21 luglio 2011

Nota del Mattino del 21 luglio 2011.


1. LA MAGGIORANZA SI SPACCA. VA SOTTO SUI RIFIUTI. PERDE LA SFIDA SU PAPA. PASTICCIA E FA DISINFORMAZIONE SU TEDESCO. IL PD E LE OPPOSIZIONI TENGONO. COMINCIA UNA NUOVA FASE.
Giornata cruciale ieri in Parlamento. Fin dalla mattina giornali e Tg berlusconiani hanno puntato il dito sul Pd, nel tentativo di accollare al Partito Democratico le manovre per la salvezza di Papa e di Tedesco, di cui si votava ieri la richiesta di arresto alla Camera e al Senato.
In mattinata il governo ha addirittura votato contro se stesso pur di affossare il decreto sui rifiuti destinato ad aiutare Napoli, nel tentativo di convincere la Lega (contraria a far arrivare i rifiuti nelle regioni del Nord) a salvare il parlamentare Alfonso Papa nel pomeriggio.
Il tentativo di salvare l’ennesimo berlusconiano coinvolto in affari di cricca, scaricando tutto sulle spalle del Pd, è andato a vuoto. La compattezza dei gruppi parlamentari del Pd e degli altri partiti di opposizione ha colto di sorpresa la maggioranza, mentre una parte della Lega per la prima volta ha mollato Berlusconi. Il Pd e le altre opposizioni hanno chiesto con forza il voto palese per evitare strumentalizzazioni. Poi, in entrambi i casi, Camera e Senato hanno votato sì.
Alla Camera il risultato è stato lampante. Papa, che aveva chiesto di votare no, già da ieri sera è in carcere. La Lega si è spaccata e una parte robusta del Carroccio, quella che si riconosce nella linea del ministro Roberto Maroni, si è unita alle opposizioni.
Al Senato il Pdl e la Lega sono riusciti a rendere le cose meno chiare, ma le dichiarazioni di Tedesco e i numeri, che nel caso di un voto segreto sono i fatti incontrovertibili, dicono con chiarezza che cosa è accaduto: Tedesco, senatore del gruppo misto, ha chiesto il voto palese e il voto favorevole all’arresto; la maggioranza, che votava no, ha preso i voti che dovevano risultare in base alle presenze dei parlamentari dei gruppi che sostengono il governo; le opposizioni, che votavano sì all’arresto, hanno preso più voti di quanti parlamentari delle opposizioni fossero presenti. Vi sono stati 11 astenuti. Molti quotidiani oggi si interrogano su scambi di voti. Ma con questi dati, seppure ci sono davvero stati, hanno riguardato evidentemente poche unità da una parte e dall’altra.
I segnali che emergono dalla giornata di ieri sono due. Il primo: come ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, la maggioranza si è spaccata e in modo difficilmente recuperabile. Il secondo: si è rotto il meccanismo dell’impunità. Oggi tutti coloro che pensavano di non
parlare di fronte alla magistratura perché coperti dall’ombrello berlusconiano sanno che l’ombrello si è rotto. Non a caso ieri sera il presidente del Consiglio era furibondo.
Da L’Unità. Claudio Sardo. “Le manette non sono un simbolo di progresso sociale. Tuttavia il sì della Camera all`arresto di Alfonso Papa è stato ieri una scelta giusta, mentre invece il rifiuto del Senato alla richiesta di custodia cautelare per Alberto Tedesco è diventato, al di là di ogni motivazione, una prova di opacità, persino di ostilità verso i sentimenti prevalenti dell`opinione pubblica. Si tratta di casi assai diversi tra loro. Le stesse accuse sono diverse. Ma le istituzioni erano chiamate ieri innanzitutto a smentire i privilegi legati al mandato parlamentare e a riaffermare il principio di uguaglianza di fronte alla legge. È vero che in questi anni i rapporti tra politica e giustizia hanno subito storture e le invasioni di campo sono state molteplici, come più volte ha detto lo stesso Capo dello Stato. È anche vero che la rappresentanza non può essere privata di una tutela costituzionale, pena