23 agosto 2011

Firma l'appello per dire : "NO AL DOPPIO STIPENDIO DEI PARLAMENTARI".

Ecco la proposta del PD per dire no al doppio stipendio degli onorevoli.

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Sono già 3500 le firme.


Di seguito l'intervista dal sito de l'Unità al Senatore Marco Follini primo firmatario della proposta.



Restituire credibilità alla politica è compito della politica, prima di tutto dando segnali concreti, quelli che la gente comune si aspetta da tempo e non arrivano. Marco Follini, senatore Pd, presidente della Giunta per le elezioni, ne è convinto. Ha presentato una proposta di legge che deve aver suscitato parecchi mal di pancia tra gli onorevoli e che punta ad impedire il cumulo di indennità per chi è parlamentare. Niente doppio stipendio, questo il senso, durante il mandato. «Sarebbe ora di affrontare il tema e risolverlo con una norma ad hoc», dice.

Follini, sarebbe ora ma non succede. Sarebbe un segnale per i cittadini, chiamati in questo momento a sacrifici durissimi. Allora perché niente si muove, visto che la politica non si autoregola?

«C’è un doppio problema: di regole e di costumi. Se i costumi fossero più sobri le regole potrebbero essere più larghe. Dato che ultimamente di sobrietà di costumi se ne vede poca è necessario intervenire con le norme. In questa legislatura mi sono appassionato a questo tipo di leggi con sfortuna sproporzionata all’argomento».

Cioè lei ha presentato leggi e lì sono rimaste?

«Le proposte di legge sono rimaste lì, oggetto di qualche curiosità e niente di più. In Aula non sono mai arrivate».

Ma sono state accolte con grande favore bipartisan...

«Proprio così, un bell’applauso e poi basta, mentre i tempi oggi ci chiedono di mettere mano a questi argomenti con uno spirito piuttosto operativo».

L’argomento è di quelli ad alta “sensibilità” per oltre 440 parlamentari in carica. Finora soltanto dipendenti pubblici o professori universitari finiscono in aspettativa non appena eletti. Per tutti gli altri, mani libere...

«Non dovrebbe essere così. È necessario introdurre una norma che riguarda l’incompatibilità parlamentare con quella professionale. Secondo me svolgere la funzione di parlamentare richiede una vocazione esclusiva. Anche questo è un modo di richiamare una certa idea della politica».

Insomma, Ghedini dovrebbe mollare tutti i processi del presidente del Consiglio e dedicarsi esclusivamente al suo compito di legislatore?


«Penso che chi fa il parlamentare per alcuni anni non debba fare altro che questo, sia alla Camera che al Senato».

Ma se li immagina i grandi avvocati, i giornalisti, i professionisti di ogni genere chiudere tutto in un cassetto e riaprirlo a fine mandato?

«Me lo immagino fino al punto di auspicarlo. Uso una parola desueta, dobbiamo resituire alla funzione parlamentare la sua “sacralità”. Abbiamo il compito più importante nella vita del Paese, siamo regolatori di un equilibrio molto delicato ed è giusto chiedere a ciascuno di noi di dedicarsi esclusivamente a questo».

Tornerà alla carica con le sue proposte di legge alla riapertura delle Camere?

«Torneremo alla carica con il senatore Mauro Agostini perché la proposta l’abbiamo presentata insieme e chiederemo che venga discussa».

Ci dice cosa prevede esattamente?

«Prevediamo l’assoluta impossibilità di avere retribuzioni al di fuori dell’indennità parlamentare e quindi implica che chi fa l’avvocato, il medico, lo scrittore, il libero professionista si dedichi a fare soltanto l’onorevole, lasciando da parte le sue attività, i suoi interessi e i relativi conflitti».

Follini, ma lei crede davvero che i parlamentari voteranno una legge del genere?

«La proposta nasce per non rimanere nel cassetto delle buone intenzioni. Capisco che possa essere scomoda per qualcuno ma insisto a pensare che alla fine sia vantaggiosa per tutti».

Lei sta parlando di una idea della politica che sembra molto lontana da quella a cui assistiamo ogni giorno.

«Ho l’idea che la politica sia un’attività nobile e preziosa. Non sono tra quanti menano scandalo per gli stipendi dei parlamentari, ma a maggior ragione credo che a fronte di stipendi così generosi ci debba essere un impegno non condizionato da nessun altra forma di interesse».

Lei ha presentato anche un’altra legge sul doppio incarico: vietato essere parlamentare e amministratore, da presidente di provincia a sindaco. Perché un onorevole eletto sindaco dovrebbe rinunciare alla sua indennità dimettendosi dall’incarico e accontentarsi di quella da primo cittadino?

«Se un parlamentare dovesse optare per lo scranno a Roma rinunciando al suo incarico di primo cittadino vuol dire che davvero non sarebbe una perdita per il Comune che dovrebbe andare a governare. Il punto è che dovremmo chiarire che nella vita politica è già difficile fare bene una cosa, figurarsi due o tre».

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