27 ottobre 2014

Reggio Calabria sceglie il giovane Falcomatà



Falcomatà:"Nel nome di mio padre rilancio Reggio Calabria"

giuseppe falcomata  falcomata  Sentivo la politica come ostile. Poi con un gruppo di amici abbiamo costruito questa svolta.
Intervista a Giuseppe Falcomatà di Giuseppe Baldessarro - La Repubblica

«Due mesi prima di morire papà mi chiamò nel suo studio. Avevo appena compiuto 18 anni. Mi disse: "Non ho immobili o terreni da farti amministrare". E indicando con il pollice la libreria alle sue spalle aggiunse: "Ti lascio questi. Studia e prima o poi nella tuavita avrai la tua opportunità". È stata la sua ultima lezione».

Giuseppe Falcomatà ricorda bene gli anni in cui suo padre Italo era sindaco di Reggio Calabria. Ha le immagini del suo insediamento nel 1993 stampate nella mente, come quelle della sua ultima vittoria nel 2001, pochi mesi prima di essere ucciso dalla leucemia. Tredici anni dopo, con il 61% dei voti, a 31 anni, il sindaco è lui.

E` stato suo padre a iniziarla alla politica?

«No, anzi. Quando lui era sindaco, la politica non mi piaceva. E anche dopo, per diverso tempo ne sono stato lontano. Mi chiedevano come mai non stessi nei movimenti giovanili del partito. Io rispondevo che non mi interessava. La politica aveva portato via mio padre negli anni in cui avevo bisogno di lui, dei suoi consigli, delle sue indicazioni. Il tempo per me era sempre poco».

Era poco attento?

«Diciamo che avrei voluto di più. Da una parte era un padre che mi lasciava molto libero e che anzi mi invitava a stare non nei circoli esclusivi, ma tra i miei coetanei di ogni estrazione sociale. Dall`altra aveva le sue fissazioni».

Ad esempio?

«Ad esempio per lo studio. Andavo bene a scuola, ma su alcune materie era intransigente. Un 4 in matematica non lo faceva arrabbiare, ma un 6 in latino era un errore grave. Quando in pagella vedeva qualche voto che non lo convinceva lo indicava con la sua inseparabile matita rossa e blu».

Dopo di lui la città è stata amministrata da Scopelliti, ma il nome di Italo Falcomatà non è mai stato dimenticato. Il lungomare porta il suo nome perché fu lui ad aprirlo. Lei è diventato sindaco in nome del padre?

«Credo che il suo più grande merito sia proprio quello di essere entrato nel cuore dei reggini. Era un sindaco che stava in mezzo a loro. Io sarò valutato alla prova dei fatti».

Per lei niente politica fino a 24 anni. A 31 doppia i voti del centrodestra. Cosa è successo?

«Ho iniziato quando sono tornato a Reggio dopo l`università. La città era in declino, mi faceva rabbia. Con un gruppo di amici decidemmo di impegnarci iniziando dal basso, con la prima candidatura alla circoscrizione. E` stata una palestra importante. Poi nel 2011 l`elezione in Consiglio comunale. Il gruppo era cresciuto, ed iniziarono ad aiutarmi anche molti amici che erano stati accanto a papà quando era stato sindaco. Una breve parentesi visto che l`amministrazione venne sciolta per mafia. Noi però abbiamo continuato a lavorare, ed oggi raccogliamo i risultati».

Dopo 13 anni lei riporta la sinistra al governo di Reggio in un periodo di forte rifiuto della politica.

«Se la politica vuol dire impegno, abbiamo dato una bella svolta. Una squadra di giovani, molte liste della società civile».

Il Comune rischia il default sotto centinaia di milioni di debiti. Non sarà semplice amministrare. Da dove inizierà?

«Per prima cosa quantificheremo il debito e faremo un rapporto alla città. Diremo ai cittadini: "Questa è la farina con cui possiamo fare il pane". Dopo, partiremo mattone dopo mattone dalle cose essenziali. Acqua nelle case, raccolta rifiuti, sistemazione delle strade, autobus, scuole. Dopo il disastro dell`ultimo decennio vogliamo un città normale. Sogno una città famosa per i bronzi di Riace non per la `ndrangheta o il malgoverno».

Fonte: La Repubblica

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