SASSOLINI
Walter Bergamaschi, massimo dirigente della sanità lombarda, prima di partire per altri lidi, ha deciso di togliersi qualche masso dalla scarpa. Intervenendo ad un convegno sul cancro al seno ha dichiarato che le liste d'attesa in Lombardia sono troppo lunghe e che i portatori di interesse privati nella sanità (e quindi, orientati a difendere solo i loro interessi) rappresentano almeno l'80%, a cui finisce l'80% dei soldi pubblici. I conti sono presto fatti: dei 18 miliardi del bilancio della sanità, 6 sono destinati alle strutture private e 12 agli ospedali pubblici, ma di questa ultima cifra ben oltre la metà viene usata per acquistare beni e servizi dai privati. Poi, ecco il monito che sembra un rimprovero: la politica ascolti i tecnici nella programmazione sanitaria. Bergamaschi se ne va: troppi gli scandali giudiziari, troppo alto il rischio di rimanere stritolato dai giochi di potere. La sanità lombarda rimane davvero senza guida, senza assessore, senza presidente della III Commissione e ora, senza dirigente. Ma, soprattutto, senza la capacità di porre in essere una barriera agli enormi interessi privati in campo.
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