A cura dell'Ufficio Nazionale Circoli PD.
1. IL DRAMMA LIBICO FA SCOPRIRE ALL’ITALIA CHE “IL PENSO SOLO A ME” DELLA LEGA (E DELLA DESTRA) SI PAGA CARO NEL MOMENTO DEL BISOGNO.
La guerra civile in Libia, con migliaia di morti, centinaia di migliaia di profughi pronti a fuggire verso l’Europa e migliaia di europei bloccati sulle sabbie della sponda sud del Mediterraneo, fa inorridire il mondo e mette paura per le conseguenze umanitarie ed economiche che potrà avere.
Mentre il leader libico Gheddafi lancia messaggi forsennati via tv, su iniziativa del presidente Usa, Barack Obama, si sta addirittura pensando ad una iniziativa militare umanitaria.
Il dramma libico si sta rivelando anche un dramma tutto particolare per l’Italia. Chiusi nell’ideologia del “penso solo a me”, il Nord che non vuole sentir parlare di Sud, i benestanti che non vogliono sentir parlare dei poveri, gli italiani che non vogliono sentir parlare degli immigrati e l’Italia che va per conto suo rispetto all’Europa (e fa affari con Gheddafi, Putin, Lukashenko), il governo e la maggioranza della Lega e del Pdl hanno trascinato l’Italia nell’isolamento. Ora si rischia di pagare le conseguenze di questa miopia della destra. All’Italia che chiede aiuto e solidarietà di fronte alla possibilità di un immigrazione di massa dei profughi, i paesi europei del Nord hanno risposto mettendo sul tavolo qualche milione di euro, ma rifiutandosi di prestarsi allo smistamento degli immigrati sul loro territorio.
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha accusato ieri i partner europei di mancanza di solidarietà. «Non c`è nessun flusso di rifugiati in questo momento. Per favore cerchiamo di non provocarlo continuando a parlarne», ha tagliato corto il tedesco Thomas de Maziere, in perfetta sintonia con il collega austriaco, con un atteggiamento che sembra una copia esatta di quello leghista nei confronti dei problemi del Sud. Il belga Melchior Wathelet ha parlato di «timori alimentati da cifre demenziali, ma non è il caso di giocare a spaventarci tra noi». Dulcis in fundo, lo svedese Tobias Billstrom ha tenuto a ricordare che il suo paese, 9 milioni di abitanti, nel 2010 ha «concesso asilo a 32.000 persone senza colpo ferire mentre l`Italia con 6o milioni di cittadini chiede aiuto dopo che sulle sue coste sono arrivati solo 5.000 tunisini». I commenti della svedese Cecilia Malstrom, commissario europeo agli Interni: «Per ora non abbiamo visto nessuno arrivare dalla Libia. Anzi abbiamo constatato una diminuzione degli arrivi dalla Tunisia».
L’Europa ha chiuso gli occhi insomma, ma nascondendosi dietro una posizione che sa bene rappresentare una specie di contrappasso per l’Italia.
2. MILLEPROROGHE E FEDERALISMO FASULLO, LA DESTRA LASCIA L’IMPRONTA: CALANO LE TASSE PER LE RENDITE FINANZIARIE, AUMENTANO PER IMPRESE E CITTADINI. E DOPO I TAGLI ALL’UNIVERSITA’, SOLDI PER INSEGNARE IL FEDERALISMO.
Oggi la Camera dei Deputati vota la fiducia sul decreto milleproroghe, un pasticcio di tasse e favori. Se letto insieme al decreto di attuazione del federalismo municipale (un altro pasticcio che con il federalismo vero ha poco a che fare), si vede distintamente l’impronta della destra: con il milleproroghe il governo del condono ai ricchi evasori e della cancellazione dell’Ici per gli immobili di pregio ha ridotto le imposte sulle rendite finanziarie, sulle quali la pressione fiscale è già la metà di quella che riguarda dipendenti, autonomi e aziende, e ha previsto l’aumento della pressione fiscale (Imu, addizionali….il federalismo) per imprese e cittadini. Intanto si è scoperto (Sergio Rizzo su Il Corriere) che la stessa ministra Gelmini che ha tagliato i fondi all’Università ne ha stanziati di nuovi (dieci milioni di euro) per insegnare agli amministratori locali il federalismo.
