Monza, 1 luglio 2011 - Le parole sono nette, non c’è spazio per le interpretazioni. Basta alla «corsa selvaggia» ai nuovi centri commerciali in Brianza. Dario Allevi, presidente della Provincia, e Marco Mariani, sindaco di Monza, garantiscono che lo scriveranno nero su bianco nei rispettivi documenti urbanistici, senza ripensamenti.
Promettono, in sostanza, che l’assedio della grande distribuzione si fermerà qui.
Anche perchè il territorio brianzolo è già abbondantemente saturo con i suoi 94 supermercati, i 6 grandi magazzini, i 45 centri commerciali propriamente detti, i 7 ipermercati e i 59 minimarket (dati 2007, ultimi ufficili a disposizione). Il capoluogo, poi, è in fondo alla classifica lombarda per numero di negozi di vicinato in rapporto agli abitanti. Peggio di Milano.
La graduatoria si rovescia se parliamo di superfici dedicate alle grandi strutture di vendita: a Monza ci sono 29 metri quadri ogni 100 residenti, addirittura 61 se si comprendono i Comuni della cintura. E anche in questo caso Milano è alle spalle della città di Teodolinda. Un primato. Lo ha detto a chiare lettere Dario Allevi, durante il convegno di ieri all’hotel de La Ville dal titolo «Il futuro del commercio in Brianza», organizzato da Confcommercio monzese e dall’Unione Commercianti di Monza e circondario.
«Nessuna persona di buon senso può pensare che ci sia ancora spazio per la grande distribuzione che sta desertificando i centri storici, in molti casi lo ha già fatto, generando città dormitorio». Cartellino rosso, stop alla nascita di nuovi outlet e affini. «Stiamo mettendo a punto il Piano territoriale di coordinamento provinciale a cui i Comuni dovranno fare riferimento», ha precisato Allevi, sottolineando una svolta condivisa da Comune e Regione. «Per la Provincia è la battaglia delle battaglie, quella per fermare il consumo di suolo e la costruzione di altri centri commerciali».
Poi mette sul tavolo un dato impressionante. «Per un occupato nei centri commerciali se ne perdono 6 nei negozi». Allevi racconta le azioni politiche per scongiurare l’outlet di Costamasnaga e quello di Sulbiate. E avverte. Il business non è solo commerciale. «I costruttori ci guadagnano comunque costruendo il ‘cubotto’, anche se poi il centro commerciale fallisce».
Anche il sindaco Mariani garantisce che nel Pgt non saranno previsti nuovi spazi per le mega strutture, e torna a sventolare la bandiera del federalismo come unica soluzione. «I Comuni vivono con gli oneri di urbanizzazione, è una porcheria: gli enti locali dovrebbero mantenere il 50% delle tasse pagate dai loro cittadini, bisogna cambiare le regole subito perchè il suolo non è un bene infinito, siamo la zona più urbanizzata d’Europa dopo Napoli». Al convegno è intervenuto anche Pietro Tatarella, consulente dell’assessorato al Commercio della Regione.
«Abbiamo 3 richieste di nuovi centri commerciali in Lombardia, il nostro non può essere un ‘No’ a ogni costo, ma la nostra linea è chiara: stiamo supportando i negozi di vicinato. Abbiamo stanziato 15 milioni con il contributo dei privati per i distretti commerciali, fondi che servono per rilanciare le nostre botteghe».
di Marco Dozio - il Giorno di MB.
Se fosse vero anche questo, penso che a Sulbiate qualcuno si dovrebbe dimettere per un minimo di coerenza.
RispondiElimina