un deficit democratico. Ma l`errore antico della nostra Repubblica è stato ingigantire questa tutela fino a renderla quasi una condizione di impunità. E sarebbe oggi un errore altrettanto grave, nel momento in cui i cittadini, soprattutto i ceti medi e le fasce più deboli, sono chiamati a pesanti sacrifici, esibire protezioni o esenzioni speciali per i rappresentanti. Non è il cedimento all`onda montante del giustizialismo e dell`antipolitica. Al contrario la linea del rigore è il solo modo per arginarla, per evitare che la protesta si scagli contro tutta la politica anziché contro chi ha avuto le principali responsabilità di governo. Non è un caso che da settimane da quando cioè è chiaro a tutti che Berlusconi non è più in grado di governare - i giornali di destra (purtroppo spalleggiati anche da supporter di sinistra) stanno cavalcando il disprezzo generalizzato contro la "casta". La ragione evidente è cancellare le chances di un`alternativa democratica, visto che non ci sono più medicine per risollevare da terra il loro Cavaliere. Il compito del centrosinistra è difficile. Senza austerità, anzi senza un supplemento di rigore e di etica pubblica, il rischio è proprio la delegittimazione della politica. Invece la politica è lo strumento indispensabile per chi non ha poteri finanziari, economici, mediatici. Ma il centrosinistra, se vuole davvero contribuire alla ricostruzione del Paese e a una nuova stagione di crescita, deve fare ancora molto di più. Quella a cui assistiamo non è soltanto la crisi di un governo. Ieri la Lega ha inferto un altro duro colpo a Berlusconi. E il fatto che abbia giocato con cinismo e trasversalità sui tavoli della Camera e del Senato non ha nulla di rassicurante per il premier: peraltro, il vincitore della giornata pare proprio quel Maroni che ormai rappresenta l`anima più antiberlusconiana del Carroccio. La crisi, comunque, non riguarda solo l`esecutivo pro tempore. È una vera propria crisi di sistema, è il capolinea della cosiddetta Seconda Repubblica. In fondo, se oggi appare inaccettabile il residuo di immunità parlamentare che riguarda gli arresti, ciò dipende anche da una legge elettorale intollerabile come il Porcellum, che produce parlamentari nominati e che puntella i governi con un premio di maggioranza che non ha uguali in Occidente. Tedesco ha pronunciato ieri in Senato un
discorso coraggioso: ma ora per coerenza dovrebbe sospendersi dalle funzioni (e dallo stipendio) di senatore finché i magistrati non rimuoveranno la richiesta cautelare. In ogni caso, compito di tutti i riformatori è gettare un ponte verso un nuovo, moderno sistema politico-istituzionale. Senza questa ambizione non si ritroverà né l`equilibrio tra i poteri dello Stato, né un sano rapporto con i cittadini e i corpi intermedi. Servono partiti rinnovati, aperti alle novità sociali e alla partecipazione attiva. Ma servono partiti, capaci di garantire un collegamento tra società e istituzioni. Sono invece assai dannosi quegli apparati a servizio di leadership personali, che poi inevitabilmente producono cricche. Il sì all`arresto di Papa e il no ai domiciliari per Tedesco avranno ancora code polemiche. La Lega ha provato anche ieri (almeno in Senato) a ripetere il gioco del `93, quando salvò Craxi nel segreto dell`urna e poi cercò di mettersi a capo della protesta agitando il cappio. Salvo qualche marginale dissenso, sono apparsi chiari gli schieramenti in campo. Le opposizioni hanno tenuto, schierandosi a favore delle richieste delle Procure. Altrettanta coerenza ha avuto il Pdl, votando contro. La Lega si è divisa, ha dimostrato di essere determinante e ha messo il governo al tappeto. Ma adesso chi ama l`Italia deve pensare al dopo”.

