29 marzo 2011

Nota del nattino del 29/03/2011.


1. IMMIGRAZIONE. GOVERNO E LEGA FANNO IL GIOCO DELLE PARTI. LA ELEVISIONE DI STATO FA PROPAGANDA. E GLI ITALIANI SUBISCONO LE CONSEGUENZE DEL DISASTRO.
Il ministro Frattini propone di pagare i migranti perché tornino a casa. Bossi dice che vannorespinti. Maroni annuncia da mesi migrazioni bibliche ma non ha organizzato nulla. Tremonti sostiene che bisogna aiutare le popolazioni nei loro territori e poi ha azzerato tutti i pochi fondi disponibili per la cooperazione. In poche parole, il governo e la Lega fanno il gioco delle parti:da un lato lanciano l’allarme, dall’altro non fanno nulla. Agitano il problema, ma non lo
affrontano. La verità è che ci sono le elezioni e la paura immigrazione fa comodo. Ma il gioco è finito. Perché ora che l’emergenza c’è davvero emerge il fallimento del governo, l’Italia si trova
di fronte alla diffidenza dell’Europa e l’esecutivo deve fare i conti con l’altolà delle regioni e del Pd. Ieri Pier Luigi Bersani è stato chiaro: «Sull`immigrazione c`è stato un completo fallimento del governo. Non gli consentiremo di tenere il piede in due staffe, non possiamo avere ministri che vogliono dare soldi e altri che vogliono dare sberle. O si chiariscono le idee, ci mettono la faccia e agiscono con umanità, razionalità e organizzazione, o non chiedano la nostra collaborazione».
La situazione a Lampedusa, proprio per l’incapacità e la volontà del governo, è giunta al limite.
Livia Turco, ieri a Lampedusa, ha denunciato le condizioni disastrose delle strutture preposte ad
affrontare l’emergenza: due medici, due infermieri, tre bagni, razioni alimentari poverissime.
Questa l’organizzazione dello Stato dopo che Maroni aveva previsto 300 mila arrivi. “Senza l’abnegazione dei cittadini di Lampedusa e della Chiesa sarebbe stato un disastro” ha detto Livia Turco. Si sapeva che sarebbero arrivati immigrati e profughi. Non si è predisposto nulla. “In altre occasioni l’Italia ha saputo affrontare emergenze anche più drammatiche” ha ricordato Bersani, introducendo la riunione della direzione nazionale del Pd. Questa volta non è stato fatto nulla. Solo ieri, di fronte alle proteste dei cittadini di Lampedusa, il governo ha promesso l’arrivo di sei navi per prelevare e smistare gli immigrati. Ma intanto l’incapacità e la disorganizzazione stanno determinando problemi e tensioni. Che però possono far comodo alla propaganda. Come dimostra anche la spregiudicata operazione fatta ieri sera in Tv da Giuliano Ferrara, che ha scientemente distorto la citazione di alcune statistiche europee da parte di Massimo D’Alema (secondo le previsioni dell’Unione europea, nei prossimi decenni per reggere lo scompenso nel rapporto tra lavoratori attivi e pensionati in Europa ci sarà bisogno di mettere al lavoro diversi milioni di immigrati) per dire che D’Alema (e con lui il Pd) vorrebbe far entrare subito in Italia milioni di immigrati. Un’operazione di scandalosa disinformazione.

2. LIBIA. BERLUSCONI E FRATTINI LANCIANO PROCLAMI IN TV. GLI ALTRI SI RIUNISCONO PER DECIDERE E LASCIANO L’ITALIA FUORI DALLA PORTA.
Dove è finito il famoso piano italo-tedesco propagandato da Frattini per la Libia? Era buono per le dichiarazioni al tg1. Ma la realtà è un’altra cosa. In vista della riunione internazionale di oggi, ieri in videoconferenza si sono parlati Obama, Sarkozy, Cameron e Merkel. L’Italia è stata lasciata fuori dalla porta. L’ennesima umiliazione dovuta alla scarsa credibilità del governo italiano, come hanno ricordato ieri sera Anna Finocchiaro, David Sassoli, Lapo Pistelli. “Si profila uno straordinario disastro diplomatico” ha detto Bersani: “Non so quanti anni ci vorranno per recuperare la credibilità internazionale perduta dall’Italia”.

