25 marzo 2016

NON FACCIAMO VINCERE IL TERRORE

Piangiamo i morti di Bruxelles e Tarragona. L'Europa si riscopre vulnerabile. La paura striscia tra le nostre case. E… che succede in Lombardia? La maggioranza non riesce a mettere insieme i voti necessari per approvare il documento che avrebbe dovuto fornire la posizione del consiglio regionale sul programma annuale della Commissione Europea.
Neppure l'apprezzabile sforzo dell'Ufficio di Presidenza che ha voluto arricchire il dibattito con la presenza di rappresentanti del Parlamento italiano ed europeo è servito. La Lega, seguendo lo stile (ammesso che si possa definir tale) del suo leader, non ha perso l'occasione per rilanciare i propri slogan, incurante del dramma che si stava consumando nel cuore dell'Europa. Magliette contro l'olio tunisino e alzata di scudi contro la libera circolazione in Europa sancita dal trattato di Shengen hanno accompagnato una giornata che avrebbe dovuto dimostrare la volontà di reazione unitaria alla barbarie e al terrore, ma non ha fatto altro che confermare la miopia di chi crede di potersene fregare di tutto e di tutti in nome di un possibile tornaconto elettorale.
 L'attacco al cuore delle istituzioni europee non può lasciare indifferenti e riguarda tutti noi. In gioco non c'è il consenso alla prossima tornata elettorale, ma il futuro di un cammino che ci ha portato 70 anni di prosperità e pace e la possibilità di vivere i valori fondanti di una cultura millenaria fatta di libertà, tolleranza e rispetto per la vita. Chi vorrebbe tornare a un'Europa divisa e frammentata non coglie come quella sia il miglior modo per concedere spazio a chi semina odio e terrore. 
Sulla stampa abbiamo letto di un Maroni che ha "tuonato" contro il terrorismo, invocando il pugno duro contro il terrore. Ma che valore hanno le parole di fronte alla follia di chi colpisce nel buio di una metropolitana o si fa esplodere in un aeroporto affollato di persone che vogliono solo vivere una vita normale? 
Un'Europa che innalza muri e carica le armi (per sparare poi a chi?) è esattamente quello che vogliono i fantasmi che seminano morte e terrore nel cuore di quel continente che li ha cresciuti e non è stato in grado di offrire una prospettiva che li strappasse all'odio che acceca e spinge alla morte. 
Dopo Bruxelles serve più Europa, a partire dall'intelligence e dalle indagini: i singoli paesi non si sono dimostrati all'altezza della sfida e pensare che possano vincere il terrore isolandosi è una pura illusione.
Invocare la chiusura delle frontiere può funzionare a livello emotivo e mediatico, ma rappresenta la negazione di quello che è la Lombardia: una regione che vive di relazioni con il mondo e può costruire il suo futuro solo guardando all'Europa. La sospensione di Schengen, prima che un errore politico e strategico, sarebbe un danno enorme per la Lombardia. Mettere in ginocchio il sistema economico e produttivo lombardo? E' questo che vogliono la Lega e Maroni? 
Dovremmo forse rallegrarci per il triste spettacolo di una maggioranza regionale andata in frantumi sull'Europa, ma non ne siamo capaci: una Lombardia che si mette ai margini dell'Europa è un incubo a cui non vogliamo neppure pensare. Una prospettiva fosca anche per Milano che questo centrodestra vorrebbe "riconquistare" all'insegna della paura e di una sicurezza ringhiosa e formale. 
Mentre ci avviciniamo a una Pasqua che ci accoglie con un velo di tristezza, non possiamo che augurarci che le tenebre dell'odio non prevalgano, ma soprattutto che non trovino inconsapevoli e ingenue sponde in chi vorrebbe farci credere che nel futuro dell'Europa debbano esserci solo muri, particolarismi e divisioni.
Buona Pasqua.

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