17 ottobre 2019
15 ottobre 2019
Fermiamoli. Stop alla guerra. Solidarietà con il popolo curdo
Una fiaccolata di solidarietà con il popolo curdo e contro l’offensiva siriana martedì 15 ottobre alle ore 19 al Pantheon: a lanciare l’appello sono forze politiche e sociali, dal Pd a +Europa, da Carlo Calenda ad Articolo 1.
“Fermiamoli. Stop alla guerra. Solidarietà con il popolo curdo“, viene spiegato nell’appello: “L’offensiva turca contro il Kurdistan siriano è inaccettabile e rischia di far precipitare la Siria in una nuova spirale di violenze, insicurezza e distruzione che sta già causando i primi morti e migliaia di profughi.
“I curdi”, sottolineano i promotori, “in questi anni sono stati una delle forze sul campo che hanno fermato e sconfitto Daesh e hanno stabilizzato e pacificato il nord-est della Siria. Un attacco ingiustificato contro di loro è inconcepibile e va fermato.
In gioco non c’è solo il futuro di un paese, la Siria, che ha già sofferto troppo, c’è anche la stabilità della regione e la lotta contro il terrorismo di Daesh.
Il voltafaccia del presidente Trump che ha abbandonato le forze curde e il ricatto di Erdogan non devono spaventarci. L’Europa deve rispondere unita e con fermezza a una azione sconsiderata”.
Di qui l’invito: “Scendiamo in piazza al fianco del popolo curdo per dire no alla guerra e per chiedere che l’Italia, insieme agli alleati europei, faccia il possibile nelle sedi europee, NATO e ONU per fermare questa invasione, evitare il disastro umanitario e i rischi di sicurezza.
14 ottobre 2019
Milano scende in piazza al fianco del popolo curdo!
CONSOLARO DI TURCHIA
VIA ANTONIO CANOVA 36 - MILANO
La Turchia ha invaso il nordest della Siria.
Mentre il presidente Trump volta le spalle al popolo curdo, che in questi anni è diventato simbolo mondiale di Resistenza e sconfitto l'Isis in un Paese martoriato dalla guerra sacrificando tantissime vite, Erdogan invade Rojava, la regione curda siriana.
Le parole del presidente americano usate per giustificare l'invasione turca offendono il popolo curdo e il ricatto di Erdogan - che minaccia di utilizzare i profughi come arma per costringere l'Europa a non intervenire - è meschino.
Tutto questo deve essere fermato!
L'Italia, l'Europa e gli organismi internazionali non possono restare indifferenti: si metta in campo ogni sforzo possibile per bloccare l'invasione della Turchia in Siria.
Fermatevi!
Roberto Cenati
Presidente ANPI Comitato Provinciale di Milano
12 ottobre 2019
Trattativa con i trafficanti libici, piovono interrogazioni e richieste di una commissione d'inchiesta
Arrivano smentite sul ruolo di governo e servizi italiani
By Umberto De Giovannangeli - HuffPost
La “Trattativa segreta” agita le acque della politica italiana. “Dalla Libia a Mineo, il negoziato tra l’Italia e il boss”. L’inchiesta del giornalista de l’Avvenire Nello Scavo, documenta, con tanto di foto, l’incontro avvenuto l’11 maggio 2017 presso il Cara di Mineo, con la partecipazione, del “numero uno dei trafficanti di esseri umani, Bija, e delegati inviati dal Governo”. “Le numerose immagini ottenute da Avvenire attraverso una fonte ufficiale, documentano quella mattinata rimasta nel segreto – scrive Scavo -. Accusato dall’Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità italiane a studiare ‘il modello Mineo’, da dove in questi anni sono passati oltre 30mila migranti. Accordi che proseguono anche adesso, nonostante le reiterate denunce delle Nazioni Unite“.