2. OGGI SI DECIDE IL DESTINO DELL’EURO. VERTICE TRA I CAPI DI STATO E DI GOVERNO DOPO L’INCONTRO SARKOZY-MERKEL-TRICHET PER IL PIANO DI SALVATAGGIO DELLA GRECIA.
Da Il Sole 24 Ore. “Mai come oggi il futuro dell`Unione appare nelle mani di Angela Merkel. Il momento è delicatissimo per una zona euro alle prese con un possibile tracollo della Grecia e un drammatico effetto-domino. Gli ultimi sondaggi in Germania mostrano un calo della popolarità del cancelliere, che alla vigilia dell`incontro di oggi tra i capi di governo dell`Eurogruppo rappresenta un nuovo fattore di incertezza. In una dichiarazione ieri a Bruxelles, il presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso ha avuto parole estremamente preoccupate: «Nessuno deve farsi illusioni - ha spiegato l`ex premier portoghese - la situazione è molto seria. È necessaria una risposta, altrimenti le conseguenze negative si faranno sentire ai quattro angoli dell`Europa e anche oltre». Il vertice d`emergenza di oggi preceduto da un inatteso incontro tra la signora Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy ieri sera a Berlino, a cui ha partecipato anche il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet - deve servire a trovare una soluzione alla deriva greca. Il Paese mediterraneo in crisi debitoria gode dal 2010 di un pacchetto di prestiti su tre anni del valore di llo miliardi di euro, ma il salvagente non è sufficiente, e nuovi aiuti sono necessari fino al 2014. Il problema è mettere a punto un paracadute che sia accettabile a tutti i Paesi della zona euro. La Germania, appoggiata dalla Finlandia e dall`Olanda, chiede che il settore privato partecipi al salvagente. L`opinione pubblica tedesca non vuole essere il Zahlmeister dell`Europa, l`ufficiale pagatore dell`Unione, e chiede a gran voce la partecipazione delle banche, ritenute responsabili
dello sconquasso finanziario. La posizione tedesca è ambigua. Da un lato non vuole pagare per gli errori altrui; dall`altro gli esponenti più lucidi dell`establishment si rendono conto che un fallimento greco creerebbe danni ingenti a tutta l`Europa e in particolare alla Germania, il paese che più ha beneficiato della moneta unica in questi ultimi anni. La signora Merkel è alla ricerca di un arduo equilibrio tra queste due visioni. Ecco perché il cancelliere oscilla tra posizioni apparentemente contraddittorie. Due giorni fa ha raffreddato le attese, spiegando che un "progresso spettacolare" nel vertice di oggi è improbabile. Ieri il suo portavoce ha detto che il cancelliere si aspetta un "buon risultato". In serata il presidente Nicolas Sarkozy si è recato a Berlino per trovare un accordo franco-tedesco che possa essere poi accettato dagli altri paesi. L`atteggiamento di Berlino non piace a molti in Europa. Ieri Barroso, con insolita fermezza, ha chiesto ai leader europei di spiegare «ciò che possono fare e ciò che vogliono fare. Non ciò che non possono fare e ciò che non vogliono fare». Le tensioni nazionali sono evidenti. Il premier greco George Papandreu ha parlato di vertice «cruciale» per il futuro della zona euro. C`è crescente nervosismo in Germania sul futuro della stabilità economica tedesca. «L`unione monetaria è stata un obiettivo utile, ed è ancora un esperimento, ma abbiamo ora raggiunto un punto critico», ha spiegato l`ex capo economista della Bundesbank ed esponente della Banca centrale europea Otmar Issing durante un talk-show televisivo. «Il mio timore è che l`euro perda l`accettazione del pubblico». Anche la crisi finanziaria e il modo in cui il governo federale la sta gestendo sta pesando sulla popolarità del cancelliere, ai minimi degli ultimi cinque anni. Molti ieri si chiedevano se gli ultimi sondaggi, così negativi, indurranno la signora Merkel a un colpo d`ala nel vertice di oggi a Bruxelles, scegliendo una risposta che sia al tempo stesso convincente e durevole, o se le suggeriranno l`ennesimo compromesso di breve durata.

3. FILIPPO PENATI INDAGATO PER CORRUZIONE. PENATI: SONO SERENO. BERSANI: LA MAGISTRATURA FACCIA IL SUO LAVORO FINO IN FONDO.
Ieri la magistratura di Monza ha reso noto che Filippo Penati, vicepresidente del consiglio regionale lombardo, è indagato per corruzione e concussione in relazione ad avvenimenti svoltisi nel 2001, quando era sindaco di Sesto San Giovanni.
Penati alle agenzie di stampa: “Sono sereno, ringrazio il mio partito per il sostegno che mi ha immediatamente manifestato. Non ho nulla da temere sono certo che tutto verrà chiarito". “Penati, si legge in una nota, si è messo a disposizione della Procura di Monza e nutre "assoluta fiducia nella magistratura" ed è certo che all'esito dell'indagine la sua posizione "verrà totalmente chiarita in senso a lui favorevole".
Bersani alle agenzie: "La magistratura faccia il suo mestiere per accertare questa vicenda

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