3. GIUSTIZIA, LO SHOW DI FRONTE ALLE TELECAMERE. IL LAVORIO
SOTTOBANCO PER IL SALVA-BERLUSCONI ALLA CAMERA.
Ieri mattina il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si è recato al tribunale di Milano per il processo Mediatrade (meno pericoloso per lui del processo Mills). Era un’udienza in cui non doveva parlare o intervenire. L’occasione è stata ampiamente usata (e preparata) per fare uno
show. E per dire che il 4 aprile, alla prossima udienza, Berlusconi ci sarà. Peccato che al riparo dai riflettori e nelle realtà vera, quella che sta fuori dai telegiornali della Mediaset e della Rai berlusconizzata, gli avvocati del presidente (tutti parlamentari) stanno invece continuando a lavorare per far approvare la prescrizione breve (nell’ambito del processo breve) e il conflitto di
attribuzione per evitare che Berlusconi debba presentarsi di fronte ai giudici il 6 aprile per rispondere di concussione e prostituzione minorile (ma è già chiaro che se Berlusconi sarà a Milano il 4 non potrà esserci il 6). Oggi il Csm esaminerà la proposta sulla responsabilità civile dei magistrati introdotta dalla Lega nella legge che recepisce diverse indicazioni comunitarie. Si prevedono dure critiche.

4. REDDITI. LA REALTA’ DEGLI ITALIANI: REDDITI E RISPARMIO IN CALO. LA REALTA’ DI BERLUSCONI: RADDOPPIA GLI INCASSI.
Ieri sono stati resi noti i redditi denunciati dai parlamentari. Silvio Berlusconi è risultato come sempre il più ricco di tutti, con oltre 40 milioni di euro, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. La fotografia dei redditi degli italiani fornita sempre ieri dall’ufficio studi della Confcommercio è completamente diversa. Venti anni fa per ogni 100 euro di reddito se ne risparmiavano 23, oggi le famiglie riescono a metterne da parte meno di dieci con una consistente riduzione della propensione al risparmio, praticamente più che dimezzata nell’arco di un ventennio. Tutta colpa del reddito, rimasto nell`arco di questo periodo «stagnante e sostanzialmente invariato», secondo gli esperti di Confcommercio, con una conseguente perdita di potere di acquisto.

5. RAI. PER NASCONDERE LA REALTA’ NON BASTA PIU’ LA PRESA SUI TG. ORA VOGLIONO METTERE LA MORDACCHIA AI TALK SHOW.
L’ultima trovata, dopo l’occupazione dei telegiornali della tv pubblica è di bloccare i talk show della Rai in vista delle elezioni amministrative. La realtà deve essere proprio esclusa dallo schermo. E così Santoro, Floris, Fazio e Vespa dovrebbero fermarsi. L’opposizione è insorta. “Noi proponiamo da tempo la riforma della Rai, che deve funzionare come un’azienda, con i giornalisti e gli amministratori che fanno il proprio mestiere” ha detto Bersani, annunciando di aver scritto agli altri segretari dei partiti di opposizione per concordare un monitoraggio comune e un’azione comune sul comportamento dell’informazione televisiva durante la campagna elettorale. Tra l’altro bloccare i talk show significa bloccare anche la pubblicità, gli incassi (su base annua un punto di share vale 27.5 milioni di euro per Rail, 23.7 milioni per Rai2,16 milioni di euro per Rai3. E i programmi dei conduttori politici sono spesso e volentieri leader di ascolto). “Questa azienda la si sta mettendo in grave difficoltà per mero interesse di una parte politica” ha detto il segretario del Pd, confermando l’esigenza della riforma per la quale il Pd ha già presentato da tempo una proposta di legge.

6. IL NUCLEARE A TOKIO FA PAURA. MA REFERENDUM E AFFARI IMPONGONO
DI TENERE BASSO L’ALLARME.