By Umberto De Giovannangeli - HuffPost
La “Trattativa segreta” agita le acque della politica italiana. “Dalla Libia a Mineo, il negoziato tra l’Italia e il boss”. L’inchiesta del giornalista de l’Avvenire Nello Scavo, documenta, con tanto di foto, l’incontro avvenuto l’11 maggio 2017 presso il Cara di Mineo, con la partecipazione, del “numero uno dei trafficanti di esseri umani, Bija, e delegati inviati dal Governo”. “Le numerose immagini ottenute da Avvenire attraverso una fonte ufficiale, documentano quella mattinata rimasta nel segreto – scrive Scavo -. Accusato dall’Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità italiane a studiare ‘il modello Mineo’, da dove in questi anni sono passati oltre 30mila migranti. Accordi che proseguono anche adesso, nonostante le reiterate denunce delle Nazioni Unite“.
11 ottobre 2019
11 ottobre 2018 - 11 ottobre 2019
Ciao Gino
un anno fà ci hai lasciato e siamo rimasti un pò orfani.
Sarebbe istintivo piangerci addosso, ricordando situazioni del passato.
Ma la prima cosa che ci hai insegnato è quella di andare sempre oltre e guardare al futuro!
Non ci si può fermare alle incomprensioni, alle diversità di vedute, anche se hai pagato di persona.
E' vero, siamo chiamati a costruire il futuro con passione, coerenza e determinazione, per rispetto ai giovani.
Cosa hai lasciato ai più giovani ?
Tante belle cose...
Non accontentiamoci delle informazioni approssimative, superficiali, ma ricerchiamo sempre la verità.
Non cerchiamo cose grandi da fare, perchè è nelle piccole e quotidiane che si costruisce il mondo migliore.
Ci hai insegnato che interessarsi degli altri, delle loro esigenze, delle loro difficoltà, è anche bello.
Certo il momento che stiamo vivendo, non aiuta: ma credere che comunque valga la pena, è fonte di speranza.
Grazie Gino per averci accompagnato lungo questa strada!
Migranti. Caso Bija, il sottosegretario Sibilia: «Ora verifiche su scambi con scafisti»
Angelo Picariello
Intervista all'indomani della rivelazione di Avvenire: il trafficante di uomini libico seduto allo stesso tavolo degli 007 italiani. «Ma sui migranti il governo ha voltato pagina»
Grande risonanza sui media di tutto il mondo ha avuto l'inchiesta di Nello Scavo sulla presenza al Cara dei Mineo in Sicilia, l'11 maggio 2017, del trafficante di uomini libico Bija al tavolo dei negoziatori con gli 007 italiani. Obiettivo dell'incontro era "studiare il modello Mineo". L'Italia stava allora negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Bija, nel mirino dell'Onu per le sue attività di schiavista, è ancora tra i capi della Guardia costiera libica.
«Andremo certamente a fondo. La meritoria inchiesta giornalistica di Nello Scavo si riferisce al 2017, dovremo essere certi che non vi sia alcuno scambio con gli scafisti. Non è certo questa la maniera di risolvere la questione dei migranti irregolari». Parte subito con un impegno netto Carlo Sibilia, riconfermato sottosegretario all’Interno (lo era già nella gestione Salvini): eliminare anche solo i sospetti che vi siano trattative con chi traffica esseri umani.
«Ci stiamo adoperando in una direzione chiara, perché siano accelerate le procedure di rimpatrio di quanto non hanno diritto di stare nel nostro Paese. Adesso, con il nostro decreto, c’è uno strumento in più», afferma il sottosegretario. Che conferma, poi, il cambio di passo nell’approccio, prima ancora che nella normativa, avvenuto con l’arrivo al Viminale di Luciana Lamorgese: «Abbandonata la linea della propaganda i fatti ci stanno dando ragione. C’è chi ha deciso di scappare di fronte alle responsabilità e chi se le è assunte, neutralizzando l’aumento dell’Iva», è l’attacco di Sibilia a Salvini.
