13 febbraio 2012

La nota del mattino del 13/02/2012.

1. LIBERALIZZAZIONI. AL SENATO IL PDL TENTA DI FRENARE TUTTO PER FAVORIRE LE CORPORAZIONI, IL PD TENTA DI SPINGERE DI PIU’ PER FAVORIRE I CITTADINI.

 
Entra nel vivo l’iter parlamentare del decreto governativo sulle liberalizzazioni al Senato. Questa settimana i senatori del Pdl, facendo finta di voler migliorare il provvedimento, tenteranno di mettere più paletti possibile a favore delle corporazioni, delle lobby, delle professioni, insomma del loro corpo elettorale. I senatori del Pd tenteranno invece di difendere l’apertura del governo, rafforzandola su dieci punti: dalle banche alle assicurazioni, dai farmaci alla benzina, fino ai professionisti. Non si esclude che il governo possa mettere la fiducia, ma è importante che nel frattempo tutti chiariscano che cosa vogliono e che lo stesso governo si esprima, almeno in commissione.

2. LAVORO, MERCOLEDI’ NUOVO INCONTRO GOVERNO-SINDACATI-IMPRESE. IL PD: L’IMPORTANTE E’ CHE SI RAGGIUNGA UN ACCORDO AL TAVOLO DEL CONFRONTO GOVERNO PARTI SOCIALI.
Dopo i primi incontri, questa settimana entra nel vivo il confronto su occupazione, precarietà, ammortizzatori sociali, mercato del lavoro. I giornali sono pieni di indiscrezioni (La Repubblica ha parlato di incontri segreti Monti-Camusso), di ipotesi di raffronti con l’estero (ieri il Corriere della Sera ha magnificato il progetto della destra spagnola appena arrivata al governo). Nella maggior parte dei casi si tratta di informazioni-interventi per tirare la giacca dei protagonisti del governo governo-sindacati-imprenditori da una parte o dall’altra. La verità la si vedrà al tavolo delle trattative.
La posizione del Pd è chiara: è nel confronto tra governo, imprenditori e sindacati che si deve trovare un accordo perché sarebbe un grave errore dividere e creare occasioni di conflitto in un momento di recessione che non sarà breve e nemmeno leggero.

3. PRIMARIE. A GENOVA PASSA DORIA (SEL) E DIVENTA IL CANDIDATO DI TUTTO IL CENTROSINISTRA. IL PD SI DIVIDE TRA DUE CANDIDATE. IN SARDEGNA VINCONO I CANDIDATI DEL PD.
Alle primarie per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra ha vinto Marco Doria, docente di Economia sostenuto da Sel. Le due candidate del Pd, il sindaco uscente Marta Vincenzi, e la senatrice Roberta Pinotti insieme hanno superato il 50 per cento dei voti, ma nessuna delle due da sola ha raggiunto la soglia necessaria per vincere. Davide Zoggia, responsabile enti locali del Pd, ha già annunciato che il Pd sosterrà lealmente e convintamente il candidato sindaco del centrosinistra Marco Doria.
In Sardegna, si è votato in tre comuni per la primarie del centrosinistra, Alghero, Selargius e Siliqua, e qui il Pd ha sbaragliato i concorrenti. Ad Alghero, sinora retto dal centrodestra e dove hanno votato 5.500 persone, Stefano Lubrano (1.577 preferenze) si è imposto davanti agli altri candidati. Rita Corda ha vinto a Selargius (Cagliari), anche questo centro retto sinora dal centrodestra, dove hanno espresso il voto in 1.700. Infine a Siliqua si è imposto Daniele Ghisu. Rinviate, invece, al 4 marzo prossimo, le primarie del centrosinistra a Oristano.

