26 agosto 2018

Rischio idrogeologico, rischio sismico, rischio vulcanico

Il territorio italiano è anche questo e purtroppo alcune delle tragedie legate all'ambiente di quest'estate non smettono di ricordarcelo. Da ultimo quanto avvenuto il 20 agosto nel Parco del Pollino, in Calabria, quando la piena improvvisa del torrente Raganello ha investito un gruppo di escursionisti, provocando 10 morti.

Eppure è bene ricordarci che il rischio non è emergenza. Situazioni locali geomorfologiche fragili hanno bisogno di un'attenzione particolare da parte dell'uomo, sempre, perché le sue attività non aggravino questi rischi. Con il rischio bisogna imparare a convivere, oserei dire a prendersene cura. Forse questa è l'unica possibilità che abbiamo. Come?
Prendersi cura del rischio può voler dire rispettare e far rispettare i regolamenti di accesso ai Parchi naturali e alle aree protette, così come vigilare perché gli insediamenti abitativi rispettino gli standard antisismici oppure siano al riparo dalle conseguenze idrogeologiche (alluvioni e inondazioni in primis) provocate da fenomeni meteo estremi, purtroppo sempre più frequenti. Ancora, prendersi cura del rischio può voler dire utilizzare le risorse del Fondo di solidarietà che l'Unione Europea ha istituito per i disastri naturali non solo per le emergenze post terremoto o post inondazioni, ma anche per opere di prevenzione, laddove vi siano situazioni di vulnerabilità ambientale.

Che questa estate possa essere ricordata come un punto di non ritorno perché si è scelto di abbandonare l’indifferenza e il disimpegno verso i nostri territori. Esigiamo senso di responsabilità da parte delle istituzioni locali e nazionali perché siano vigilanti e celeri a intervenire quando la soglia del rischio è stata superata (e magari a far prendere sul serio le allerte meteo). Coscienza etica e collettiva, impegno civile e legalità sono ingredienti essenziali per convivere con il rischio ambientale e provare a prendersene cura.

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