Intervista all'indomani della rivelazione di Avvenire: il trafficante di uomini libico seduto allo stesso tavolo degli 007 italiani. «Ma sui migranti il governo ha voltato pagina»
Grande risonanza sui media di tutto il mondo ha avuto l'inchiesta di Nello Scavo sulla presenza al Cara dei Mineo in Sicilia, l'11 maggio 2017, del trafficante di uomini libico Bija al tavolo dei negoziatori con gli 007 italiani. Obiettivo dell'incontro era "studiare il modello Mineo". L'Italia stava allora negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Bija, nel mirino dell'Onu per le sue attività di schiavista, è ancora tra i capi della Guardia costiera libica.
«Andremo certamente a fondo. La meritoria inchiesta giornalistica di Nello Scavo si riferisce al 2017, dovremo essere certi che non vi sia alcuno scambio con gli scafisti. Non è certo questa la maniera di risolvere la questione dei migranti irregolari». Parte subito con un impegno netto Carlo Sibilia, riconfermato sottosegretario all’Interno (lo era già nella gestione Salvini): eliminare anche solo i sospetti che vi siano trattative con chi traffica esseri umani.
«Ci stiamo adoperando in una direzione chiara, perché siano accelerate le procedure di rimpatrio di quanto non hanno diritto di stare nel nostro Paese. Adesso, con il nostro decreto, c’è uno strumento in più», afferma il sottosegretario. Che conferma, poi, il cambio di passo nell’approccio, prima ancora che nella normativa, avvenuto con l’arrivo al Viminale di Luciana Lamorgese: «Abbandonata la linea della propaganda i fatti ci stanno dando ragione. C’è chi ha deciso di scappare di fronte alle responsabilità e chi se le è assunte, neutralizzando l’aumento dell’Iva», è l’attacco di Sibilia a Salvini.
10 ottobre 2019
La trattativa nascosta. Dalla Libia a Mineo, il negoziato tra l'Italia e il boss
Nello Scavo - Avvenire.it
Le foto dell’incontro nel 2017 tra il numero uno dei trafficanti di esseri umani, Bija, e delegati inviati dal governo. Il viaggio del boss in Italia: Bija visitò altri centri migranti.
Quando il minibus coi vetri oscurati entra nel Cara di Mineo, solo in pochi conoscono la composizione della misteriosa delegazione da Tripoli. È l’11 maggio 2017. L’Italia sta negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Oggi sappiamo che quel giorno, senza lasciare traccia nei registri d’ingresso, alla riunione partecipò anche Abd al-Rahman al-Milad, il famigerato Bija. (IL PROFILO)
Le numerose immagini ottenute da Avvenire attraverso una fonte ufficiale, documentano quella mattinata rimasta nel segreto. Accusato dall’Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità italiane a studiare «il modello Mineo», da dove in questi anni sono passati oltre 30mila migranti. Accordi indicibili che proseguono anche adesso, nonostante le reiterate denunce delle Nazioni Unite.
All’incontro, partecipavano anche delegati nordafricani di alcune agenzie umanitarie internazionali, probabilmente ignari di trovarsi seduti a fianco di un signore della guerra dedito alle peggiori violazioni dei diritti umani. Non deve essere un caso se, pochi giorni dopo, le Nazioni Unite in un durissimo rapporto del Consiglio di sicurezza denunciavano: «Abd al-Rahman Milad (alias Bija) e altri membri della Guardia costiera sono direttamente coinvolti nell’affondamento di imbarcazioni migranti utilizzando armi da fuoco». Si chiede il congelamento dei beni e il divieto di viaggio di Bija al di fuori della Libia. Nel dossier quel nome viene citato per sei volte: «È il capo del ramo di Zawiyah della Guardia costiera. Ha ottenuto questa posizione grazie al supporto di Mohammad Koshlaf e Walid Koshlaf». Questi erano a capo della “Petroleum Facilities Guard”, controllavano la locale raffineria disponendo di una milizia di almeno duemila uomini.
Sembra impossibile che le autorità italiane non sapessero chi era l’uomo seduto al tavolo dello strano convegno.
Le foto dell’incontro nel 2017 tra il numero uno dei trafficanti di esseri umani, Bija, e delegati inviati dal governo. Il viaggio del boss in Italia: Bija visitò altri centri migranti.