4. INTERVISTA A BERSANI, CHE CHIARISCE LA POSIZIONE DEL PD NELLA BATTAGLIE DI QUESTE SETTIMANE (LIBERALIZZAZIONI, LAVORO, LEGGE ELETTORALE) E ANCHE NEL LUNGO TERMINE.
Da Il Resto del Carlino, Nazione, Giorno, Qn. Articolo di Andrea Cangini. “Segretario Bersani, per razionalizzare gli emendamenti al decreto sulle liberalizzazioni sarà necessario un vertice tra leader politici? «Io ci sono. Se il governo ritiene necessario un vertice tra segretari, facciamolo. Ma una cosa vorrei fosse chiara. Anzi due...». Cosa? «Che noi voteremo comunque a favore e che non è vero che tutti i partiti stanno frenando. Noi del Pd sulla liberalizzazioni chiediamo più coraggio, non meno». Ad esempio, su cosa? «Abbiamo proposto sette-otto emendamenti per abbassare i costi di mutui e conti correnti. Siamo favorevolissimi alla tracciabilità, ma costa troppo: l’1,5 per cento di commissione è più che sufficiente. Almeno fino ai cento euro vorremmo che l’uso della carta di credito fosse gratuito. E poi chiediamo una separazione effettiva della rete Snam, una vera liberalizzazione dei benzinai e dei farmaci di fascia C. E le assicurazioni». Le assicurazioni? «Mi chiedo: possibile che ’sto bonus malus non sia mai bonus?». Prego? «Insomma, sarebbe logico che quando stipulo una polizza mi venisse detto con precisione quale sarà il bonus tra un anno se non avrò fatto incidenti...». Denuncia anche lei il conflitto di interessi del governo su banche e assicurazioni? «Sembrano un po’ rinunciatari, ma non la metterei giù così. Ora fanno un mestiere diverso, sono ministri. Forse temono la reazione di altre forze politiche». Finirà che metteranno la fiducia, no? «Non ho problemi, che la mettano. Però voglio che i partiti si assumano le loro responsabilità e che ci sia un voto chiaro almeno in commissione e almeno sui punti essenziali, sui quali gradiremmo conoscere anche l’opinione del governo». Passiamo al Lavoro. Sembra che l’articolo 18 verrà inevitabilmente aggirato o modificato...«Guardi, posto che di articolo 18 bisognerà parlare alla fine e non all’inizio del percorso riformatore, e secondo noi solo in termini di manutenzione, noi rispetteremo tutto quello che sarà deciso al tavolo tra governo e parti sociali». E se la trattativa fallisse e il governo varasse la riforma senza i sindacati? «Sarebbe una jattura. Il governo deve lavorare per l’accordo: affrontare uno o due anni di recessione con un conflitto sociale aperto sarebbe terribile!». Cosa pensa dell’ipotesi di accordo raccontata da Repubblica? «Che scomporrebbe in quattro o cinque pezzi il mercato del lavoro. Non è la nostra proposta». E qual è la vostra proposta? «Proponiamo un contratto di ingresso che duri al massimo tre anni e preveda tutele e salario progressivi. Facendo in modo che un’ora di lavoro non stabile costi un po’ più di un’ora di lavoro stabile». Sembra la proposta illustrata da Fassina all’Unità. « E’ la proposta del Pd che Fassina ha illustrato». Non molto diversa da quella della Cisl...«Comunque credo possa rappresentare un significativo contributo alla riflessione…. ». La Cgil si dice contraria. «Nessuno ci ha detto che va bene del tutto, ma è logico: sono le fasi naturali di qualsiasi negoziato». Legge elettorale. L’assemblea del Pd ha votato per il maggioritario a doppio turno di collegio, i vertici stanno invece trattando sul proporzionale. «Nessuna contraddizione, se al proporzionale metti una soglia e un premio per il partito o la coalizione, puoi ottenere un effetto parzialmente maggioritario». Quali sono i paletti del Pd? «Uscire dall’ipermaggioritario odierno, quello che col 34% prendi tutto. Restituire ai cittadini il potere di scegliere i candidati con i collegi e non con le preferenze. Una soglia di sbarramento non troppo bassa. Incentivare l’effetto bipolare».
Come? «I modi sono tanti, l’importante è che l’elettore abbia chiaro prima del voto, conoscendo alleanze e candidati premier, il percorso della legislatura». Casini la pensa diversamente. A proposito, la foto di Vasto tra lei, Vendola e Di Pietro è ancora attuale? «sulla legge elettorale cerchiamo la convergenza di tutti, casini compreso. Di Vasto avete preso la foto ma non il sonoro. Quel giorno dissi che la prossima volta il centrosinistra dovrà assicurare ai cittadini la capacità di essere affidabile per il Paese. Occorre dunque che le forze siano omogenee, le decisioni vengano prese a maggioranza e che ci sia la disponibilità a un appello alle forze moderate contrarie al populismo. Ne riparleremo». L’Udc dice che poiché la crisi sarà lunga, nel 2013 converrebbe votare per una grande coalizione che confermi Monti a palazzo
Chigi...«Se fossi convinto che serve all’Italia, lo farei. Siamo riusciti a fare un governo di emergenza e di transizione. La prospettiva richiede una partecipazione attiva degli elettori e una maggioranza coerente per dare forza a un progetto di ricostruzione. Mi pare difficile che questo progetto possa essere rappresentato da una grande coalizione».

