6 gennaio 2019

La protesta dei sindaci irrita Salvini: “Sono solo dei falliti”

La polemica non è solo un questione di maggioranza e minoranza ma è entrata fin dentro il cuore del governo

La tensione rimane altissima sulla questione migranti. I duri botta e risposta sul decreto sicurezza tra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini e alcuni sindaci non sembrano affievolirsi, ma anzi, l’atteggiamento aggressivo del vicepremier ha soltanto aggravato una situazione già molto grave.

Eppure, non solo nell’Anci, sono in tanti a chiedergli di ragionare: a partire dal cardinal Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi europei, che sullo scontro in atto è stato chiaro dicendo: “I sindaci dovranno prendere le loro decisioni, verificarle a livelli giusti e comunque l’obiezione di coscienza è un principio che viene riconosciuto, mi pare”. Della stessa linea anche la Cei che dice: “Chi si tira indietro non ha la coscienza apposto”.

Ma Salvini “non molla” e continua ad attaccare i sindaci “ribelli”. 

“Qualche sindaco fallito siccome non è capace di fare il sindaco e se la prende con Salvini” dice in visita a Roseto degli Abruzzi, dove fra le altre cose, promette un referendum per l’autonomia dell’Abruzzo. “Poi fosse il sindaco di una città che funziona a perfezione – prosegue – il sindaco di Napoli e il sindaco di Palermo” dice fra risate e lazzi, “città dove c’é qualche piccolissimo problema”. In quelle città “i cittadini hanno la sfortuna di avere sindaci che hanno sbagliato mestiere”, prosegue il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno che, riferendosi al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris aggiunge: “vuole mandare la flotta napoletana a Malta”, allora “speriamo ci salga lui e rimanga a Malta”.

A dargli manforte gli amici storici da Storace alla Meloni mentre l’opposizione si stringe intorno alle iniziative degli amministratori locali.

Ma la polemica non è solo un questione di maggioranza e minoranza ma è entrata fin dentro il cuore del governo. L’ipotesi ventilata dal vicepresidente del Consiglio, Luigi Di Maio, di accogliere in Italia almeno le donne e i bambini della nave Sea-Watch, ferma in balìa del mare da lacune settimane, non è piaciuta per niente al ministro dell’Interno che, ovviamente sui social, ha voluto ribadire la linea della fermezza. Il viceministro pentastellato ha tentato di tornare sul punto anche durante una visita alla fabbrica della Pernigotti in crisi. Tra una accusa all’Europa e una a Malta ha detto: “Se un’ong mi dice che non è disponibile a fare scendere donne e bambini, io dico che le ong non dispongono della vita delle persone e chiederemo accertamenti per sapere dove abbiano prelevato queste persone, se gliele ha portate qualche scafista o se hanno fatto un vero salvataggio”. ù
Di Maio ignora che sulla nave ci sono gruppi familiari che non vogliono dividersi e che la vita di un uomo, in mare da 14 giorni, lo ribadiamo, non vale di meno di un’altra.
Come sempre accade in casa 5 Stelle, nei momenti di maggiore crisi, a spostare l’asse verso sinistra ci pensa il poliziotto buono Roberto Fico, che impersona, in mancanza di una linea chiara l’asse più movimentista (ovviamente senza strappare mai con i vertici del Movimento). E così sui social scrive: “Sono convinto che l’iniziativa presa ieri da Luigi Di Maio sia un segnale importante e ne sono contento”.
Una provocazione per Salvini che dopo l’intervento del Presidente della Camera, sembra inasprire ancora di più i toni: “Non cediamo ai ricatti. Due navi Ong sono in acque territoriali maltesi: le persone a bordo devono essere fatte sbarcare a La Valletta. Oppure, visto che le Ong hanno bandiera olandese e tedesca, chiedano aiuto a Berlino e Amsterdam per attivare immediatamente un corridoio umanitario”.

Tratto da Democratica

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