In Giappone si aggravano i problemi alla centrale di Fukushima, ma l’ordine di scuderia è di
tenere l’informazione su questi fatti in secondo piano, perché c’è il referendum e perché il governo, nonostante la moratoria, intende confermare il piano per la costruzione delle centrali nucleari, che ha promesso come fonte di business nei prossimi anni. Lo stesso governo giapponese ha ammesso ieri «una possibile parziale fusione delle barre di combustibile nucleare» dopo che l’acqua fortemente radioattiva è tracimata nell’ambiente circostante e dopo che intorno agli impianti sono state riscontrate tracce di plutonio, elemento che si dimezza (emivita) in 24.200 anni ed è estremamente tossico. Ieri intanto secondo l`Ispra, l`istituto per il controllo del nucleare, anche in Italia si sarebbero riscontrate tracce di iodio 131, la sostanza tossica che costituisce il primo segnale di radioattività dopo un incidente atomico. Le masse d`aria provenienti dalle aree contaminate di Fukushima sono arrivate fino noi, ma con valori «infinitesimali, non significativi come rischio per la salute e non rilevanti dal punto di vista radiologico».

7. PD. LA DIREZIONE FISSA LA ROTTA PER LE AMMINISTRATIVE, I REFERENDUM E PER SUPERARE IL BERLUSCONISMO. AMPIO CONSENSO SULLA RELAZIONE DI BERSANI.
Il segretario del Pd ha preso le mosse dal fallimento del governo Berlusconi e dalle false promesse e iniziative annunciate: “La scossa all’economia si è dissolta in poche ore in un comunicato stampa; la riforma epocale della giustizia è ripiegata in pochi giorni sui processi brevi, sulle prescrizioni ad personam, sulle aggressioni ai giudici. La politica energetica è completamente franata alla cartina di tornasole del dramma giapponese e nel blocco sconsiderato delle politiche per le rinnovabili. L’industria nazionale sta cambiando rapidamente bandiera, dalla moda all’agroalimentare, all’energia e si mettono adesso degli improbabili steccati che non sono in grado di nascondere un’inerzia colpevole che abbiamo vissuto in questi due anni. Le acquisizioni parlamentari di cui Berlusconi si è vantato mostrano il volto indecoroso di rimpasti sconcertanti. Le celebrazioni del 150° hanno mostrato un governo e una maggioranza spiazzati da un senso comune nazionale e, infine, la rivoluzione nel Mediterraneo e la crisi libica hanno fatto improvvisamente registrare la drammatica caduta di ruolo dell’Italia nel Mediterraneo, in Europa, nel mondo e hanno mostrato la totale impreparazione organizzativa ad affrontare l’emergenza immigrazione”. “Sono dati inequivocabili” ha detto Bersani, “credo ben percepiti dall’opinione pubblica sui quali dobbiamo incalzare. A fronte di tutto questo, Berlusconi cosa può far valere? Può far valere la caparbia determinazione di chi è pronto a difendere se stesso incrinando i muri portanti della casa comune; può far valere un potere, una forza capace di condizionare e aggiustare i numeri parlamentari, manipolare l’informazione, sviluppare una vasta propaganda. Può far valere una base elettorale direi ideologica ancora ampia, anche se visibilmente incrinata; può far valere un rapporto ancora presente, anche se sempre più tacito con dei pezzi importanti dell’establishment; può far valere uno stato dell’opposizione sociale, civile e politica che mostra segni di ripresa, di vitalità, ma deve lavorare ancora per trasmettere il profilo e la coesione di una visibile alternativa. Questi, a mio avviso, sono gli elementi fondamentali. E l’insieme di questi elementi ci fa dire che la situazione si muove, che presenta delle novità significative, restando tuttavia nel solco del giudizio dell’analisi che noi avanziamo da più di un anno. Siamo cioè nel corso di un tramonto pericoloso, segnato da un potere che non offre
prospettive, disposto ad acuire tensioni istituzionali, politiche, sociali pur di governare uno stallo di cui non si vede uno sbocco. La sostanza è che Berlusconi non sa che cosa fare, vuole solo restare”.
