6 giugno 2011

Nota del mattino del 06 giugno 2011.


1. OGGI DIREZIONE NAZIONALE PD PER VALUTARE IL VOTO, PREPARARE I REFERENDUM E AVVIARE IL PROGRAMMA PER IL GOVERNO DI ALTERNATIVA AL CENTRODESTRA. LA RELAZIONE DI BERSANI.
Questa mattina si riunisce a Roma la direzione nazionale del Partito Democratico. I lavori si aprono con una relazione del segretario Pier Luigi Bersani, che deve fare il punto sui risultati elettorali, sulla ormai vicinissima scadenza referendaria e soprattutto sugli impegni per preparare la nuova fase politica; una fase in cui il Pd sarà inevitabilmente il pilastro centrale di qualsiasi alternativa al governo del centrodestra.
In un’intervista a Il Corriere della Sera, pubblicata domenica, il segretario ha indicato in sintesi alcune delle riflessioni che oggi riprende nella sua relazione.
Segretario Bersani, cosa rappresenta per lei questo voto? «Il segno di una riscossa civica, nel quadro di un problema sociale che si è fatto acuto e ha via via reso vulnerabili anche i ceti che finora si erano ritenuti al riparo dalle incertezze. È la prova che nell`incrocio tra questione democratica e questione sociale c`è l`evoluzione della crisi del Paese. Il rito personalistico e populistico si è mostrato inconcludente e menzognero di fronte ai problemi che prometteva di risolvere. Lo si vede più nettamente al Nord; cioè nel luogo più dinamico». Bersani, è sicuro che il Pd abbia vinto? Pisapia e de Magistris non erano i vostri candidati. «In questo tam tam c`è la velina del terzismo: un colpo al cerchio e uno alla botte, se Atene piange Sparta non ride. Siamo l`unica democrazia al mondo in cui si ragiona così.
In realtà, se uno perde ci dev`essere qualcuno che vince. I dati sono chiarissimi: su 29 vittorie, il Pd aveva 24 candidati; a Milano, su 28 consiglieri del centrosinistra il Pd ne ha 24. Non solo il nostro partito non ha pagato una presunta opzione radicale, maelettoralmente ha spesso compensato i problemi degli alleati. Oggi siamo la forza centrale nella costruzione di un`alternativa. E cresciamo mettendoci al servizio di un centrosinistra che si apre a tutte quelle forze e a quelle opinioni che pensano di andare oltre Berlusconi su un terreno saldamente costituzionale. Gli elettorati di sinistra e centristi si sono già ampiamente mescolati nei ballottaggi». Questo significa che continuate a cercare l`accordo con il terzo polo? Oppure la sinistra può fare da sé? «La barca della politica deve avere più pescaggio. Magari viaggerebbe più lenta; ma è bene avere più pescaggio. C`è un`esigenza di ricostruzione. Il Paese ha davanti problemi seri; è tempo di affrontarli. Una democrazia che assuma un carattere costituzionale, una politica economica che prenda atto della realtà, la necessità di uscire dalla malattia del berlusconismo, sono obiettivi che ormai accomunano gli strati di opinione che si definiscono di centrosinistra con altri di centro o anche di centrodestra non berlusconiano». Quindi avanti verso un`intesa più ampia possibile? «Vedremo seda congiunzione avverrà tra elettori, o tra forze politiche. Il Pd intende ribadire questa prospettiva: un centrosinistra che non rifaccia l`Unione ma si vincoli a riforme visibili ed esigibili, proposte a tutte le forze politiche, cittadine, sociali che vogliono guardare oltre Berlusconi. Non esiste la possibilità di alzare steccati verso chi ha mostrato di voler discutere con noi. In nome di un`esigenza costituente, il centrosinistra non metta barriere e si rivolga in modo ampio. Tocca alle forze politiche prendersi responsabilità».
Ma alle Amministrative accordi con il terzo polo ne avete fatti pochini. «Dove non sono venuti i partiti, sono venuti gli elettori. Dove l`accordo si è fatto, come a Macerata,
nessuno ha pagato alcun prezzo». L`allarme sociale è così grave secondo lei? «Vedo che nel centrodestra si chiacchiera molto: Alfano, primarie. Non trovi mai una discussione che parta dai problemi. Eppure, dopo il referendum avremo di fronte scelte micidiali. Nelle carte che Tremonti ha già scritto, anche se forse Berlusconi forse non le ha lette, c`è scritto che dobbiamo arrivare al 2014 con una base di spesa pubblica di 40 miliardi in meno,forse anche 50. Io dico: è irrealistico. Non lo possiamo fare, se no andiamo in recessione sparati.
