13 marzo 2012

La nota del mattino del 13/03/2012.

1. L’ISTAT CERTIFICA: ITALIA IN RECESSIONE.
Ora non ci sono più dubbi, l`economia italiana è in recessione, cioè produce meno ricchezza dell’anno precedente. L`ultima stima diffusa ieri dall`Istat ha confermato quanto reso noto lo scorso 15 febbraio: nell`ultimo trimestre del 2011 il prodotto interno lordo ha registrato un calo congiunturale dello 0,7%, in frenata per il secondo trimestre consecutivo (-0,2% tra luglio e settembre) e decretando così la recessione tecnica. Secondo i tecnici dell` Istat, sull`economia pesa il pessimo andamento della domanda interna di cui tutte le componenti nel quarto trimestre 2011 «sono risultate in diminuzione su base congiunturale».
In altri termini, gli italiani non acquistano beni e servizi, perché la crisi, la disoccupazione e l’aumento dei prezzi stanno mettendo a seria prova l’entità dei redditi disponibili e la capacità di acquisto delle famiglie. Di conseguenza le importazioni hanno segnato un calo del 2,5% mentre le esportazioni sono rimaste sostanzialmente stazionarie. Dallo spaccato della domanda nazionale emerge inoltre come nell`ultimo periodo dello scorso anno la spesa delle famiglie residenti sia calata, in termini congiunturali, dello 0,7% mentre quella della Pubblica amministrazione è scesa dello 0,6%. Sempre secondo l`Istat infine, a fine anno le retribuzioni lorde sono aumentate dello 0,6% rispetto al trimestre precedente. A fare da pendant alle statistiche dell’Istat è arrivato sempre ieri uno studio condotto da Intesa Sanpaolo sui consumi delle famiglie italiane nel corso del 2011. Per gli analisti di Ca` de Sass, lo scorso anno i consumi di prodotti alimentari, bevande e tabacco (agroalimentari) hanno mostrato un calo dell` 1,5% a prezzi costanti, riportando così il livello dei consumi italiani a quelli di 30 anni fa: «si deve tornare ai primi anni 80 per scendere al di sotto dei 2.400 euro annui destinati al computo agroalimentare», si legge nel rapporto. Intesa evidenzia inoltre come «l`incremento della disoccupazione unito agli effetti delle manovre di correzione dei conti pubblici sulle famiglie fanno prevedere una nuova riduzione dei consumi».