3. CALCIOMERCATO IN PARLAMENTO E ATTACCO ALLA GIUSTIZIA, LE TECNICHE DI SOPRAVVIVENZA DI BERLUSCONI AVVELENANO L’ITALIA.
Le tecniche di sopravvivenza al potere del presidente del Consiglio ormai sono chiare: Berlusconi ha avviato una campagna a tappeto per la riacquisizione almeno di una parte dei deputati persi con la crisi e sta preparando una spallata drammatica all’assetto del sistema giudiziario. L’obiettivo è duplice: da un lato evitare il voto, perché ha paura di essere sconfitto; dall’altro evitare di anche una sola volta di fronte ai magistrati per i quattro processi che deve subire, perché sa bene di rischiare una condanna, soprattutto nei procedimenti per corruzione.
Tre sono le notizie di ieri che possono far capire meglio che cosa sta avvenendo. La prima: Massimo Maria Berruti (da finanziere ha fatto parte del primo gruppo che ha avviato una indagine approfondita sulla Fininvest, poi è diventato un dirigente della Fininvest e infine è stato candidato ed eletto nelle liste del Pdl) è stato condannato 2 anni e 10 mesi per riciclaggio nell’ambito dello stesso processo che vede Silvio Berlusconi chiamato in causa per frode fiscale sulla compravendita di diritti tv. La seconda riguarda la giustizia. Liana Milella su La Repubblica: “Roma - Temono Napolitano su intercettazioni e processo breve, ma dopo il Rubygate e le scoperte sulla "cella" di Arcore che ha rivelato le 23 volte della ragazza marocchina dal Cavaliere, pensano a imporre una autorizzazione anche solo per rilevare proprio una cella telefonica. Vogliono incassare soprattutto la mini prescrizione, una Cirielli bis, per chiudere i processi Mills e Mediaset, ma sfidano il Colle sulla riforma della giustizia. Da via Arenula trapela, per mano dell`agenzia Ansa, una bozza shock in cui scompare l`azione penale obbligatoria, il Guardasigilli diventa il capo del Csm dei pubblici ministeri, i procuratori generali e i dirigenti delle procure vengono eletti dal popolo (è la condizione posta da Bossi per licenziare il ddl costituzionale), i togati del Csm, ridotti a un terzo, vengono sorteggiati, i laici si allargano ai due terzi, il Consiglio non può né dare pareri sulle leggi, né fare documenti di indirizzo politico. Peggio di qualsiasi possibile previsione. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, smentisce «in via assoluta» solo l`ipotesi di diventare capo di un Csm (in quello dei giudici resterebbe il presidente della Repubblica). Ma tace su tutto il resto”.
La terza, clamorosa notizia riguarda il calciomercato in Parlamento. La Repubblica: “Un bonifico di tutto rispetto:150mila euro. E la rielezione garantita. E’ l`offerta che il deputato Pd Gino Bucchino, 62 anni, medico residente in Canada, eletto nella circoscrizione Nord America, sostiene di aver ricevuto da un mediatore, un «giovane esponente di Rifondazione socialista» che ha indicato Denis Verdini quale garante dell`operazione. La contropartita richiesta? Il passaggio alla maggioranza, tra le file dei "Responsabili". Fatti, circostanze e contropartita vengono rivelati nel corso di una conferenza stampa che il parlamentare tiene a Montecitorio”….” Denuncia che apre un altro squarcio sinistro sul "calciomercato" che da settembre sta puntellando governo e maggioranza”. Pier Ferdinando Casini: “Ne posso citare venti di casi del genere”. Per salvare se stesso il presidente del Consiglio sta travolgendo tutte le regole, avvelenando la democrazia e la vita pubblica italiana.
