21 febbraio 2011

Nota del Mattino del 21/02/'11

A cura dell'Ufficio Nazionale Circoli del PD.

1. BERLUSCONI LINEARE: STA ZITTO SUI CECCHINI DI GHEDDAFI E CANNONEGGIA LA COSTITUZIONE. NAPOLITANO E’ L’ARGINE. IL PD A DIFESA DELLE REGOLE DELLA COMUNITA’. CIVISMO E RIPRESA SONO DUE FACCE DI UNA STESSA MEDAGLIA.
Gheddafi fa sparare sulla folla? Silenzio: “Non vorrei disturbare”, ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Perfino Ignazio La Russa, ministro della Difesa, ieri è stato costretto a giustificare questa stravagante quanto grave affermazione del premier, spiegando che l’Italia chiede il rispetto dei diritti civili, ma non vuole fare ingerenza.
La realtà è che in questo momento potrebbe crollare il mondo, Italia compresa: l’unica cosa che interessa Berlusconi è la possibilità di non presentarsi ai processi che lo aspettano (la libertà che conta è solo quella dei potenti): Mediaset (28 febbraio, è accusato di frode fiscale); 5 marzo (Mediatrade, è accusato di appropriazione indebita e di frode fiscale); 11 marzo (Mills, è accusato di corruzione in atti giudiziari); 6 aprile (Ruby, è accusato di concussione e prostituzione minorile). Con buona pace di coloro secondo i quali si sta parlando soltanto di storie spiate dal buco della serratura.
Non a caso il primo appuntamento della settimana politica è la riunione di questa mattina degli avvocati difensori di Brlusconi. Il summit ha due obiettivi. Il primo: decidere dove utilizzare il legittimo impedimento, in modo da far passare tempo e giovarsi (considerate le scadenze ravvicinate) della prescrizione. Il secondo: capire come bloccare, far ritardare, impastoiare il processo di Milano per direttissima nel caso Ruby. Le opzioni sono due: l’invocazione della non procedibilità (l’art.96 della Costituzione prevede un voto parlamentare nel caso in cui il presidente scaduto abbia commesso reato nello svolgimento delle proprie funzioni); la seconda opzione è l’invocazione del conflitto di attribuzione (si vuole andare presso il tribunale dei ministri), che dovrebbe passare sempre per un voto parlamentare, ma è più complicata perché la procedura prevede il benestare dell’ufficio di presidenza della Camera, dove Pdl e Lega non hanno la maggioranza, e perché la Corte Costituzionale potrebbe passare poi la pratica alla Corte di cassazione.
Tutto il resto, per il momento, è solo minaccia, pressione, intimidazione. Compresi gli scossoni sulla riforma della giustizia. Domani dovrebbe riunirsi il Consiglio dei ministri per varare la ormai famosa riforma della giustizia, con la separazione delle carriere (da un lato i pm, cioè i magistrati che indagano e accusano, dall’altro i giudici), due Consigli superiori della magistratura, un freno alle intercettazioni con il carcere per chi le diffonde, magari la reintroduzione dell’immunità parlamentare. O addirittura una riforma della Corte Costituzionale, rea di aver giudicato illegittimo una parte del cosiddetto “legittimo impedimento”, cioè la legge che stabilisce quando il presidente del Consiglio può non presentarsi di fronte ai magistrati opponendo la necessità di svolgere le proprie funzioni ministeriali.
Sono tutte riforme che toccano, in un modo o nell’altro, la Costituzione. Dunque, anche se il governo presenta un disegno di legge per la maggior parte di queste norme sarà necessario un procedimento molto lungo, con diversi passaggi parlamenti, e una maggioranza qualificata (che non c’è). Al massimo oggi, grazie a espedienti e calciomercato, c’è una piccola maggioranza numerica. Di conseguenza, queste proposte
oggi sono solo la minaccia di distruggere tutto l’ordinamento italiano per portare fino in fondo la vendetta, qualora davvero il presidente fosse condannato.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con la fermezza, la determinazione e anche la pazienza che lo contraddistingue è tornato a fare da argine. In un’intervista ad un giornale tedesco (anche un modo per indicare all’estero che l’Italia non è solo Berlusconi) ha assicurato che il sistema giudiziario italiano ha buone regole e che Berlusconi sarà giudicato con giustizia (un modo per dire che il presidente deve andare dai magistrati).
Il Partito democratico e le altre forze dell’opposizione stanno lavorando per arginare gli scossoni del premier, per provocarne la caduta, per andare al voto. Nessuna modifica forsennata. Ma ritorno al rispetto delle regole. Perché, come ha detto più volte il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani (l’ultima volta nel discorso di chiusura della Conferenza nazionale delle donne del Pd, sabato scorso), il civismo e la riscossa della democrazia sono indispensabili per la salvezza del paese, e sono anche intimamente legate, sono una precondizione, di una riscossa economica dell’Italia.

