7 dicembre 2019
Il nuovo statuto del Partito Democratico

Il nuovo statuto del Partito Democratico è un passo importante,
con cui è stata “rinnovata la carta d’identità” del nostro partito,
ma dopo averlo compiuto rimane importante che tutti facciano
avere il loro apporto, vivendo lo Statuto come un nuovo
strumento di partecipazione e coinvolgimento di nuove energie
a partire dai territori.
Anche per questo è stata predisposta una card che riassume i
maggiori punti di innovazione politica introdotti nel documento.
30 novembre 2019
28 novembre 2019
Asfalti Brianza: l'attività è ripresa.
E la giunta di Monza cosa ha fatto? Nulla
Scritto da Gruppo Consiliare Pd Monza
asfalti brianza Notizia di oggi che Asfalti Brianza ha ripreso le attività, dopo che l’autorità giudiziaria ha autorizzato una riapertura parziale dell’impianto. E i cittadini sono, giustamente, infuriati.
Il 21 ottobre avevamo presentato un’interrogazione all’assessore Villa, in cui chiedevamo, in ragione della richiesta effettuata nel frattempo da Asfalti Brianza di poter riprendere in tempi brevi le attività, quali provvedimenti la giunta Allevi intendesse adottare per la tutela della salute cittadini. La risposta dataci in aula dall’Assessore Villa era stata lapidaria:
“… in merito alla vicenda che interessa la ditta Asfalti Brianza sono state dette alcune inesattezze, quindi vorrei sgomberare il campo da queste notizie che non corrispondono al vero e dare le notizie corrette, onde evitare che poi si crei dell’immotivato allarmismo… (…) Quindi, vado a concludere, sono stati tolti i sigilli su disposizione della Procura per effettuare gli interventi di ripristino ambientale. Al termine di quest’operazione certificata dalle autorità del Comune competente, verranno ripristinati i sigilli. Quindi, questa è la situazione attuale, non si prevede nell’immediato e nel prossimo futuro la ripresa dell’attività”
Per ricapitolare. Noi non abbiamo detto inesattezze. Asfalti Brianza ha riaperto, anche se Villa, che ci ha visto lungo, sosteneva l’esatto contrario. In più, nel frattempo, cosa ha fatto la giunta Allevi per garantire la salute dei cittadini? Niente.
Scritto da Gruppo Consiliare Pd Monza
asfalti brianza Notizia di oggi che Asfalti Brianza ha ripreso le attività, dopo che l’autorità giudiziaria ha autorizzato una riapertura parziale dell’impianto. E i cittadini sono, giustamente, infuriati.
Il 21 ottobre avevamo presentato un’interrogazione all’assessore Villa, in cui chiedevamo, in ragione della richiesta effettuata nel frattempo da Asfalti Brianza di poter riprendere in tempi brevi le attività, quali provvedimenti la giunta Allevi intendesse adottare per la tutela della salute cittadini. La risposta dataci in aula dall’Assessore Villa era stata lapidaria:
“… in merito alla vicenda che interessa la ditta Asfalti Brianza sono state dette alcune inesattezze, quindi vorrei sgomberare il campo da queste notizie che non corrispondono al vero e dare le notizie corrette, onde evitare che poi si crei dell’immotivato allarmismo… (…) Quindi, vado a concludere, sono stati tolti i sigilli su disposizione della Procura per effettuare gli interventi di ripristino ambientale. Al termine di quest’operazione certificata dalle autorità del Comune competente, verranno ripristinati i sigilli. Quindi, questa è la situazione attuale, non si prevede nell’immediato e nel prossimo futuro la ripresa dell’attività”
Per ricapitolare. Noi non abbiamo detto inesattezze. Asfalti Brianza ha riaperto, anche se Villa, che ci ha visto lungo, sosteneva l’esatto contrario. In più, nel frattempo, cosa ha fatto la giunta Allevi per garantire la salute dei cittadini? Niente.