2. LAVORO, MENO AMMORTIZZATORI E PER MINOR TEMPO, MA PER TUTTI LA TRATTATIVA PROCEDE. IL GOVERNO INDICA UNA SCADENZA A GIORNI. MA SINDACATI E IMPRESE NON SONO CONVINTI. BONANNI: COSI’ SI RISCHIA UN’ECATOMBE SOCIALE.
Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, ha spiegato un po’ meglio ieri come vorrebbe organizzare gli ammortizzatori sociali e il mercato del lavoro nel prossimo futuro. Al posto delle diverse forme di cassa integrazione, di mobilità e di disoccupazione si prevede solo cig e disoccupazione finanziata dalle aziende e dagli stessi dipendenti sotto forma di assicurazione. Il ministro ha anche promesso che il governo troverà i fondi pubblici per finanziare questa svolta che
vorrebbe far partire dal 2015. Ma i costi dell’operazione hanno messo in allarme le imprese piccole e grandi e la minor copertura (e per un minor tempo) ha messo in allarme i sindacati. Come scrive Luisa Grion su La Repubblica “l’indicazione non ha soddisfatto per niente i sindacati”. «Sul tavolo esiste un problema di costi, non sono stati nemmeno quantificati», ha detto il leader della Uil Angeletti. Ma i malumori vanno oltre. La definizione di quella che sarà la nuova rete di ammortizzatori suscita perplessità nella Cisl e non convince per niente la Cgil. Fornero ha infatti lanciato l`Aspi, la nuova assicurazione sociale per l`impiego destinata a sostituire tutto quanto non rientra nella attuale cassa integrazione ordinaria e in quello che resterà nella straordinaria. In media il lavoratore privato (e quello pubblico privo di contratto a tempo indeterminato) quando perderanno il posto potranno contare su un assegno massimo di mille euro per un anno (15 mesi per gli over 58). Ma il nuovo ammortizzatore varrà un anno mentre oggi la mobilità ne copre due. Non solo, il ministro intende anticipare i tempi e mettere a regime la riforma dal 2015. Per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ciò porterà «all`ecatombe sociale». Per Susanna Camusso, leader della Cgil: «E` stato fatto un passo indietro». L`anticipo non sta bene nemmeno a Confindustria: «Fornero ci ripensi» ha detto la presidente Emma Marcegaglia. Come dire: in una fase così acuta di crisi, togliere gli ammortizzatori più forti e che durano per un tempo più lungo crea il rischio di lasciare per la strada e senza copertura alcuna migliaia e migliaia di persone. Tanto più che la scadenza per la pensione è stata allontanata. Questo è un problema che già si pone per i cosiddetti esodati, cioè per quei lavoratori espulsi dal processo produttivo e in mobilità ma che non faranno più in tempo ad arrivare alla pensione alla scadenza degli ammortizzatori sociali: il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha detto più volte che si deve intervenire.
Oggi il ministro Fornero invierà alle parti sociali un documento con i dettagli delle proposte presentate ieri.
Su altri temi le posizioni sono più vicine. L’apprendistato sarà il contratto prevalente di ingresso, anche se non il solo. I contratti a tempo costeranno di più in termini di contributi per le imprese, che potranno però recuperare la spesa aggiuntiva nel caso di successiva assunzione a tempo indeterminato. Quanto all’articolo 18 si stanno studiando meccanismi per garantire lo sveltimento dei procedimenti giudiziari e per blindare la garanzia contro le discriminazioni. In discussione le procedure per gli eventuali licenziamenti dovuti a motivi economici.
In allegato alla nota l’intervista di La Repubblica con l’amministratore delegato di Volkswagen.

3. FINITA LA COMMEDIA DEL QUID DI ALFANO. MONTI CONVOCA PDL, UDC E PD PER GIOVEDI’ SERA. E SI PARLERA’ DI TUTTO, COMPRESA RAI E GIUSTIZIA.
Finita la commedia del quid, fatte le sparate necessarie a lisciare il pelo degli elettori della destra, il presidente del Consiglio Mario
Monti ha telefonato ieri ad Alfano annunciandogli la convocazione di un incontro per giovedì sera anche con Casini e Bersani per parlare di tutto, lavoro, crescita, ma anche corruzione e Rai. Tutti temi sui quali da giorni i fucilieri del Pdl si sono esercitati contro Bersani per dire che queste cose non rientrerebbero negli obiettivi del governo Monti. E invece l’ha avuta vinta il Pd, perché il ddl anticorruzione (secondo la Corte dei conti l’Italia perde 60 miliardi l’anno di soldi pubblici per questa ragione) deve essere rafforzato e perché la Rai è un’azienda pubblica e sta andando in malora. Ieri è stato respinto il ricorso di Augusto Minzolini contro l’allontanamento dal TG1 e il Pd ha confermato: senza una riforma della governance il Pd non parteciperà alle nomine, il che significa che l’intera responsabilità di quel che verrà deciso ricadrà sul governo.
E’ possibile che nell’incontro di giovedì sera si parli anche di frequenze: scongiurata l’assegnazione gratuita che il governo Berlusconi aveva cucito addosso a Mediaset, il Pd lavora per scongiurare un’asta al ribasso. Secondo Mediobanca, quelle frequenze varrebbero ben più di un miliardo di euro.