5. GRECIA, L’EUROPA INSISTE, ATENE BRUCIA. MA NON E’ DETTO CHE SIA FINITA. ITALIA-GERMANIA, LETTERA APERTA DI AMATO A MONTI, ARTICOLO DI TERZI.
Il Parlamento greco approva le misure di rigore imposte dalla Troika e Atene brucia per gli scontri di piazza. Il tema dell’Europa, della politica economica imposta dalla Germania oggi è al centro di diverse riflessioni.
Da Il Corriere della Sera. Lettera di Giuliano Amato, Rocco Cangelosi, Pier Virgilio Dastoli, Alberto Quadrio Curzio. “Caro presidente del Consiglio, da tempo avevamo proposto di associare al Trattato internazionale (il fiscal campact) un appuntamento a cui invitare opinione pubblica e istituzioni europee per riprendere il cammino verso una più forte unione politica secondo l`ispirazione di Altiero Spinelli. Nessuno potrebbe ragionevolmente sostenere che le misure trascritte nel Trattato siano da sole destinate a far uscire l`euro e con esso il progetto europeo dalla crisi. Molti sono poi convinti che il clima di esasperazione sociale creatosi in Grecia possa estendersi al resto d`Europa in mancanza di prospettive credibili per il futuro. Dai suoi incontri a Washington, oltre alla conferma della ritrovata credibilità dell`Italia, sono venuti segnali inequivoci a favore di una strategia consapevole: il rigore finanziario non basta se non accompagnato da politiche e strumenti per garantire la ripresa della crescita economica, uno sviluppo sostenibile nella logica della solidarietà fra generazioni ed il rispetto della qualità della vita, la garanzia di una società inclusiva all`interno della quale un buon governo assicuri beni comuni a dimensione europea. Noi siamo inoltre convinti che sia necessario ed urgente colmare il gap crescente che si va creando tra cittadini ed istituzioni, mettendo in evidenza come le misure di rigore finanziario possano essere pienamente efficaci solo se democraticamente condivise. Mentre proliferano nei nostri Paesi reazioni di rigetto di ciò che è stato definito nel Trattato di Lisbona come caratterizzante della nostra società (solidarietà, non discriminazione, tolleranza, giustizia), si dimentica troppo facilmente il valore aggiunto dell`unità dell`Europa ed i vantaggi che ciascuno - Stati, popoli, persone - ha tratto dalla sua appartenenza alla costruzione comunitaria. La Commissione europea dovrebbe calcolare e divulgare i costi della non-Europa. Quelli legati alla frammentazione dello spazio europeo senza frontiere anche nella sua dimensione sociale e quelli che derivano dalla mancata attuazione del Trattato di Lisbona analizzando le ragioni politiche ed istituzionali di questi ritardi. La Commissione dovrebbe aggiungere a questi calcoli l`analisi dei costi che derivano dalle inadeguatezze del Trattato. Evidenti sono alcune insufficienze e mancanze: le politiche energetica, dell`immigrazione, sociale, industriale, la cooperazione giudiziaria in materia penale, la politica estera. A queste si aggiungono settori importanti nei quali è stato mantenuto il voto all`unanimità nel Consiglio, la frammentazione delle competenze fra consigli specializzati, l`inadeguata dimensione della democrazia europea, la traduzione in norme costituzionali dei pregiudizi nei confronti della Commissione europea e la governante economica. Le recenti dichiarazioni della cancelliera Angela Merkel ci incoraggiano a rilanciare la nostra proposta di iscrivere nel Trattato internazionale una «clausola del rendez-vous» nella quale - come direbbe Jacques Delors - è necessario precisare i contorni del progetto, il metodo e l`agenda. Siamo stimolati in questa nostra proposta dall`appello lanciato ad Helsinki dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano. In momenti difficili della storia dell`integrazione europea il motore italo-tedesco ha rimesso in marcia un ingranaggio che si era fermato e che i meccanici di Berlino e Parigi non erano stati capaci insieme di riparare. Noi crediamo che sia-venuto il momento che a Roma e Berlino, insieme, si valuti attentamente la possibilità di proporre agli altri partner europei un appuntamento per decidere, nel rispetto delle procedure previste dal Trattato di Lisbona, quel che deve essere aggiornato e completato allo scopo di ridurre i costi della non-Europa. Fra poco più di due anni, mezzo miliardo di
cittadine e di cittadini europei saranno chiamati a rinnovare il Parlamento europeo. Abbiamo il dovere di restituire loro il sogno di una società europea solidale, giusta e democratica”.
Da Il Messaggero. Articolo del ministro italiano Giulio Terzi e della ministra tedesca Annette Schavan. “Italia e Germania possono tornare a fornire un contributo importante all`unificazione dell`Europa, soprattutto quando si tratta di salvaguardare la nostra cultura, il nostro modo di vivere e il nostro benessere. In Europa e grazie all`Europa, Italia e Germania hanno potuto rafforzare le loro relazioni in modo pacifico e amichevole come mai accaduto prima. E a questa tradizione che possiamo e dobbiamo riallacciarci soprattutto oggi,per lasciare alle nostre spalle incomprensioni, polemiche, stereotipi. Dopo la caduta del muro di Berlino, all`inizio degli anni `90, tanto la Germania quanto l`Italia hanno assistito a profonde trasformazioni sociali, che impongono anche un adeguamento dei rispettivi sistemi educativi e formativi. Se una società si dà delle priorità e promuove sia la realizzazione del singolo che complessivamente il progresso, dimostra la sua capacità di affrontare il futuro.
Nel nostro mondo effimero, sottostanno a un severo diktat del tempo non solo i processi politici, ma anche quelli economici e scientifici. Tuttavia, se passiamo in rassegna gli argomenti oggetto oggi di discussione in Europa, le questioni che ci impegnano, allora risulta opportuno intensificare e approfondire il dialogo europeo e consultarci su vie, strategie e soluzioni di maggiore sostenibilità rispetto a non pochi elementi facenti oggi parte della realtà europea. Dopo questa fase difficile dove l`attenzione si è necessariamente polarizzata sulle questioni della disciplina di bilancio, dobbiamo chiederci cosa sia importante per le prossime generazioni e cosa possa significare per loro l`Europa.