2. MILLEPROROGHE, RIMPASTO, FEDERALISMO. UN’ALTRA SETTIMANA DI PASSIONE NELLA LUNGA MARCIA PER RISVEGLIARE L’ITALIA.
Questa settimana riprende alla Camera l’iter parlamentare del provvedimento chiamato milleproroghe e ribattezzato Milletasse, perché impone diversi balzelli (a cominciare dal rincaro del biglietto dei cinema) e prevede numerosi favori agli amici della Lega e del Pdl: come il rinvio per il pagamento delle multe per i trasgressori delle quote latte o l’abolizione del taglio del numero dei consiglieri eletti nei grandi comuni.
Il Consiglio dei ministri esaminerà la riforma della Giustizia, della quale si è già parlato. E riprende alla Camera l’Iter dei decreti attuativi del federalismo, quello comunale (respinto da Napolitano) e quello regionale. I due decreti contengono misure penalizzanti per l’autonomia dei territori e per molte categorie, a cominciare dall’imposta patrimoniale che verrebbe imposta su artigiani e commercianti dai comuni. Il Pd si è già opposto, nel merito, al decreto per il federalismo comunale, presentando proposte alternative più efficienti. Se il governo e la maggioranza insisteranno sul testo già presentato lo scontro sarà inevitabile. E l’esito di questo confronto dipenderà dall’equilibrio tra la maggioranza e le opposizioni nelle diverse commissioni parlamentari competenti: la commissione bilaterale che deve esaminare i decreti sul federalismo, la commissione Bilancio, la commissione Affari Costituzionali. Per questo si è intensificata la campagna del calciomercato da parte di Berlusconi e dei suoi fedelissimi: per garantire che la maggioranza sia tale anche in queste commissioni. I numeri pieni per la maggioranza, nonostante tanti acquisti, non ci sono ancora.
La battaglia sul federalismo ha dunque anche un risvolto politico generale: se i decreti non passeranno la Lega minaccia di staccare la spina al governo. Ma è sul merito che le posizioni tra destra e centro e centrosinistra sono divise: così come è congegnato ora il decreto per il federalismo comunale è un pasticcio e avrà un effetto negativo. Per questo il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha avviato un confronto diretto con la Lega: per discutere di contenuti e per togliere alla Lega l’alibi del federalismo. La verità è che Bossi non ha bisogno di sostenere Berlusconi e tutte le sue leggi personali se vuole il federalismo. Anzi, se vuole un federalismo serio ed efficiente, è solo confrontandosi con il Pd e le sue proposte che può ottenerlo. Nessun inciucio. Nessun inseguimento: ci sono le proposte più giuste del Pd, da un lato; e dall’altro un alibi da smontare.

3. PER MANTENERE L’ALLEANZA BERLUSCONI SOLLETICA L’APPETITO DELLA LEGA PER LE GRANDI NOMINE DI APRILE.
Scadono ad aprile molte nomine pubbliche (Enel, Eni, Terna, Poste, Finmeccanica). La Lega, che sostiene come una stampella Berlusconi, pensa di poter guadagnare qualche posizione. Berlusconi sta già pensando a qualche presidenza per accontentare l’alleato, arrivare così fino ad aprile, ma senza perdere la presa sugli affari che lo interessano anche personalmente, a cominciare da quelli, il gas e il petrolio, che sono il core business dell’Eni.

4. ROMA&MILANO. LA REALTA’ SI VENDICA DELLA PROPAGANDA.
Uno stupro dietro l’altro. Roma è diventata la capitale della violenza sulle donne (oltre ad essere la prima in Europa per la violenza contro i gay). E’ la vendetta della storia e dell’incapacità della destra a governare. Il sindaco Gianni Alemanno fece tutta la sua campagna elettorale su un episodio di violenza, alimentando e sfruttando la paura verso gli stranieri e gli immigrati. Ora sta dimostrando tutta la sua incapacità nella gestione dei problemi di convivenza con i Rom e nella difesa della sicurezza dei cittadini.
A Milano è tornata sotto i riflettori la gestione dell’albergo dei poveri. Questa volta si tratta di un caso di affittopoli. Sui giornali imperversa il toto nomi rispetto ai diversi inquilini Vip che occupano le case acquistate con i lasciti per i poveri. Ma l’unico dato certo è che la gestione del centrodestra ha mostrato ancora una volta il suo volto.

5. NORD AFRICA: GAS, PETROLIO, IMMIGRATI: LA LIBIA RICATTA L’EUROPA.
Gheddafi ha giocato le sue carte: rifornimenti strategici di gas e di petrolio da un lato, argine all’immigrazione senza barriere dall’altro. E su queste due basi ha lanciato ieri il suo ricatto all’Europa: non si immischi, altrimenti le barriere all’immigrazione cadranno e sarà un disastro. Catherine Ashton ha risposto dicendo: “Cessino subito le violenze”. Il governo italiano, considerati anche i legami di amicizia personale di Berlusconi con Gheddafi, si è mostrato assai più prudente.
6. AMBURGO, RISCOSSA DELL’SPD CHE SFIORA IL 50 PER CENTO.
La Repubblica. “Disfatta di dimensioni storiche per il partito di Angela Merkel. Ieri nella sua città natale, Amburgo, nella prima delle sette elezioni previste in quest`anno in altrettanti dei 16 Bundeslaender, laCdu al potere da 10 anni è uscita più che dimezzata. Ha invece trionfato la socialdemocrazia(Spd), che governerà da sola la città-Stato con la maggioranza assoluta. Lieve aumento per Linke (sinistra radicale), Verdi e Fdp (liberali). Nel complesso, il "super-anno elettorale" 2011 si apre per la Cancelliera con una giornata nera ogni oltre previsione. Certo, si è votato su temi e umori locali. Ma l’impatto a livello federale non manca, visto il carattere da terremoto degli exit poll.
Rispetto alle ultime elezioni, ne12008, la Cdu crolla dal 42,6 per cento a un misero 20,5. La Spd vola, dal 34,1 cresce al 49,5 per cento. Aumentano anche sinistra radicale, verdi e Fdp. «E’un risultato storico, abbiamo il vento in poppa e quest`anno sarà così anche negli altri Bundeslander dove si andrà a votare», ha detto a Berlino il leader nazionale dell’Spd, Sigmar Gabriel.

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