Mercoledì, 28 Agosto 2019
Capisco, non condivido, rifletto.
Capisco le ragioni che hanno spinto il PD, unito e compatto come non mai, a dare il via libera al Conte bis. Al netto degli interessi e delle ambizioni personali questa scelta ottiene alcuni indiscutibili risultati immediati, cui si aggiunge qualche possibile bonus futuro. Primo risultato, inimmaginabile fino a pochi giorni fa: aver mandato Salvini all’opposizione. Dove, nel tempo, potrebbe logorarsi. Mica poco. Secondo: aver garantito la tenuta del partito, o almeno dei suoi colonnelli (Calenda in fondo è sempre stato un ‘oriundo’). L’ovazione che oggi ha accompagnato la chiusura del discorso di Zingaretti ha accomunato tutte le anime interne. Ed anche quella del PD unito è una notiziona. Le certezze, per ora, finiscono qui. I bonus invece: la possibilità di riportare almeno un pezzo dei cinquestelle nell’alveo democratico, mettere in campo nuove politiche, tentare di salvare l’esito delle prossime regionali riproducendo lo schema giallorosso in Calabria, Umbria, forse persino Emilia e Toscana, determinare l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica (se arriveremo al 2022). Per questi occorrerà verificare se ne avremo la forza e le condizioni.
Nonostante queste premesse sono tuttavia assai scettico sul modo e sul merito della scelta fatta. Ho partecipato a tutte le ultime tre direzioni nazionali. Come membro della Commissione di Garanzia ho diritto di parola ma (fortunatamente mi vien da dire) non di voto. Il 26 luglio, quando la crisi sembrava lontana, venne perentoriamente esclusa qualsiasi ipotesi di alleanza con l’attuale gruppo dirigente dei cinquestelle. Unica alternativa il voto. Il 21 agosto il clima era già cambiato: l’accordo si poteva fare ma con cinque condizioni e cambio di guida. Oggi anche questi paletti sono stati rimossi, unico cambiamento prospettato è il passaggio dall’albero di Natale (per i non calciofili: dall’attacco con una punta e due mezzepunte) al centravanti (sempre Conte) con seconda punta (ci sarà parità di genere?). Semplifico e continuo ad avere fiducia nelle capacità di Zingaretti, ma una figura nuova al vertice sarebbe stata necessaria a marcare una netta discontinuità.
Citando Sciascia, nelle sue conclusioni oggi il Segretario ha invitato tutti a riflettere prima di affermare perentoriamente ‘io penso che’. Raccolgo il suo invito e lo estendo ai lettori. Sospendo quindi ancora il giudizio finchè il quadro non sarà del tutto chiaro. Con due considerazioni finali: la prima è che una volta adottata una linea occorre far di tutto perchè questa abbia successo. Staccare la spina tra pochi mesi sarebbe deleterio, quindi attrezziamoci per questo percorso ad ostacoli e per durare. Secondo: il compito più duro lo avremo proprio noi al nord, ed in particolare nella mia Vimercate. Al Nord, perchè governeremo controcorrente rispetto a tutte le regioni, dal Piemonte al Friuli e con lo scetticismo di gran parte dei soggetti sociali locali. A Vimercate dove siamo all’opposizione di una giunta grillina incapace, inconcludente, presuntuosa. Si ha un bel dire che le questioni locali sono per definizione marginali: è invece lì che si comprendono meglio come possano nascere certi mostri.
Enrico Brambilla
www.enricobrambilla.it
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