Non si è voluto andare in Europa e dire: noi facciamo un pacchetto di riforme strutturali - fisco, lavoro, liberalizzazioni, pubblica amministrazione -, e impostiamo tagli più graduali». Ma voi sosterreste un governo di fine legislatura, con un premier diverso da Berlusconi, che impostasse queste riforme? «Il governo non è operativo da mesi e mesi. La coalizione che vinse il premio di maggioranza non esiste più. Il voto ha dimostrato che Berlusconi non ha più neppure la maggioranza nel Paese. Dovrebbe presentarsi dimissionario alla verifica che giustamente gli chiede il capo dello Stato, e rimettersi a lui. La nostra opinione è che a quel punto la strada maestra sarebbe il voto. Siamo pronti però a discutere un rapido passaggio che consentisse di andare a votare con una diversa legge elettorale, perché questa deforma l`assetto democratico. Purtroppo Berlusconi sembra insistere nella sua tecnica di sopravvivenza estenuata. E il distacco non solo tra governo e Paese ma anche tra istituzioni e Paese si accentua. Mi chiedo come la Lega possa accettarlo». Lei ha lanciato segnali alla Lega, con formule tipo «partito di popolo a partito di popolo». Dove vuole arrivare? Potrete mai fare un pezzo di strada insieme? «Noi siamo alternativi alla Lega. Ma le diciamo: il federalismo non finisce se finisce Berlusconi. A noi interessa, naturalmente dal punto di vista di un partito saldamente nazionale, come ci interessano temi che una volta Bossi indicava e ora sono finiti nel bosco: la sburocratizzazione, la trasparenza, la pulizia.
Noi su questi temi ci siamo. Con un punto di vista diverso dal loro, ma ci siamo. Io ad esempio non ho mai detto che la Lega è razzista. Ho detto che, a forza di ripetere “ognuno a casa propria”, si finisce per assecondare pulsioni razziste. Ormai il calo del Pdl non porta buono alla Lega. La somma non è zero. Perdono tutt`e due. Se poi la Lega pensa di uscirne chiedendo più ministeri, diremo al Nord che ha legato il Carroccio dove voleva l`imperatore». L`accordo con il terzo polo significa rinunciare alle primarie. E così? «Non è questo il punto. Io ho chiara la sequenza, che esporrò nella direzione Pd di lunedì (domani; ndr): prima i problemi, e le riforme; il Pd presenta un progetto per l`Italia e ne discute con chi ci sta. A cominciare naturalmente dal centrosinistra; poi si decide il passo successivo. Le primarie le abbiamo inventate noi e restano sempre la strada preferita; ora vedo che ne parla anche il Pdl; ma primarie e Berlusconi sono un ossimoro. Non mettiamo però le primarie in testa. In testa mettiamo una decine di riforme da fare: democratiche e sociali. Se negli anni Novanta avevamo l`euro, oggi il grande obiettivo devono essere le nuove generazioni. Organizziamo ogni cosa intorno a questo, disturbandoci, pagando qualche il prezzo. Chi ha di più, dia di più». Lei sa bene che l`Irpef non fotografa la ricchezza degli italiani ma dei lavoratori dipendenti. Finireste per colpire il ceto medio. «Non è così. Noi vogliamo un`operazione seria, solida, in nome dei giovani. Alleggeriamo le imposte sul lavoro e sull`impresa che dà lavoro. Colpiamo l`evasione e le rendite immobiliari e finanziarie. Aggrediamo la precarietà: un`ora di lavoro stabile deve costare un po` meno, un`ora di lavoro precario un po` di più». Casini invita a votare due no al referendum. Voi siete per il sì. Come la mettiamo? «Intanto è importante l`impegno affinché si vada a votare. II quorum andrebbe calcolato in proporzione ai votanti delle ultime Politiche.
Raggiungere il 50% non è facile, ma possiamo farcela. Senza politicizzare il referendum, che sarebbe un errore».
La destra la accusa di aver cambiato idea sulla privatizzazione dell`acqua. «Il referendum semplifica tutto: sì o no. Noi siamo contro l`obbligo di privatizzare la gestione dell`acqua.