In particolare sull’immigrazione Bersani ha lanciato un affondo. “Anche qui facciamo subito una domanda: nel caso dei cinquemila tunisini che arrivarono improvvisamente nel 1997 o nel caso delle decine di migliaia che arrivarono dal Kosovo, si sono mai viste scene come quelle umilianti e vergognose, per chi ci guarda dal mondo, che abbiamo visto a Lampedusa? Non siamo forse riusciti in altri anni, facendo in modo ordinato ed umano la nostra parte, ad attrezzare e ad ottenere la solidarietà europea e internazionale? A che sono serviti i precoci allarmi di Maroni un mese fa, se poi il risultato è questo. Ora, sia chiaro: noi non facciamo alcuna minimizzazione di questo problema. Abbiamo problemi immediati di emergenza e possibili ulteriori problemi possono venire da movimenti di popolazione e di rifugiati nel Mediterraneo. Noi non sottovalutiamo il problema che c’è e che può acuirsi. Noi diciamo un’altra cosa: non possiamo avere un governo che oscilla tra chi vuole dare soldi e chi vuole dare sberle. Non possiamo avere un governo in cui Maroni chiede alle regioni di accogliere ed il suo collega Bossi chiede di respingere. Facevo un riferimento su questo al presidente della Toscana Rossi: o si chiariscono le idee o si prendono le responsabilità, o ci mettono la faccia, o lanciano messaggi più giusti agli italiani della Sicilia e della Padania, o non chiedano collaborazione. Noi non consentiremo al Governo, su questo punto, di tenere il piede in due scarpe, perché il tema è troppo delicato. Noi accusiamo il Governo di usare i problemi e non di governarli e risolverli: messaggi scomposti, speculazioni ad uso interno, approssimazione, confusione. Basta! Qui bisogna predisporre un piano nazionale ed europeo, un osservatorio, una cabina di regia nazionale ed europea in rapporti coi governi del Mediterraneo per prevenire e governare possibili movimenti di popolazione e di rifugiati e nelle emergenze non presentare mai più al mondo il volto che abbiamo mostrato e stiamo mostrando a Lampedusa. Hanno governato, Berlusconi e la Lega, otto anni degli ultimi dieci e sui temi dell’immigrazione hanno completamente fallito. E su questo tema noi non ci mettiamo sulla difensiva, noi non siamo buonisti, non siamo lassisti, noi diciamo: se c’è umanità, se c’è razionalità c’è anche governabilità; se c’è propaganda, se c’è strumentalizzazione, c’è il caos. Quindi, tema internazionale, tema dell’immigrazione”. Nel suo intervento Bersani ha toccato molti altri temi. Eccone una sintesi. Situazione economica e sociale. Il Paese è sotto l'effetto del bromuro e il silenziatore che Berlusconi ha messo alle grandi questioni va assolutamente rifiutato. “La crisi non è una parentesi. Urgono decisioni di cambiamento che portino a nuove strade di politica economica e sociale che si oppongano al senso di rassegnazione e di impotenza”.
La ripresa economica ci vede sotto a tutti i Paese europei. Il reddito delle famiglie è calato del 4
per cento rispetto al 2007. L'occupazione è ai minimi storici, ben al di sotto della soglia precrisi.
Un giovane su tre non ha lavoro e per quanto riguarda l'occupazione femminile in Europa siamo sopra alla sola Malta. Al Sud questi dati vanno drammaticamente moltiplicati. A questo si aggiunga la riduzione dei servizi (una realtà sofferta in modo particolare soprattutto in quelle regioni che erano all'avanguardia nella fornitura di servizi ai cittadini), l'aumento delle tasse e
dell'inflazione. “E tutto questo viene cloroformizzato senza alcuna discussione o iniziativa. Da qui la nostra denuncia forte: c'è bisogno di riforme urgenti e una piattaforma su scala europea per muovere l'economia e metterci un po' di crescita e dar fiducia ai mercati”.
A breve l'Italia dovrà presentare alla Commissione europea il Piano nazionale di Riforme. Il governo è ancora indietro mentre il PD ha già presentato le proprie proposte: “Politiche economiche europee, pacchetto di riforme su fisco, lavoro, liberalizzazioni, pubblica amministrazione, servizi per muovere l’economia, metterci un po’ di crescita. Qui urge un’assunzione di responsabilità anche perché consideriamo un piccolo particolare: l’Europa sta
decidendo a proposito del tema del debito. E’ vero che sono decisioni che si proiettano nei
prossimi anni, ma i mercati agiscono subito e non si può immaginare che i mercati non vedano
che siamo il paese più indebitato e a più bassa crescita”.