27 novembre 2019
La transizione è finita
Luca Caputo in Editoriale del Circolo Dossetti
…ma non come ci aspettavamo.
Proviamo, ancora una volta, a guardare le cose secondo una prospettiva lunga: negli anni ’80 aveva avuto inizio, in Italia ma non solo, una grande fase di trasformazione della società.
In maniera estremamente esemplificata, diremo che la fusione di interessi tra istanze di liberazione del capitale e della finanza e quelle di liberazione degli individui da regole e confini aveva rotto l’unità dei sistemi, statali ed internazionali, allora esistenti, e posto alla politica istanze di profondo cambiamento.
La caduta del Muro di Berlino può essere preso come momento simbolico anche di questo.
La politica tentò di rispondere: in Italia si ebbe un primo abboccamento deciso, con l’ascesa al Governo del PSI guidato da Craxi e, per un altro verso, quella delle forze laiche e tecnocratiche.
Nel mentre, prendevano corpo nella società, e venivano interpretate ed elaborate nella Democrazia Cristiana, istanze ed ipotesi di cambiamento profondo il cui fattore comune era lo spostamento della centralità, dalle istituzioni e dai partiti, agli individui.
…ma non come ci aspettavamo.
Proviamo, ancora una volta, a guardare le cose secondo una prospettiva lunga: negli anni ’80 aveva avuto inizio, in Italia ma non solo, una grande fase di trasformazione della società.
In maniera estremamente esemplificata, diremo che la fusione di interessi tra istanze di liberazione del capitale e della finanza e quelle di liberazione degli individui da regole e confini aveva rotto l’unità dei sistemi, statali ed internazionali, allora esistenti, e posto alla politica istanze di profondo cambiamento.
La caduta del Muro di Berlino può essere preso come momento simbolico anche di questo.
La politica tentò di rispondere: in Italia si ebbe un primo abboccamento deciso, con l’ascesa al Governo del PSI guidato da Craxi e, per un altro verso, quella delle forze laiche e tecnocratiche.
Nel mentre, prendevano corpo nella società, e venivano interpretate ed elaborate nella Democrazia Cristiana, istanze ed ipotesi di cambiamento profondo il cui fattore comune era lo spostamento della centralità, dalle istituzioni e dai partiti, agli individui.
22 novembre 2019
Matrimoni civili e religiosi: cambio di costume
I dati Istat sul 2018: il 50,1% delle nozze avviene con cerimonia civile. Sempre più alta l'età media delle prime unioni. In aumento il dato complessivo
di FLAVIO BINI- la Repubblica
20 Novembre 2019
MILANO - Nel 2018, per la prima volta nella storia, i matrimoni con rito civile hanno superato quelli con rito religioso e oggi rappresentano il 50,1% del totale delle unioni, a fronte del 49,5% dell'anno precedente. È quanto mettono in evidenza i dati aggiornati diffusi oggi dall'Istat.
Il "sorpasso", emerge dai numeri, non è ancora scattato per quanto riguarda le prime nozze, dove l'altare batte ancora saldamente la cerimonia in Comune, ma si registra comunque se si guarda il totale delle persone che si sono unite in matrimonio lo scorso anno. Molto forte il divario territoriale: al Nord la quota di matrimoni con rito civile è del 63,9%, al Sud meno della metà (30,4%).
di FLAVIO BINI- la Repubblica
20 Novembre 2019
MILANO - Nel 2018, per la prima volta nella storia, i matrimoni con rito civile hanno superato quelli con rito religioso e oggi rappresentano il 50,1% del totale delle unioni, a fronte del 49,5% dell'anno precedente. È quanto mettono in evidenza i dati aggiornati diffusi oggi dall'Istat.
Il "sorpasso", emerge dai numeri, non è ancora scattato per quanto riguarda le prime nozze, dove l'altare batte ancora saldamente la cerimonia in Comune, ma si registra comunque se si guarda il totale delle persone che si sono unite in matrimonio lo scorso anno. Molto forte il divario territoriale: al Nord la quota di matrimoni con rito civile è del 63,9%, al Sud meno della metà (30,4%).
