18 settembre 2017

Ius soli, Prodi: "Possibile approvarlo dopo la manovra. Ma serve lavoro pedagogico"

L'ex premier: "La riforma della cittadinanza non va confusa con il tema degli sbarchi". La tenda? "Nel Pd c'è il divieto di campeggio, questo è il problema. Ma l'unità del centrosinistra è l'unica strada percorribile"

ROMA - Sgombrare il campo dagli equivoci che hanno finito per mescolare lo ius soli con i flussi migratori. È la priorità per Romano Prodi, intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto a "Circo Massimo" su Radio Capital, secondo cui la riforma della cittadinanza può essere approvata "dopo la finanziaria". Ma, precisa l'ex premier, serve davvero "un lungo lavoro pedagogico spiegando che non c'entra niente con gli sbarchi di oggi. Lo Ius soli non è una legge altamente permissiva".
Migranti.
Quanto ai provvedimenti adottati dal ministro dell'Interno Marco Minniti sui migranti, Prodi sostiene che "finora ha dato buoni risultati", ma per risolvere il problema libico "bisogna mettere attorno al tavolo i due contendenti più le 10-15 tribù più importanti, sennò non si risolve niente. Bisogna tenerli intorno al tavolo finché non si è d'accordo. Spero che l'intesa di Minniti tenga e sia forte". Per il Professore bisogna guardare in prospettiva: "Aiutarli a casa loro è giustissimo, ma è un discorso di lungo periodo, poi c'è l'emergenza da affrontare". La chiave è la cooperazione internazionale: "Bisogna ritrovare una politica europea per l'Africa intera - aggiunge - Europa e Cina dovrebbero cooperare per lo sviluppo africano".

Il centrosinistra.
Sul futuro del centrosinistra, poi, Prodi sostiene che l'unica strada percorribile è quella di ricostruire un'alleanza fra le forze riformiste. E riprende la metafora del campeggio: "La tenda? Nel Pd c'è il cartello di divieto di campeggio, questo è il problema. Quando ho fatto l'Ulivo era di una semplicità estrema. Io lo zaino lo tengo sulle spalle e faccio di tutto perché non ci sia più il cartello di campeggio, bisogna creare le condizioni politiche perché il riformismo riprenda a camminare". Quanto al suo tentativo di fare da collante, Prodi ammette: "Non è andato bene. Ma è quella la direzione, bisogna riprovarci: non avrebbe senso che forze riformiste non si mettano assieme anche sul piano elettorale. Altrimenti significherebbe che l'Italia è rimasta a quattro secoli fa, al tempo della divisione in stati".

Le elezioni, continua il Professore, "le vincono coloro che danno un messaggio di poterle vincere. Se si vuole che non vinca il passato", come Silvio Berlusconi, "bisogna tornare a un dialogo o un riconoscimento della linea comune da parte del centrosinistra, altrimenti è ovvio che vincerà qualcun altro". Certamente anche il M5S rappresenta un avversario pericoloso. "Hanno raccolto un po' di tutto, il grande vantaggio di chi raccoglie lo scontento è che la gente non chiede loro la soluzione, questo dà una grandissima libertà di movimento. La gente non chiede cosa pensate ma cosa criticate".

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