La generazione prima di noi ha conosciuto un`Europa che le ha sottratto anni di vita: una generazione che ha assistito a guerra, sofferenze e incredibili distruzioni. La generazione successiva è parte di una storia di benessere in Europa mai esistita prima. Una storia di benessere senza pari che ha facilitato e migliorato la vita nella maggior parte delle regioni. Se vogliamo salvaguardare e incentivare questo sviluppo culturale, sociale ed economico, allora dobbiamo andare oltre le questioni di attualità politica e istaurare un dialogo sul futuro dell`Europa. I Presidenti Napolitano e Wulff, che tornano in questi giorni a incontrarsi, hanno dato un esempio significativo delle potenzialità di tale dialogo, in occasione del loro colloquio con un gruppo di giovani italiani e tedeschi, svoltosi 1`8 luglio del 2011 a Villa Vigoni, il centro culturale che da oltre 25 anni arricchisce la cooperazione culturale e il dialogo fra Italia e Germania a livello di società civile. La difesa delle basi culturali dell`Europa è anche una questione di ordine economico e il concetto di benessere e di crescita ha una sua dimensione culturale. Un dialogo sul futuro non può limitarsi al campo economico, finanziario o tecnologico, ma deve tener conto delle ragioni più profonde del nostro comune progetto europeo. Quanto più riduttivi sono i nostri concetti, quanto più monosillabici diventiamo nella nostra retorica politica, tanti più perdenti generano le società moderne. In tante regioni del mondo la scienza funge da diplomazia della fiducia e spesso la scienza attiva la sua cooperazione andando oltre le frontiere dell`Europa e rispecchia così anche il nostro nuovo ordine multipolare del mondo, in cui i confini sono divenuti meno rilevanti, molto più facilmente superabili. A loro volta, i grandi flussi migratori ci pongono dinanzi a grandi sfide e tra i maggiori obiettivi della politica nazionale ed europea si annoverano così una politica scientifica estera a favore dei processi democratici e una politica integrativa imperniata sui valori. Mai come oggi abbiamo bisogno, ad esempio, di una politica per l`Africa che si incentri maggiormente sulla formazione e la qualificazione professionale, nonché sulla cooperazione in educazione e ricerca, se consideriamo queste giovani società in cui oltre il 50% della popolazione ha un`età inferiore ai 18 anni. Il nostro continente dovrebbe unire le sue forze e capire la frase che un Papa del XX secolo, Paolo VI, ha pronunciato 50 anni fa a proposito del progresso umano: «Lo sviluppo è il nuovo nome della pace». Con l`ausilio di quanto raggiunto nell`Unione Europea in termini di stabilità politica, sviluppo culturale, benessere e prosperità, dobbiamo istaurare un dialogo sul futuro che si interpelli sugli obiettivi da potenziare. Per l`Europa
l`immigrazione rappresenta in primo luogo un messaggio positivo, ma anche una grande sfida che possiamo fronteggiare solo se noi adesso, dopo l`unione monetaria, ci incamminiamo verso un`unione politica, dando una risposta più risoluta e coraggiosa che in passato a chi ci interroga sui contenuti della politica comune. L`Europa è stata in grado di continuare ad evolversi, lottando quando si presentavano contrasti. Il dialogo sul futuro significa quindi per noi rapportare le esperienze maturate negli ultimi decenni, se non secoli, alle sfide attuali nelle nostre società, a quello a cui andiamo incontro nei prossimi anni in Europa, un continente che invecchia e non è sempre innovativo. Se discutiamo di nuove tecnologie, spesso ci limitiamo a parlare di rischi. La discussione sulle chance di queste tecnologie si svolge altrove. Un continente che proprio ora non deve affrontare solo il problema dell`eccessivo indebitamento delle finanze pubbliche, bensì anche la trasformazione demografica e geopolitica, che potrebbe mettere a ancora più dura prova il nostro benessere e la pace sociale. In politica consideriamo nostro compito prioritario fare tutto il possibile per le generazioni future, al fine di potenziare in Europa la cooperazione, la mobilità e la libera circolazione. Alcune basi sono già state poste, altre verranno aggiunte. L`approfondimento dello Spazio europeo dell`istruzione, dello Spazio europeo dell`educazione superiore, della competitività dell`Europa in ricerca e innovazione - questi sono fattori che offrono ai giovani di oggi opportunità eccezionali; vedere l`Europa non solo come grande passatempo, bensì concepirla come uno spazio educativo il cui grande concetto storico di università è unico. Per il bene delle generazioni a venire, il nostro dialogo sul futuro deve far sì che le nostre tradizioni e le nostre radici non vengano dimenticate e che il processo di evoluzione della grande idea europea venga proiettato nel XXI secolo e si riempia di vita. La costruzione di una società europea forte e coesa non può nemmeno prescindere da una comune cultura della memoria, che comprenda anche le pagine più oscure del nostro passato. Al riguardo, Italia e Germania hanno dimostrato, anche nel contenzioso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, di saper affrontare, con reciproco rispetto ed amicizia, tutti gli aspetti che derivano dalle dolorose vicende della Seconda Guerra Mondiale. Per affrontare le sfide del futuro, l`Europa ha bisogno certamente di conoscenze e competenze, ma anche di una forte consapevolezza del proprio passato. Italia e Germania, attraverso Villa Vigoni, vogliono offrire una piattaforma ideale per riflessioni sul futuro dell`Europa per le generazioni a venire”.

