22 febbraio 2012

La nota del mattino del 22 - 02 -2012.

1. LAVORO, LA BATTAGLIA PER LA SUCCESSIONE A MARCEGAGLIA IN CONFINDUSTRIA IMBROGLIA LE CARTE E IL PARTITO DEL NON ACCORDO (IN TESTA IL PDL) RIPRENDE FORZA. LA TRATTATIVA SUI PUNTI TECNICI ANCORA IN SALITA. BERSANI: SENZA UN’INTESA VALUTEREMO IN PARLAMENTO SULLA BASE DELLE NOSTRE PROPOSTE.
All’improvviso l’accendersi della battaglia all’interno della Confindustria sul successore di Emma Marcegaglia (la scelta verrà fatta tra poche settimane) e dunque anche sulla linea strategica della che in futuro seguirà la confederazione degli industriali ha ingarbugliato tutte le carte sul tema del lavoro e nel confronto tra governo, sindacati, imprenditori.
La Fiat di Sergio Marchionne ieri è scesa pesantemente in campo a favore del candidato Alberto Bombassei, patron della Brembo, la multinazionale dei freni, e componente del consiglio di amministrazione della Fiat: se la Confindustria sceglierà Bombassei (che si fa portatore della linea dura senza se e senza ma nei confronti del mondo del lavoro) il gigante dell’auto rientrerà nell’associazione industriale dalla quale è uscita a gennaio.
La ragione di questa sortita è chiara: Giorgio Squinzi, numero uno della Mapei, altro candidato alla successione di Marcegaglia e che si propone come il volto più dialogante della Confindustria, ha avuto il sostegno dell’Assolombarda e della Confindustria del Lazio, dunque è in vantaggio. Da qui la discesa in campo dei falchi e anche il richiamo a una linea più dura.
E’ in questo contesto che ieri Emma Marcegaglia ha rotto l’atteggiamento di prudenza che di solito si segue in ogni trattativa difficile ed ha parlato di sindacati che difendono a ogni costo fannulloni e ladri, sollecitando così la risposta della Cgil e degli altri sindacati.
Come scrive Roberto Mania su La Repubblica, insomma, il “partito del non accordo”, che da tempo vede in prima fila il popolo delle Libertà (e non a caso Maurizio Sacconi e Renato Brunetta hanno sempre seguito questa linea e anche ieri hanno applaudito la sortita di Emma Marcegaglia) sta facendo progressi.
Il problema vero, però, è che accanto alle volontà dei protagonisti ci sono anche difficoltà tecniche nella trattativa e interessi materiali in gioco. Scrive Mania: “La riforma delle pensioni varata a dicembre dal governo dei tecnici in pochi giorni sotto l`emergenza di uno spread che allungava paurosamente il passo, è stata mal digerita non solo dai sindacati, ma anche dai piccoli artigiani e dallo stesso sistema industriale che oggi non ha più a disposizione 1` "uscita di sicurezza" delle pensioni di anzianità per ristrutturarsi a spese della collettività”….”Lo spartiacque è costituito dal piano del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sugli ammortizzatori sociali. Da quel giorno il partito del non accordo o della conservazione ha cominciato a pensare di serrare le fila. Alla Fornero si rimprovera una eccessiva vaghezza: quali sono le risorse per i
nuovi ammortizzatori sociali? Chi pagherà di più e chi di meno? per quanto tempo i lavoratori riceveranno i sussidi? quale sarà l`importo? Domande senza risposte che hanno fatto crescere le preoccupazione accanto alla convinzione che possa essere una riforma a perdere. «Senza una proposta di merito dice uno dei protagonisti del negoziato - ciascuno si chiude nel proprio fortino». Che nella trattativa manchi qualche raccordo lo dimostra il caso della Cisl. Il sindacato di Via Po ha avanzato la sua proposta per superare l`impasse sull`articolo 18, suggerendo di escludere dal reintegro i licenziamenti individuali per motivi economici, sostituendolo con due anni di indennità di mobilità. Un`apertura importante, condivisa peraltro dallo stesso Fassina che rappresenta l`ala laburista del partito che andrà in piazza con la Fiom il 9 marzo contro il governo e per difendere l`articolo 18. L`esecutivo anziché valorizzare pro tempore al tavolo la proposta cislina, poi magari decidendo in altro modo, l`ha subito affossata proponendo di abolire l`indennità di mobilità insieme alla cassa integrazione straordinaria. E` facile capire che Bonanni non l`abbia presa bene, tanto più che insieme agli altri sindacati intende alzare la barricate per bloccare l`ipotesi che i contribuiti previdenziali di coloro che andranno in cassa integrazione con le possibili nuove regole saranno calcolati sull`importo del sussidio e non sull`ultima retribuzione con danni per il calcolo della pensione. Poi ci sono le piccole imprese che non hanno alcuna intenzione di dovere pagare per la cassa integrazione visto che nella crisi l`hanno ottenuta senza versare quasi nulla con il meccanismo della deroga. Anche la Confindustria teme un aumento dei costi pur sentendo di essere a un passo dalla meta sul fronte dei licenziamenti. La riforma - con o senza accordo - la vuole il Pdl, quasi per compensare lo smacco che ha subìto il suo elettorato sulle liberalizzazioni. E tutto questo senza considerare il capitolo esplosivo dell`articolo 18….”.
Di fronte a questa situazione, ieri sera il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha di nuovo indicato al Tg3 la posizione del partito: “Sarebbe bene affrontare con coesione e condivisione di obiettivi e strumenti una fase così drammatica di recessione. E spero che si tratti solo del 2012. Se vi sarà accordo noi lo sosterremo. Nel caso malaugurato che non vi fosse, valuteremo le proposte del governo in Parlamento. Noi abbiamo presentato le nostre proposte, che riguardano il superamento della precarietà, il modo di dare un po’ di lavoro, i sostegni all’occupazione femminile. Valuteremo la posizione del governo sulla base delle nostre proposte”.
Naturalmente, questa posizione è diventata immediatamente “Lavoro, il Pd gela Monti” su La Stampa (quotidiano controllato al 100 per cento dalla Fiat) e “Bersani al premier: il sì non è scontato” a tutta prima pagina, con tanto di editoriale per dire che il Pd è conservatore e che i sindacati sono stanchi rappresentanti del tempo che fu perché non hanno il coraggio di innovare e non fanno proposte (con buona pace della Cisl) su Il Corriere della Sera (per conoscenza: il primo azionista di Rcs Mediagroup con il 14 per cento delle azioni è Mediobanca, secondo azionista con circa il 10 la Fiat).

