20 giugno 2019

Dalla Chiesa: "Il tema su mio padre è un regalo, mi ripaga di trent'anni di amarezze e insinuazioni"

Fra le tracce proposte alla prima prova scritta di maturità, il ricordo dell'omicidio del Prefetto Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell'agente Domenico Russo, uccisi dalla mafia.

"Mi sono commosso" - dice a Radio 24 il figlio Nando Dalla Chiesa. "E' del tutto inusuale che una vittima di mafia venga ricordata in un tema e a distanza di tanto tempo. Poi perché la difesa della memoria di mio padre è stata una cosa lunga, faticosa, dura, perché ha subito tanti attacchi. So che c'è sempre stato un largo sentimento popolare di riconoscenza, però vederlo emergere così in un tema della maturità e sapere che a Palermo è una delle tracce più scelte, mi commuove. Andando nelle scuole ho fatto esperienza di come gli studenti non sappiano nulla, non per colpa loro. Alcuni insegnanti e alcune scuole sono sensibili. Ci sono luoghi invece in cui queste esperienze non si sono consolidate".

Perché è importante che i ragazzi conoscano questo pezzo di storia?
"Perché è un pezzo di storia importante, anche se nei libri di storia di mafia non si parla praticamente mai. E poi perché così capiscono che non è vero che questo paese non dà più esempi. Questo paese li ha dati e li dà. Dovrebbero essere considerati per il loro carico di generosità umanità fatica, perché chi è caduto è caduto per gli altri".

Professore, perché dice che questo riconoscimento arriva inaspettato?
"La memoria di mio padre non ha mai avuto tappeti rossi davanti. In questo momento di grande emozione mi passano davanti immagini e parole di tutta una vita, tanti bocconi amari, tante insinuazioni vergognose, tante accuse. Non è stato affatto facile difendere la memoria di mio padre da un Giulio Andreotti che giustificò la sua assenza al funerale dicendo, con glaciale ironia, a Giampaolo Pansa che preferiva andare ai battesimi piuttosto che ai funerali. O dalle ignobili accuse di Cossiga con la sua sistematica diffamazione di mio padre, le insinuazioni sui suoi diari, gli attacchi dei terroristi. E persino la dimenticanza del suo nome sul calendario dei carabinieri in occasione dei 190 anni dell'Arma. Oggi, ritrovare il nome di mio padre in uno dei temi offerti agli studenti di maturità mi ripaga di tutto e ci ridà speranza".

Che significato dà a questa scelta del ministero per altro al primo anno in cui la traccia storica non è più prevista?
"Un grandissimo significato. È la dimostrazione che il nome di Carlo Alberto Dalla Chiesa e come il suo quello di tutte le altre vittime della mafia sono diventati patrimonio collettivo di un Paese che purtroppo, sempre più spesso, sembra perdere memoria delle pagine più scure della sua storia, con tutti i pericoli che ne conseguono. È ancora la dimostrazione che lavorare sulla memoria non significa solo commemorare in sterili cerimonie o manifestazioni, ma incidere concretamente sulle nuove generazioni. E in 48 anni ne sono passate almeno due".

Sembra che il tema su suo padre sia stato uno di quelli più scelti dai candidati. Anche questo la sorprende, in un Paese dove gli studenti troppo spesso ignorano la storia più vicina a loro?
"Questa è una doppia soddisfazione, è il regalo più bello che mi si potesse fare. Vuol dire che tantissimi anni di lavoro nelle scuole, nelle università, anche insieme a tante associazioni come 'Libera', hanno lasciato il segno, hanno fatto breccia negli studenti, negli insegnanti e anche negli ambienti ministeriali. Proprio oggi pomeriggio all'università a Milano devo tenere una lezione sulle vittime di mafia. Comincerò da qui. Cercando di non commuovermi".

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