La crisi economica si lega al tema della democrazia e della legalità: c'è indignazione nel Paese. Berlusconi ha ormai un legittimo impedimento anche per andare in Parlamento. Tremonti continua a filosofeggiare e si permette di dire quello che vuole senza che nessuno abbia la forza di correggerlo. Il Parlamento è diventato un mercato per la compravendita di voti. Si nominano ministri con ombre sul proprio passato. I Tg sono di una faziosità tale che quelli in Bielorussia si inchinerebbero al confronto. E invece di affrontare i grandi temi per il Paese, Berlusconi pensa ai processi brevi. “C'è una grande indignazione nel Paese. Il PD dovrà saperla interpretare nella sua battaglia parlamentare e con la mobilitazione delle persone” ha dichiarato Bersani. In Europa le destre stanno perdendo consenso e si incomincia a vedere da un lato una disaffezione verso le politiche di chiusura e di paura proposte dalle forze conservatrici e dall'altro una ripresa delle forze progressiste (soprattutto in Francia e Germania). Il Pd si colloca in questo contesto europeo. “La nostra battaglia di opposizione non si affida alle spallate, si affida alla maturazione di una volontà di cambiamento nell’opinione pubblica che ancora – ripeto – è segnata da elementi di sfiducia molto forti. La nostra battagli di opposizione cerca un rapporto autonomo e amichevole verso movimenti sociali e civili che su molti terreni contrastano le scelte e le derive della destra. La nostra battaglia di opposizione – lo ripeto ancora una volta – salda indissolubilmente questione democratica e questione sociale. La nostra battaglia di opposizione, infine, vuole interpretare il contrasto a fenomeni di regressione culturale e vuole promuovere una evoluzione positiva delle culture collettive, in senso civico, nazionale e solidale. Credo che ognuno abbia potuto misurare la straordinaria novità che è emersa nelle celebrazioni del 150°. Quando noi dicevamo siamo partito della Costituzione e dell’unità della nazione abbiamo interpretato una esigenza reale. Certo quel movimento di opinione che si è creato è anche l’altra faccia dell’incertezza del Paese, quindi del bisogno di attaccarsi comunque a qualcosa, a qualche riferimento. Ma certamente si va saldando nel senso comune, e stavolta a partire dal campo del Centrosinistra, il nesso tra sentimento patriottico e sentimento costituzionale. Essere patrioti ed essere democratici non è nuovo nella lunga storia del nostro paese. Credo che abbiamo la possibilità di riprendere e riaffermare questo tratto come un tratto di nostra identità e di farne la generale ispirazione del nostro progetto. Dobbiamo quindi coltivare questo nostro tratto”.