21 novembre 2019
"Tutta un'altra storia" a Bologna
Il futuro del Partito Democratico.
Scritto da Matteo Raimondi – PD Monza
Tre giorni a Bologna per discutere e confrontarci sul Partito Democratico. Questo il senso di “tutta un’altra storia”.
Dopo tre giorni di dibattito, interventi dal palco e a margine del palco, video e immagini, democratiche e democratici da tutta Italia torno a casa decisamente soddisfatto.
Però non basta.
Abbiamo discusso, abbiamo chiarito con fermezza dove siamo e dove dobbiamo andare, ma se questa tre giorni si limita solo a ciò non basta.
Dobbiamo mettere in pratica il progetto riformista e democratico a partire da subito in tutti i territori.
E dobbiamo farlo tutti insieme, dai dirigenti ai militanti.
Solo così sarà tutta un’altra storia.
“Non siamo venuti qui per volare alto, siamo venuti qui per pescare a fondo". (Gianni Cuperlo)
Scritto da Matteo Raimondi – PD Monza
Tre giorni a Bologna per discutere e confrontarci sul Partito Democratico. Questo il senso di “tutta un’altra storia”.
Dopo tre giorni di dibattito, interventi dal palco e a margine del palco, video e immagini, democratiche e democratici da tutta Italia torno a casa decisamente soddisfatto.
Però non basta.
Abbiamo discusso, abbiamo chiarito con fermezza dove siamo e dove dobbiamo andare, ma se questa tre giorni si limita solo a ciò non basta.
Dobbiamo mettere in pratica il progetto riformista e democratico a partire da subito in tutti i territori.
E dobbiamo farlo tutti insieme, dai dirigenti ai militanti.
Solo così sarà tutta un’altra storia.
“Non siamo venuti qui per volare alto, siamo venuti qui per pescare a fondo". (Gianni Cuperlo)
19 novembre 2019
Padre Costa: «Cattolici in politica, alternativi anche nella comunicazione»
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Padre Giacomo Costa
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di Pino NARDI - ChiesadiMilano
«Insieme ai loro coetanei, l’attuale generazione di giovani cattolici è chiamata a riconfigurare la democrazia e a trovare per il mondo di oggi nuove forme per i valori di libertà e uguaglianza su cui essa si fonda». Lo sostiene padre Giacomo Costa, direttore di Aggiornamenti sociali. Nel mondo cattolico c’è un nuovo fermento nel dibattito sull’impegno dei laici in politica. Questa la riflessione del gesuita che guida il mensile di piazza San Fedele, nominato da papa Francesco prima segretario speciale del Sinodo sui giovani, poi consultore della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi.
La Chiesa italiana, attraverso le parole del presidente della Cei, cardinale Bassetti, invita con forza a una nuova presenza di laici cattolici nella politica. Come comprende questo invito?
Si tratta di un appello ricorrente: la Chiesa sa quanto è importante un concreto impegno per il bene comune e non vuole tirarsi indietro. Oggi è fondamentale che sia rivolto soprattutto ai giovani e siano loro a rispondere. La democrazia infatti sta cambiando perché rispecchia una cultura in continuo mutamento. Dopo l’irruzione dei social media, si prepara quella dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi. Non investirà solo l’economia e il mondo del lavoro, ma anche i circuiti di formazione e aggregazione del consenso. Serve anche un dialogo tra generazioni riguardo alla democrazia, come quello che sta portando avanti il Forum nazionale di etica civile di Firenze, attraverso il quale la tradizione e il passato siano una radice generativa dell’impegno e non un ostacolo.
18 novembre 2019
Migranti, Eurispes: sovrastimata la presenza degli stranieri in Italia
I media influenzano l'orientamento. Per il 35% si tratta del 16%, per il 25,4% addirittura del 24, come a dire: un residente su quattro in Italia non è italiano. In realtà, l'incidenza di stranieri sulla popolazione è all'8%.