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L’incontro di Mineo del maggio 2017 cui prese parte il trafficante libico Bija, l'unico con il volto non pixellato, a sinistra con la barba (foto Avvenire) |
Quando il minibus coi vetri oscurati entra nel Cara di Mineo, solo in pochi conoscono la composizione della misteriosa delegazione da Tripoli. È l’11 maggio 2017. L’Italia sta negoziando con le autorità libiche il blocco delle partenze di profughi e migranti. Oggi sappiamo che quel giorno, senza lasciare traccia nei registri d’ingresso, alla riunione partecipò anche Abd al-Rahman al-Milad, il famigerato Bija. (IL PROFILO)
Le numerose immagini ottenute da Avvenire attraverso una fonte ufficiale, documentano quella mattinata rimasta nel segreto. Accusato dall’Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell’area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità italiane a studiare «il modello Mineo», da dove in questi anni sono passati oltre 30mila migranti. Accordi indicibili che proseguono anche adesso, nonostante le reiterate denunce delle Nazioni Unite.
All’incontro, partecipavano anche delegati nordafricani di alcune agenzie umanitarie internazionali, probabilmente ignari di trovarsi seduti a fianco di un signore della guerra dedito alle peggiori violazioni dei diritti umani. Non deve essere un caso se, pochi giorni dopo, le Nazioni Unite in un durissimo rapporto del Consiglio di sicurezza denunciavano: «Abd al-Rahman Milad (alias Bija) e altri membri della Guardia costiera sono direttamente coinvolti nell’affondamento di imbarcazioni migranti utilizzando armi da fuoco». Si chiede il congelamento dei beni e il divieto di viaggio di Bija al di fuori della Libia. Nel dossier quel nome viene citato per sei volte: «È il capo del ramo di Zawiyah della Guardia costiera. Ha ottenuto questa posizione grazie al supporto di Mohammad Koshlaf e Walid Koshlaf». Questi erano a capo della “Petroleum Facilities Guard”, controllavano la locale raffineria disponendo di una milizia di almeno duemila uomini.
Sembra impossibile che le autorità italiane non sapessero chi era l’uomo seduto al tavolo dello strano convegno.
9 ottobre 2019
Via libera al taglio dei parlamentari: tutto quello che c'è da sapere sulla riforma
Il disegno di legge costituzionale giunto al quarto e ultimo passaggio è stato approvato a larga maggioranza. Elimina di netto 345 seggi, riducendo a 400 i deputati e a 200 i senatori elettivi
di MONICA RUBINO (Repubblica) 08 ottobre 2019
La legge costituzionale sul taglio dei parlamentari è sbarcata in aula alla Camera è ha ottenuto il via libera definitivo con 553 Sì. Il provvedimento, cavallo di battaglia del M5s, punta a ridurre il numero dei deputati a 400 dagli attuali 630 e dei senatori a 200 dagli attuali 315: in tutto si tratta di 345 seggi eliminati di netto. Questo taglio decorrerà dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della riforma. Trattandosi di una proposta di legge di modifica della Costituzione, l'esame ha previsto quattro letture parlamentari (una doppia lettura conforme di Camera e Senato). Oggi per l'appunto c'è stato l'ultimo e definitivo passaggio del provvedimento.
A seguito della riforma, il numero degli abitanti per deputato aumenta da 96.006 a 151.210. Il numero di abitanti per ciascun senatore cresce da 188.424 a 302.420. Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi con un'altra legge.
Nei successivi tre mesi, come recita l'articolo 138 della Costituzione, dal momento che la legge ha ottenuto la maggioranza assoluta dei due terzi alla seconda votazione soltanto alla Camera (e non al Senato), il testo può essere sottoposto a referendum confermativo. Il referendum può essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera, da 500 mila elettori o da cinque consigli regionali. Se questo dovesse avvenire, si voterebbe a maggio-giugno 2020 e da lì, nel caso in cui il testo venisse confermato, scatterebbero i 60 giorni concessi al governo per ridisegnare i collegi.