2. FISCO, SU SOLLECITAZIONE DEL PD MONTI SI APPRESTA A REINTRODURRE ALCUNE NORME DEL GOVERNO PRODI CONTRO L’EVASIONE (TARGATE VISCO). E ANNUNCIA UN FONDO DOVE METTERE I PROVENTI DELLA LOTTA ALL’EVASIONE PER POI RIDURRE LE TASSE.
Venerdì prossimo il Consiglio dei ministri esaminerà un provvedimento sulla semplificazione fiscale e (forse) un provvedimento per istituire un fondo sul quale versare le somme effettivamente incassate con la lotta all’evasione fiscale per utilizzarle al meglio dopo che l’Italia avrà raggiunto il pareggio di bilancio, cioè dal 2014 o, se ci si arriverà prima al pareggio, già nel 2013. Si parla di detrazioni per i familiari a carico e qualche commentatore si è spinto addirittura a prevedere la possibilità di passare dal 23 al 20 per cento la prima aliquota Irpef (operazione che cosa da sola circa 8-9 miliardi di euro l’anno). Lo stesso Monti pur lanciando l’idea del fondo ha invitato ovviamente alla prudenza (dopo pagine e pagine di osanna e di notizie su possibili tagli immediati dell’Irpef, assolutamente incredibili in una fase come quella del 2012).
Tra le misure del provvedimento sulla semplificazione fiscale potrebbe esserci (il condizionale è d’obbligo) la reintroduzione dell’elenco clienti-fornitori, norma approvata dal governo Prodi e firmata da Vincenzo Visco che dette in pochi mesi risultati importanti, subito cancellata appena arrivarono Berlusconi e Tremonti e che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, in queste settimane ha continuato a chiedere come vero strumento aggiuntivo da varare per fare la lotta all’evasione fiscale. E’ una prova ulteriore su un fatto che in molti fanno finta di non aver visto: il governo Monti è arrivato dopo il fallimento di Berlusconi e della destra, non dopo il fallimento di tutta la politica.