"Il ruolo dei media nell'influenzare, quando non plasmare almeno parzialmente, l'orientamento degli italiani sembra decisivo soprattutto nell'ambito di temi che toccano la sfera emotiva, esaltando paure, ma anche pregiudizi e sospetti". Lo ha detto Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, in occasione dell'incontro "Immigrazione, è ora di voltare pagina", organizzato a Napoli dal Gruppo dell'alleanza progressista Socialisti e democratici al Parlamento europeo.
"Solo il 28,9% degli italiani indica correttamente l'incidenza di stranieri sulla popolazione all'8% - ha spiegato Fara - Un italiano su 10 sottostima la presenza straniera, indicandola al 3%". "Più della metà del campione sovrastima la presenza di immigrati nel nostro Paese - ha proseguito - per il 35% si tratterebbe del 16%, per il 25,4% addirittura del 24%, come a dire c'è un residente su quattro in Italia sarebbe non italiano". "La comunicazione mediatica - ha concluso - sembra avere esaltato, nella percezione della maggioranza dei cittadini, l'incidenza degli stranieri".
"Molto raramente le questioni costantemente sotto l'obiettivo di televisioni, giornali e social network - ha aggiunto Gian Maria Fara - non vengono di riflesso sentite dei cittadini come cruciali, crescenti, spesso emergenziali". "È una influenza che non risulta identica su ogni individuo - ha aggiunto - né certamente è avulsa dal personale bagaglio cognitivo ed esperienze". Nell'ultima indagine realizzata da Eurispes, sul tema dei migranti relativa al 2018, è stato chiesto ai cittadini di valutare una serie di fenomeni messi in evidenza delle informazioni veicolate dal media. Dall'indagine è emerso che gli stranieri residenti in Italia sono oltre 5 milioni pari a circa l'8% della popolazione residente. Se agli stranieri regolari si sommano quelli non regolari, stimabili intorno alle 500/800.000 unità, si arriva, in base alla ricerca, al massimo di una incidenza del 10% sulla popolazione.
tratto da RaiNews
"Il ruolo dei media nell'influenzare, quando non plasmare almeno parzialmente, l'orientamento degli italiani sembra decisivo soprattutto nell'ambito di temi che toccano la sfera emotiva, esaltando paure, ma anche pregiudizi e sospetti". Lo ha detto Gian Maria Fara, presidente di Eurispes, in occasione dell'incontro "Immigrazione, è ora di voltare pagina", organizzato a Napoli dal Gruppo dell'alleanza progressista Socialisti e democratici al Parlamento europeo.
"Solo il 28,9% degli italiani indica correttamente l'incidenza di stranieri sulla popolazione all'8% - ha spiegato Fara - Un italiano su 10 sottostima la presenza straniera, indicandola al 3%". "Più della metà del campione sovrastima la presenza di immigrati nel nostro Paese - ha proseguito - per il 35% si tratterebbe del 16%, per il 25,4% addirittura del 24%, come a dire c'è un residente su quattro in Italia sarebbe non italiano". "La comunicazione mediatica - ha concluso - sembra avere esaltato, nella percezione della maggioranza dei cittadini, l'incidenza degli stranieri".
"Molto raramente le questioni costantemente sotto l'obiettivo di televisioni, giornali e social network - ha aggiunto Gian Maria Fara - non vengono di riflesso sentite dei cittadini come cruciali, crescenti, spesso emergenziali". "È una influenza che non risulta identica su ogni individuo - ha aggiunto - né certamente è avulsa dal personale bagaglio cognitivo ed esperienze". Nell'ultima indagine realizzata da Eurispes, sul tema dei migranti relativa al 2018, è stato chiesto ai cittadini di valutare una serie di fenomeni messi in evidenza delle informazioni veicolate dal media. Dall'indagine è emerso che gli stranieri residenti in Italia sono oltre 5 milioni pari a circa l'8% della popolazione residente. Se agli stranieri regolari si sommano quelli non regolari, stimabili intorno alle 500/800.000 unità, si arriva, in base alla ricerca, al massimo di una incidenza del 10% sulla popolazione.