Per quanto riguarda la questione della governance e degli investimenti, in Parlamento c`è una nostra proposta di legge. Se vince il sì, ripartiamo da quel testo». Vendola nel `98 votò perla caduta di Prodi. Oggi le pare un alleato affidabile? Anche sull`Afghanistan? «Lo verifichiamo, prima del voto. Ci presenteremo agli italiani senza ambiguità. Quando dico che non vogliamo rifare l`Unione, intendo che dobbiamo costruire un profilo di governo, anche sulla politica estera. Non do nulla per scontato. Mi auguro che ognuno si prenda le sue responsabilità». Prodi è salito con lei sul palco della vittoria, e già si parla del Quirinale...
«Mi ha fatto un grande piacere averlo al mio fianco. Vedo in lui il padre nobile della grande operazione che stiamo portando avanti: Prodi ha già un ruolo internazionale. E’ un uomo che ha una visione strategica, e abbiamo bisogno anche di quella. Più grande sarà la sua disponibilità, più grande sarà la mia disponibilità a impiegarlo in battaglia».
2. LA CRISI DELL’EGOISMO. OGGI BERLUSCONI INCONTRA BOSSI: LA LEGA PONE I SUOI PALETTI. BERLUSCONI FA LE SUE PROMESSE. NESSUNO PENSA AL PAESE. MA INTANTO SI DISTRAE L’OPINIONE PUBBLICA CON LA NOMINA DI ALFANO.
Oggi è il giorno del chiarimento. Berlusconi e la Lega decideranno: 1) se continuare insieme per restare al governo; 2) per quanto tempo ancora; 3) chi sarà il prossimo candidato premier; 4) se andare a votare nel 2013 o anticipare le urne al 2012.
En passant discuteranno altre questioncine, come offrire o no il rientro in maggioranza a Casini e, soprattutto, come poter articolare la manovra da 40 miliardi di euro in 3 anni senza perdere consensi elettorali e se e quando spostare alcuni ministeri al Nord, perché Bossi possa annunciarlo all’adunata di Pontida del 19 giugno. L`appuntamento è fissato ad Arcore per mezzogiorno. La delegazione leghista sarà arricchita da Maroni, da Calderoli e dal «Trota». Della formazione berlusconiana faranno parte Tremonti, forse Bonaiuti, di sicuro la new entry Angelino Alfano.
Oggi insomma Bossi e Berlusconi decidono come e se sopravvivere al governo. Quanto ai problemi degli italiani, ne parleranno solo per capire come possono evitare di perdere consensi.
Per distrarre l’opinione pubblica dalle manovre di sopravvivenza è stata intanto inventata la nomina di Algelino Alfano a segretario politico del Pdl (carica che nello statuto nemmeno esiste). Nel Pd il segretario politico è stato eletto nel 2009 attraverso le priomarie, alle quali hanno partecipato oltre 3 milioni di persone. Nel Pdl invece si usa così: Berlusconi unge, e il prediletto per magia diventa eletto da tutti (anche per i grandi giornali italiani).
3. OGGI IN RAI IL NUOVO DIRETTORE GENERALE, LEI, TENTA DI CHIUDERE I GIOCHI CON SANTORO, GABANELLI, FAZIO, FLORIS E CON LE NOMINE CHIESTE DAL CENTRODESTRA.
Giornata decisiva per il futuro della Rai. Il nuovo direttore generale, Lorenza Lei, oggi potrebbe prendere decisioni importanti sui contratti di Floris, Gabanelli, Santoro e
Fazio, corteggiati in queste settimane da La7. E non solo. Lei potrebbe anche decidere di forzare la mano su un pacchetto di nomine ai vertici Rai care al centrodestra.
4. REFERENDUM. DOMANI LA CORTE COSTITUZIONALE DECIDE SUL RICORSO DEL GOVERNO PER IL NUCLEARE. A DIFENDERE IL REFERENDUM, IL PD.
La Consulta deciderà domani sul ricorso del governo, che punta a capovolgere la sentenza della Cassazione e a far dichiarare inammissibile il referendum sul nucleare. Nel dibattimento davanti alla Corte costituzionale il governo si troverà come controparte l`avvocato Gianluigi Pellegrino, in rappresentanza della segreteria e dei gruppi parlamentari del Pd. L`istanza del governo, nel merito, usa argomenti tipici di un conflitto di attribuzioni, sostenendo che la Cassazione non poteva prendere la decisione che ha preso. Mentre il Pd chiederà all`Alta Corte di confermare la consultazione referendaria, con ciò rafforzando la sua scelta di massimo impegno e mobilitazione nella campagna del 12 e 13 giugno.
5. DA DOMANI INCONTRI TRA MINISTERO DELL’ECONOMIA E PARTI SOCIALI IN VISTA DELLA MANOVRA SUI CONTI PUBBLICI. SUBITO UN TAGLIO DA 7-10 MILIARDI. E L’INDICAZIONE PER TAGLIARNE ALTRI 40.
