27 dicembre 2020

Macchine più intelligenti dell’uomo?

Il cammino verso la superintellingenza artificiale
Andrea CAROBENE (Aggiornamenti Sociali)
 

Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI) negli ultimi decenni apre lo spazio per una domanda radicale: esiste la possibilità che questa tecnologia possa arrivare a sostituire l’essere Umano non solamente nel lavoro, nelle tecniche di video sorveglianza, nella ricerca scientifica, ma l’essere umano in quanto tale, ossia in quanto essere intelligente?

Il primo a porsi questa questione, da un punto di vista tecnologico, fu il matematico britannico Irving John Good nel 1965. Così scriveva: «Una macchina ultra intelligente può esser definita come una macchina che può superare di gran lunga tutte le attività di ogni uomo di qualunque intelligenza. [...] Una macchina superintelligente potrebbe progettare macchine ancora migliori; ci sarebbe quindi sicuramente un’esplosione di intelligenza, e l’intelligenza dell’uomo verrebbe lasciata molto indietro.

Così, la prima macchina superintelligente sarebbe l’ultima invenzione che l’uomo ha bisogno di realizzare, purché sia sufficientemente docile da dirci come tenerla sotto controllo» (Good 1965, nostra trad.). In questo testo incontriamo tutti i temi fondamentali relativi alla superintelligenza. Accanto alla sua definizione – un’intelligenza superiore a quella umana –, troviamo già preconizzato il timore che sia l’ultima invenzione umana, timore legato alla capacità di questa macchina di autoinventarsi e di automigliorarsi, nonché la paura di non riuscire a tenerla sotto controllo.
Nel 1993, quasi 30 anni dopo, un saggio di Vernor Vinge, professore del Dipartimento di Scienze matematiche dell’università della California a San Diego, porta nuovamente alla ribalta la questione. Il suo testo, redatto per il Simposio sponsorizzato dalla NASA e dall’istituto aerospaziale dell’ohio “VISION-21” aveva il titolo evocativo The Coming Technological Singularity: How to Survive in the Post-Human Era. Alla domanda di esordio del testo, «Che cos’è la singolarità?», Vinge, autore di racconti di fantascienza oltre che docente universitario, rispondeva: «l’accelerazione del progresso tecnologico è stata la caratteristica centrale di questo secolo. Sostengo in questo articolo che siamo sulla soglia di un cambiamento paragonabile all’avvento della vita umana sulla terra. La causa precisa di questo cambiamento è nella creazione imminente da parte della tecnologia di entità con un’intelligenza maggiore rispetto a quella umana» (ivi, nostra trad.). L’avvento della superintelligenza è considerato quindi da Vinge una singolarità nella storia umana, esattamente come l’apparizione della vita rispetto ai fenomeni chimici della materia inorganica, o l’avvento del pensiero e della coscienza che caratterizzano l’essere umano.


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