4. BERSANI E VENDOLA, LA FOTO DI ROMA, I CONTORNI E I PALETTI PER IL DOPO MONTI.
Da L’Unità. Articolo di Simone Collini. “E se fossero Pier Luigi Bersani e Nichi Vendola ad archiviare la foto di Vasto? La notizia non è tanto nell`arrivo di una nuova istantanea limitata al leader del Pd e a quello di Sel, che ieri hanno presentato insieme a Roma il libro di Federico Rampini "Alla mia sinistra". Il fatto è che i due si stanno vedendo riservatamente con una frequenza che non ha precedenti. Argomento degli incontri, compreso quello della scorsa settimana, non tanto le amministrative di maggio ma le prossime politiche e la necessità di lavorare con un`altra intensità alla definizione di un’alleanza di centrosinistra in grado poi di aprire a forze moderate e di centro. Insomma, la famosa coalizione di progressisti e moderati a cui punta Bersani, il quale da Vendola avrebbe ricevuto la disponibilità a stringere i tempi sul confronto programmatico e l`impegno a non porre veti nei confronti di Pier Ferdinando Casini. L`accelerazione non risponde tanto alle ultime mosse del Pdl e al rischio che si vada alle urne in tempi ravvicinati. Bersani ha sì visto che «Alfano solleva molti temi polemici come se fossimo in campagna elettorale». Ma sebbene denunci che «è da irresponsabili accendere dei fuochi in un momento in cui bisogna comunque mandare avanti il governo», non reputa possibile che qualcuno si assuma la responsabilità di far cadere Monti. Che il presidente del Consiglio abbia convocato per giovedì a Palazzo Chigi i leader di Pd, Pdl e Udc, per un incontro in cui si dovrebbe discutere anche di giustizia e Rai, è per Bersani un buon segnale. Ma ce ne sono altri di segno opposto. Come il fatto che il Pdl, nel momento in cui si è aperta la discussione su una nuova legge elettorale, ha rilanciato con le riforme istituzionali, mettendo tanto materiale davanti alla riforma del Porcellum: «Se dovesse restare questa legge io non accetterò di nominare i
parlamentari e il Pd farà primarie di collegio», assicura Bersani. Un`idea che piace anche al leader di Sel. L`incontro pubblico di ieri al Tempio di Adriano si spiega meglio, alla luce degli ultimi incontri tra Bersani e Vendola. La presentazione del libro di Rampini - che parte dall`illusione del liberismo progressista in voga nel decennio scorso e termina sulla necessità di recuperare gli ideali tradizionali della sinistra - è l`occasione per mostrare una sintonia tra il leader del Pd e quello di Sel, che può reggere anche di fronte al diverso atteggiamento che i due partiti hanno nei confronti del governo. Sull`articolo 18 concordano che è possibile solo una "manutenzione" riguardante i tempi delle cause processuali, sull`Europa sono entrambi critici col trattato riguardante la disciplina di bilancio (il cosiddetto Fiscal compact) e sottolineano invece la necessità di investimenti e politiche per la crescita, sulla crisi italiana concordano che il pericolo viene non tanto dai dati della finanza (lo spread) quanto da quelli dell`economia, a cominciare dalla perdita di diversi punti percentuali nella produzione industriale. Vendola promette che nei prossimi mesi «non farà sconti» a Monti, ma assicura anche che questo non determinerà «un elemento di crisi nei rapporti col Pd, che ha fatto una scelta dettata dalla generosità». Dice il leader di Sel: «Noi siamo divisi in questa stagione ma speriamo che la stagione sia breve». Perché poi si concretizzerà la foto di Vasto? No: «Quella non può essere la foto dell`alternativa. Era solo la foto dell`incontro tra tre leader di partito che sono peraltro tutti maschi. E non c`è alternativa se non mettiamo in discussione il maschilismo».
Bersani e Vendola concordano anche sul fatto che si debba iniziare a lavorare con un ritmo più accelerato alla definizione di un`agenda del centrosinistra. Il primo parla della necessità di una «scossa civica», di una «politica economica di crescita sostenibile», di un`azione di «redistribuzione». Il leader del Pd chiede però anche patti chiari ai futuri alleati: «Se diciamo centrosinistra di governo, dobbiamo fare un patto esigibile che comprenda il programma, ma anche dei vincoli reciproci di governabilità, di stabilità del sostegno parlamentare. Se abbiamo un dissenso su un punto, si vota in assemblea congiunta dei gruppi e quel che viene deciso si fa». Vendola è d`accordo, ed esplicita anche che da lui non verrà nessun veto nei confronti di Casini: «Discutiamo nel merito dell`agenda, non dividiamoci prima sulle biografie».

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