Partono domani gli incontri tra il ministero dell’Economia e le parti sociali in vista della manovra che Tremonti deve presentare a metà giugno al Consiglio dei ministri per tagliare altri 5-7 miliardi di spesa pubblica in vista del bilancio 2011-2012. Tremonti intende anche fissare in anticipo la strada per l’ulteriore manovra da 40 miliardi concordata con l’Unione europea per rientrare dal deficit e dal debito pubblico entro il 2014.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e buona parte del Pdl stanno sottoponendo a forti pressioni Tremonti perché vari subito una manovra anche di sconto fiscale. Il ministro ha smentito che vi sia già un accordo e un testo di riforma.
6. MEDIO ORIENTE. TENSIONI E RIBELLINI. UN PIANETA ANCORA IN EBOLLIZIONE. E LA NATO SI PREPARARA AD ALLUNGARE LA MISSIONE IN LIBIA.
La guerra civile in Yemen, con il ferimento e la fuga del presidente. Le manifestazioni di piazza in Siria, con morti e feriti. Il tentativo di palestinesi e siriani di oltrepassare i confini di Israele, anche in questo caso con molti feriti. In Libia si allungano i tempi dell’intervento militare. Il Medio Oriente resta un’area in ebollizione e in cambiamento. A due passi dalle porte di casa nostra il mondo sta cambiando. Nessuno può pensare che in futuro non vi siano ripercussioni di questa rivoluzione anche per i paesi del Nord e dell’Occidente.
7. NAPOLITANO: UNA REAZIONE MORALE CONTRO L’INDIFFERENZA.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha scritto una lettera a Il Corriere della Sera, rispondendo a una sollecitazione di Claudio Magris. Tema: la tragedia dei migranti.
“Caro Magris, lei ha dolorosamente ragione. Tocca noi tutti («pure me stesso mentre sto scrivendo queste righe»: lei ha voluto sottolineare nell`articolo sul Corriere di sabato)
l`assuefazione alle tragedie dei «profughi in cerca di salvezza o di una sopravvivenza meno miserabile» che periscono in mare. Le notizie relative ai duecento, forse trecento esseri umani scomparsi giorni fa in acque tunisine non riuscendo a salvarsi da un barcone travolto dalle onde, sono sparite dai giornali e dai telegiornali prima ancora che si sapesse qualcosa di più sull`accaduto. E con eguale rapidità è sembrata cessare la nostra inquietudine per un fatto così atroce. Non si è trattato - lo sappiamo - di un fatto isolato, ma di un susseguirsi, negli ultimi mesi, di tragedie simili. Lei ha spiegato con crudezza come, miseria della condizione umana l`acconciarsi a convivere con quella che diviene orribile «cronaca consueta». Ma se in qualche modo è istintiva l`assuefazione, è fataleanchecheessa induca all`indifferenza? A me pare sia questa la soglia che non può e non deve essere varcata. Se è vero, come lei dice, che la democrazia è tale in quanto sappia«mettersi nella pelle degli altri, pure in quella di quei naufraghi in fondo al mare», occorre allora scongiurare il rischio di ogni scivolamento nell`indifferenza, occorre reagire con forza - moralmente e politicamente all`indifferenza: oggi, e in concreto, rispetto all`odissea dei profughi africani in Libia, o di quella parte di essi che cerca di raggiungere le coste siciliane come porta della ricca - e accogliente? - Europa. La comunità internazionale, e innanzitutto l`Unione europea, non possono restare inerti dinanzi al crimine che quasi quotidianamente si compie organizzando la partenza dalla Libia, su vecchie imbarcazioni ad alto rischio di naufragio, di folle disperate di uomini, donne, bambini.
E un crimine lucroso gestito da avventurieri senza scrupoli, non contrastati dalle autorità locali per un calcolo, forse, di rappresaglia politica contro l`Italia e l`Europa. Ma è un crimine che si chiama «tratta» e «traffico» di esseri umani, ed è come tale sanzionato in Europa e perfino a livello mondiale con la Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite nel 2000. Stroncare questo traffico, prevenire nuove, continue partenze per viaggi della morte (ben più che «viaggi della speranza») e aprirsi - regolandola - all`accoglienza: è questo il dovere delle nazioni civili e della comunità europea e internazionale, è questo il dovere della democrazia La ringrazio, caro Magris, per la sua sollecitazione: che ho sentito come rivolta anche a me, come rivolta, di certo, a tutti gli italiani”.

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