6 ottobre 2020

I decreti propaganda di Salvini non ci sono più


di Stefano Minnucci - Immagina

Dall’immigrazione a nuove norme per la sicurezza urbana. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri in tarda serata un decreto-legge che manda in soffitta i due decreti Salvini, introducendo, tra le varie cose, anche misure più stringenti sulla sicurezza urbana.

La soddisfazione del segretario dem Nicola Zingaretti è stata immediata: “I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista”, ha scritto su Twitter nei minuti in cui il cdm approvava il il nuovo decreto. D’altra parte si tratta di una modifica che il segretario dem ha voluto con forza, a partire da novembre 2019, quando da Bologna, durante l’iniziativa democratica Tutta un’altra storia, aveva proposto una nuova agenda di governo sottolineando nel suo discorso conclusivo “ci batteremo per cancellarli”.

È passato un anno e quei decreti non ci sono più. Si tratta quindi di una vittoria politica importante per il Partito democratico, che arriva dopo il netto successo ottenuto nella recente tornata elettorale e che di fatto riporta il nostro Paese sui binari della civiltà.

Le modifiche riguardano gli articoli 131-bis e 588 del codice penale e intervengono innanzitutto sulle dure regole che erano state imposte alle navi delle ONG impegnate nelle operazioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo. Quindi cancellazione delle multe milionarie per le ong e lo stop alla confisca delle navi. C’è poi il ritorno al meccanismo della protezione umanitaria con un allargamento delle maglie della protezione speciale. E anche i tempi più brevi per ottenere la cittadinanza italiana insieme al ripristino della possibilità di svolgere lavori di utilità sociale.

Non solo modifica dei decreti Salvini. Il provvedimento introduce anche un inasprimento del cosiddetto “Daspo urbano”, una misura per la movida violenta sulla scia del recente omicidio di Willy Monteiro Duarte, e una norma per punire chi dà un cellulare a un detenuto o favorisce un detenuto al 41 bis. Arriva quindi il divieto di accesso ai locali pubblici anche nei confronti dei “soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, nel corso degli ultimi tre anni, relativamente alla vendita o cessione di sostanze stupefacenti o psicotrope”.

“In Italia cade un muro”, ha commentato con soddisfazione il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano sottolineando come “anche le parole tornano al loro posto: migrazioni, protezione, accoglienza, legalità. Avanti ancora, verso un Paese con più diritti e più umanità”.


I decreti sicurezza cambiano rotta. Intervista al viceministro dell’interno Matteo Mauri

di Maddalena Carlino - Immagina

Accoglienza, legalità, integrazione. Poche parole che segnano una rotta completamente diversa. Sono questi i termini che il governo usa e che hanno sostituito il vocabolario populista con cui finora veniva affrontata la questione delle migrazioni.

“Abbiamo superato finalmente la logica propagandistica per entrare nel merito della materia e fare cose utili. I decreti Sicurezza che Salvini aveva voluto quando era ministro erano costruiti volutamente per creare un problema”. Il viceministro dell’Interno Matteo Mauri ci descrive il testo del nuovo decreto sicurezza  che definisce come un “testo molto avanzato ottenuto con una grande sintonia dei gruppi di maggioranza”.

Quindi, non è semplicemente il superamento della norma Salvini con le modifiche che erano state richieste anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella?

Siamo andati assolutamente oltre. E per capire perchè l’abbiamo fatto va ricordato quello che c’era fino a ieri. E facciamolo dati alla mano. La scelta di togliere la protezione umanitaria ha prodotto in pochi mesi 33 mila irregolari in più rispetto quelli che ci sarebbero stati normalmente. La decisione di modificare il sistema di accoglienza puntando tutto su grandi centri con tante persone è stato un modo per esasperare un disagio con lo scopo di ottenere consenso. Non certo per gestire davvero la questione migratoria. Quelle sono state scelte che andavano contro gli interessi degli Italiani.

E ora invece?

Abbiamo reintrodotto la protezione umanitaria che garantiva circa il 20% del totale delle protezioni internazionali in Italia e ci può riportare ad un 40% del riconoscimento di protezione, che è esattamente in linea con la media europea. E interveniamo sul sistema di accoglienza.

Non semplicemente ripristinando il sistema precedente, giustamente costruito su piccoli gruppi e distribuiti sul territorio in modo non invasivo, ma migliorandolo. Abbiamo previsto infatti una crescita della qualità dei servizi e un forte orientamento all’integrazione. Un binomio necessario per scongiurare gli eventuali conflitti  tra le realtà dell’accoglienza con quelle del territorio. Questo significa garantire sicurezza. E perseguire l’interesse pubblico.

Trovare questo equilibrio è sicuramente un punto di arrivo. Come lo otterrete?

La parola d’ordine è accoglienza diffusa. Il tutto verrà tarato come dicevamo su piccoli gruppi in gestione ai Comuni. Questo approccio, sommato ai servizi di assistenza sanitaria, psicologica e di integrazione, come l’insegnamento della lingua italiana, daranno vita a percorsi che serviranno a intessere con equilibrio le maglie della realtà territoriale con quelle del sistema dell’accoglienza. In questo scenario la vera integrazione passa attraverso anche l’inserimento lavorativo, su cui bisogna però ancora lavorare. E che naturalmente sarà rivolto in modo particolare ai titolari di protezione.

Passano anche le norme che superano le multe milionarie alle ong?

Togliamo quelle sanzioni spropositate e di carattere amministrativo e teniamo esclusivamente la norma penale, che c’è sempre stata.  Per le operazioni di soccorso, la disciplina di divieto non si applicherà nell’ipotesi in cui vi sia stata la comunicazione al centro di coordinamento ed allo Stato di bandiera e siano ovviamente  rispettate le indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso in mare. Insomma chi fa i salvataggi in mare, lo diciamo chiaramente, non può essere criminalizzato. Noi teniamo insieme diversi criteri che prevedono rigore, rispetto delle regole, ma anche integrazione, umanità e buon senso.

Pensa che l’approccio alla questione migratoria stia ad un punto di svolta?

Intanto questo testo è stato il frutto del confronto di un tavolo tra forze diverse che ne hanno condiviso l’impianto. Un segnale importante anche dal punto di vista politico. A questo voglio aggiungere che, anche quello che sta succedendo in Europa, ci suggerisce un radicale cambiamento, non solo sul fronte economico. Da quando c’è il nuovo Governo sono aumentati tantissimo i ricollocamenti in Europa. Inoltre con il pre-accordo di Malta abbiamo fatto passi avanti importanti sulla ricollocazione europea, su cui si è finalmente aperta la discussione in merito a come modificare i Trattati di Dublino. Su questo il Partito Democratico ha saputo seminare una logica europeista positiva che è stata determinante per interloquire con efficacia. Vorrei poter dire che non sentiremo più parlare a vanvera di invasioni e sbarchi di clandestini o di irregolari, ma temo che il mio rimarrà un augurio vano. Noi, in ogni caso, proseguiremo sulla nostra strada. Fatta sia di valori che di concretezza. Perchè oggi abbiamo ottenuto un grande risultato ma ci sono ancora molte cose importanti da fare.

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