25 maggio 2011

Nota del mattino del 25 maggio 2011.


1. QUESTA SERA BERLUSCONI ANNUNCIA A PORTA A PORTA IL MIRACOLO DELLE TASSE. PECCATO CHE LA CORTE DEI CONTI ABBIA DETTO CHE BISOGNA TAGLIARE 46 MILIARDI L’ANNO DI SPESA E CHE IL GOVERNO, COME PREVISTO, ABBIA ANNUNCIATO UNA STANGATA DA 40 MILIARDI DOPO LE ELEZIONI. MA NIENTE PAURA: PER TREMONTI VA TUTTO BENE.
Edizione straordinaria di Porta a Porta questa sera con la consueta intervista elettorale di Bruno Vespa al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Dopo aver preso l’appuntamento con Berlusconi Vespa aveva chiamato Bersani (per lunedì sera), in modo da realizzare così una parvenza di equilibrio. Il segretario del Pd ha detto chiaro e tondo che non si fa imporre le date dei propri interventi secondo l’agenda di Berlusconi, né intende dare copertura allo stravolgimento delle regole e della par condicio in campagna elettorale, accettando un finto equilibrio. Se confronto deve esserci, deve essere diretto. Altrimenti l’equilibrio deve riguardare i candidati milanesi, perché Berlusconi parla di Milano.
Che cosa dirà Berlusconi? Oltre all’armamentario dell’odio (dal pericolo zingaropoli a Milano fino all’islamizzazione del duomo ed ai terroristi al potere) sarà di scena ancora una volta il miracolo prossimo venturo: la riforma fiscale, il governo che fa le riforme fondamentali per il paese nei prossimi due anni, le sorti progressive dell’Italia contro l’armata dei pessimisti.
Peccato che fin qui, in tutti gli anni di governo di Berlusconi e della destra, nulla di tutto questo sia avvenuto. E peccato che ieri l’altro l’Istat abbia certificato l’impoverimento dell’Italia, la perdita dei posti di lavoro giovanili e femminili, la riduzione dei risparmi disponibili, usati da moltissime famiglie per fronteggiare la spesa quotidiana. E che ieri la Corte dei Conti abbia detto che per ridurre il deficit pubblico e contenere il debito pubblico come Tremonti e Berlusconi hanno promesso all’Europa e hanno pure scritto nei documenti economici del governo bisognerà tagliare 46 miliardi l’anno di disavanzo. Una manovra di dimensioni simili, ha detto la Corte, a quelle che negli anni Novanta sono servite all’Italia per agganciare l’euro, mentre la destra remava contro e inneggiava all’evasione fiscale (in prima fila lo stesso Berlusconi). E non basta. Dopo la bacchettata dell’agenzia di rating standard % Poor’s prima all’Italia come paese debitore e poi alle principali banche italiane, ieri il governo ha dovuto dire per la prima volta un pezzo di verità: a metà giugno, dopo le elezioni, il consiglio dei ministri è convocato per decidere una manovra per il 2011 e una stangata da 40 miliardi per il triennio. Niente paura, però. Tremonti ha avuto il coraggio di dire che le rilevazioni dell’Istat non sono vere. L’Italia ha un po’ di problemi, ma non così rilevanti. Un film già visto.

