Franceschini: esecutivo di transizione che dia ossigeno e faccia le riforme. Scissione? Ognuno si morda la lingua
di ALDO CAZZULLO - CORRIERE DELLA SERA
«Siamo entrati in una stagione del tutto nuova, e continuiamo a ragionare con gli schemi di una
Dario Franceschini - Pd |
Che cosa intende, Dario Franceschini?
«Dal bipolarismo siamo passati al tripolarismo. Spero e credo che il Movimento 5 Stelle sia transitorio, e si torni presto alla normalità del confronto tra progressisti e conservatori; ma nel frattempo gli schieramenti sono tre. Nessuno supera il 30%. Se si vuol dare un governo al Paese, in questa fase si debbono accettare forme di collaborazione».
Bersani ci ha provato con i grillini. Pensa anche lei, come Renzi, che sia stato umiliato?
«No. Penso sia stato generoso. Grazie alla diretta streaming, gli italiani hanno visto una certa volgarità, e il rifiuto di qualsiasi forma di dialogo. Abbiamo provato a capire se lo schema era imperforabile; ma mi pare ormai chiaro che loro si collocano fuori. Non c'è nessuno spazio su nulla: si scelgono addirittura il candidato al Quirinale online. O scegliamo di tornare al voto, con l'ulteriore paradosso che chiunque vinca alla Camera quasi certamente non avrà la maggioranza al Senato...».
Si potrebbe e dovrebbe fare una nuova legge elettorale.
«Ma neppure con i collegi uninominali uscirebbe una maggioranza assoluta. Non resta che un'altra strada: uscire dall'incomunicabilità. E abbandonare questo complesso di superiorità, molto diffuso nel nostro schieramento, per cui pretendiamo di sceglierci l'avversario. Ci piaccia o no, gli italiani hanno stabilito che il capo della destra, una destra che ha preso praticamente i nostri stessi voti, è ancora Berlusconi. E con lui che bisogna dialogare».
Lei di Berlusconi ha detto cose orribili.
«Da segretario del Pd sono stato accusato di essere troppo antiberlusconiano. Ma una cosa è lo scontro politico, che resta sano. Un'altra è pensare di scegliersi l'avversario. So che è altamente impopolare, so che si rischia di scatenare le reazioni negative del proprio stesso campo, ma voglio dirlo: se noi intendiamo mettere davanti l'interesse del Paese, dobbiamo toglierci di dosso questo insopportabile complesso di superiorità, per cui se l'avversario ti piace ci parli, altrimenti non ci parli nemmeno. Il leader della destra è ancora Berlusconi, e la sua sconfitta deve avvenire per vie politiche. Non per vie giudiziarie o legislative».
Dunque la tentazione di votare con Grillo l'ineleggibilità di Berlusconi è sbagliata?
«È un dibattito molto approssimativo. Si possono fare norme nuove per il futuro. La norma vigente è del 1957. Già due volte il centrosinistra è andato al governo, nel '96 e nel 2006, e Berlusconi non è stato dichiarato ineleggibile. Non vedo cosa sia cambiato».
Il PdL vi propone di fare un governo insieme. Oppure di sostenere un vostro governo, ma a patto di portare un suo uomo al Quirinale.
«Proposte respinte al mittente. Non si può scambiare la nascita di un governo con la scelta di chi sta al Quirinale per sette anni che si annunciano burrascosi. Il prossimo capo dello Stato deve essere in ogni caso una persona di garanzia eletta con una intesa più larga possibile. Per sua natura, non può essere eletto con un mandato. Deve essere libero fin dalla prima scelta: assegnare l'incarico di formare il nuovo governo».
L'incaricato potrebbe essere ancora Bersani? Il vostro segretario esclude intese con il PdL.
«Credo sia logico che il leader del partito di maggioranza possa ancora tentare. Bersani si è sempre rivolto all'intero Parlamento. Non ha escluso nessuno».
Ha sempre detto di non volere un governo di larghe intese.
«E io sono d'accordo con lui. Non ci sono in Italia le condizioni per una grande coalizione come c'è stata in Germania. Ma tra un governo in cui siano insieme La Russa e Vendola e nessun governo ci sono vie di mezzo».
Quali?
«Un esecutivo di transizione, che prenda le misure necessarie per dare ossigeno all'economia mentre in Parlamento si fanno le riforme istituzionali: Senato federale, con conseguente riduzione dei parlamentari, e legge elettorale».
E al Quirinale chi va?
«Niente nomi. Immagino che serva una persona con un'esperienza politica e parlamentare. Non possiamo fare un'operazione di immagine, scegliere uno scienziato o un attore che piaccia ai blog o alla Rete. Il prossimo presidente dovrà difendere il ruolo del Parlamento che lo eleggerà, aiutandolo a ritornare per i cittadini da palazzo della casta a tempio della democrazia repubblicana».
Il Pd rischia una scissione?
«Vedo con grande preoccupazione la leggerezza con cui si evocano scenari di scissione, da "destra" o, se dovesse prevalere Renzi, da "sinistra". Siamo in una tale crisi istituzionale e sociale che ci manca pure questo. Con tutta la fatica che abbiamo fatto per costruirlo, il PD... Ognuno si morda la lingua e si metta in testa che il Partito Democratico deve restare unito e stringersi attorno a chiunque vinca le primarie, quando ci saranno».
E se si andasse a votare subito?
«Si farebbero le primarie lo stesso. Indietro non si torna. Siamo in grado di organizzarle in una settimana».
Che effetto le fanno le parole di Renzi e le repliche che ha ricevuto?
«Vedo che praticamente tutti nel Pd dicono di volere a ogni costo un governo, ma poi si accusano reciprocamente di essere pronti ad accettare i voti del PdL. Vorrei dire a tutti che la situazione è abbastanza confusa per confonderla ancora di più, tacendo una semplice verità: chiusa la possibilità di un rapporto con Grillo, per sua scelta, i numeri dicono che o si accetta un rapporto con il PdL, o non passerà nessun governo».
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