4. IL TESTAMENTO BIOLOGICO ARRIVA IN PARLAMENTO.
Claudio Sardo, Il Messaggero: “Ai primi di marzo approderà nell`aula di Montecitorio la legge sul testamento biologico e già si annunciano battaglie cruente. L`impianto del testo è molto rigido e proclama l`obbligatorietà della nutrizione e dell`idratazione di un paziente in stato vegetativo (negando il valore di ogni sua precedente dichiarazione in senso contrario), La Chiesa sostiene la linea dura (che pure sta creando qualche dissenso nel centrodestra, tra cui spicca quello di Sandro Bondi) e i vertici del Pdl sembrano intenzionati a blindare il testo, proprio per allargare le fratture nel Pd tra cattolici e laici. L`altra sera Pierluigi Castagnetti ha riunito i cattolici del Pd per affrontare l`emergenza. L`impegno è di provare a far sintesi tra diritti personali di libertà (che comprende il sottrarsi a una cura indesiderata) e tutela della vita (che contiene il rifiuto
dell`eutanasia). L`obiettivo è definire emendamenti del Pd, che si muovano alla ricerca di una possibile sintesi”.
PETROLIO, PREZZI, TASSI: CRESCE LA PAURA DI UNA NUOVA FERMATA DELL’ECONOMIA, MA CON L’INFLAZIONE IN ASCESA (STAGFLAZIONE).
Maurizio Ricci, La Repubblica: “Dimenticate depressione, recessione, anche inflazione. Sono le paure di ieri. Adesso la paura, che evocano economisti e operatori, è la stagflazione, cioè la somma di tutti i mali possibili: produzione e redditi si fermano, ma i prezzi, invece di diminuire, come vorrebbe la teoria, continuano ad aumentare, strangolando progressivamente l`economia”.
L’Italia, anche senza crisi petrolifera, sta già in realtà con i consumi a crescita zero o quasi (lo ha comunicato ieri l’Istat sul 2010), mentre l’inflazione sta rapidamente crescendo, superando il due per cento l’anno. Ora si pone il problema delle ripercussioni eventuali del risveglio popolare nel Nord Africa e in Medio Oriente.
Il capo economista dell`Agenzia internazionale dell`energia, Fatih Birol, è stato chiaro su questo tema (Il Corriere della Sera): «Il motivo principale che fa salire i prezzi del petrolio non è tanto ciò che sta accadendo in Libia, quanto il pericolo che possa esserci una diffusione dei disordini in altri Paesi. Il prezzo che sale incorpora un premio proprio per questo rischio… La mia preoccupazione principale è che i prezzi alti siano un rischio per la ripresa economica, specialmente in un`Europa che è ancora molto fragile». Non è questione solo di approvvigionamento energetico, infatti. «Non scordiamoci degli impatti economici. All`inizio di quest`anno, quando il barile era a 90 dollari, avevo già detto che eravamo entrati in "zona pericolosa". Oggi che siamo a 115 dollari alcuni Paesi con elevata dipendenza stazionano in una zona ancora più pericolosa e, sfortunatamente, l`Italia è tra quelli». «L`Italia è più fragile di altri Paesi europei sotto il profilo della ripresa economica, e importa dall`estero quasi tutto il suo petrolio e gas. Abbiamo fatto dei calcoli che mostrano che se i prezzi si stabilizzassero sui 100 dollari al barile per il 2011 l`Italia dovrebbe pagare 50 miliardi di dollari di fattura petrolifera. È il 2,5% del prodotto interno lordo e mi sembra una percentuale importante. Se la si compara con il 2008, che è stato un anno cattivo per tutti noi, si vede che lo stesso rapporto fu del 2,3%. Ma non è finita qui: l`Italia importa anche grandi quantità di gas e il prezzo del petrolio ha un impatto anche su di esso. Secondo noi a quel 2,5% si dovrebbe aggiungere quindi un altro 1%, che porta al 3,5% del Pil l`impatto totale della bolletta petrolio e gas». «E così, e se si dovesse arrivare anche a un aggiustamento al rialzo dei tassi di interesse, che influiscono sul costo del debito, ci sarebbe sicuramente un impatto sulla ripresa economica. Per tutti, non solo per l`Italia».
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