Martedì, 15 Ottobre 2019
IL TAGLIO DELLE POLTRONE
L’aspetto più negativo, a mio avviso, della legge con cui è stato ridotto il numero dei parlamentari è la sua “narrazione”. Il solo motivo che ne avrebbe potuto motivare l’opportunità, cioè il rendere più efficienti i lavori delle Camere, non è stato per nulla considerato. Forse lo sarà attraverso la riforma dei regolamenti parlamentari, certamente non con la differenziazione delle funzioni nè col superamento del bicameralismo perfetto. Tutto è stato ridotto alla mera ragione economica: un risparmio poco più che simbolico facilmente ottenibile in altro modo. Ma il punto è proprio questo: ai 5 stelle importava il simbolo, tanto da averlo preteso quale precondizione dell’accordo di governo. E l’equazione seggio parlamentare = poltrona è simbolo manifesto di cultura antiparlamentare, populista, in sintesi antidemocratica. Purtroppo questa è la cultura di fondo ancora prevalente tra i pentastellati: spero che il mio partito dopo aver dovuto bere l’amaro calice ora sappia arginare nuove derive.
TATTICA E STRATEGIA
Si è riaperta in questi ultimi giorni la discussione sulla natura del rapporto coi 5 Stelle: tattico o strategico? Messa così è questione un po' oziosa e tardiva. Credo sia chiara la mia forte diffidenza nei confronti degli attuali alleati di governo, tuttavia la strada intrapresa mi pare tracciata e deve essere percorsa con coerenza. Il che non significa che sia una via spianata nè che sia irreversibile. In sostanza: aver scelto di dar vita a questa maggioranza ci impone ora di misurarci coi grillini non solo sui singoli provvedimenti, ma sull’idea di Paese che con l’azione di governo si intende promuovere. O si riesce a definirne una, reciprocamente riconosciuta e resa chiara ai cittadini, oppure prevarrà la convinzione che si sia trattato di un’operazione di palazzo e ne pagheremo profumatamente le conseguenze. Le distanze sono ancora ampie e non è detto si riesca ad accorciarle. Occorre però provarci pur senza inutili accelerazioni e forzature. L’alleanza, se verrà, sarà la conseguenza di un duro lavoro politico.
LO STATUTO
La Direzione Nazionale di oggi ha preso atto del lavoro di riforma dello Statuto ad opera della commissione presieduta da Maurizio Martina. A metà novembre l’assemblea di Bologna dovrebbe dare il via libera alle modifiche. Cambiano le modalità dei congressi, rimangono le primarie per il segretario nazionale ma introducendo il preventivo confronto su tesi, si apre al mondo digitale per rafforzare la partecipazione, si rafforza l’idea di partito federale. Mi paiono tutte cose di buon senso ed utili. Temo però non siano sufficienti a rivitalizzare un partito allo stremo. Questi pochi mesi di lavoro nella commissione di garanzia mi hanno fatto conoscere ancor più da vicino situazioni peraltro immaginabili. Praticamente non c’è regione del sud che non sia commissariata, altrove non è detto si stia meglio: il ripristino e rispetto delle regole è una precondizione necessaria ma non sufficiente. Abbiamo un grande bisogno di ridare senso al nostro agire politico. Per questo quindi la novità più importante ed attesa è la costituzione di una Fondazione di cultura politica che affianchi l’attività del partito. Nel sistema politico tedesco le fondazioni hanno un ruolo centrale nella formazione delle nuove leve. Da noi sinora sono state sempre viste con (talvolta giustificato) sospetto. È il caso di riaprire una discussione.
ADDIO A FILIPPO
Filippo Penati è stato un bravo politico, eccellente amministratore, un uomo con la schiena dritta. Ho vissuto da vicino molti suoi momenti: collega sindaco (lui a Sesto, io a Vimercate), Presidente di quella che ancora era la nostra provincia, collega in consiglio regionale. Spiace che molte pagine a lui dedicate in questi giorni si siano profuse più sulle vicende giudiziarie che sul merito della visione politica. Talvolta discutibile, ma sempre lucida ed argomentata. E sempre pronto a metterci la faccia, come quando si rese disponibile a sfidare Formigoni nel 2010 dopo che tutti gli altri candidati si erano sfilati. Percorremmo insieme migliaia di chilometri con la sua auto mal ridotta e pochi soldi a disposizione. Perchè Filippo alla politica ha dato molto più di quanto abbia ricevuto, tornando infine al suo mestiere di insegnante, senza astio. Da uomo perbene.
Enrico Brambilla
www.enricobrambilla.it
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