Le forze di maggioranza hanno inoltre messo nero su bianco il documento sulle riforme che faranno da contrappeso al taglio degli eletti, con tanto di impegni concreti e precisi sui singoli interventi e scandito da un timing concordato, che si svilupperà attraverso tre step:
1- entro il mese di ottobre, gli emendamenti da presentare al ddl costituzionale sul voto ai 18enni per l'elezione del Senato, all'esame di palazzo Madama.
2- entro dicembre, la riforma costituzionale per modificare la platea che elegge il presidente della Repubblica, con la riduzione dei delegati regionali, e la modifica dell'elezione del Senato non più a base regionale.
3- sempre entro l'anno, l'avvio della riforma elettorale. La maggioranza, cioè M5S, Pd, Italia Viva e Leu, si è impegnata a bilanciare il taglio dei parlamentari con una nuova legge elettorale da presentare entro dicembre. Si va verso un sistema elettorale proporzionale corretto, con premio di maggioranza per garantire la governabilità. Mentre Matteo Salvini ha depositato in Cassazione il quesito per un referendum per introdurre un maggioritario spinto.
di MONICA RUBINO (Repubblica) 08 ottobre 2019
La legge costituzionale sul taglio dei parlamentari è sbarcata in aula alla Camera è ha ottenuto il via libera definitivo con 553 Sì. Il provvedimento, cavallo di battaglia del M5s, punta a ridurre il numero dei deputati a 400 dagli attuali 630 e dei senatori a 200 dagli attuali 315: in tutto si tratta di 345 seggi eliminati di netto. Questo taglio decorrerà dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore della riforma. Trattandosi di una proposta di legge di modifica della Costituzione, l'esame ha previsto quattro letture parlamentari (una doppia lettura conforme di Camera e Senato). Oggi per l'appunto c'è stato l'ultimo e definitivo passaggio del provvedimento.
A seguito della riforma, il numero degli abitanti per deputato aumenta da 96.006 a 151.210. Il numero di abitanti per ciascun senatore cresce da 188.424 a 302.420. Questo comporterà la necessità di ridisegnare i collegi con un'altra legge.
Nei successivi tre mesi, come recita l'articolo 138 della Costituzione, dal momento che la legge ha ottenuto la maggioranza assoluta dei due terzi alla seconda votazione soltanto alla Camera (e non al Senato), il testo può essere sottoposto a referendum confermativo. Il referendum può essere richiesto da un quinto dei membri di una Camera, da 500 mila elettori o da cinque consigli regionali. Se questo dovesse avvenire, si voterebbe a maggio-giugno 2020 e da lì, nel caso in cui il testo venisse confermato, scatterebbero i 60 giorni concessi al governo per ridisegnare i collegi.
Le forze di maggioranza hanno inoltre messo nero su bianco il documento sulle riforme che faranno da contrappeso al taglio degli eletti, con tanto di impegni concreti e precisi sui singoli interventi e scandito da un timing concordato, che si svilupperà attraverso tre step:
1- entro il mese di ottobre, gli emendamenti da presentare al ddl costituzionale sul voto ai 18enni per l'elezione del Senato, all'esame di palazzo Madama.
2- entro dicembre, la riforma costituzionale per modificare la platea che elegge il presidente della Repubblica, con la riduzione dei delegati regionali, e la modifica dell'elezione del Senato non più a base regionale.
3- sempre entro l'anno, l'avvio della riforma elettorale. La maggioranza, cioè M5S, Pd, Italia Viva e Leu, si è impegnata a bilanciare il taglio dei parlamentari con una nuova legge elettorale da presentare entro dicembre. Si va verso un sistema elettorale proporzionale corretto, con premio di maggioranza per garantire la governabilità. Mentre Matteo Salvini ha depositato in Cassazione il quesito per un referendum per introdurre un maggioritario spinto.
30 settembre 2019
SettegiorniPD in Regione Lombardia
La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia
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