2. SENZA UNA POLITICA INDUSTRIALE 1. FINCANTIERI, INVECE DEL RILANCIO, PREVEDE LA CHIUSURA. OPERAI ALLA DISPERAZIONE. L’assenza di una politica industriale produce sbandamenti e crisi, invece che riorganizzazione e ristrutturazione funzionali al rilancio. Il caso della Fincantieri è esemplare. Invece di affrontare i problemi per tempo e disegnare un piano di rilancio, il governo ha ficcato come al solito la testa sotto alla sabbia. E adesso il piano Fincantieri, azienda pubblica della cantieristica, una delle specializzazioni più importanti dell’Italia nella divisione internazionale del lavoro, prevede di fatto solo chiusure e tagli di personale. In gioco quasi tremila posti di lavoro.
In un quadro generale come quello descritto dall’Istat, la perdita di lavoro oggi in Liguria, Campania e Friuli ha gettato nella disperazione i dipendenti del gruppo. Ieri incidenti in tutte le regioni dove sono i cantieri.
I sindacati hanno chiesto un incontro con l’azienda e il governo. Il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, ha invitato il governo a non perdere tempo e ad offrire un tavolo di confronto vero.
Il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani ha convocato azienda e sindacati per il 3 giugno, ma i sindacati hanno chiesto un incontro a palazzo Chigi, perché Romani ha già dimostrato di non essere in grado di fornire le necessarie garanzie e nemmeno un gran desiderio di affrontare di petto il problema.
3. SENZA UNA POLITICA INDUSTRIALE 2. FIAT RESTITUISCE IL PRESTITO DI USA E CANADA ALLA CHRYSLER. DA OGGI E’ UNA MULTINAZIONALE CON PIU’ DI UN PIEDE FUORI DALL’ITALIA.
Sergio Marchionne, amministratore delegato del gruppo Fiat-Chrysler, è riuscito a restituire in anticipo i 7,6 miliardi di dollari prestati dai governi Usa e canadese. Nel frattempo la Fiat è salita al 46 per cento del gruppo Chrysler. E un altro 5 per cento lo acquisirà entro l’anno. Ora, ha detto Marchionne in una lettera ai dipendenti, dobbiamo creare un gruppo mondiale.
In assenza di un disegno di politica industriale, il governo italiano si è limitato ad assecondare i piani della Fiat. Ora il peso dell’Italia è chiaro che tenderà inevitabilmente a diminuire all’interno di un gruppo che ha i suoi mercati più forti in America del Nord e del Sud.

4. E DAL SILENZIO RIEMERGE L’INCHIESTA SUI GRANDI LAVORI. RICORDATE ANCORA IL COSTRUTTORE ANEMONE, LA CASA DI SCAJOLA E I REGALI PER GLI APPALTI?
Da La Repubblica. Articolo di Carlo Bonini: “Ne aveva per il Diavolo e per l`Acqua Santa, Diego Anemone, il Grande Elemosiniere del sistema degli appalti. Fossero centinaia di migliaia di euro per "case da ministro" o 8 euro per il "bollino blu" del controllo dei gas di scarico dell`auto. Per dirne qualcuna: 230 mila euro, di cui nulla sin qui si era saputo, per il preliminare di acquisto del celebre mezzanino vista Colosseo di via del Fagutale, il cui proprietario, l’”inconsapevole" Claudio Scajola, che "ignorava" il vero compratore (e cioè lui, Diego Anemone). Cinquemila euro consegnati al cardinal Crescenzio Sepe, guida di Propaganda Fide. Contanti a fiumi per accudire i bisogni anche di lavanderia, del potentissimo capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, nonché per sedare le richieste della famiglia di Angelo Balducci, presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici. E ancora: la miseria dell`acquisto di un frullatore, della terra per vasi, e di un trasformatore per un onorevole "ministro" (ancora Scajola, per i pm), la "tassa" delle cene elettorali di Forza Italia (4 mila euro), spese immobiliari per il presidente dell`Enac Vito Riggio (oltre 18 mila euro), ventimila euro a beneficio di un immobile (piazza Capponi) della patinata coppia Giulio Violati-Maria Grazia Cucinotta, un significativo giro di contanti verso Martina L., identificata dai pm come la figlia del ministro Pietro Lunardi. Cade l`ultimo segreto che proteggeva la contabilità occulta del costruttore Diego Anemone. I file estratti dal computer della sua segretaria, Alida Lucci, dal Ros dei carabinieri di Firenze e ora trascritti in 900 pagine depositate ieri agli atti della cosiddetta "inchiesta G8", consegnano ai pm Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, un documento cruciale che torna ad accusare i principali protagonisti di questo affaire. E che annuncia nuova tempesta per Claudio Scajola. La posizione dell`ex ministro, oggi impegnato a riprendersi il coordinamento del Pdl, è stata trasmessa da Perugia al procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna (che nelle prossime ore riceverà anche queste ulteriori 900 pagine) perché, "anche alla luce delle
nuove acquisizioni", "valuti la possibilità" di una sua iscrizione al registro degli indagati per riciclaggio”.

