Non vorremmo dover prendere atto di una nuova sindrome che aleggia dalle
parti di Palazzo Lombardia. Ricordate la storia del pulcino che si
sentiva trascurato e maltrattato da tutti solo perché piccolo e nero e
invocava perennemente l'accanirsi ingiusto contro di lui?
Ebbene, il presidente Maroni potrebbe precipitare proprio nella sindrome
Calimero, visto che, dopo le garbate ma ferme osservazioni del servizio
legislativo del Consiglio regionale, sono arrivate anche le
sollecitazioni dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) in ordine
al progetto di legge che dovrebbe istituire l'Autorità Regionale Anti
Corruzione (ARAC). La missiva ufficiale dell'autorità presieduta da
Raffaele Cantone appare come una vera e propria bocciatura in perfetto
stile "istituzionale": "nell'apprezzare la volontà espressa dalla Giunta
regionale" di dar vita a iniziative volte a combattere la corruzione,
l'ANAC richiama però l'attenzione sulla "coerenza tra alcune previsioni
del progetto di legge e la competenza statale in materia di prevenzione
della corruzione". In pratica si afferma che c'è il rischio di creare un
doppione e, per di più, senza avere le competenze per una decisione di
questo tipo.
Maroni stimolerà ora il suo staff, affinché venga fatto un passo di lato
per superare l'ennesimo ostacolo che si frappone alla sua volontà di
trovare qualcosa che possa attestare il suo indefesso impegno
anti-corruzione, ma il percorso pare diventare veramente accidentato.
Anche il tweet con cui lo stesso Maroni ha comunicato l'esito del suo
incontro con il governo pare andare nella stessa direzione: "Incontro
utile con il governo sulla nuova legge che istituisce l'Autorità
Regionale Anticorruzione: al lavoro per un testo condiviso".
Una domanda banale e, forse, impertinente: prima di dare l'ARAC in pasto
a giornalisti affamati di notizie, non poteva Maroni fare un paio di
verifiche sulla plausibilità di quella che appare sempre più come una
manovra per svicolare dalle sue (ir)responsabilità?
La strada pare ancora lunga e, nei giorni che ci separano dal 15 marzo,
momento in cui l'ARAC arriverà all'attenzione del Consiglio regionale,
attendiamo ulteriori modifiche e tentativi di rendere sostenibile
un'iniziativa che ha tanto il sapore del diversivo o del tentativo di
dimostrare che il governatore e i suoi hanno tutte le carte in regola
per continuare a governare la Lombardia, nonostante quello che gli è
successo proprio sotto il naso.
Noi la pensiamo diversamente e crediamo che Maroni abbia ormai dato
quello che poteva dare come presidente della Lombardia. Oseremmo dire
poco o nulla. La legislatura e la deludente presidenza di Maroni potrà
anche continuare, visto che nessuno nel centro destra pare avere
intenzione di staccare la spina, ma le contraddizioni sono destinate a
moltiplicarsi e a diventare sempre più imbarazzanti.
Ci auguriamo di non dover assistere a nuovi provvedimenti da parte della
magistratura, ma l'inerzia con cui si sta trascinando l'amministrazione
Maroni non ci lascia presagire nulla di buono.
Tornando al simpatico Calimero, ricordiamo che la via d'uscita proposta
al pulcino era un lavaggio con un potente detersivo: forse anche per
Maroni e per la Lombardia l'unica soluzione potrebbe essere un efficace
lavaggio elettorale.
Ma forse chiediamo troppo a una maggioranza che già da tempo ha smesso di governare e pensa solo a durare. Il più possibile.
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