14 aprile 2014

Le follie del governatore

Il referendum sulla prostituzione si salva solo grazie al soccorso grillino, ma la Lega tira dritto e punta ad ottenere anche quello per la Lombardia a statuto speciale. A costo di scardinare un possibile comune contributo lombardo alla partita delle riforme costituzionali.
In politica tutto è possibile, ma chi ricopre ruoli istituzionali non può avere come unico obiettivo la promozione (o la sopravvivenza?) della propria parte. Questo si chiama occupazione delle istituzioni a scopo propagandistico, con buona pace dei cittadini che si attendono risposte e proposte da chi, eletto da una minoranza di loro, è comunque chiamato a rappresentarli tutti.
Non ci pare che questo stia accadendo in Lombardia.
Sarebbe interessante capire, ad esempio, quale logica istituzionale e di governo abbia spinto l'assessore alla Protezione Civile e alla Sicurezza Simona Bordonali a fare una chiassosa (mediaticamente) visita ai Serenissimi scortata da un paio di consiglieri regionali. È quella la sicurezza che propone ai lombardi? Salvo poi fare la voce grossa contro il possibile arrivo di nuovi profughi in regione. Per agire così basta un buon ufficio stampa, ma per governare ci vuole altro: i problemi vanno affrontati e risolti, non esorcizzati con una bella dichiarazione a favore di telecamera. Che dal Mediterraneo arrivino nuovi profughi è noto a tutti. Che ne debbano arrivare una quota in Lombardia è altrettanto evidente e inevitabile. Perché allora non prepararsi a questa prospettiva piuttosto che urlare allo scandalo e all'emergenza? Possibile che la Lombardia non sia in grado di costruire le condizioni per accogliere qualche migliaio di profughi e debba costringere le prefetture a sistemarli in alberghi? Ma è chiaro che, in vista delle elezioni, fa più comodo urlare contro il Governo e promettere che in Lombardia non ci arriverà nessuno. Consapevoli che accadrà esattamente il contrario.
Stesso schema sulla prostituzione. La Lega e i suoi alleati sanno benissimo che l'abolizione della Legge Merlin non è la strada per offrire risposte o per mitigare gli effetti di una prostituzione dilagante in molti quartieri con relativi disagi per i cittadini. Ma fare proposte costruttive è impegnativo e faticoso e non offre risultati immediati in termini di immagine. E allora è meglio fare la voce grossa e tappezzare le città di manifesti sui lampioni da liberare, con buona pace delle vittime della tratta che continueranno a subire e a soffrire. Davvero troppo anche per i rappresentanti del volontariato che, di fronte alle continue e palesi mistificazioni in atto, non hanno potuto tacere. Ma, nella logica della propaganda, si mette in conto anche questo, anzi si tuona contro il buonismo che apre le porte a tutti.
Se questa è la strategia, che si dimettano, Maroni e i suoi, e dichiarino a chiare lettere che non sono in grado di governare e preferiscono fare opposizione. A questo punto anche contro se stessi.
Nei prossimi giorni si discuterà in regione di riforme costituzionali. L'obiettivo comune dovrebbe esser quello di far giungere a Roma segnali chiari in ordine alla necessità di evitare qualsiasi forma di ritorno al centralismo per dare forza e consistenza ai passi compiuti faticosamente verso una maggiore autonomia degli enti locali.
Ci stanno raccontando da mesi che la fonte di tutti gli sprechi e i mali dell'Italia sarebbero le regioni. È innegabile che non tutto abbia funzionato a dovere su e giù per l'Italia, ma da qui a sostenere che sarebbe bene riportare tutto o quasi a Roma c'è una bella differenza. Su questo potremmo, anzi, dovremmo essere tutti d'accordo. E allora perché non presentarsi con una posizione comune e ben argomentata, al di là di appartenenze e schieramenti? Evidentemente questo non viene ritenuto utile ai fini della propria sopravvivenza politica e allora... Via con la richiesta di un referendum per la Lombardia a statuto speciale, sapendo che è una strada priva di qualsiasi realistico sbocco. L'unico effetto pratico rischia di essere l'indebolimento della Lombardia e delle altre regioni nel difficile tentativo di rilanciare il decentramento e non vederlo seppellito dalla retorica del risparmio in chiave centralista.
Si potrebbe trattenere il respiro e pensare che il 25 maggio arriverà presto e, passate le elezioni, si potrà tornare a un clima meno esasperato. Per portare a compimento le riforme costituzionali il tempo sarà molto più lungo, ma iniziare il cammino in questo modo non ci sembra sia il miglior modo per provare a valorizzare la Lombardia. Sempre che questo sia l'obiettivo di chi la governa. Visto quello che sta accadendo, ci permettiamo di aver qualche dubbio.

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