5. MENTRE TUTTO QUESTO ACCADE BOSSI E BERLUSCONI SI INCONTRANO PER DISCUTERE SE SPOSTARE O MENO I MINISTERI. E CON UN VOTO DI FIDUCIA CERCANO DI AGGIRARE I REFERENDUM SU NUCLEARE, ACQUA E LEGITTIMO IMPEDIMENTO.
Mentre tutto questo accade in Italia il governo pensa ad evitare il referendum sul piano della colata di cemento per la costruzione delle centrali nucleari e a fare la pace sul chiacchiericcio dei ministeri spostati al Nord o al Sud, a seconda delle città dove si vota domenica e lunedì per i ballottaggi.
Il governo ha infatti ottenuto la fiducia sul decreto Omnibus che, tra gli altri provvedimenti (l’aumento delle tasse sulla benzina, per esempio), prevede la moratoria temporanea sul nucleare. Il governo spera così di far saltare il referendum sul nucleare e depotenziare tutta la campagna referendaria, che riguarda anche l’acqua e il legittimo impedimento. Ora la parola passa alla Corte di Cassazione, che potrebbe anche non ritenere quella norma sufficiente a evitare il referendum.
Ieri sera Bossi e Berlusconi a colloquio a palazzo Grazioli, residenza privata di Berlusconi a Roma, sul tema dei ministeri. Di fatto hanno organizzato quella che i giornalisti chiamano (ma in inglese) l’opportunità per una foto. Cioè hanno voluto far vedere che hanno fatto pace. Un pezzo di campagna elettorale: i conti si regoleranno sul serio tra i due solo dopo i risultati del ballottaggio.

6. LA CHIESA MILANESE NON PRENDE POSIZIONE, MA RIFIUTA LE BUGIE. E INTANTO SALLUSTI SCARICA SU LETIZIA MORATTI TUTTE LE COLPE.
Da Il Corriere della Sera, Gian Antonio Stella: “Io parlo del Vangelo», ha risposto Dionigi Tettamanzi a chi gli chiedeva di commentare l`attacco del Giornale, il quale l`accusa d`avere «quasi distrutto la diocesi» e di cercare ora coi suoi «compagni» di «distruggere anche la città». Quanto al rischio d`una «Zingaropoli», l`ha liquidata come una «boutade».Non gli piace, dice, «perché non corrisponde alla realtà». Scommettiamo? La polemica andrà avanti”.
Il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, ha avviato ieri una manovra di sganciamento dalle responsabilità. Si era capito subito, ha detto in sostanza, che letizia Moratti non aveva la stoffa per vincere.

7. NETANYAHU NON FA CONCESSIONI. NO AL RITIRO NEI CONFINI DEL 1967, COME HA CHIESTO OBAMA.
Da Il Corriere della Sera, articolo sul discorso del premier israeliano pronunciato di fronte al Parlamento Usa: “Neppure al Parlamento israeliano lo hanno mai applaudito tanto. Ventisei standing ovation, con i membri del Congresso Usa in piedi a spellarsi le mani. Compreso quando ha affermato che gli israeliani in Giudea e Samaria - territori arabi conquistati nel conflitto del 1967 non sono degli occupanti come «gli inglesi in India, i belgi nel Congo». Il premier israeliano Benjamin «Bibi» Netanyahu ieri giocava in casa e dunque non gli è stato difficile ribadire le sue condizioni. Parlando al Congresso, il capo del governo non ha fatto aperture sostanziali e ha risposto in modo franco alla richiesta della Casa Bianca: Israele non è disposto a tornare ai confini del 1967. Un nuovo no alla richiesta del presidente Obama che ha proposto questa soluzione come base di partenza del negoziato”.

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