3. LIBERALIZZAZIONI, AL SENATO PASSANO ALCUNE PROPOSTE DEL PD.
Dalle agenzie di stampa. Dichiarazione di Antonio Lirosi responsabile consumatori del Pd.
“Guardiamo con particolare soddisfazione ai primi risultati ottenuti dalla commissione industria del Senato e per il sostanziale accoglimento nei testi degli emendamenti riformulati dai relatori di alcune delle proposte prioritarie presentate dal Pd. Le modifiche finora concordate, anche se alcune deve ancora essere votate dalla Commissione, vanno tutte nella direzione di rafforzare l'impianto delle liberalizzazioni, con misure che da subito porteranno benefici tangibili ai consumatori". "In particolare: a) per le polizze vita a garanzia dei mutui viene aggiunto il principio che il cliente è libero di scegliere sul mercato quella più conveniente b) la gratuità dei conti correnti di base destinati all'accredito della pensione fino a 1.500 euro e delle transazioni di moneta elettronica per acquisto di carburanti fino 100 euro. c) le banche non potranno più condizionare l'erogazione di un mutuo bancario all'apertura di un conto corrente presso la medesima banca, pena l'applicazione di una sanzione come pratica commerciale scorretta; d) l'eliminazione del taglia 30% del risarcimento dei danni per la riparazione del veicolo danneggiato, penalizzante per l'assicurato che si rivolge alla propria autocarrozzeria di fiducia"."E'
auspicabile che anche la riformulazione del testo sulla class-action venga approvata al fine di semplificare le procedure di adesione al gruppo da parte dei singoli consumatori e alla possibilità di pervenire ad un accordo sulla liquidazione del danno, sotto la vigilanza del giudice; un significativo apprezzamento va espresso per il proficuo lavoro svolto dai due relatori e per la disponibilità offerta dai rappresentanti del governo, che è di buon auspicio per affrontare i nodi che rimangono ancora da risolvere sulle altre materie trattate dal decreto-legge".

4. BERLUSCONI (IN CADUTA LIBERA) SI ATTACCA A MONTI. BERSANI: NOI ALTERNATIVI ALLA DESTRA.
Da La Stampa. Articolo di Amedeo La Mattina. “Nonostante le rassicurazioni date l`altra sera a Villa Gernetto, Berlusconi sta pensando di sparigliare: scrollarsi di dosso il Pdl e abbracciare Monti anche nel futuro. Dopo le amministrative, soprattutto se il risultato sarà disastroso, il Cavaliere cambierà nome al Popolo della libertà e l`inno presentato ai dirigenti e agli amministratori nella villa di Lesmo forse non verrà mai utilizzato, come ha sottolineato il governatore lombardo Roberto Formigoni. Alfano dovrà cominciare a lavorare a testa bassa a una lista di berlusconiani duri e puri, un contenitore montiano, proporzionalista e post-bipolare: il ritorno, in sostanza, di nuova Forza Italia per bloccare l`emorragia di voti moderati verso il Terzo Polo e rimanere agganciati al gioco della Grande Coalizione dopo le Politiche del 2013”.
Sul tema del rapporto con Monti è intervenuto ieri sera al TG3 anche il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: il Pd non vuole essere alternativo a Mario Monti ma alla "destra" e starà al presidente del Consiglio "decidere" se appoggiarsi alle proposte democratiche o a quelle di centrodestra. "Vedo che si è aperto questo dibattito. Vorrei si ricordasse che Monti non viene dopo i partiti, viene dopo Berlusconi. È stato necessario che andasse a casa Berlusconi e arrivassimo noi con generosità a sostenere una fase di emergenza e transizione". "Dopodiché - ha aggiunto – la democrazia in tutto il mondo respira con due polmoni, voglio predisporre il mio partito con una proposta alternativa non a Monti ma alla destra. Dopodiché Monti e i suoi ministri potranno decidere come vorranno respirare...".

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