6. EUROPA. IL RAPPORTO CON I PARTITI PROGRESSISTI EUROPEI FA DISCUTERE NEL PD.
Precisazioni di Andrea Orlando dopo che un’interpretazione (maliziosa e insinuante) de Il Foglio di Giuliano Ferrara ha trasformato un appuntamento per discutere il confronto con gli altri partiti progressisti europei sul tema della crisi nel presunto tentativo trasformare il Pd in una sorta di Pse, interpretazione che ha subito acceso un certo dibattito nel partito. Dalle agenzie di stampa: “"L'autorevolezza di chi richiama oggi su un noto quotidiano un retroscena, mi spinge ad una precisazione che ritenevo superflua. E' bene chiarire, quindi, che non esiste alcun documento e che nessun esponente democratico è così sprovveduto da pensare che il Pd possa diventare un partito socialdemocratico tout court, data la sua stessa natura e origine". Lo dice Andrea Orlando replicando al 'post scriptum' dedicato al pd dell'editoriale di Eugenio Scalfari su 'Repubblica'. "Tutti nel Pd siamo impegnati nella gestione di un difficile passaggio per il Paese, legato anche all'azione di governo e alla nostra capacità di raggiungere obiettivi di equità -prosegue Orlando, componente della segreteria-. Per questo non abbiamo tempo né interesse per operazioni che ci allontanino da questo sforzo collettivo. Resta il fatto, a mio avviso e a quello di molti esponenti politici, che il rapporto con le altre forze politiche progressiste europee, con la cultura socialista, e con il Pse sia, per i democratici italiani, vitale e da rafforzare. Nessuno si dovrebbe stupire né alterare di ciò". "Il nostro impegno, inoltre, è per fare in modo che centrale in questa piattaforma sia il contributo fecondo del riformismo cattolico. Tanto è vero che il prossimo appuntamento di 'Rifare l'Italia sarà dedicato proprio alla consonanza nella lettura delle cause della crisi tra l'impianto della sinistra europea e autorevolissime voci del mondo cattolico.
Per noi vale l'esigenza di far si che il Pd sia protagonista dell'attuale dibattito sul futuro politico dell'Europa, un confronto che si colloca ben al di la delle contrapposizioni storiche che hanno diviso il campo progressista nel secolo scorso. Per l'appunto nel secolo scorso", conclude Orlando.

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