Il progetto. “Non c’è opposizione credibile senza progetto. Il nostro progetto per l’Italia viene prima dei rapporti politici, è la cosa che tocca a noi, che possiamo mettere a frutto: la straordinaria ricchezza delle nostre culture politiche e il nostro articolato vasto riferimento nazionale e sociale. Sottolineo ancora. La nostra sintesi è una sintesi per il Paese. Continuo a
sentire anche in questi ultimi due-tre giorni qualche polemica, qualche frecciata sul tema della
convivenza delle nostre culture. Ma non scambiamo la soluzione per il problema. Per quante difficoltà abbiamo, dobbiamo avere ben chiaro che la ricerca della sintesi delle nostre culture è
il massimo di patrimonio che abbiamo e che possiamo offrire all’Italia. Una volta fatta questa sintesi, noi abbiamo una prospettiva utile per il Paese. Abbiamo fatto un lavoro importante. Lo
riprendo solo per dire che via via emerge più chiaro da questo lavoro che le cose che vogliamo, le cose che stiamo proponendo e quindi la riforma repubblicana, le riforme sociali e liberali per un nuovo patto sociale, presuppongono una fase di vera e propria ricostruzione. Lavorando riconosciamo sostanzialmente che andare oltre Berlusconi significa non solo andare oltre una persona e un governo. Significa andare oltre anche ad uno schema di transizione della nostra democrazia e del nostro patto sociale che ha fallito e che lascia dei segni profondi che dobbiamo
rimuovere: le riforme istituzionali, la riforma elettorale, la riforma fiscale, del mercato, della politica redistributiva e via discorrendo. E da questa ineludibile motivazione che noi facciamo derivare la nostra ispirazione politica, la nostra proposta politica, che non cambia per una maggiore o minore distanza dalle elezioni. Quindi, al primo posto come elemento dirimente il progetto per il Paese, poi proposta di convergenza fra tutte le forze di opposizione, tra forze disposte a un patto di governo e di ricostruzione. Una convergenza tra forze progressiste moderate intenzionate a battere Berlusconi ed aiutare l’Italia a riprendere il cammino con un patto trasparente ed esigibile. In questo che dico non c’è nessun politicismo e non c’è neanche l’ingenuità di chi non vede le difficoltà. C’è una posizione politica, che alla lunga è comunque giudicata dai cittadini e la maggioranza dei cittadini condivide questa esigenza e quindi chiede che la politica trovi il modo di rispondere a questa esigenza. Chi nega questa esigenza, chi volesse sottrarsi tra le forze di opposizione deve spiegare perché, prendersi le sue responsabilità e si tireranno le somme. Il progetto, dunque, in primo luogo come chiave di rapporti, di costruzione delle convergenze con le forze di opposizione, ma anche come chiave di un’iniziativa capace di incidere nell’altro campo. Anche qui diamo uno sguardo alla situazione europea. Federalismo. Per Bersani due sono i punti principali da chiarire sulla riforma federale. Il primo è il messaggio che il PD lancia alla Lega: se nelle prossime settimane il Carroccio appoggerà e voterà leggi ad personam per Berlusconi e si siederà accanto ai vari Romano e Cosentino, “allora non provi a tirare in ballo il pretesto del federalismo”. Il secondo punto è legato alla constatazione che questo federalismo così come sta nascendo è “un albero storto. Per quanto riguarda il federalismo comunale, il sistema della fiscalità – ha ribadito Bersani – non sta in piedi. Ci si fermi e si metta a punto un nuovo filo logico”. Prossime iniziative. Bersani ha ricordato alla Direzione come le recenti iniziative del PD hanno avuto raccolto un notevole successo. La raccolta delle firme è stata molto apprezzata soprattutto dal nostro Territorio. A questo si aggiungano l'Assemblea di Roma, la Conferenza Nazionale sull'Immigrazione, il programma nazionale di riforme. Da qui alle prossime elezioni amministrative il PD sarà impegnato con iniziative sulle politiche per il Mediterraneo, sui 150 anni d'Unità d'Italia, con giornate di battaglia politica in Lombardia e in Veneto. Da Napoli partiranno un serie di incontri pubblici per parlare della questione del Sud.
Le elezioni amministrative vedranno al voto 11 province e 30 comuni capoluogo. “Cinque anni fa il centrosinistra registrò una delle sue più importanti vittorie, quest'anno il voto dovrà rendere visibile che una nuova fase è cominciata anche perché è ineludibile che il voto amministrativo avrà un valore nazionale molto forte. Dobbiamo giocare bene questa sfida, senza timidezza, con grande impegno: come una squadra che lavora compatta” ha chiarito Bersani. Referendum. Sebbene il PD creda che il sistema referendario vada riformato quanto prima per darne il giusto valore, Bersani ha ribadito come la posizione e l'impegno del partito per i referendum di giugno saranno forti. Il Pd dice tre sì ai quesiti referendari sul legittimo impedimento, sul nucleare, sulla legge Rochi di privatizzazione forzata dell'acqua pubblica e vuole accelerare il dibattito parlamentare sulla proposta di legge, presentata dal Pd, sulla gestione del ciclo dell'acqua e su un piano industriale per evitare ogni spreco. “Proveremo ad ottenere una discussione accelerata in Parlamento prima del referendum perché l'acqua va restituita alla natura così come ce l'ha consegnata”.

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