».

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