2 luglio 2012

In attesa di un bel temporale

Ogni tanto anche in Consiglio regionale si respira una bella aria fresca di collaborazione e concordia. 

Martedì scorso l'assemblea legislativa lombarda ha approvato all'unanimità la nuova legge contro la violenza sulle donne. Non è stato un cammino semplice, con parecchi mesi di lavoro in commissione, audizioni, pause di riflessione, interventi un po' bruschi da parte della Giunta, qualche dubbio sui finanziamenti… Alla fine la legge ha avuto il via libera del consiglio dopo una discussione in cui è prevalsa la responsabilità e la consapevolezza di dover dare un segnale importante e comune su una vera e propria emergenza come la violenza, subdola e diffusa, contro le donne.

Un ottimo risultato che colma il ritardo accumulato dalla Lombardia in questo campo (quasi tutte le regioni avevano già legiferato in materia) e rende meno complicata l'azione dei tanti gruppi, di donne e non, che da anni stanno meritoriamente tentando di presidiare e arginare il fenomeno. Una legge non basta, serve un lungo cammino sociale e culturale, in questo però anche la legge ha un ruolo importante di stimolo e indirizzo.
L'aria fresca della seduta di martedì è stata però ben presto sopraffatta dall'afa e dalla calura soffocante in cui siamo ripiombati, non solo meteorologicamente, da mercoledì in poi. Il barometro politico lombardo è tornato a segnare livelli di allarme non solo per l'ormai dichiarata guerra tra Formigoni e i media sulle imbarazzanti e inquietante vicende legate alla sanità, ma anche per lo stanco cammino verso l'approvazione dell'assestamento di bilancio per il 2012.
Il passaggio in commissione di quello che è tradizionalmente sempre stato il provvedimento con cui liberare qualche risorse per i settori più penalizzati dalla manovra di previsione di fine anno, ha questa volta deluso praticamente tutti, giungendo persino a tagliare le già magre risorse assegnate globalmente ai vari assessorati. La direzione programmazione e bilancio, su indicazione del guardiano dei conti, l'assessore al bilancio Romano Colozzi, si è limitata a qualche spostamento di quattrini tra i vari assessorati con l'obiettivo finale di limare ancora qualcosa per potersi sempre più allineare alle normative nazionali che prevedono per il 2014 la necessità di proporre un bilancio in pareggio, senza alcun disavanzo coperto da debito. Risultato dell'operazione: calma piatta, sia sul versante degli investimenti, sia su quello delle possibili politiche per dare qualche segnale di fiducia in campo economico. La tanto sbandierata virtuosità dei conti lombardi si trasforma così in una sostanziale inerzia nel lasciarsi trascinare quasi con indolenza da una corrente che pare avvitarsi ormai su se stessa come quei gorghi che nei fiumi non fanno avanzare, ma trascinano verso il fondo. Sarà anche vero, non lo neghiamo, che la Lombardia sta meglio di tante altre regioni italiane, ma abbiamo la netta sensazione che, avanti di questo passo, il confronto (quello che più ci deve interessare) con altre regioni europee e mondiali non sarà più possibile e apparterrà unicamente all'album dei ricordi dei bei tempi passati in cui la nostra regione poteva davvero dirsi trainante per l'intero Paese.
Di fronte a quest'afa opprimente che pare avvolgere e bloccare ogni attività, gli sbuffi di aria condizionata che ogni tanto Formigoni e la sua giunta propongono con annunci di scintillanti iniziative di innovazione e sviluppo sono sempre più rari e rischiano di rendere ancora più insopportabile la sensazione di opprimente spossatezza.
A questo punto, c'è solo da augurarsi che il vento fresco e gradevole proposto dall'approvazione della normativa contro la violenza sulle donne e i lampi e i rimbombi di tuono politico giudiziari che si percepiscono dalle nubi che si addensano su Palazzo Lombardia si trasformino presto in un bel temporale che possa riconsegnare ai cittadini lombardi una regione in cui tornare a respirare a pieni polmoni.

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