Anche l’antipolitica può tornare utile quando si tratta di trovare i numeri per sopravvivere.
Lo ha ben capito il presidente della Lombardia Maroni che, al giro di
boa di metà legislatura, ha lanciato segnali d’intesa ai consiglieri del
Movimento 5 Stelle, che non hanno certo disdegnato le lusinghe
presidenziali.
In questi giorni, come previsto dal regolamento consiliare, è stato
fatto il tagliando di metà legislatura alle commissioni attraverso il
rinnovo degli uffici di presidenza delle stesse.
Galateo istituzionale vorrebbe che alle minoranze fosse concessa almeno
una presidenza, di solito quella della commissione Bilancio, la più
importante in termini di ruolo istituzionale e vigilanza sui conti. Non
l’ha pensata così la maggioranza lombarda fin dall’inizio di questa
decima legislatura, concedendo all’opposizione solo la presidenza
dell’innocua (anche se fondamentale) Commissione Speciale Antimafia.
Preso atto di queste concessioni da parte di chi governa, la definizione
del rappresentante di minoranza nei diversi uffici di presidenza
dovrebbe essere una questione da definire tra i partiti di opposizione,
ma così non è stato. La maggioranza non si è infatti limitata ad
osservare, è entrata in campo dando una sponda agli appetiti dei
consiglieri del Movimento 5 Stelle, che non si accontentavano delle
cariche concordate con PD e Patto Civico a inizio legislatura. Abbiamo
assistito a una vera e propria metamorfosi di chi fino a ieri proclamava
il proprio assoluto disinteresse per le poltrone e ora non rifiuta
aiutini della maggioranza per conquistarle.
E’ così che, nel segreto dell’urna, l’alleanza tra Cinque Stelle e Lega,
sotto lo sguardo sornione del resto della maggioranza, si è
materializzata nell’elezione dell’attuale capogruppo grillino Buffagni a
segretario della Commissione Bilancio, contro l’opinione del resto
della minoranza che proponeva di confermare in quel ruolo il democratico
Luca Gaffuri.
Agli occhi dei cittadini è una questione di scarsissima rilevanza, ma il
segnale politico non è da trascurare: la maggioranza ha trovato una
sponda su cui far conto nel caso in cui dovessero manifestarsi
fibrillazioni interne o necessità di maggioranze qualificate.
Il sostegno pentastellato al referendum per l’autonomia della regione
non è stato dunque un episodio isolato: era evidentemente solo la tappa
di una metamorfosi del movimento che, dichiarando di non prendere più
ordini da Grillo, finirà ora per rispondere, almeno in Lombardia, al
presidente Maroni.
Per noi del PD non cambia nulla, visto che rimarremo coerenti nella
nostra opposizione a chi dovrebbe governare la Lombardia e continua a
navigare a vista in un mare denso di nebbia che l’attuale maggioranza
non riesce proprio a far alzare. Prendiamo comunque atto, ma lo avevamo
capito da tempo, di non poter far conto sul Movimento 5 Stelle che a
parole vorrebbe ribaltare tutto, ma nei fatti non disdegna di
trasformarsi in stampella per un Maroni che a più riprese ha dimostrato
di zoppicare.
Ci aspetta ora la discussione sul bilancio per il 2016 nei giorni
immediatamente precedenti al Natale. Vedremo se sotto l’albero con il
puntale a 5 stelle ci sarà qualche altro regalino di Babbo Maroni.
A proposito, auguri a tutti voi, cari lettori (e ci auguriamo anche
elettori), nella speranza che Natale porti un po’ di serenità,
soprattutto per coloro che hanno vissuto mesi difficili e guardano al
futuro con preoccupazione.
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