tratto da RaiNews
14 novembre 2019
IL FOSSATO ATTORNO A MILANO SI RIEMPIE CON LA VISIONE, NON CON LE RISORSE
di PIETRO BUSSOLATI - Gli Stati Generali
Il fossato tra Milano e il resto d’Italia di cui ha parlato il Ministro Provenzano, riaprendo un dibattito cruciale per il centrosinistra nei prossimi anni, si deve colmare ma riconoscerne l’esistenza è un primo passo per poter superare la dicotomia dello sviluppo tra le grandi città ed i piccoli centri.
In seguito alla dichiarazione del Ministro, Viesti ha rincarato la dose, con ragionamenti che ritengo del tutto sbagliati, sostenendo infatti che lo sviluppo di Milano derivi da una distrazione di risorse e attenzioni che andrebbero riservate al resto d’Italia e citando a titolo di esempio l’alta velocità e Human Technopole (l’eredità fisica di Expo).
Anche l’autorevole TheGuardian ha affrontato il tema in un articolo dove affronta lo stesso argomento.
Andiamo con ordine rispetto ai rilievi che vengono posti: Milano “ruba” sviluppo ai territori circostanti? In alcun modo no, nel senso che le fabbriche e i capannoni che hanno garantito crescita a basso capitale investito in tante realtà settentrionali non sono attratte dalla città, ma sono superate da un modello di sviluppo che premia la rapidità di connessione economica (e quindi sociale). Rispetto agli investimenti in capitale privato non è affatto vero che Milano sottrae al territorio circostante contenuti replicabili altrove, non si sono spostati i capannoni dalla provincia alla città ma il terziario avanzato si è affermato come traino economico senza eguali.
Si tratta di un fenomeno difficilmente arrestabile, l’80% degli europei vivrà in grandi agglomerati urbani nel 2050 e questo riguarda anche l’Italia. Il motivo è che le connessioni economiche, fisiche e sociali nelle grandi città portano alla costruzione di meta distretti, spesso di natura digitale, sempre più competitivi.
Il fossato tra Milano e il resto d’Italia di cui ha parlato il Ministro Provenzano, riaprendo un dibattito cruciale per il centrosinistra nei prossimi anni, si deve colmare ma riconoscerne l’esistenza è un primo passo per poter superare la dicotomia dello sviluppo tra le grandi città ed i piccoli centri.
In seguito alla dichiarazione del Ministro, Viesti ha rincarato la dose, con ragionamenti che ritengo del tutto sbagliati, sostenendo infatti che lo sviluppo di Milano derivi da una distrazione di risorse e attenzioni che andrebbero riservate al resto d’Italia e citando a titolo di esempio l’alta velocità e Human Technopole (l’eredità fisica di Expo).
Anche l’autorevole TheGuardian ha affrontato il tema in un articolo dove affronta lo stesso argomento.
Andiamo con ordine rispetto ai rilievi che vengono posti: Milano “ruba” sviluppo ai territori circostanti? In alcun modo no, nel senso che le fabbriche e i capannoni che hanno garantito crescita a basso capitale investito in tante realtà settentrionali non sono attratte dalla città, ma sono superate da un modello di sviluppo che premia la rapidità di connessione economica (e quindi sociale). Rispetto agli investimenti in capitale privato non è affatto vero che Milano sottrae al territorio circostante contenuti replicabili altrove, non si sono spostati i capannoni dalla provincia alla città ma il terziario avanzato si è affermato come traino economico senza eguali.
Si tratta di un fenomeno difficilmente arrestabile, l’80% degli europei vivrà in grandi agglomerati urbani nel 2050 e questo riguarda anche l’Italia. Il motivo è che le connessioni economiche, fisiche e sociali nelle grandi città portano alla costruzione di meta distretti, spesso di natura digitale, sempre più competitivi.
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