13 marzo 2016

RIMOZIONE AMIANTO: ANCORA IN ALTO MARE




L’amianto è pericoloso, provoca danni alla salute, i dati e la scienza lo hanno ormai dimostrato. Eppure in Lombardia siamo ancora lontani dall’obiettivo che ci si era posti nel 2005 con l'approvazione del PRAL (Piano regionale amianto Lombardia) : rimuovere tutti i manufatti entro il gennaio 2016.
Un nuovo report, richiesto dal Comitato paritetico di controllo e valutazione di cui sono componente, fornisce informazioni sulle grandi coperture dei capannoni in cemento amianto, sull’andamento del censimento dei siti con amianto e delle strutture con amianto, sul monitoraggio delle bonifiche.
E' un tema che ci sta particolarmente a cuore perché i dati sulla diffusione del mesotelioma, cioè il maggior problema di salute portato dall’amianto, sono preoccupanti: in Lombardia, tra il 2000 e il 2014, abbiamo avuto 9.216 segnalazioni di mesotelioma di cui 4.252 con certezza diagnostica, il 66% uomini, il 34% donne, a dimostrazione che il killer non colpiva solo coloro che ne erano a diretto contatto per motivi professionali.
Qualche dato per la Brianza. Si stima la presenza di 784 mila metri cubi di cemento amianto e 11.788 strutture con la copertura in cemento amianto (87% di uso privato e il 13% aperte al pubblico). Dal 2007 al 2012 è stato rimosso solo il 27,8% di questo quantitativo. Nel 2014 tuttavia Monza e Brianza ha il miglior tasso di interventi di rimozione della Lombardia (8.222 tonnellate di materiale rimosse in 2.200 interventi).
Le bonifiche sembrano diventare più consistenti e numerose rispetto al passato, per la maggior consapevolezza della pericolosità del materiale, ma se si va avanti con questo ritmo, ci vorranno ancora almeno 10 anni.
E la lentezza è dovuta al fatto che l’onere della rimozione è posto a carico dei proprietari degli immobili interessati e i costi sono ancora molto elevati. Poi c’è un quadro normativo regionale che è ancora frastagliato e disorganico, non c’è la certezza di quanto sia il quantitativo e questo è grave perché la Regione non ha raggiunto ancora nemmeno questo obiettivo.
È ormai indispensabile avere una conoscenza più vicina alla realtà che dovrebbe consentire una migliore programmazione per accelerare il processo di bonifica. Inoltre, lo scorso anno è stato introdotto l’obbligo di attivazione dei servizi comunali per la rimozione e lo smaltimento di piccoli quantitativi. Quindi sono i Comuni che si devono attivare. Ma questo intervento, per ottenere risultati sensibili, deve essere adeguatamente pubblicizzato, perché nessuno lo conosce, e occorre che gli enti locali vengano aiutati dalla Regione ad attivare il servizio. Infine, si può pensare anche a costi agevolati e a estendere questo servizio oltre il limite dei piccoli quantitativi.

DIFESA DEL SUOLO
Ebbene sì: martedì abbiamo votato contro ad un provvedimento di legge a cui, a prima vista, non si sarebbe potuto negare il consenso e l'abbiamo fatto dopo aver cercato di migliorarne il testo nelle commissioni con un lavoro lungo ed intenso.
Molti indizi indicano come la volontà di proporre la legge regionale in materia di difesa del suolo, di prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico sia stata per la giunta Maroni una necessità, più che una convinzione.
La necessità di mettere fine a tanti anni di inerzia e di incuria, senza tuttavia decidere di affrontare seriamente il problema delle esondazioni che hanno arrecato, anche recentemente, danni rilevanti ai territori lombardi.
Pare non esserci, invece, la convinzione di intraprendere un percorso davvero rivoluzionario nell'approccio del tema: sul piatto sono stati posti i soliti finanziamenti già previsti in bilancio e largamente insufficienti alla bisogna e altri 400 mila euro di risorse per i prossimi tre anni, per tutta la Lombardia.
Così diventa arduo perfino dare un giudizio a questo provvedimento che, al di là delle definizioni e delle finalità, sottrae ogni competenza al Consiglio e rimanda le vere scelte ai regolamenti e ai decreti attuativi (ben 18!) della giunta.
Viene introdotto l'importante principio dell'invarianza idraulica, cioè che l'acqua rilasciata da una determinata area deve essere uguale di quantità prima e dopo una eventuale costruzione, ciò per non provocare aumenti di volumi d'acqua nei fiumi, ma ancora non si sa come verrà applicato. E se questo principio verrà applicato solo alle nuove costruzioni, ad esempio, servirà a ben poco.
Le misure dovranno essere necessariamente complesse e sarebbe servita una strettissima correlazione con la legge sul consumo di suolo, che invece manca.
Sono davvero troppi i punti di domanda nella legge per poterci dichiarare soddisfatti...


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